
Firenze, 1439
Così parte il prologo e con lui il viaggio gentilmente offerto da questo giovane autore, niente meno che un esordiente.
La cura per i dettagli è il primo indizio che raccolgo e che segnalo: l’abbigliamento, i tratti precisi, quasi maniacali con cui vengono descritti i personaggi, anche quelli minori.
Gli ambienti, le strade, le botteghe, la polvere che si attacca alle cose e alle persone, persino i muri delle case trovano il loro spazio tra le pagine.
Tanti dettagli eppure nessuno di essi può dirsi inutile perché l’autore non vuole offrirmi un viaggio breve ma mi invita ad abitare la sua storia.
Così mi tocca lasciare tutto ma lo faccio con piacere perché se si sono scomodati i Medici sono sicura che ne vale la pena.
Mi piace pensare a questo periodo come l’ultimo della storia in cui un artista all’occorrenza era anche, filosofo, astronomo, matematico e perché no… medico.
Prendiamo il Toscanelli ad esempio, si destreggiava tra diverse arti con un’abilità pazzesca. Si è persa questa cosa nei meandri dell’epoca moderna, quando ogni sapere si è arricchito di nuove scoperte che hanno inevitabilmente creato dei comparti isolati.
A questo tempo appartiene invece il fascino dello studioso completo che riusciva a racchiudere tutto lo scibile e farne un uso sempre diverso a seconda delle situazioni che gli si presentavano.
Santa Maria Novella vive nella storia ora con i corridoi silenziosi, ora con il cicaleggio dei frati e anche con il rimbombo sordo dei passi dei fedeli.
Il suo splendore ha superato i secoli per arrivare fino a noi in molteplici modi, tutti ugualmente affascinanti.
È bravo nelle descrizioni questo autore, non ha fretta di raccontare, sa nascondere con pazienza gli indizi usando i personaggi come in una sorta di funzione distraente.
Sono figli suoi, tutti, protagonisti e non, e lui se ne prende cura raccontandone con passione ogni aspetto.
La filosofia ammanta tutto lasciando di volta in volta una visione degli eventi che chiama il lettore a profonde riflessioni: così scopriamo che sperare costa, che l’amicizia è sempre da considerarsi un bene prezioso non solo nelle teorie, ma anche nei fatti, che l’occhio umano cerca sempre la luce.
Non vi è fatica in questa lettura, nessun passaggio morto, neanche quelli all’apparenza superflui perché tutto alla fine è pensato non tanto per abbellire, quanto per sedurre.
Lo dice spesso la nostra Micheli che la bellezza della lettura sta proprio nel suo potere seducente.
Ha ragione lei ancora una volta, anche in questo caso.
Ma veniamo al protagonista, Leon Battista Alberti.
Passionale, curioso, determinato, organizzato, il nostro artista appare in una versione piuttosto inedita a confermare che quando si godeva della fiducia di un Signore si era chiamati ad ogni sorta di commissione, finendo spesso in interessanti quanto pericolose avventure.
Non si risparmia e nel suo affaccendarsi raccoglie inevitabilmente l’ansia per i mancati progressi, per il tempo che scorre sopra le tracce che via via perdono sostanza, per la sensazione di essere incappato in un vicolo cieco con una parete a chiudergli le spalle.
Quante volte l’uomo ha vestito questi abiti cedendo allo sconforto?
Eppure questi non erano semplici uomini, erano artisti dall’anima immortale.
Battista fu architetto, scrittore, matematico e al contempo umanista, linguista, crittografo, filosofo, archeologo e pure musicista e chissà cos’altro sto dimenticando.
Non ho dubbi mentre leggo che lui mi porterà fino alla fine, fino a svelare il volto del colpevole.
Disseminato di nomi famosi, di uomini, luoghi, famiglie, opere, è una vera fucina storica che non manca di chiamare in causa i massimi sistemi intorno ai quali come sempre tutto gira.
Linguaggio storico preciso e molto vario che lascia passare un’eccellente padronanza sia dell’argomento, sia degli strumenti. Tant’è che il ritmo fuga ogni dubbio a riguardo.
Non pensateci nemmeno a lasciare la lettura sospesa se non volete ritrovarvi con la testa invasa dai reportage dei progressi di Battista.
Consiglio per la lettura: vin santo e cantucci troverebbero sicuramente l’assenso del cardinale Albergati in accompagnamento alla pagine.