
Cosa si è davvero disposti a fare per il successo?
Tutto miei amati lettori.
Possiamo rovinare rapporti decennali, possiamo ferire, consapevolmente anche qualcuno.
Possiamo cercare di arrivare ai primi posti, in attesa di chissà quale premio ambito strattonando, sgomitando o peggio spingendo qualcuno lungo un ripido dirupo.
Quando l’ambizione, la seta di denaro offusca la mente, davvero l’essere umano diventa senza controllo.
Vediamo solo quella labile luce lontana, siamo completamente ottenebrati, in balia di una voce che ci spinge sempre più oltre i limiti.
Oltre.
E in quell’oltre ci aspetta, spesso, sorridendo il male.
In questo stupendo libro ovviamente la scalata ai vertici di un potere fallace, fatto di banconote fruscianti è portato all’eccesso, si mente.
Si spersonalizza l’altro ricreandolo sulla base di un pregiudizievole e cosciente ritratto utile per giustificare il mezzo scelto.
Non su ha più rispetto per le esistenze, ne per la legge.
Si instaura uno strano meccanismo di azioni irresponsabili senza mai preoccuparsi delle controreazioni.
E dall’alto di questo disastro mascherato da potere, la Dea assisa sul trono ricamato di giustizia ci osserva famelica.
Ha fame Nemesi.
Ha davvero una fame antica, derivata da tanti troppi anni di digiuno. Concentrata com’è su i nostri fragili e patetici tentativi di gabbarla.
Ma Nemesi guarda, osserva e sta in silenzio.
Un silenzio che rimbomba e che diventa, per ironia della sorte, feroce come un urlo, lacerante la nebbia che ci tiene prigioniere le menti.
E la dirada, quella nebbia.
Fino a che tutti i nostri alibi, la furbizia e ogni orpello non può più nasconderci. Nemesi ha vinto.
E si fa scudo di qualsiasi persona che, alle apparenze fittizie da noi costruite non si lascia ingannare.
A volte è un puro.
A volte è un curioso.
E’ sempre la nota stonata nel grande e e arrogante disegno creato da una mano tremolante.
Il mondo resta meravigliato magari dai colori scelti, accesi sgargianti.
Altri, i meno sedotti dall’apparenza, osservano proprio queste linee tremolanti fino a che l’intero disegno non li convince affatto.
Robert forse il nostro investigatore un po’ ombroso ma simile a una scintilla di luce nel bui di una cupa vicenda, sporca, orribile che infesta il Gloucesteshire, non si lascia davvero convincere non tanto della colpevolezza di Adrian Morgan, ma dell’immagine che la condanna ha cucito su di lui.
Troppo contrasti, troppe linee storte in quel disegno.
Troppe contraddizioni.
Troppe domande non urlare, trattenute e forse dimenticate.
E in perfetto stile del classico giallo all’inglese, saranno proprio quelle domande disseppellite nel terreno fangoso dell’io a aiutarci a trovare la verità.
Una verità scomoda, orribile ma al tempo stesso necessaria.
Non solo per assicurare di nuovo la giustizia, ma per sfamare la famelica nemesi, che dall’alto del suo trono richiede insistentemente di essere soddisfatta. Con uno stile elegante e feroce, aggraziato e a tratti disperato, cosi come in fondo sono le vicende umane Silvia Capoccia ci regala un giallo che appare classico ma che è invece, molto moderno, non solo nelle immagini evocate, ma sopratutto nei contenuti.
Oggi che viviamo di apparenza, ricordarci che “sotto la superficie delle cose niente può essere dato per scontato”.
Un libro che si può soltanto amare, e leggere tutto di un fiato, senza mai fermare, bramosi di arrivare alle battute finali.
E i miei complimenti devono doverosamente andare non solo al talento della nostra autrice, ma anche alla sua casa editrice: che mi regala sempre romanzi accurati e emozionanti e di indubbia qualità.