“I corteggiatori di Melpomene” di Luigi Siviero, Nives edizioni. A cura di Patrizia Baglioni

Abbiamo ancora bisogno di eroi?

Vorrei rispondervi di sì.

L’epica è il cemento della nostra cultura, tutto ciò che siamo si è costruito su di essa: la spiegazione del creato, il rapporto con la divinità, la capacità dell’uomo di mettersi alla prova e superare gli ostacoli.

Scorro la prefazione di LUIGI SIVIERO con una certa nostalgia, perché oggi gli eroi non sembrano più trovare posto nella nostra società, se essi esistessero davvero sarebbe difficile distinguerli e non a causa di un loro travestimento.

Ma di un nostro.

Nella collettività di oggi siamo tutti eroi, abbiamo sempre qualcosa da dire, da mostrare, siamo campioni in ogni ambito, il sistema economico ci ha voluti flessibili, dinamici, forti e convinti di superare ogni ostacolo… e noi ci siamo adeguati, o almeno ci abbiamo provato.

A livello pratico la cosa risulta più difficile, non è così scontato riuscire, non abbiamo super poteri, né l’intelligenza arguta di Ulisse, siamo semplici uomini.

E allora ecco che il mito ci viene in aiuto e ci ricorda il nostro posto perché come l’autore ci rammenta “tutto quello che abbiamo sono tracce”, così come tutto quello che lasciamo, in balia della fatalità.

Ecco che di fronte alla parola “destino” così amata dagli antichi, la nostra determinazione scompare e Melpomene è il simbolo di questa storia, nata come musa del Teatro, resta sola di fronte ad un palcoscenico vuoto.

La Tragedia non esiste più e della dea resta solo la sua melanconia in eredità agli artisti.

La solitudine equivale ad una vetta spinta nel cielo, splendono entrambe nel loro mistero, nell’intimità riparata del loro essere e nella purezza della forma.

Ecco perché ai racconti e alle poesie raccolte nel testo si affiancano le fotografie delle Dolomini di Brenta, immagini che rimandano all’eterno e alla solidità della terra.

Siviero sperimenta e inventa romanzi di dieci parole, si diverte lui e pure il lettore nel leggere schede analitiche sulle divinità.

“Medusa

Dialogava col vento, attorniata dai

corpi marmorei di amanti negateli.”

Tornano Euridice e Orfeo e nel loro racconto ritrovo l’amore, quello odierno, fragile, che si spezza alla prima mancanza, quello che nega la fiducia.

Le storie si susseguono concise eppure essenziali in questo libro che diventa sintesi di concetti complessi eppure necessari.

Le fotografie continuano a ispirare e nella brevità matura la riflessione.

Ciò che non viene detto si amplifica nella mia mente e gli interrogativi si alternano, mi domando se continuerò ad essere una brava cristiana, se il mio mondo mi appartiene, e come si chiedeva Alan Moore in Watchman, se qualcuno mi guarderà dai Guardiani.

Domande che è giusto porsi e che aspettano meditazione.

I CORTEGGIATORI DI MELPOMENE è un testo strano, fuori genere, di nicchia e io lo amo, come tutto ciò che è disordinario e arriva per stupirmi.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...