“Lacrime di Elicriso” di Margherita Maria Messina, Words edizioni. A cura di Barbara Anderson

La sofferenza è per definizione quella condizione tormentosa provocata dall’assiduità del dolore.

La sofferenza non è come il dolore, una semplice sensazione, non è un’emozione come la tristezza o la paura è quella condizione che comprende tutta la nostra mente, composta non solo da emozioni negative ma da qualità della nostra stessa coscienza.

Nella sofferenza psicologica oltre alla sensazione di non avere via di uscita (rassegnazione) percepiamo un forte cambiamento, non siamo più quelli di prima: ci sentiamo stanchi, abbiamo scarsa concentrazione, siamo privi di stimoli e di interessi, siamo irritabili e a disagio in una pelle, un’anima e un pensiero che non ci appartiene.

Ci sentiamo estranei nel nostro stesso essere.

Quando nella vita commettiamo errori, impariamo una lezione, quella che definiamo esperienza, ma la sofferenza di per sé non è maestra, non ci insegna nulla, mentre il dolore invece insegna solo a chi ha il coraggio di starlo a sentire (come diceva S. Freud).

Poi c’è l’amore, quando amiamo diventiamo le persone più vulnerabili del mondo e amore, dolore, sofferenza, sacrificio purtroppo viaggiano sullo stesso binario, destinazione felicità, attraverso un viaggio tra inferno e paradiso.

Questo bellissimo romanzo che già dalla cover e dalle prime pagine appare curato e delicato, come una lacrima quando scende sul nostro viso, ci sfiora delicato e leggero creando dei solchi nel nostro cuore e nella nostra anima che sono abissi emozionali.

Un libro non si giudica dalla sua copertina ma è anche vero che una bella cornice valorizza un bel quadro.

Piccole carezze gotiche e oscure avvolgono il lettore tra luci e ombre, ciò che è rivelatore e ciò che è rivelabile.

È nel buio che si celano i nostri più intimi segreti, i desideri quelli più puri ma anche oscuri e malvagi.

La storia percorre tempi diversi che avvicinano due universi paralleli, quello della sofferenza e quello dell’amore.

Una donna trafelata dal suo dolore sta profanando una tomba sotto la pioggia incessante a mani nude tra fango e argilla, scava per poter raggiungere quella bara sepolta, quella bara che contiene tuto ciò che rappresentava la vita, la gioia del vivere, l’amore unico e incondizionato. Elora Ophelia giace in tutta la sua grazia e pallida bellezza, gelida come solo la morte sa essere, gelida come solo la vita a volte ci appare.

Colei che ha profanato la tomba ora brama solo vendetta.

Due anni dopo incontriamo un medico alienista, Edward Harm, il giorno del funerale di sua moglie Catherine, irritato con sua moglie per non aver atteso l’autunno per morire preferendo l’afosa estate. Ora è di nuovo libero: annoiato dalla cerimonia, alla presenza degli ospiti ci rivela in tutta la sua freddezza e distacco quanto il suo matrimonio fosse infelice. Edward affoga la sua sofferenza non tanto per la perdita della moglie quanto per il non essere mai stato appagato e felice, nell’assenzio.

Edward si è immerso nel lavoro per stare lontano dal suo disagio familiare, curare la vita degli altri quando è di fatto la tua che avrebbe bisogno di aiuto sembra quasi un’ironia della sorte.

Edward deve fermarsi un attimo e prendersi cura di se stesso perso tra i suoi pensieri. Si mette a camminare senza meta nel cimitero osservando le varie lapidi e ignorando i propri pensieri finché non vede una donna, avvolta in pizzo nero, un’apparizione improvvisa che riaccende il suo desiderio, una creatura stupenda che gli appare davanti agli occhi e poi sparisce.

Edward vive in una casa ora vuota piena di tutto ciò che gli ricorda sua moglie e la sua infelicità. Legge il saggio di Freud è studia la psichiatria, l’isteria.

Nel corso degli anni senza rendersene conto aveva assorbito tutto ciò che aveva visto nel sanatorio dove lavorava. La follia, l’isteria, la pazzia, quei volti smarriti terrorizzati, spaventosi, quegli occhi pieni di terrore, di tristezza, di alienazione totale, di delirio.

Il timore del vivere che aveva alienato i suoi pazienti dal resto del mondo e lui che aliena se stesso occupandosi di loro, delle loro menti, delle loro malattie.

Il manicomio era per Edward il suo lavoro, la sua vita e il suo rifugio.

La rappresentazione dell’isteria attraverso la sua paziente Mary è straordinariamente toccante, una proiezione delle condizioni dei sanatori in epoca Vittoriana, poi non così distante da quelle di oggi.

Ed è un medico che ascolta i suoi pazienti, che utilizza un approccio olistico alle cure, è un medico atipico, rivoluzionario, niente vasche di acqua gelata, niente salassi o lobotomie come facevano i suoi più esimi colleghi.

Nello stesso sanatorio c’era il paradiso e l’inferno, e tutto era lasciato al caso e a quale medico ti sarebbe stato assegnato. Il paradiso era nell’ala Nord dove esercitava il Dr Edward Harm.

Edward combatte contro i mostri che albergano nella sua mente intossicata da ciò a cui aveva assistito nella sua professione malata, dal male di un matrimonio infelice con una donna bella ma arida di sentimenti, che lo disprezzava continuamente. Eppure sembra che lo spirito della moglie defunta lo stia perseguitando. Lui la cerca, la vede negli occhi della gente che incontra, la sente forte e presente, anche minacciosa come l’angoscia e la tristezza che lo avvolge.

Quella misteriosa donna coperta di pizzo nero sembra apparire ai suoi occhi in diverse circostanze fino ad avere la fortuna di conoscerla: Ophelia Blackwood dalla voce suadente. Le movenze delicate lo inebriano già dal primo incontro.

Ophelia ha un dono, lei ha un metodo innovativo con cui segretamente assiste il farmacista Dr. Henry, le basta guardare una persona per capire quale sia il problema di salute e attraverso la sua ampia conoscenza di piante ed erbe medicinali trova la cura per ogni male.

Ophelia come Edward ha una missione: quella di curare di guarire chi sta male.

In Edward vede solitudine, oscurità.

Ophelia piange lacrime cremisi perché ha un segreto nel cuore, quello della sua sofferenza, quello del suo terribile passato da cui si sta nascondendo, proteggendo o solo scappando.

Seppur diversi Edward è Ophelia hanno molto in comune.

Attraverso descrizioni accurate e un linguaggio ricercato, si crea leggendo un’atmosfera veramente affascinante che mi ha lasciata sorpresa a ogni pagina.

Edward ormai perso nel baratro della sua disperazione chiede aiuto a Ophelia, vuole che sia lei a occuparsi di lui, a guarirlo e si affida con tutto se stesso alle sue cure.

Ormai distrutto da alcool e morfina Ed sta rischiando la sua stessa vita.

Edward vuole aiutare Ophelia, offrendole alloggio e lavoro. Ophelia vorrebbe aiutare Edward a guarire dalla sua sofferenza e dipendenza da sostanze stupefacenti, alcool e dal lavoro.

Catherine è morta ma la sua presenza è forte intorno a Edward. Ophelia la vede, la sente ne percepisce la minaccia e lotta con tutte le sue forte per capire i motivi per cui lo spirito di questa donna sia ancora lì, intenzionata a fare del male al suo vedovo marito.

È morta ma ha ancora il totale potere della vita di Edward.

E attraverso incontri paranormal, attraverso il baratro della disperazione inizia qualcosa di spettacolarmente bello che sboccia dai rovi del dolore davanti ai nostri occhi.

Ophelia ha il meraviglioso dono dell’empatia, le piace essere utile ma cerca di non mostrare se stessa a Edward il quale con costanza, con attenzione, con pazienza riuscirà a conquistare la fiducia di Ophelia. Le sue paure di non essere in grado di riuscire ad aiutare i suoi pazienti, il terrore del fallimento lo sta logorando nell’anima.

Il profumo delicato di Ophelia, l’onore dei suoi ricordi, delle sue memorie si inebriano dell’essenza di elicriso attraverso un vortice di follia, attraverso il desiderio. Edward e Ophelia diventano la malattia è la cura l’uno dell’altro.

Le parole hanno la capacità di curare l’anima. Ophelia rappresenta quanto di più bello è la vita mentre Ed rappresenta le difficoltà dell’esistenza e le sofferenze.

L’una può non solo esistere in virtù dell’altra ma può anche coesistere in nome dell’amore per se stessi e per il prossimo.

Un messaggio stupendo di amore, di altruismo, di dedizione verso gli altri, un libro dedicato a chi sacrifica la sua vita in nome di tutto ciò che teme ma in cui crede.

Si può morire per amore così come si può continuare a vivere. 

Assolutamente una bellissima lettura ricca di fascino, di verità, di empatia, di altruismo. 

Ci si sente persi e smarriti all’inizio ma poi nel finale, per quanto doloroso, si scopre che l’amore non muore mai e che una storia può essere a lieto fine anche quando il finale non lo è. 

Non sono un’amante di romance ma confesso che se fossero tutti scritti con questo stile, con questa classe, con questa profondità e con questa narrativa meravigliosa potrei diventarne un’assidua lettrice.

Bellissimo dall’inizio alla fine.

Da leggere ascoltando la Cura di Battiato

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie

Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo

Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore

Dalle ossessioni delle tue manie

Supererò le correnti gravitazionali

Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie

Perché sei un essere speciale

Ed io, avrò cura di te

(Battiato)

“L’eredità dei Taylor” di Francesca Pasqualone Scatole Parlanti. A cura di Ilaria Grossi

Un crimine crudele si consuma in una notte buia a Londra.
L’investigatore Desmond T. Wilder è chiamato a scoprire chi ha ucciso Edmund Taylor, figlio di un noto industriale, trovato sgozzato nella camera di una hosteria, derubato dei vestiti e oggetti personali.

Chi ha voluto la morte così atroce e fredda di una persona buona e innocua come Edmund Taylor?
E perché la famiglia è così interessata a recuperare una spilla preziosa di famiglia piuttosto che cercare la verità e accontentarsi di indagini frettolose e fredde?

Ecco questi sono i tanti interrogativi che tormentano l’investigatore Desmond, una sofferenza appena pronunciata traspare dalla famiglia di origine del ragazzo e l’unica che sembra davvero sofferente e desiderosa di conoscere cosa sia successo davvero è la moglie di Edmund.
Le indagini sembrano non trovare la giusta direzione, troppi “scheletri” e troppi silenzi nascondono apparenze.
E nel mentre, Desmond si mette a nudo, con i suoi tormenti, misterioso e i ricordi del passato lo accompagnano di notte e di giorno.
Il suo stato d’animo è difficile da decifrare, come un cielo pieno di nuvole che aspetta un po’ di vento per allontanarle e dare spazio alla luce della verità.
Una trama ben articolata e avvincente.
Desmond è un protagonista che attira molta attenzione da parte del lettore, che entra così nel cuore delle indagini, trasportandolo con la fantasia e l’immaginazione.
Una storia che non ti aspetti, uno specchio della società inglese del 1899, classista, razzista, violenta e dove conta solo salvare le apparenze.

Buona lettura
Ilaria per Les fleurs du mal blog letterario

“Una pietra per amarti” di Ilaria Scatozza”. A cura di Alessandra Micheli

Come avrò spiegato circa mille volte, in una narrativa di genere cerco qualche dettaglio diverso dal solito cliché che mi faccia dire “wow”.

Magari un approfondimento del personaggio, una sorta di ribaltamento dei ruoli o uno stile di scrittura diverso da quello che ci si aspetta dal tipo di genere.

In un rosa spesso si oscilla tra la banalità più scontata o una pseudo-ricerca di pomposità che tenti di dare una parvenza di autorevolezza alla storia.

Non vi nego che ho le mie autrici preferite, quelle in grado di toccare corde segrete del mio senso di bellezza.

Quindi capita che quando mi approccio a libro con un incognita che gli pende sula testa, ho sempre un po’ di ansia da prestazione.

O la sindrome del lettore che è terrorizzato davanti al nuovo.

Data la doverosa premessa so che state scalpitando miei adorati virgulti, semi piantati nel fecondo suolo della narrazione, per comprendere cosa abbia mai suscitato in me tale lettura.

Ebbene lo affermo e ne sono felice: è finalmente una ventata di nuovo nel panorama arido e stantio del modo dei libri.

La Scatozza sa il fatto suoi e ci propone un rosa storico che sembra uscito con piglio orgoglioso dal mondo di Carroll.

Nonostante poi con abilità (seppur con un pizzico di dispiacere) sa riportare la trama ai ranghi del consueto, il bizzarro aleggia e fa occhiolino e in fondo domina e non può essere assolutamente scalzato dai doversi cambi di rotta.

C’è, state tranquille mie sognanti fanciulle, la storia d’amore.

E so che è quella che farà palpitare i vostri cuoricini romantici.

Ma per me, che forse cerco un livello di lettura a VOI ignoto, cosa colpisce è la totale follai del personaggio femminile.

Esso irrompe in un mondo con le sue redige regole, con quella sua ossessione per il bon ton e lo sfalda alla radice.

Distrugge convenzioni, defenestra rituali, sconvolge il rapporto donna e uomo e rende a tratti folle ogni capitolo.

E’ si una donna dei suoi tempi ma con un occhio nel mondo variegato dell’anima.

E come ho sempre sostenuto in quella regione cosi oscura deve per fora regnare il caso.

E da quello che nascono sogni, idee, e persino la capacità di stravolgerle.

E cosi Rose diviene quella punta di freschezza che scardina il meccanismo non solo del libro ma della nostra mente: non un eroina come ci si aspetta, ma folle, piena di passione, totalmente libera.

Questo lo rende poco storico?

Forse

Ma è bellissimo per questo perché usa il genere come un gemere dovrebbe essere usato, per comunicare, raccontare l’altra verità della vita, quella che può liberare le donne da certi schemi mentali reiterati anche attraverso un libro.

Rose si innamora si ma non rinuncia a se stessa e alla sua originalità.

Non si omologa al modello di donna perfetta.

Non lo conquista con occhi pudici adombrati da frementi ciglia.

Ma l’amore viene a lei grazie alla forza della sua originalità e della sua specificità.

Ed è questo che in fondo deve darci un libro, rosa, giallo o horror: la possibilità di creare di volta in volta finali diversi e usare altri occhiali perché il contesto ambientale, storico, politico e sociale possa trasformarsi davvero.

“Penny portafortuna” di Jill Barnett (Traduzione a cura di Isabella Nanni). A cura di Raffaella Francesca Carretto.

Le atmosfere natalizie sono rese ancor più dolci da letture delicate e ricercate. Ecco, Penny portafortuna è questo e molto altro perché è un dolce racconto natalizio di poche decine di pagine che ci fa immergere nelle atmosfere natalizie di una New York di fine 1800 e che ci conduce in punta di piedi nelle vite dei suoi protagonisti.

Questo elegante e raffinato romance storico ci proietta in atmosfere cariche di sentimento .

È quasi una bella favola, i cui protagonisti Edward e Penelope (detta Penny) e Idalie sono legati tra loro da un filo rosso, o meglio da una splendida bambola di nome Josephine.

È una bella e commovente storia di Natale, dove l’amore e i sentimenti sono gli ingredienti principali, pur non mancando però momenti di panico e sconforto. Edward si vede quasi catapultato nell’avventura genitoriale, senza averne esperienza. Di fatto gli viene affidata la piccola Penny, figlia dell’amata sorella morta insieme al marito.

La piccola Penny è sola, ha solo lui, lo zio Edward. Il trauma subito per la perdita di entrambi i genitori ha causato alla piccola una specie di mutismo. ED Edward ha intenzione di far ritrovare la serenità alla nipote. Uno spiraglio sembra aprirsi quando la piccola intravede in una vetrina una bambola con le fattezze della madre, o che comunque alla piccola ricorda la madre, ma quando Edward si reca al negozio per acquistarla, la bambola è già stata venduta.

Inizia così la ricerca della preziosa bambola, che forse consentirà a Penny di ritrovare un po’ di felicità.

In tutto questo, Idalie entrerà nelle vite di Edward e Penny quando si scoprirà che lei fabbrica quella bambola.. ma non è tutto così semplice.

Di bambole Josephine però non ce ne sono più.. oggigiorno diremo che si tratta di edizioni limitate, di cui esistono pochi pezzi unici.

Quindi.. Penny non potrà avere la sua Josephine?.. non potrà rivedere in una bambola la sua mamma?

Vi chiederete..ma una novella di Natale, può essere così crudele con una bimba? certo che no. Perché proprio Idalie renderà felice la piccola Penny, e non solo lei..

Anche Edward troverà in Idalie, e lei in lui, il suo “regalo di Natale”…

Ed ecco che per i protagonisti di questa storia si apriranno le porte della felicità, e dell’amore.

La lettura è scorrevole, la trama è delicata e toccante, raffinata ed emozionante con momenti di tensione, legati a un enigma, quasi un mistero che coinvolge la vita lavorativa di Edward .

Una bella storia di Natale, che delizierà chi ha voglia di trascorrere qualche senza pensieri.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

Le atmosfere natalizie sono rese ancor più dolci da letture delicate e ricercate. Ecco, Penny portafortuna è questo e molto altro perché è un dolce racconto natalizio di poche decine di pagine che ci fa immergere nelle atmosfere natalizie di una New York di fine 1800 e che ci conduce in punta di piedi nelle vite dei suoi protagonisti.

Questo elegante e raffinato romance storico ci proietta in atmosfere cariche di sentimento .

È quasi una bella favola, i cui protagonisti Edward e Penelope (detta Penny) e Idalie sono legati tra loro da un filo rosso, o meglio da una splendida bambola di nome Josephine.

È una bella e commovente storia di Natale, dove l’amore e i sentimenti sono gli ingredienti principali, pur non mancando però momenti di panico e sconforto. Edward si vede quasi catapultato nell’avventura genitoriale, senza averne esperienza. Di fatto gli viene affidata la piccola Penny, figlia dell’amata sorella morta insieme al marito.

La piccola Penny è sola, ha solo lui, lo zio Edward. Il trauma subito per la perdita di entrambi i genitori ha causato alla piccola una specie di mutismo. ED Edward ha intenzione di far ritrovare la serenità alla nipote. Uno spiraglio sembra aprirsi quando la piccola intravede in una vetrina una bambola con le fattezze della madre, o che comunque alla piccola ricorda la madre, ma quando Edward si reca al negozio per acquistarla, la bambola è già stata venduta.

Inizia così la ricerca della preziosa bambola, che forse consentirà a Penny di ritrovare un po’ di felicità.

In tutto questo, Idalie entrerà nelle vite di Edward e Penny quando si scoprirà che lei fabbrica quella bambola.. ma non è tutto così semplice.

Di bambole Josephine però non ce ne sono più.. oggigiorno diremo che si tratta di edizioni limitate, di cui esistono pochi pezzi unici.

Quindi.. Penny non potrà avere la sua Josephine?.. non potrà rivedere in una bambola la sua mamma?

Vi chiederete..ma una novella di Natale, può essere così crudele con una bimba? certo che no. Perché proprio Idalie renderà felice la piccola Penny, e non solo lei..

Anche Edward troverà in Idalie, e lei in lui, il suo “regalo di Natale”…

Ed ecco che per i protagonisti di questa storia si apriranno le porte della felicità, e dell’amore.

La lettura è scorrevole, la trama è delicata e toccante, raffinata ed emozionante con momenti di tensione, legati a un enigma, quasi un mistero che coinvolge la vita lavorativa di Edward .

Una bella storia di Natale, che delizierà chi ha voglia di trascorrere qualche senza pensieri.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

Le atmosfere natalizie sono rese ancor più dolci da letture delicate e ricercate. Ecco, Penny portafortuna è questo e molto altro perché è un dolce racconto natalizio di poche decine di pagine che ci fa immergere nelle atmosfere natalizie di una New York di fine 1800 e che ci conduce in punta di piedi nelle vite dei suoi protagonisti.

Questo elegante e raffinato romance storico ci proietta in atmosfere cariche di sentimento .

È quasi una bella favola, i cui protagonisti Edward e Penelope (detta Penny) e Idalie sono legati tra loro da un filo rosso, o meglio da una splendida bambola di nome Josephine.

È una bella e commovente storia di Natale, dove l’amore e i sentimenti sono gli ingredienti principali, pur non mancando però momenti di panico e sconforto. Edward si vede quasi catapultato nell’avventura genitoriale, senza averne esperienza. Di fatto gli viene affidata la piccola Penny, figlia dell’amata sorella morta insieme al marito.

La piccola Penny è sola, ha solo lui, lo zio Edward. Il trauma subito per la perdita di entrambi i genitori ha causato alla piccola una specie di mutismo. ED Edward ha intenzione di far ritrovare la serenità alla nipote. Uno spiraglio sembra aprirsi quando la piccola intravede in una vetrina una bambola con le fattezze della madre, o che comunque alla piccola ricorda la madre, ma quando Edward si reca al negozio per acquistarla, la bambola è già stata venduta.

Inizia così la ricerca della preziosa bambola, che forse consentirà a Penny di ritrovare un po’ di felicità.

In tutto questo, Idalie entrerà nelle vite di Edward e Penny quando si scoprirà che lei fabbrica quella bambola.. ma non è tutto così semplice.

Di bambole Josephine però non ce ne sono più.. oggigiorno diremo che si tratta di edizioni limitate, di cui esistono pochi pezzi unici.

Quindi.. Penny non potrà avere la sua Josephine?.. non potrà rivedere in una bambola la sua mamma?

Vi chiederete..ma una novella di Natale, può essere così crudele con una bimba? certo che no. Perché proprio Idalie renderà felice la piccola Penny, e non solo lei..

Anche Edward troverà in Idalie, e lei in lui, il suo “regalo di Natale”…

Ed ecco che per i protagonisti di questa storia si apriranno le porte della felicità, e dell’amore.

La lettura è scorrevole, la trama è delicata e toccante, raffinata ed emozionante con momenti di tensione, legati a un enigma, quasi un mistero che coinvolge la vita lavorativa di Edward .

Una bella storia di Natale, che delizierà chi ha voglia di trascorrere qualche senza pensieri.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

Le atmosfere natalizie sono rese ancor più dolci da letture delicate e ricercate. Ecco, Penny portafortuna è questo e molto altro perché è un dolce racconto natalizio di poche decine di pagine che ci fa immergere nelle atmosfere natalizie di una New York di fine 1800 e che ci conduce in punta di piedi nelle vite dei suoi protagonisti.

Questo elegante e raffinato romance storico ci proietta in atmosfere cariche di sentimento .

È quasi una bella favola, i cui protagonisti Edward e Penelope (detta Penny) e Idalie sono legati tra loro da un filo rosso, o meglio da una splendida bambola di nome Josephine.

È una bella e commovente storia di Natale, dove l’amore e i sentimenti sono gli ingredienti principali, pur non mancando però momenti di panico e sconforto. Edward si vede quasi catapultato nell’avventura genitoriale, senza averne esperienza. Di fatto gli viene affidata la piccola Penny, figlia dell’amata sorella morta insieme al marito.

La piccola Penny è sola, ha solo lui, lo zio Edward. Il trauma subito per la perdita di entrambi i genitori ha causato alla piccola una specie di mutismo. ED Edward ha intenzione di far ritrovare la serenità alla nipote. Uno spiraglio sembra aprirsi quando la piccola intravede in una vetrina una bambola con le fattezze della madre, o che comunque alla piccola ricorda la madre, ma quando Edward si reca al negozio per acquistarla, la bambola è già stata venduta.

Inizia così la ricerca della preziosa bambola, che forse consentirà a Penny di ritrovare un po’ di felicità.

In tutto questo, Idalie entrerà nelle vite di Edward e Penny quando si scoprirà che lei fabbrica quella bambola.. ma non è tutto così semplice.

Di bambole Josephine però non ce ne sono più.. oggigiorno diremo che si tratta di edizioni limitate, di cui esistono pochi pezzi unici.

Quindi.. Penny non potrà avere la sua Josephine?.. non potrà rivedere in una bambola la sua mamma?

Vi chiederete..ma una novella di Natale, può essere così crudele con una bimba? certo che no. Perché proprio Idalie renderà felice la piccola Penny, e non solo lei..

Anche Edward troverà in Idalie, e lei in lui, il suo “regalo di Natale”…

Ed ecco che per i protagonisti di questa storia si apriranno le porte della felicità, e dell’amore.

La lettura è scorrevole, la trama è delicata e toccante, raffinata ed emozionante con momenti di tensione, legati a un enigma, quasi un mistero che coinvolge la vita lavorativa di Edward .

Una bella storia di Natale, che delizierà chi ha voglia di trascorrere qualche senza pensieri.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

Le atmosfere natalizie sono rese ancor più dolci da letture delicate e ricercate. Ecco, Penny portafortuna è questo e molto altro perché è un dolce racconto natalizio di poche decine di pagine che ci fa immergere nelle atmosfere natalizie di una New York di fine 1800 e che ci conduce in punta di piedi nelle vite dei suoi protagonisti.

Questo elegante e raffinato romance storico ci proietta in atmosfere cariche di sentimento .

È quasi una bella favola, i cui protagonisti Edward e Penelope (detta Penny) e Idalie sono legati tra loro da un filo rosso, o meglio da una splendida bambola di nome Josephine.

È una bella e commovente storia di Natale, dove l’amore e i sentimenti sono gli ingredienti principali, pur non mancando però momenti di panico e sconforto. Edward si vede quasi catapultato nell’avventura genitoriale, senza averne esperienza. Di fatto gli viene affidata la piccola Penny, figlia dell’amata sorella morta insieme al marito.

La piccola Penny è sola, ha solo lui, lo zio Edward. Il trauma subito per la perdita di entrambi i genitori ha causato alla piccola una specie di mutismo. ED Edward ha intenzione di far ritrovare la serenità alla nipote. Uno spiraglio sembra aprirsi quando la piccola intravede in una vetrina una bambola con le fattezze della madre, o che comunque alla piccola ricorda la madre, ma quando Edward si reca al negozio per acquistarla, la bambola è già stata venduta.

Inizia così la ricerca della preziosa bambola, che forse consentirà a Penny di ritrovare un po’ di felicità.

In tutto questo, Idalie entrerà nelle vite di Edward e Penny quando si scoprirà che lei fabbrica quella bambola.. ma non è tutto così semplice.

Di bambole Josephine però non ce ne sono più.. oggigiorno diremo che si tratta di edizioni limitate, di cui esistono pochi pezzi unici.

Quindi.. Penny non potrà avere la sua Josephine?.. non potrà rivedere in una bambola la sua mamma?

Vi chiederete..ma una novella di Natale, può essere così crudele con una bimba? certo che no. Perché proprio Idalie renderà felice la piccola Penny, e non solo lei..

Anche Edward troverà in Idalie, e lei in lui, il suo “regalo di Natale”…

Ed ecco che per i protagonisti di questa storia si apriranno le porte della felicità, e dell’amore.

La lettura è scorrevole, la trama è delicata e toccante, raffinata ed emozionante con momenti di tensione, legati a un enigma, quasi un mistero che coinvolge la vita lavorativa di Edward .

Una bella storia di Natale, che delizierà chi ha voglia di trascorrere qualche senza pensieri.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

Le atmosfere natalizie sono rese ancor più dolci da letture delicate e ricercate. Ecco, Penny portafortuna è questo e molto altro perché è un dolce racconto natalizio di poche decine di pagine che ci fa immergere nelle atmosfere natalizie di una New York di fine 1800 e che ci conduce in punta di piedi nelle vite dei suoi protagonisti.

Questo elegante e raffinato romance storico ci proietta in atmosfere cariche di sentimento .

È quasi una bella favola, i cui protagonisti Edward e Penelope (detta Penny) e Idalie sono legati tra loro da un filo rosso, o meglio da una splendida bambola di nome Josephine.

È una bella e commovente storia di Natale, dove l’amore e i sentimenti sono gli ingredienti principali, pur non mancando però momenti di panico e sconforto. Edward si vede quasi catapultato nell’avventura genitoriale, senza averne esperienza. Di fatto gli viene affidata la piccola Penny, figlia dell’amata sorella morta insieme al marito.

La piccola Penny è sola, ha solo lui, lo zio Edward. Il trauma subito per la perdita di entrambi i genitori ha causato alla piccola una specie di mutismo. ED Edward ha intenzione di far ritrovare la serenità alla nipote. Uno spiraglio sembra aprirsi quando la piccola intravede in una vetrina una bambola con le fattezze della madre, o che comunque alla piccola ricorda la madre, ma quando Edward si reca al negozio per acquistarla, la bambola è già stata venduta.

Inizia così la ricerca della preziosa bambola, che forse consentirà a Penny di ritrovare un po’ di felicità.

In tutto questo, Idalie entrerà nelle vite di Edward e Penny quando si scoprirà che lei fabbrica quella bambola.. ma non è tutto così semplice.

Di bambole Josephine però non ce ne sono più.. oggigiorno diremo che si tratta di edizioni limitate, di cui esistono pochi pezzi unici.

Quindi.. Penny non potrà avere la sua Josephine?.. non potrà rivedere in una bambola la sua mamma?

Vi chiederete..ma una novella di Natale, può essere così crudele con una bimba? certo che no. Perché proprio Idalie renderà felice la piccola Penny, e non solo lei..

Anche Edward troverà in Idalie, e lei in lui, il suo “regalo di Natale”…

Ed ecco che per i protagonisti di questa storia si apriranno le porte della felicità, e dell’amore.

La lettura è scorrevole, la trama è delicata e toccante, raffinata ed emozionante con momenti di tensione, legati a un enigma, quasi un mistero che coinvolge la vita lavorativa di Edward .

Una bella storia di Natale, che delizierà chi ha voglia di trascorrere qualche senza pensieri.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!v

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura

“L’eroe di Eleanor” di Jill Barnett (Traduzione di Isabella Nanni). A cura di Raffaella Francesca Carretto

Siamo in dicembre, in prossimità delle feste natalizie, e allora perché non immergersi in queste atmosfere anche grazie a un libro, un romanzo magari, una lettura che nell’atmosfera natalizia ha il suo filo conduttore, e ci conduce in un viaggio breve e intenso fatto di qualche decina di pagine e carico di sentimenti, di amore e perché no, anche qualche risata.

Ebbene, questa novella di fatto è un romanzo breve, dalla trama ben strutturata, che ci trasporta nelle atmosfere natalizie di una New York di fine Ottocento, innevata, vivace e multietnica. Una storia ricca di colore, perché nella sua vivacità ci conduce in una storia d’amore che, chissà, forse per l’epoca in cui si svolge è fuori dal coro, oserei dire anche inusuale…eppure è l’amore che conta, o no?

Quanto può contare la differenza di età in amore? Per uno dei protagonisti, tanto. Forse troppo, perché proprio la differenza di età che c’è tra lei e Conn, spinge Eleanor a non cedere immediatamente alle ragioni del cuore.

Connaich Tobias Donoughue è il protagonista maschile di questo romanzo breve, è irlandese, ha 32 anni, ed è un pugile, un ex pugile in realtà, un campione, che è anche proprietario di una palestra nella New York del 1898, nel pieno fermento delle feste di Natale.

Eleanor Rose Austen è la proprietaria dell’immobile in cui Conn ha la sua palestra e la sua casa. Eleanor ha 40 anni ed è single. Dopo la morte del nonno ha ereditato le sue proprietà, e decide di abitare al quarto piano dell’immobile ereditato. L’immobile dove Conn ha la sua palestra, e la sua casa..e che lui ha occupato su tutti i piani sfruttando gli spazi dei piani superiori anche come deposito per gli attrezzi della palestra.

Sin da subito si percepisce una certa tensione tra i due attori principali, c’è un gioco delle parti, un botta e risposta tra i due che sottende a qualcosa di diverso dalla “semplice” ostilità.

I dialoghi tra i protagonisti, e anche tra un po’ tutti gli attori del libro, sono vivaci e veloci, come veloce è lo svolgersi della storia, in una trama che è ben sviluppata e che delinea bene i due protagonisti, senza in realtà farci conoscere tutto di loro, ma è comunque indubbio che l’autrice ci fa vivere questa storia che si muove tra spirito natalizio e amore e a mio avviso tante fragilità, soprattutto di Eleanor.

Eleanor appare forte e indipendente, e lo è, ma dentro di sé ha comunque tante insicurezze e fragilità, che certo riconosce ma maschera dietro a un atteggiamento sprezzante e forse un po’ altezzoso.

Ma il perno della storia è l’amore che lega i due protagonisti, o comunque inizialmente è l’attrazione tra i due a essere tangibile…

L’amore c’è, ma i due protagonisti forse non ne sono consapevoli sin da subito. Eppure tutto quel battibeccare tra loro, le frecciatine…sono preludio a qualcosa di più.

E quando Eleanor stessa comprende che l’interesse per quell’uomo più giovane di lei si trasforma in qualcosa di più profondo, quasi ne è spaventata. Perché per lei, 8 anni di differenza sono tanti, e rappresentano un deterrente molto forte.

Conn era un pugile troppo giovane e troppo bello, soprattutto per una quarantenne che da molto tempo aveva accettato il fatto che l’amore, la passione e il desiderio non avrebbero fatto parte della propria vita.

Che vecchia sciocca che era. Non era una ragazzina frivola, di quelle che si agitavano alla sola vista di un uomo. Era una donna. E non era nemmeno giovane.

Aveva quarant’anni.

Certo anche la storia che Conn ha come bagaglio non è semplice, lui ha alle spalle un’infanzia dura, sino a quando non diviene un campione di pugilato…

Ed Eleanor lo trova così interessante, la sua imponenza fisica la attrae, e anche la sua storia la colpisce come un gancio in pieno viso.

Tutte le volte che era con lui, non era se stessa. Il brutto dell’amore era che rendeva diversi; ti faceva comportare in modo irrazionale.

Forse all’inizio lei nega i suoi sentimenti, anche a se stessa, e si nasconde dietro quell’antipatia che indirizza verso quest’uomo così lontano dal suo ideale. Eppure si trova improvvisamente a non riconoscersi più, ad essere una nuova Eleanor, capace di cedere alle rimostranze del cuore e mettere da parte, forse, la ragione..

Dal canto suo, Conn non resta indifferente nei confronti di questa donna, e questo sentimento lo spinge verso di lei.

Il sorriso di Eleanor era così potente che avrebbe potuto buttarlo fuori dal ring..

Sin da subito l’autrice ci mette a conoscenza dei sentimenti e dell’attrazione tra i due protagonisti, ma ci dà anche un assaggio dei loro caratteri che non sono poi così morbidi. E proprio questo dà vita a dialoghi vivaci tra i due.

Eppure, l’autrice ci mostra anche il lato tenero di una storia d’amore inusuale, che nasce nel bel contesto natalizio, quasi come se questo periodo sia foriero di miracoli d’amore.

Ammetto di aver trovato in queste pagine una storia bella, divertente ed emozionante, forse un po’ veloce nello sviluppo, ma complessivamente congruente al contesto in cui si sviluppa

La narrazione è semplice, raffinata e mai volgare, riesce coinvolgere nella lettura senza stancare o fuorviare il lettore, che di certo non resta deluso, perché trova ciò che cerca, una storia leggera e carica di sentimenti, in particolare quelli di due cuori che hanno unito le loro solitudini riconoscendosi come metà che si completano.

Un racconto natalizio molto carino e dolce, che concilia le menti e i cuori e conduce nelle atmosfere del Natale .

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà… buona lettura!

“Solo la verità, 1832” di Octavia K. Sour, io me lo leggo editore. A cura di Alessandra Micheli

Solo la verità 1832- Octavia K Sour

 

Il libro di Octavia K. Sour appartiene di diritto e oserei dire con orgoglio alla meravigliosa schiera dei miei amati libri adolescenziali, quelli che si nutrivano di atmosfere eleganti eppure cosi intricati da dover svelare a noi assetati lettori i più arcani segreti.

E cosi le apprettanti situazioni tipiche di un età sognante ci aprivano solo il contorno che racchiudeva sicuramente un segreto cuore, pulsante di misteri e di segreti.

E cosi è solo la verità.

Nel primo volume assistiamo alle iniziali vicende, tipiche del vittoriano, della giovane LeeAnn divisa tra un amore fraterno che piano piano diviene altro.

I due affascinanti fratelli ombra e luce, la sentono da subito cosi fragile da doverla proteggere d è un quel rassicurante bozzolo che Ann cerca di diventare donna.

Ma non è facile se assieme a pane imburrato e adorabili tartine al crescione, ci si nutre ogni giorno del rancido lette dei segreti.

Perché in tutta la vicenda c’è un non detto che rompe la serena atmosfera di una quotidianità divenuta tale dal mio ossessivo leggere i vittoriani. Un periodo di contraddizioni che rivivono fortemente in quel libro.

Ann è lo spirito di chi resta compresso in una serie di convenzioni sociali che fanno del non detto, del disdicevole il loro mantra.

E con quella strana canzone nelle orecchie, Ann è la fata evanescente che fa innamorare i fratelli ma che al tempo stesso la allontana dalla realtà Non può esserci reale, né vero amore senza verità.

E la verità aleggia, fa capolino, dci seduce per poti negarsi perfidamente nelle ultime pagine, che restano sospese.

Aspetto sicuramente di leggere il seguito per donarvi una recensione più completa.

Ma.. Una cosa ci tengo a dirla e sottolinearla.

Il romanticismo e la bellissima empatia tra Ann e Lawrence resta quasi offuscata e racchiusa, nascosta in un atmosfera rarefatta e caliginosa. Perché mentre Terence, il fulgido dio Apollo sembra apparentemente il più solare, il più libero dei due fratelli dedito al piacere della vita.

In realtà a un occhi ottenuto lui è solo la catena che tiene la nostra Ann ancorata al terreno.

Le tarpa le ali, la fa vivere un amore che ci dona quasi un senso di claustrofobia e incompletezza.

E’ la consuetudine che si fa carne e decide di rapirle il cuore.

E Ann che non è affatto abituata alla libertà, che è sempre cresciuta all’ombra di un mistero, si accontenta.

Decide di percorrere una strada tracciata ma piena di nebbia, di perché e di troppi forse.

Mentre Lawrence, cosi ombroso e cosi schivo, rappresenta la meravigliosa libertà di essere, semplicemente se stessi, forse alieni da un certo buon vivere, da una accettazione totale della società, ma fondamentalmente più felice.

Perché tutt’uno con un anima da curare non da nascondere sotto il redingote da dandy.

Lee Ann saprà allora liberarsi dalle sue catene?

Potrà la verità donarle la vera indipendenza?

“Fregiate virtù ed inconfessati vizi” di Monika M. self publishing. A cura di Ilaria Grossi

 

” La spina resta conficcata nella carne, lacera l’ anima, inchioda il cuore ” Monika M

 

Londra, 1813.

Miss Cecilie Juliette lascia la sua Parigi trasferendosi in una Londra grigia e oscura, come l’ anima del libertino Lord Byron che sfiderà con indifferenza e astio, pur consapevole di essere una pedina nelle sue mani

 

” Lord Byron era assoluto veleno “

 

Cecilie Juliette, inesperta, curiosa e irrequieta si macchierà di sangue, in un gioco perverso di seduzione e sottomissione, umiliata e allo stesso tempo carnefice delle sue vittime. Cecilie scoprirà i lati più oscuri del suo io, ciò che realmente desidera, ciò che brucia la pelle e l’ anima dove paura e terrore sono luci fioche rispetto al desiderio perenne che l’ attrae verso l’ignoto e l’essere posseduta

 

” Occorre passare attraverso infiniti errori per conoscere se stessi, ed unicamente l’ esplorazione del nostro sentire ci rivelerà infine cosa siamo e cerchiamo in questa vita”

 

L’incontro con Sir Cox, investigatore misterioso e arrogante, farà cadere Cecilie nella sua rete, in un buco senza fondo, ipnotizzata, richiamata da lui come la falena attratta dalla fiamma

 

Cosa c’è di più infelice che arrivare a sfiorar ciò che si desidera, assaggiarlo e poi vederselo portare via? “

 

Degradazione, umiliazione, Cecilie toccherà il fondo di un amore malato, perverso e così tormentato.

Quanto sarà disposta a sopportare Cecilie?

Vittima o carnefice o semplicemente complice?

Sir Cox e Cecilie

” re e regina, prigionieri della stessa scacchiera”

” Quell’ amore era malato, ma era il suo amore”

 

Non aggiungo altro e vi invito a scoprire la storia tormentata di anime inquiete e complicate, la cui essenza vita è nell’essere consapevoli di non poter essere diversamente.

Lo stile di Monika M è graffiante e intrigante, il romanzo è capace di ipnotizzare il lettore, incuriosito e affascinato da inconfessabili pensieri e desideri di una giovane donna forte e virtuosa.

Buona lettura Ilaria