
C’era una volta una bambina che aveva ricevuto un grande dono da Dio, tuttavia questo dono si trasformò ben presto in una maledizione.
Comincia pressappoco così Lodovica San Guedoro a raccontarsi in questa raccolta che parla al cuore dei lettori. Sentimenti, tanti, protagonisti di una tavolata di brevi storie apparecchiate con passione e cura.
Chiudere queste pagine è quasi come lasciare un’amica sulla porta di casa dopo una pizza durante la quale si è chiacchierato di ricordi e di emozioni vissute.
La quotidianità si mescola ad uno stile che ho trovato estremamente elegante e piacevole, creando quell’atmosfera intensa e magica che appartiene quasi più alla poesia che alla prosa.
Tante declinazioni dell’amore tra queste pagine, ma più di tutto l’amore che ho sentito è quello per la parola scritta che rimane fresca e leggera nonostante i molti spunti di riflessione proposti.
Originale nella scelta e ancor più nell’impostazione della struttura, è un tipo di narrativa che si lascia gustare con calma e riesce a mantenere ogni volta alto il gusto e l’aspettativa.
Scrive ancora la vita Lodovica perché è dalla vita che gli scrittori traggono le loro opere più belle, le puliscono, le sistemano e le apparecchiano con dedizione.
E ritorna in me quest’immagine della tavola apparecchiata perché nella lettura ho sentito vivo l’invito a condividere le mie esperienze così simili a quelle dell’autrice per il percorso e per le radici, eppure originali.
Così l’amore prende le forme di una ballerina sotto la campana di cristallo, appoggiata a un tavolino per cinque generazioni.
Ha il colore della speranza dei bambini nutriti dalle risate e dal calore di chi li ha messi al mondo.
È incrollabile. Nuovo, effimero, ma anche vecchio, eterno e fedele. Arde come il fuoco, è profondo come la notte, incondizionato, potente.
Parla di unità Lodovica, un’unità sperimentabile attraverso la semplicità di un sentimento dalle molte facce, tutte indivisibili.
Al punto che diventa impossibile distinguere l’aspetto carnale dalla sensazione di aver ritrovato una metà perduta.
E poi colma.
Sì, l’amore colma, con la sua sola presenza, le nostre esperienze di vita, regala entusiasmo, asseconda la nostra creatività, accende la scintilla che portiamo dentro in ogni stadio della nostra vita.
Una volta acceso però questo amore diventa anche impossibile da gestire e da contenere.
Proviene da noi, ma non ci appartiene più, non possiamo trattenerlo, comprimerlo, senza provare dolore. Espresso in maniera meravigliosa questo sentimento è talmente vivo che possiamo quasi sentirlo.
Un’immagine in particolare mi sovviene: di notte, nel mio letto, abbracciavo l’aria vuota. La forza di quest’immagine è immensa e ancora chiudendo gli occhi mi accompagna, perché anch’io temo l’amore impossibile e la nostalgia che accompagna la felicità che sfuma.
Le lacrime.
Le lacrime sono un’epifania per l’amore.
Lo rendono tangibile, vero, salato.
Lo fanno scorrere fuori, tra i rimorsi e i rimpianti in un andirivieni di certezze e sogni.
Vi ho voluto portare con me nel viaggio che ho fatto tra queste pagine ricche di fascino, carissimi lettori per darvi un assaggio dell’estasi che questo racconto può regalare a chi si avvicinerà ad esso senza la presunzione di trovare la propria verità.
Consiglio per la lettura: sotto un albero, con un bricco di caffè vicino, chiudete gli occhi tra un racconto e l’altro per poter sentire meglio sapori, odori, dolori.