
Davanti alla bravura non si può assoltuamente scrivere una recensione.
Ne servono due.
Due visioni dello stesso libro che con orgoglio,vi presentiamo.
Due anime diverse e complementari rapite dal talento indsisscusso di Franco Forte.
Buon Viaggio!
Alessandra
***
Un Ariosto in gonnella. A cura di Jessica Dichiara
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furon del futuro creditori
al grande imperatore Carlo Magno,
giunte sino a me dalla nobile arte
del sapiente e stimato Franco Forte.
Dirò di Carlo, ragazzo impaziente
principe preoccupato e un poco impertinente
che davanti al Papa creduto insignificante
comprese presto che la vera potenza
sta nella fede in Dio e non nell’apparenza.
Un grande sognatore, curioso e intelligente
che già da ragazzino immaginava epiche gesta
in groppa a un magnifico destriero
e ragionava senza sosta con la testa
di come diventar un grande guerriero.
La storia che noi tutti conosciamo
di Carlo Incoronato imperatore
si colora di smorfie, sbuffi e grida
di un bambino che voleva essere un uomo,
di un uomo mai bambino veramente
che scalpita nel cuore dello scrittore.
Il nostro giovane, impavido guerriero
si mostra a noi docile e turbato,
mentre con mano incerta e delicata
sfiora il pancione della donna amata
quasi non fosse più l’erede al trono
ma solo un uomo serio e preoccupato
diviso tra l’amor per la famiglia
la guerra, gli intrighi e un ruolo già assegnato
finché l’affetto, l’amore e il desiderio
si fecero per lui così confusi
da non bastar più risa, baci e abbracci
a riscaldare il cuor dai suoi soprusi.
Corona odiata, pesante sulla testa
d’un uomo rassegnato alla follia
al centro di strateghi, patti e dubbi
di tentazioni, vizi e frustrazioni
di donne, amiche, amanti e più di tutte
una madre testarda ed impaziente
capace di occuparti corpo e mente
pronta a far la guerra all’occorrenza
a chiunque ne minacci la reggenza.
Mi preme soffermarmi almeno un poco
sulla figura del sapiente Sturmio
al quale il nostro Forte ha regalato
abilità, carattere e ironia
capace di parlare stando zitto
fidato abate, consiglier della regina
Bertrada lo rispetta e chiede aiuto.
È un uomo che di tutti tutto sa
e verso il bene è attento e risoluto
eppur disposto a ogni attività
in nome di una fede un poco strana
l’odore della morte già sentiva
nel cuore, tra le dita e in fondo all’anima.
Nel romanzar il rapporto tra i fratelli
non mancheranno sgarbi e freddi risi
disgusto e nervosismo avranno il loro posto
a tavola tra Carlo e Carlomanno
in mezzo a tradimenti, invidia e inganno
i nostri amici attenti troveranno
un regno ormai scomposto e lacerato
da acredine e minacce urlate al fato
che vide il nostro Carlo unico capo.
Aspetto assai curato dall’autore
è il gioco temporale giorno e notte
che trova spazio a intime avventure
di un uomo imperator senza imbarazzo
che lascia al sole tutte le paure.
Voi sentirete tra i più degni eroi parlando
Geroldo il conte e l’impavido Rolando
che nella tenda tra tensione e rabbia
a Carlo comandante pensieroso
regalano amicizia e stima indubbia.
Irmin fra tutti gli uomini del regno
fu il più fidato, guerriero a torso nudo
ci piace immaginarlo non capire
dinamiche di corte assai complesse
lasciare spazio a idee senza grugnire
difendere la fede e l’interesse.
In groppa al suo destriero il nostro re
non manca di portarci in ogni dove
foreste, valli, fiumi, selve oscure
luoghi di scontri, terre da conquistare
frastuono di cavalli, corni e grida
ritornano ogni tanto a ricordare
che i grandi condottieri della storia
amavano la guerra e al par la gloria
capaci come pochi immaginavano
l’impatto col nemico da arginare
e vivi si sentivano per poco
nel conquistar l’onore e festeggiare.
Ci farà udir, se voi gli date orecchio
il nostro stimatissimo scrittore
gli alti pensieri, ma anche quelli bassi
di Carlo, l’uomo, e dell’imperatore
gli abbracci con l’abate Frodoino
i battibecchi e le ansie della madre
davanti a tradizioni meno sacre
tradite con l’assenso del divino.
Nessun dettaglio va a finir nel vento
non la conquista, né l’indecisione
il sogno lascia il posto ad un progetto
disegno alto e preda di ambizione.
In ultimo mi tocca menzionare
quel Carlo padre attento e assai geloso
che osserva la sua prole con amore
e scruta arcigno il pretendente al cuore
della sua bimba ormai quasi una donna
al pari di ogni uomo un po’ animoso
che pensa che la figlia non sia pronta.
Quel nonno che d’orgoglio si alimenta
nel rimirare il piccolo Nitardo
poppare allegro in braccio a mamma Berta
protetto nella corte dal suo sguardo.
Così mi ritrovai innamorata persa
di Carlo Magno, ma non delle sue gesta
bensì dell’uomo che con grazia manifesta
fu capace di amare così tanto
da rinunciare a gioia e libertà
pur di sapere salvo l’amore suo
pur di pensar al sicuro l’onestà.
La poca solitudine sofferta
il tempo mai perduto dietro al lutto
fa chiudere, anzi sbattere la porta
ed apprezzar di non avere tutto.
Di questo grande uomo ci restava
un’incoronazione assai epocale
ma Forte ci racconta quanta forza
sta dietro quella notte di Natale.
Sarebbero infinite le parole
da spendere e gettare a profusione
per un romanzo storico ineguale
su un’opera, strumento di passione
un patrimonio, il frutto di ragione
di cuore e di mirabile pazzia
di chi non teme mai di liberare
al mondo così tanta fantasia.
In ultimo il mio grazie più sentito
alla Micheli, blogger assai paziente
che Forte mi ha voluto regalare
vedendo la passione già presente.
È grazie al suo lavoro a noi donato
se l’anno nuovo posso inaugurare
con questa recensione impertinente
con Carlo, la sua corte e il mio sognare.
***
Il romanzo di Carlo Magno. A cura di Patrizia Baglioni
“Essere re era qualcosa di più di una semplice condizione di potere, si disse. Era il suo stesso destino, in cui aveva sempre creduto, fin da quando aveva visto ricevere l’olio benedetto da suo padre e lui stesso era stato consacrato, insieme a Carlomanno, erede del regno.”
Vorrei parlarvi di KAROLUS di Franco Forte, con distacco, con l’obiettività che un bravo recensore dovrebbe sempre avere.
Non riesco per più motivi: il primo è che amo la storia e tra le pagine di questo libro l’ho sentita viva, pulsante, ricca di dettagli, il secondo è che la figura di Carlo Magno ha sempre esercitato su di me un fascino contraddittorio.
Padre dell’Europa? Braccio armato di Dio? Astuto dominatore? Amante indomito? Guerriero feroce? Stratega inarrivabile?
Ecco Carlo Magno in un’unica figura racchiude tutte queste caratteristiche, la complessità non è sempre facile da narrare, ma Franco Forte riesce nell’insperata missione, perché tutto riunisce in una definizione: Carlo Magno è un uomo.
Ce lo mostra a partire dalla giovinezza, che osserva il padre Pipino incoronato dal Papa.
Giovane intelligente e caparbio, Carlo si interroga sul perché il Re dei Franchi debba inginocchiarsi davanti a un uomo tanto debole e gracile, d’altronde l’unico linguaggio che lui conosce è quello della forza.
Frodoino, fine educatore, prova a spiegargli che la potenza non si esercita solo con la spada, ma anche con la politica, lezione che il giovane si ripromette di comprendere al più presto, ma che apprenderà pienamente solo con la pratica nel corso della sua vita.
La diplomazia è per lui una strana forma di dominio: “i poteri forti diventano inattaccabili quando si sostengono a vicenda”, sarà vero, si chiede?
Carlo cresce nel consapevolezza del ruolo che lo aspetta, e fin da subito sa che dovrà dimostrare il suo valore al popolo, ai nobili, ma in primis ai suoi genitori: al padre Pipino spesso assente e impegnato tra i vari fronti del suo regno, a Bertranda più regina che madre e soprattutto al fratello Carlomanno ambizioso e invidioso del suo ruolo di primogenito.
Il principe cresce e acquisisce le doti fisiche e morali di un condottiero: alto più della media come la madre, razionale stratega come il padre, focoso nell’indole da guerriero come i Franchi.
Egli è perfetto nel suo ruolo, ma il luogo dove più il giovane si sente a suo agio, dove si sente pienamente vivo, è il campo di battaglia, nulla lo eccita di più, nulla lo soddisfa di più, lì si sente capace di conquistare il mondo.
“Era questo che gli piaceva fare: combattere nei territori più selvaggi del regno, sedando i moti di ribellione di chi non si voleva piegare al suo comando, e dimostrare la potenza dei Franchi e il valore del loro re. (…) Si sentiva un guerriero, un conquistatore, e aveva intenzione non solo di proseguire nel cammino intrapreso da suo padre, ma di dimostrare a tutti che era possibile soggiogare il mondo, se si aveva l’intelligenza per farlo”
Carlo si allena e cerca sempre nuovi avversari, fino a quando ad educarlo sono proprio i nemici.
Messo alla prova da Pipino, Carlo mostra il suo valore e alla morte improvvisa del padre è pronto a succedergli.
Fin da subito però sperimenta che un re non è libero, egli è costretto a rispettare l’etichetta, gli accordi, e deve sancire alleanze, e lo strumento più utile spesso è il matrimonio.
È un uomo ricco Carlo, di avventure, di gloria, di successi, ma soprattutto di amore.
Tante lo amano, chi per la bellezza, chi per il potere, chi per il trasporto, la passionalità che mette nelle sue relazioni che hanno ispirato scrittori e poeti.
Carlo ama le sue donne, le mogli e le amanti che si alternano nella sua alcova, gli piacciono giovani e intelligenti e da loro ha 19 figli.
Solo una cosa lo può distrarre: i nemici che premono ai confini e iniziano a testare il coraggio di questo nuovo re.
Carlo fin da subito si rivela capace di destreggiarsi tra i voleri del Papa e dei regnanti, i consigli della madre e dei nobili Franchi, sa quando temporeggiare e quando agire.
Un buon re sa dosare la forza e la diplomazia in modo equo, sa “blandire” quando serve e punire con ferocia quando deve dimostrare la sua determinazione.
Egli è il “braccio armato di Dio”, così lo chiama Papa Adriano e così egli si sente: potente, unico capace di interpretare il volere divino.
Novello messia armato, egli ha il compito di sconfiggere gli infedeli, di costringerli alla conversione, di fare il volere di Dio… perché è questo il suo desiderio.
Se lo chiede Carlo quando si trova a massacrare quattromilaseicento Sassoni, o quando i suoi cari iniziano ad ammalarsi con uno strano morbo, e allora nel silenzio che il mestiere gli concede, si interroga su due questioni: il volere di Dio e il suo volere.
Carlo è religioso e ambizioso, e nella sua testa inizia a risuonare la parola “impero”, nuovi territori vengono annessi, nuovi popoli conquistati e il grande progetto di unificazione sotto un unico araldo prende forma: il Sacro Romano Impero.
KAROLUS è un viaggio nella vita e nella Storia di Carlo Magno, l’autore con sapienza e capacità narrativa inarrivabile ci racconta la sua figura, ricostruita con la vivacità dei dettagli.
Eppure.
Entro nel libro come sempre, viaggio tra le vite dei protagonisti, conosco i personaggi, sbircio tra le feritoie dei castelli e analizzo gli spigoli.
Sì perché, se Franco Forte ha restituito quotidianità al personaggio storico, delineandone il carattere, io mi arrogo il diritto di avvicinarmi a Carlo, di osservarlo e mi accorgo di un elemento che me lo rende vicino, piacente.
Carlo resta sé stesso.
Nonostante sia costretto a scendere a compromessi, ad accettare uomini e donne di corte inopportuni, a ingoiare intrighi e tradimenti, egli si mantiene integro, il suo voto di fiducia verso la spada, Irmin e i suoi figli lo salvano.
Carlo approfondisce la cultura latina, incorpora conoscenza, come i romani avevano insegnato, crea la Schola Palatina, si apre ai nuovi saperi e al progresso, ma dentro di sé mantiene vigile il cacciatore, che segue le tracce, annusa l’odore della preda, è attento a ogni movimento, usa l’istinto.
Questa sua capacità di reinventarsi, di “prendere decisioni improvvise e spesso inaspettate” sul campo di battaglia, così come nella politica internazionale ne fa un sopravvissuto.
Un libro di grande enfasi, con una ricostruzione storica ineccepibile, cavalleresco, epico da una parte e tanto reale dall’altra.
Carlo Magno, chiamato Karolus, da Adriano I è uno dei grandi personaggi della Storia e al di là della nostra opinione resterà fermo nella memoria collettiva e mi piace ricordarlo così: forte, volitivo, intraprendente, unico.