“Divagazione su un destino comune” di Michael Robert Michon, Castelvecchi. A cura di Alessandra Micheli

Eccomi qua davanti al PC di nuovo, a provare a raccontarvi le mie emozioni.

Vi sono mancata?

Spero di si, anche se sono stata assente per poco.

Ultimamente mi piace molto prendermi tempo per me.

E mentre fisso la finestra e baluginano mille luci piene di uno strano calore, il cuore finalmente smette di vagare irrequieto.

Vorrei mille, cento serate come questa.

Adesso che un calore sale dall’interno e si irradia in ogni parte di me.

Anche ora, che fuori si prepara il freddo che oggi sorride, mentre torneremo a casa, dentro quell’anima che abbiamo dimenticato per troppo tempo.

Spaventati dalla nostra mortalità.

Spaventati da questo mondo che andando sempre di corsa si dimentica di noi.

E’ ora miei lettori.

Ora di accompagnarvi nei luoghi oscuri, nel profondo di voi stessi, attraverso le paura che spesso ci ancorano a terra.

Vedete, voi potete avere una vita ricca di mille impegni, di chissà quante soddisfazioni. Potrete sentirvi liberi, e vincenti.

Ma finché non incontrerete signora morte e Messer ignoto, il tanto viaggiare non vi servirà proprio a nulla.

Fidatevi.

Ci sono passata e riempire la vostra vita di rumore, affinché la solitudine non turbi la vostra quiete non vi servirà affatto.

Ecco perché stasera, con questa calma dolce amara che mi trapassa lo spirito, stringo a me il libro di Robert Michon.

E’ vero, io ho una dannata passione per quest’autore.

Lo trovo straordinario.

Ma non è per questo che il libro, questo libro è diventato per me fondamentale.

Questi racconti, queste pennellate intinte di nero, seppur grondanti somma poesia, sono un grande, indimenticabile fondamentale invito: quello a danzare con quell’Altrove che, in un modo po nell’altro, irrompe nella vostra vita.

E’ l’irrazionale che sconvolge esistente apparentemente monotone e banale.

E Robert le descrive in ogni forma.

Nel primo racconto è spaventosa, cruenta e situata nella regione di quell’organismo umano, che persino la scienza riesce a gabbare.

La mente signori miei.

Che straordinario organo.

Che orribile organo, cosi incapace di essere limitato.

Cosi pericoloso con quella sua sfrontata ricerca della supremazia.

Di uscire dai ristretti schemi e incontrarsi con la follai latente in ciascuno di noi.

Per poi una volta che il mistero, quel non logico, non consueto inizia a serpeggiare, sotto la porta chiusa, beh il libro assume un ritmo sempre più inquietante.

E seducente.

E cosi le nostre vita sono miracolosamente toccate da qualcosa che, risveglia, scuote e ci rende improvvisamente fragili.

E sperduti.

Noi non siamo altro che particelle di polvere, pronte per essere spazzate via, o per essere racchiuse tra dita frementi.

Siamo soffi di infinito decisi a dimenticare la propria natura.

Ecco che divagazioni di un destino comune diventa una sorta di memento mori..

Perché la vera irrazionalità di questo strano viaggio a cui teniamo particolarmente, l’Altrove che si mostra davanti a noi, che rende la nostra vita assurda, incompleta, difficile, e sofferta non è altro che la morte.

Porta per alcuni.

Totale oblio per altri.

Incontro con un Dio che ci accoglie come figli perduti.

O scherzo di un burlone che ha deciso di giocare a scacchi con noi, fino all’ultima fatale mossa.

Ecco che la magia, il mistero che ci tocca, che ci toccherà, quel destino verso cui il binario ci porta non è altro che una signora timida, malinconica e abituata a essere odiata.

Ma è quello il vero Altrove.

Quello visitato dai sogni.

Quello che si sveglia dentro di noi e rende questo percorso spaventoso, unico e straordinario.

Quello che si spaventa, quello da cui il rumore speriamo ci allontani.

Stasera sono qua io e il libro, io e Michon.

A far pace con te signora morte.

E sperare un giorno di dirti con serenità queste parole

Quello che sento

Non riesco a spiegarlo

E tu sei vestita di bianco

Ti immaginavo diversa e cattiva

Pensare che sembri una cosa viva

E voglio guardare per l’ultima volta
Gli alberi, i fiori, lo sai, è primavera
Adesso la sera arriva più tardi
E i giorni già sono più caldi

Ma adesso se vuoi possiamo anche andare
Ho fatto le cose che avevo da fare
Ho detto le cose che avevo da dire
Adesso io posso
Adesso io voglio venire

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

3 pensieri riguardo ““Divagazione su un destino comune” di Michael Robert Michon, Castelvecchi. A cura di Alessandra Micheli”

  1. Ciao Alessandra, ho letto la tua recensione e mi ha aperto il cuore, per l’entusiasmo sincero e la piena comprensione e sintonia con le emozioni che vivo e cerco di comunicare. Oltretutto, è scritta benissimo: hai aggiunto altra poesia a quella che provo a infondere ai miei racconti. Grazie! Michael

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