
“Lampedusa, l’isola del diavolo” è un libro genere giallo scritto dall’autore Fabrizio Prelato.
Il protagonista di questo libro è il Maresciallo dei Carabinieri Christopher Bertone, che, si è trasferito sull’isola di Lampedusa per svolgere un tirocinio di tre mesi che gli dia la possibilità di accedere all’Europol, ma, purtroppo a causa di questioni burocratiche, continuerà a trovarsi bloccato sull’isola.
La sua vita continua a scorrere nella monotonia, fino al momento in cui: una notte di dicembre si consuma l’ennesima tragedia in mare. Un naufragio. E tante persone hanno perso la loro vita.
Ed è così che subito si mette al lavoro per cercare di capirci qualcosa in più, infatti, le prime certezze iniziano a vacillare: il gommone è stato fatto affondato di proposito.
Ed ecco che una figura inizierà a prendere il sopravvento su tutto e tutti: il Diavolo!
Il libro coinvolge il lettore, anche perché tratta una tematica attuale.
Oggigiorno, le morti in mare sono diventate notizie quotidiane all’interno della nostra cronaca nera e, sono contenta che l’autore abbia scelto di parlarne.
È un tema che non sempre si ritrova all’interno dei libri, o meglio, personalmente non avevo mai letto un libro che trattasse la tematica dei naufragi.
Un libro che si legge molto velocemente e ci coinvolge sin dalla prima pagina.
Lo stile utilizzato è scorrevole, un ritmo narrativo incalzante, una narrazione perfetta in ogni punto e anche le descrizioni non sono da meno!
Un romanzo che si apre con un genere, il mystery, e all’improvviso prende le sembianze di un fantasy: questa è stata la mia impressione e mi ha colpito particolarmente.
I capitoli si leggono molto velocemente, il tutto è impreziosito da dalle descrizioni dettagliate non solo dei personaggi, ma, anche degli stati d’animo, delle emozioni e delle ambientazioni.
“Non aggiunse altro. Si armò della cartellina verde sotto braccio, chiuse il trench invernale Burberry color avana e avvolse al collo la sua vecchia sciarpa in tartan arancione. Uscì dalla caserma come un cavaliere dall’armatura variegata, pronto ad affrontare l’umido mondo là fuori in sella al suo destriero, una Fiat Panda 4×4 del 1998 un tempo rosso Ferrari. Ora, più che altro, marrone ruggine. L’automobile partiva con tre giri di chiave, due imprecazioni e una bella manata sul cruscotto. In effetti, più che un destriero, ricordava un ronzino: Ronzinante, come nel Don Chisciotte. Viceversa il maresciallo Bertone, abiti ricercati, barba incolta e capelli riccioluti spettinati dal vento, poteva rievocare un nobile avventuriero di inizio Novecento.”