
E’ mo difficile spiegare, a chi non riesce a viverlo, cosa significa per me andare per boschi.
Due anni fa, ferita e in procinto di medicarle quelle ferite guardai verso il sentiero che avevo dato, per tanto tempo per scontato.
In mezzo a felci e querce, noccioli e ginestre, in mezzo a rovi e a intricati rami che formavano quasi uno strano tunnel, si stagliava il sentiero che avevo percorso per tanti anni, quasi con noia mai da sola.
E invece il bosco ha bisogno di solitudine per poterti parlare.
Anche se fa paura, anche se non riesci a vedere la sa fine o il cielo ampio coperto dai rami.
Non so perché scelsi di provarci a affrontarlo da sola.
Era buio eppure tra i rami filtrava un po’ di luce.
Era capace di abbracciare il silenzio eppure ricco di rumori.
Andai per quelle oscure selve, bevendo, come direbbe Neruda vita da quei rami contorti.
Fu pauroso, fu meraviglioso fu..amore.
Perché vedete la montagna è cosi.
Riesce a parlare soltanto a poche persone, a chi ha un disperato bisogno di sentirsi accolto parte di qualcosa.
E non esistono ne amori, ne successi, nulla che può eguagliare te e il bosco, te le le salite ripide, te e il suo mistero che all’improvviso si apre su un cielo che riesce a baciare la cime del monte.
Nulla di prepara al bivio che si snoda e che finisce con una distesa verde, mossa lievemente dal vento.
Nulla eguagliare la fatica e la gioia che scoppia all’improvviso nel tuo cuore. Nonostante dietro di te lasci battaglie, dolori, lutti, bombe e tutto il marcio di un umanità che tenta in ogni istante di autodistruggersi, che vive una eterna commedia dell’arte tra bugie e ruoli da interpretare.
E chi riesce con coraggio a affrontare quel sentiero, a essere solo lui, la fatica, i muscoli che dolgono e a arrivare in cima sa che da quel momento in poi non reciterà più.
Ecco solo chi ha provato questo può comprendere quanto sia preziosa l’esperienza, quanto sia catartica, quanto sia fondamentale.
Per tornare a abbracciare se stessi , per bere un sorso di libertà.
Per amarsi almeno un po’.
La montagna è viva.
E spesso in quei miei solitari viaggi divenuti un bisogno fisico a volte mi appare l’ombra di qualcuno che sorride.
Per molti, per i saggi, gli anziani, i narratorie è lo spirito della montagna che diventa vivo e sorride.
E se sorride allora tutto va bene, tutto si aggiusta, le ferita si rimarginano e neanche lasciano cicatrici.
Ma questa strana divinità richiede un pegno: una parte di te che decida di sottoscrivere una sorta di patto strano e pericoloso in cui rinunci a recitare in tutte le commedie che ti propongono.
Che siano necessarie al lavoro, che siano amori riportati indietro da un passato feroce, che siamo promessa mai più capaci di parlare alla tua anima.
Per diventare sua figlia devi firmarlo.
E con un inchiostro strano, quello che si intinge dal cuore.
E se lo firmi, lei la montagna, divenuta vecchia, divenuta donna, fanciulla o volpe ti proteggerà sempre.
Dalla guerra, dalla ferocia, dalla distruzione.
E sapete come si annuncia questo incontro?
Con uno strano tuono quando il cielo è ancora limpido, celeste e venato di piccole striature bianche.
E allora si firma, perché on quel momento non è solo il miracolo del magico ma è il tuo bisogno di vivere e correre, e urlare e riprendere in mano la tua vita.
Ecco solo chi ama davvero la montagna può raccontare una storia magica che esce dal libro di Michele e entra in un esperienza che io ho vissuto.
La mia Dea non era Bice.
Ma è stata un ombra sorridente che mi ha restituito me stessa e la mia libertà.
In cambio ho solo rinunciato a aderire alla follia di turno, a quella danza maledetta e stare semplicemente in attesa, anno dopo anno della ricompensa che la mia Bice mi ha promesso: la libertà di correre spensierata e di salvarmi.. salvare spirito e capacità di sognare.
Nonostante le bruciature.
Ecco se un libro apre dentro di me tutto questo strano sentire, allora è il LIBRO. E davvero vorrei che leggendolo andaste in cerca della vostra Bice e di quel miracolo che slava i protagonisti.
Non solo dalla guerra ma dall’atrofizzazione dei sogni.
Che è il male più grande che quest’umanità fallita ci condanna a vivere.
E che è il nostro scudo contro ogni follia, ogni banalità ogni pericolo.
E cosi spero che un giorno andrete anche voi nel bosco, convinti che la sua magia vi regalerà la cosa più preziosa: voi stessi.
Per Monte Cambio che sorride e mi aspetta.
Grazie per abbracciarmi ogni volta.
Graie a te so affrontare il tuono, la tempesta e so danzare sotto l’arcoblane, caldo e vivido come l’abbraccio di Dio.