
Una nuova prova per la nostra Luce Frambelli.
Cosi potrei iniziare a descrivere questo libro, complesso e al tempo stesso scorrevole, capace di affascinare e di colpire nel profondo ogni lettore.
Questo perché non è solo un crimine orripilante quello che ci troviamo davanti, ma anche per ricordi cupi che rievoca.
E che nonostante non è ancora davvero storia, fa parte al tempo stesso di quella di ognuno di noi.
Bloccati, intrappolati non soltanto nelle case ma soprattutto in noi stessi.
Messi di fronte alla fragilità umana, quella che tentiamo di evitare con l’arte e la creazione ma anche con riempirci la vita di ogni ossessione, vizio e frenesia.
Con quella volontà di seppellire la faccia nella sabbia, fingendo che il reale fosse fatto soltanto di successi e progresso.
Eternamente congelati nel mito dell’uomo, padrone del cielo e della terra, capace ormai grazie alla scienza, di combattere sempre strafottente e vincente in prima linea.
Noi ci siamo illusi di dominarlo il tempo.
Di porre un freno finanche al decadimento fisico, con quei visi di plastica e quelle espressioni vacue.
E quelle ciminiere che orgogliose rompevano l’armonia del cielo.
Nulla, nulla davvero, poteva scalfire la nostra sicurezza; a noi era stato dato il compito di nominare il mondo, di decidere quale direzione poteva prendere il cosmo, sconfiggere malattie, disabilità e ostacoli.
E cosi certi che il nemico fuori poteva essere controllato con satelliti, con marchingegni sempre più sofisticati o con una diplomazia assolutamente furba e senza scrupoli.
Forse.
Eppure la minaccia è venuta da un organismo piccolissimo, invisibile agli occhi, capace di farci fare la fine di..Maga magò.
Sempre irreale e assurdo vero?
Ma cosi è stato.
Un virus, un piccolo assurdo virus ci ha fermato e forse ci fermerà per tanto, troppo tempo.
Ci ha rinchiuso in una paura che sembrava senza fine, lasciato la speranza e l’orgoglio dietro a noi e dato la possibilità ai mostri di scorrazzare liberi per le strade.
Liberi da ogni catena a cui, invece eravamo ingabbiati noi.
E credetemi, per chi è convinto che il mondo sia soltanto una lunga corsa concreta, qualcosa da toccare e plasmare a proprio piacimento, l’interiore diviene inferno e luogo di dolore.
Diventa prigione e tortura.
Ecco che in questo scenario distopico, apocalittico eppure cosi vero, il mostro che si aggira per le strade è ancor più pericoloso, orrido e fetido.
Perché è di pura che si nutre, di disagio e di angoscia.
Rapisce chi la speranza o la soluzione non può trovarla in quell’antro oscuro del proprio io.
Anzi.
E’ in quell’altro che prepariamo il terreno e diamo il benvenuto proprio al male. E’ in questo mondo sospeso, in cui molti hanno ritenuto impossibile trovare un senso e un significato che esso ha invece, trovato ristoro e accoglienza.
E cosi qualcosa venuto dal passato, capace di nutrirsi della volontà umana di dominio e di degradarla fino a corromperla in violenza cieca, Luce si trova a doversi muovere.
In questo silenzio che acuisce non solo i pensieri ma anche i difetti.
In questo straziato silenzio interrotto soltanto dalle autoambulanze, dai resoconti giornalieri di morti e di contagio, in quel duemilaventi che è stato un po’ la morte di una società.
E anche Luce forse “muore” a livello simbolico.
Nelle certezze, nelle sicurezze, persino nella fiducia in se, messa a dura prova dalla sua ribellione.
In un tempo senza tempo nessun ordine è davvero contemplato, sono solo vani tentativi di sopravvivere, in un modo o nell’altro a questo virus che ha infettato non solo il corpo ma anche l’anima.
Luce non è più una ribella perché non esiste più un rodine a cui ribellarsi.
E’ e resta una donna in cerca di se stessa, il cui tentativo di trovare giustizia divine un po’ la possibilità di scavare a fondo in quell’abisso in cui tutti siamo stati confinati e provare a trovare almeno una luce.
Un libro indimenticabile non solo sul male ma anche sull’importanza di comprenderlo il male, di comprendere che se non siamo assieme, esso rischia di vincere.