Ci siam sorrisi e in un lampo
Ci siamo trovati con trent’anni in più
Ma son trent’anni rubati
All’invidia del tempo e sei sempre tu
Roberto Vecchioni
Ho letto questo libro sulle note del mio prof.
E’ strano non trovate?
In fondo si tratta di un gotico perfetto, diviso equamente tra sangue, morte e oscurità.
Lapidi e cimiteri, morte e demoni, nebbia che avvolge e sovrasta una Londra fumosa, partorita direttamente dia immaginazioni più tetre.
Eppure…
So che la Fall ha desiderato dipingere un affresco diverso dal solito, dalla dolcezza di libri in cui la fantasia è leggiadra e soave, dove l’ero non è spezzato o almeno non ci appare in tutta la sua disperata angoscia.
Lo so.
Ma mai, mai ho letto qualcosa di cosi intenso e commovente.
Di un’anima ferita, ridotta in brandelli che si accende id luce quando incontra occhi color cielo.
Cosi limpidi da non sembrare neanche di questo mondo.
Un altra anima che grida forte per essere vista.
Ecco.
La canzone del prof è adatta proprio a Cour de revenants.
Perché il cuore dei ritornati non è soltanto un famigerato covo ululante di demoni.
O almeno io l’ho interpretato in modo diverso.
Il cuore di ogni ritorno, è quello che non mostriamo al mondo.
Agli altri.
Indossando sempre la nostra maschera.
Vendetta, rabbia, o cinismo.
Sarcasmo o semplicemente una famelica voglia di rivalsa.
In questo affresco i protagonisti sono altrettanto anima che si sono perse.
Attenzione, non perduti.
Ma coloro che non sanno più, davanti a un bivio, che strada prendere.
E soli, indifesi iniziano a ringhiare.
Ma quello che forse, sottolineo forse, desiderano è il calore.
Che sia di un cantuccio caldo fatto di coperte o una mano capace di togliere l’inverno dal cuore.
Ed è quella parte cosi sognante e cosi cupa che mi ha letteralmente fatta innamorare.
Che ha fermato la mia brama di lettrice vorace, per farmi assaporare ogni descrizione, ogni dialogo, ogni piccola sfumatura.
Perché è questo signori miei il gotico.
Non solo ombre senza quasi un significato.
Ombre che vengono smarrite dal sole cocente.
Il gotico è quella parte del nostro io che sfugge dalla ragione che tutto spiega.
È il mistero, il sogno che sveglia durante la notte, che ci lascia tremanti forse, ma vivi.
E’ quel romanticismo che si cela in angoli impensabili del nostro percorso umano.
Lapidi, perché nella lapide è inciso il ricordo.
E noi senza ricordi siamo nulla.
Anche se questo risulta feroce se dilania le carni.
E’ quello il punto di partenza.
Pertanto, chi ama questo genere non teme affatto le ambientazioni classiche come cimiteri o i boschi cupi.
Sono in quegli antri che abbiamo nascosto parte di noi.
In luoghi in cui la corsa contro il tempo, contro noi stessi e contro quel mondo che ci vuole plasmare, è finalmente conclusa, quando viene inglobata in una idilliaca pace.
Nel bosco profondo, dove le parti più preziose di uno spirito ferito riposano, al riparo da occhi indiscreti.
Persino li, dove aleggia la paura come ombra sul lago, troviamo noi. Perché in ogni terrore notturno,noi possiamo fare amicizia con lati che il giorno non tollera.
Proprio perché sono veri, autentici, percorsi per crescere.
E in amori che non sono affatto tossici.
Ma che sono fondamentali per non cadere a pezzi, in quegli attimi in cui qualcosa ci trafigge e ci lacera.
Un attimo.
Un sorriso.
Un attimo.
Un eternità.
E mentre la lotta imperversa, alimentata da segreti che spero scopriremo piano piano, il mio cuore beve come un assestato la descrizione sublime delle vicende di Lena e di Elios.
Quando in un abbraccio che sembra non aver mai fine, trovano finalmente il loro posto nel mondo, mentre tutto il resto, vendette, odi, sangue, guerra e potere, non è altro che un rumore di fondo, indistinto e senza senso.
E cosi mentre accarezzo la pelliccia soffice di Ecate ( chi è lo scoprirete poi) una lacrima libera un anima intrappolata da troppe catene.
E mi sento finalmente meno rotta.
Portami via
Se ho freddo coprimi
Portami via
Se torno stringimi
Stringimi forte stasera
Ti sei primavera
Io sono l’inverno
Stringimi stringimi ora
Perché ho seri dubbi
Di essere eterno
Roberto Vecchioni