Arrivederci Halloween… Con un ghigno ci congediamo assieme a “Zucca storta, zucca vuota” di Caterina Franciosi, Delos Digital. A cura di Alessandra Micheli

Bentrovati pellegrini.

Eccoci alla fine di questo viaggio nell’Altrove.

Abbiamo visitato luoghi magici e stregati.

Abbiamo dato un occhiata a quel variegato mondo, dove siamo nati dai vostri sogni, dai desideri più reconditi.

Da quella voglia di bizzarro, di strano, di assurdo e di un immaginazione senza confini.

Vi abbiamo raccontato storie d’amore, di orrore e di incanto.

E ora eccoci.

Le ventuno e risuonano i canti di quelle ombre relegate nel suolo per tutto l’hanno.

Ora è il nostro turno.

Sorrisi ghignanti, occhi di brace.. mostri e ragni giganti.

Ma anche sogni e misteri che oggi si incontrano e danzano assieme a noi.

Non abbiate paura.

Non è cosi pericolosa questa feste.

Lo è per i cliché.

Lo è per la banalità.

Lo è per il rassicurante tram tram di ogni giorno.

Lo è per quella società che è cosi regolare, cosi strutturata, cosi dritta.
Noi siamo sghembi.

Un po’ come quell’anima che indossa oggi maschere e innalza muri.

Che finge e si nasconde cosi come la luna si nasconde dietro le nuvole.

Stasera potere rivelare ogni vostra imperfezione.

Accolti tra le braccia di strane forme.

E ora ecco alla finestra brillare una fiammella dentro una zucca, spaventosa.

E’ storta.

Deforme.

Eppure…custodisce un segreto sapete?

Se un desiderio alla luna verrà sussurrato, qualcosa nel buio lo accoglierà.

Ma badate bene.

Ogni senso di colpa, ogni rimpianto viene a nutrire quella forma che non vi lascia affatto tranquilli.

No, non è un demone.

E’ quello che si cela dentro l’essere umano.

E’ quella volontà di fare la cosa giusta e quella strana attitudine a sbagliare.

Per incuria, per svogliatezza.

Per vigliaccheria, per indifferenza.

Ecco che la zucca sorride con un ghigno sempre più imponente…fino a che il buio lo inghiotte.

E allora inizia una macabra danza.

Il patto è concluso.

Zucca storta, zucca vuota..compie la sua malia…

il senso di colpa diventa carne e vi distrugge.

Nel profondo rendendovi..semplici burattini.

Zucca storta, zucca vuota allora ride feroce.

Vi ha incantato, gabbato, cosi come fece tempi lontani Jack…

E voi forse davanti al suo volto potrete fare i conti con l’ombra dentro di voi.

E vi auguro, che la vostra anima sia integra e interamente vostra..

Che cvi vi alberghino rimpianti e desideri blasfemi..

Altrimenti sarete perduti, divorati da quella zucca cosi sghemba, cosi assurda ma cosi reale.

Buon Halloween Pellegrini.

Il regno magico si trova li “Oltre il bosco” di Melissa Albert, Rizzoli editore. A cura di Jessica Dichiara

Posso vederlo, dunque posso crederlo, mi ostino a crederlo e nel farlo sono convinta che la mia immaginazione sarà sufficiente a portarmi in salvo.

Alice e sua madre Ella scappano da ciò da cui non si può fuggire eppure nel farlo mi fanno credere che sia possibile evitare la sfortuna.

Nonna Althea vive segregata a Hazel Wood, in una casa turrita nel cuore di oscure foreste. Sua figlia scappa da lei. Perché?

Stai lontano da Hazel Wood

Sono arrivata in un Altrove fatto di storie in cui tutto può succedere, di atmosfere oscure, di contorni luminosi, di profumi di fumo, fiori o sale. Un Altrove di ballate di assassini dalle quali bisogna stare lontani.

Un Altrove in cui l’unico modo per spezzare l’infinito ciclo di autostrade, nuove scuole e odore di case sconosciute diventa chiudere gli occhi e sognare. Nel sogno si può immaginare una libertà fatta di cenere e lettere bagnate.

Alice.

In fondo a pensarci bene è tutto nel nome.

La curiosità, incentivata dal divieto di sua madre porterà la nostra giovane dentro un mistero che la vede protagonista di un libro riscritto più volte.

Alice sente, ha sempre sentito, di non essere sola e sa che qualcosa di importante intorno a lei è destinato ad accadere e in questa attesa non dimentica di dirci la sua agitazione, la sua ansia, le aspettative, le delusioni e i battiti accompagnati da respiri concitati.

Racconti dall’Oltremondo, libro scritto da nonna Althea, è il ponte di Alice con una figura di cui sua madre ha evidentemente paura e dalla quale costantemente la mette in guardia e sarà il mezzo di cui questa favola si serve per portarci in un mondo oscuro pieno di segreti e bugie.

L’ho seguita fin dove ho potuto, tra alberi senzienti e odore di terra senza mai avvertire il disagio, come se anche io da sempre, come Alice, fossi destinata a quei luoghi in cui i sentieri erano cosparsi di grassi petali gialli che profumano di toast imburrati.

Tutto normale dunque.

Cupa, crudele e misteriosa un’ombra ammanta Alice dopo la scomparsa della madre e la giovane si vedrà circondata da una realtà terrificante mentre qualcuno sembra muovere i vili di una storia destinata a farsi mistero.

Un viaggio di ricerca in cui le speranze a cui aggrapparsi saranno veramente ridotte all’osso e nonostante ciò non ci sentiamo mai veramente in pericolo né tantomeno estranei ai sentieri che ci troviamo a percorrere.

Ancora una volta siamo noi parte dell’Altrove, l’Oltremondo in questo caso, siamo noi le creature capaci di immaginare e creare storie che ci spaventano tanto e tanto ci affascinano perché sono capaci di condurci fuori dalla nostra coscienza e dalla nostra ragione.

La libertà è un lusso che non tutti si possono permettere.

Un senso che dobbiamo meritarci ogni giorno sgomitando tra altri esseri che per la propria libertà sono disposti a fagocitare la nostra.

Un albergo a volte non è soltanto un albergo…Avete il coraggio a entrare nella “Stanza delle ombre”?Delos Book. A cura di Patrizia Baglioni

Le stanze d’albergo hanno un odore preciso, difficile da descrivere, profumo di disinfettante misto a un sentore di vite.

È un aroma che non proviene da niente in particolare e da tutto.

Arriva dal materasso, dai cassetti dell’armadio, dallo specchio del bagno che ha spiato tutti gli ospiti, ne ha visto l’aspetto segreto, quello che si mostra solo in un luogo estraneo.

Diciamoci la verità, quando entriamo in una stanza di hotel, ci sentiamo in vacanza anche da noi stessi, ci trasformiamo, tendiamo a mostrare il lato più rilassato o quello più lascivo, facciamo quello che non faremmo mai nella nostra casa.

Se una camera d’albergo potesse mostrare ciò che succede al suo interno, cosa vedremmo?

Il dolore.

Sì perché non è detto che hotel sia sinonimo di allegria, a volte una stanza serve per restare soli, per elaborare la propria sofferenza, per fare un bagno di intimità.

Questo è il luogo dove si fanno i conti con i mostri interiori, dove l’orrore esistenziale prende forma.

E nella privacy di una camera, in cosa ci trasformiamo?

Una bellissima ragazza agonizza sul letto pronta a incarnare la forma animale che la identifica, che fa parte del suo DNA, trattiene il carico degli istinti durante il giorno e li libera di notte.

Un uomo sogna in modo tanto vivido da vedere il proprio delirio realizzarsi davanti ai suoi occhi, forse è un’allucinazione, perché non può essere vera, sarebbe terribile se fosse vero, inaccettabile… e invece.

I vecchi hotel poi sono misteriosi, nascondono storie, ci si chiede cosa si nasconde dietro alle porte, a volte si sbircia pure nelle serrature come se qualcosa ci chiamasse dentro.

Un’urgenza di scoprire, una curiosità che di riflesso ci fa scorgere qualcosa di noi.

Le serrature sono ovunque e ci guardano tutti, ci guardano tutti.

Perché esiste tanta sofferenza?

Chi ha condannato gli uomini a tanto dolore?

C’è un’unica risposta che risuona anche nelle camere d’albergo: Dio.

La sofferenza è un richiamo per Dio. La sua esca preferita. (…) Dio si è assopito, si è dimentica di noi. Si risveglia a tratti, solo quando un dolore lo richiama, come un faro. Si avvicina, curioso, vuole dare un’occhiata.”

Questo libro che raccoglie dodici racconti hanno come ambientazione una camera d’hotel, che si trasforma in un set di puro orrore.

La scrittura di Stefano Cucinotta inoltre amplifica le emozioni, tocca in profondità con descrizioni dettagliate che non risparmiano il lettore, annulla la dimensione del libro e libera l’abominio.

Mentre dormo, assorbita dall’oscurità della notte, vedo sulla porta il cartellino “Non disturbare” e allora mi chiedo dovo sono… un hotel?

Sento prima un ringhio e poi arriva l’ombra e la paura ha il sopravvento.

Mi sveglio.

È Halloween… e tutto va bene.

Città magiche, città misteriose…Chi meglio di Londra rappresenta questo binomio? Ecco a voi “Il circolo segreto dei misteri” di Sarah Penner, Harper Collins. A cura di Barbara Anderson

1873. È una notte gelida e la neve cade copiosa sulla campagna appena fuori Parigi, avvolgendo tutto in un silenzio spettrale. Nascosto tra alberi secolari, c’è un castello abbandonato, dove sta per avere luogo una misteriosa seduta spiritica condotta da Vaudeline D’Allaire, una medium di fama internazionale, capace di riportare a galla le inquietanti verità che si nascondono dietro gli ultimi istanti di vita delle vittime di omicidi e risalire così ai colpevoli. Accanto a Vaudeline c’è la sua assistente Lenna Wickes, una mente scientifica che apparentemente è venuta apposta da Londra per apprendere l’arte dello spiritismo, che in quegli anni sta affascinando la società vittoriana. In realtà Lenna è lì per scoprire come è morta sua sorella Evie, grande appassionata di misteri dell’occulto. Ma l’arrivo di una lettera listata a lutto richiama subito a Londra Miss Vaudeline: è stata infatti incaricata di fare luce sull’inquietante morte di un suo caro amico, il direttore della Società Londinese di Studi Spiritici, un rispettabilissimo club maschile. Quando Vaudeline e Lenna si presentano in città, gli eventi intorno a loro cominciano a vorticare e a deformarsi, e mentre il confine tra realtà e illusione diventa sempre più sfuggente, le due donne iniziano a sospettare di essere cadute in una trappola. Non sono solo in procinto di risolvere un crimine, ma forse vi sono invischiate loro stesse…


***

Possibile che ogni qualvolta io decida di riposare debba esserci sempre qualche interruzione?

 Sembra come se le persone avessero un radar, come mi stendo scatta l’allarme e parte la chiamata!

Arrivo, arrivo, non c’è bisogno di insistere così tanto”…

Stanno bussando alla mia porta con talmente tanta insistenza che credo che a breve riusciranno perfino a sfondarla!

Spalanco la porta e il freddo gelido mi colpisce in piena faccia, come una morsa gelida che mi intrappola trascinandomi a forza fuori dal tepore della mia dimora.

Il tepore sparisce e mi ritrovo al buio, vedo le nuvole del mio respiro uscirmi dalla bocca, unica materia mobile in un luogo che sembra immobile, pietrificato, paralizzato. 

A piedi nudi cerco di spostarmi per ritrovare un senso di orientamento: il pavimento di legno scricchiola.

C’è una flebile luce che si muove in fondo a questa stanza che puzza di muffa e di morte. Sento delle voci e intravedo quattro figure…

Mi avvicino:  tre donne e un uomo sono seduti intorno a un tavolo rotondo a tre gambe, un drappeggio ricamato sul tavolo, una candela nera e una bianca, la donna dai capelli lunghi ha gli occhi chiusi, sta pronunciando delle parole… la ragazza accanto le tiene la mano e prende nota su un block-notes, una donna sembra terrorizzata e l’uomo osserva con lussuria la donna dai capelli lunghi ma si guarda intorno incerto… mi avvicino a lui per osservarlo meglio e lo vedo scuotersi con un brivido. 

Mi sento gelida, eppure riesco a sentire il calore che quell’energia umana sta emanando.

Fuori dalla finestra la neve sembra essere incessante, vorrei tornare a stendermi nel mio talamo ma c’è qualcosa che mi trattiene quasi a forza, come se fossi intrappolata in un circolo magnetico dal quale vorrei uscire entrandoci.

La donna inizia il rito di invocazione, sento altri individui avvicinarsi tanto che questa stanza vuota ora sembra perfino affollata, c’è chi ha voglia di parlare, chi ha fretta di arrivare, chi si fa spazio a spintoni tra gli individui che si sono avvicinati insieme a me a questa tavola. 

L’isolamento inizia e sembra come se la donna Vaudeline stia scacciando le persone a cui non sembra essere interessata. 

Alcune spariscono, altre sembrano indebolire la loro presenza, io invece sono ancora qui. 

Sarà che quando mi dicono di fare una cosa io non obbedisco mai.

Motivo per cui forse questo rito particolare su di me non stia funzionando.

La donna sembra entrare in trance. Qualcosa di etereo, di ectoplasmatico sembra fluttuarle intorno fino a essere risucchiato all’interno del suo corpo che si muove, si agita, si assesta frenetico e poi si placa.

Questa è una seduta spiritica e io non credo di essere una dei vivi!

Ok manteniamo la calma, io sono l’inviata dell’Altrove del blog letterarioles fleurs du mal e nel corso di questo evento di Halloween ho viaggiato in diversi modi attraverso le storie delle nostre tappe.

Forse la mia è una morte apparente e temporanea, non voglio stare qui a chiedermi chi mi stia piangendo o chi stia esultando per la mia scomparsa.

Voglio conoscere meglio queste persone.

Lenna è un apprendista medium. È una ragazza che usa la testa, che cerca le risposte che le mancano per scoprire chi ha ucciso la notte di ognissanti sua sorella più piccola, ex apprendista della medium Vaudeline, affascinata dall’occulto, ferma credente di tutto ciò a cui Lenna invece cerca di dare una risposta logica scientifica e razionale. 

Ma il desiderio di scoprire chi le ha strappato la sua amata sorella supera lo scetticismo così decide di studiare spiritismo e occultismo con una delle spiritiste e medium più famose del mondo.

Siamo nel 1873 periodo storico della Londra vittoriana quando gli esseri umani erano attratti ammaliati e affascinati morbosamente dal mondo occulto. Vaudeline aveva collaborato con le forze dell’ordine a risolvere numerosi omicidi attraverso la sua capacità di entrare in comunicazione con le vittime.

Come gli spiriti maligni amano sguazzare nelle debolezze umane così anche alcuni individui che non appartengono al regno dei morti ma a quello dei vivi, quella categoria senza scrupoli capace di manipolare e sfruttare le debolezze umane per trarne profitto.

Mi sposto come un ectoplasma senza meta, il fluttuare fuori da questo castello mi diverte, mi piace e mi fa sentire in un certo senso libera. Giungo in un edificio lussuoso di epoca vittoriana, la sede di una società di studi spiritici, pieno di gentiluomini,solo gentil uomini, nessuna figura femminile a parte me che mi muovo inosservata tra le loro stanze. 

Tra le loro conversazioni maschili ci sono maestri di chiaroveggenza, esperti illustri di occultismo.

Eppure sento l’odore della morte portarmi verso un corpo, quello del presidente di questa illustre sede Mr.Vockman che giace ucciso nella notte di Ognissanti così come accadde tempo fa alla sorella dell’apprendista medium Lenna. 

Coincidenza? Forze soprannaturali che si sono intrufolate nel regno dei vivi per disseminare morte? O si tratta di una vendetta, di una resa di conti, di un crimine perpetrato da una mano umana? 

In fondo i crimini peggiori sono stati perpetrati dai vivi e mai dai defunti.

Accompagno Lenna nelle sue indagini e scopriamo che sua sorella non era forse ciò che Lenna pensava che fosse; perché le persone che crediamo di conoscere celano segreti immensi nel loro cuore e oscuri desideri sconosciuti a volte perfino a noi stessi.

E  mi sento coinvolta in questa opposizione femminista a un’organizzazione patriarcale, una società di uomini che guadagna sulla buona fede e il dolore di donne fragili, vedove e indifese.

Stiamo toccando l’immoralità nella sua vera essenza.

Contro le convenzioni sociali, contro tutto e tutti, le donne di questa storia combattono il male e faranno luce su oscuri intrighi, complotti, frodi e segreti.

Ma soprattutto faranno luce sulla consapevolezza del loro essere donne, l’accettazione del proprio corpo e l’abbandono alle emozioni di un amore forse lontano da ciò che sarebbe stato accettabile in quell’epoca ma grande e immenso come solo l’amore può essere.

Sento una voce lontana che chiama il mio nome: “Andersooon…AAAnderson..

Stavolta non è il richiamo della natura ma quello del mio boss Alessandra Micheli che se mi sta cercando sicuramente è perché ho fatto qualche guaio.

E se non mi sbrigo a tornare sono veramente morta.

Mi avvicino di nuovo a quel tavolo oscuro: ametiste, pelli di serpente e una candela fatta di cera d’api con una flebile fiammella. Sorrido senza che gli astanti si rendano conto della mia presenza… soffio la candela spegnendola, e faccio cadere una sedia.

Sparisco e torno da dove sono venuta lasciandoli col dubbio che un’oscura ed estranea presenza fosse passata di lì per curiosare, per capire, e per spaventare.

È divertente viaggiare Altrove, là dove il mondo dei vivi e quello dei morti sembra non avere più limiti né confini. Là dove tutto è possibile e tutto è concesso.

Buona lettura e al prossimo incredibile viaggio.

Il cimitero non è sempre un luogo accogliente.. Ecco a voi ” Requie di un solo giorno” di Jack Lion, Horti di Giano. A cura di Alessandra Micheli

Seguitemi pellegrini.

La strada è sconnessa state attenti.

Non inciampate mi raccomando e non restate indietro.

E sopratutto, tenete stretta la mia mano.

Il cielo è ombroso e piange gocce gelide di pioggia.

Fuochi fatui danzano attorno a voi e illuminano questa tetra oscurità.

Dove siamo chiedete?

Nel posto in cui tutto inizia e forse tutto finisce.

Non vedete, ordunque, quelle forme biancastre?

La dietro il bosco, oltre quell’arrugginito cancello.

In fondo alla strada dove la curva muore tra le braccia delal luna.

Siamo nel principio dei principi.

Nel luogo del riposo eterno..

Eh si.

Vi ho portato nel posto dell’altrove per eccellenza…un cimitero

Avete già i brividi vero?

Sentite una sorta di vibrazione che sale lungo la colonna vertebrale..

e’ un rifiuto per voi umani, cosi attaccati a questa dimensione.

Eppure ditemi…non vi sta forse stretta?

Non è quel senso di soffocamento dato dalla materia che rende questa festa cosi seducente?

La musica di Halloween in fondo, suona da sempre nei vostri cuori.

La sopprimete.

Fate finta di non udirla..

E’ un lamento di catene è vero.

Ma se prestate orecchio…si sono note liete e lievi, come di balli folli attorno al fuoco, irriverenti e sopratutto liberi.

Liberi dalle costrizioni di una società che sfugge lontano dall’immaginario.

Che lo separa dal consueto, relegandolo laggiù nel sottosuolo.

Ma la magia non può essere fermata sapete?

Ella ribolle come se fosse una fonte sotterranea, infuocata dal risentimento per essere stata ingiustamente esiliata.

E ribolle, ribolle fino a eruttare orrori e oscurità, proprio davanti a voi che correte lontano.

Ecco perché questo cimitero non è affatto silente.

Si sentono voci, risate malefiche.

E vedete?

Quelle tane simili a quella del nostro bianconiglio, in cui una luminescenza verdastra,malsana, vi invita a entrare.

No.

Non fatelo.

Laggiù, negli anfratti crepuscolari di gallerie senza fine, qualcuno vi sta attendendo. Deciso a farsi ascoltare.

Deciso a tornare a dominare il mondo.

E’ una storia davvero terrificante quella che il nostro Bardo vuole raccontarvi.

Di divinità dormienti.

Di tabù infranti.

Di innocenze violate, spazzate via dalla necessità di fare i conti con la paura.

Con orrori inimmaginabili.

E’ il luogo di un finto eterno riposo, il requiem di un solo giorno.

Di una finta promessa di pace.

Quando poi la notte cala e i pianti sommessi sono un ricordo lontano..un cupo custode vi risolve un sorriso sulfureo.

E la scena si anima di…indicibili mostruosità.

Eppure, mentre assisterete impotenti davanti alla festa dell’Altrove, divenuto orrore, qualcosa si agiterà in voi.

Un richiamo antico.

Una sorta di ancestrale ricordo.

Perché le divinità qua mostrate noi le conosciamo molto bene.

Infestano il sonno de probi.

Sono i richiami dell’antico Dormiente.

Che lassù, tra stelle remote, sogna sempre di scendere a terra e tornare fiero a camminare tra i mortali atterriti.

La battaglia inizia.

Siete pregati di assistere ma…non lasciate mai, mai la mia mano.

Neanche quando spettri di chi avete amato, vi faranno cenno con uno scheletrico dito.

Che le Requie di un solo giorno abbia inizio.

In questa danza un antica voce rimbalza tra le lapidi incrinate.

Sa di moderno, ma sa anche si antichi talenti.

Perché il nostro menestrello ci sa fare con l’arte della parola, intessendo un arazzo di sangue e polvere che richiama lo stile di un meraviglioso Stevenson, di un crudele Meyrink, fino a ricordare le follie lontane del nostro venerato Edgar.

E cosi la storia delle storie, questa lotta epocale con il sommo Incubo si dipana filo per filo, abbellito dalla prosa e del ritmo serrato.

E voi sarete cosi coraggiosi da non chiudere mai gli occhi?

Dalle oscurità remote della terra arriva…”Qualcosa di malvagio. Profezia” di Mauro Mollo Garbero. Horti di Giano. A cura di Alessandra Micheli

Benvenuti miei pellegrini.

Siamo quasi arrivati alla fine del nostro viaggio.

Siete pronti a affrontare un altro orrore?

Stavolta sarà non soltanto agghiacciante ma..suadente.

Cosi come può esserlo soltanto il sogno di una libertà sfrenata.

Proprio cosi.

Per secoli l’umo ha compreso di dover sottostare a un sacco di leggi “divine” che oter4ssero preservare l’armonia del cosmo.

In ogni cultura, in ogni religione era la Maat egizia, ossia la legge dettata dall’Enneade delle divinità a gestire e organizzare l’esistenza umana in conformità e in armonia con quella del cosmo.

La regola in fondo era la stessa per tutti: cosi in alto e cosi in basso.

Ciò significava quindi dividere certi gesti, certi comportamenti e certe scelte in consentite e quindi sacre e in vietate quindi blasfeme e circonfusi di tabù.

Alcune, ovviamente, sono valide per ogni epoca e ogni stato, come non uccidere, non rubare, non distruggere il legame tra noi e l’ecosistema.

Altre variavano da cultura a cultura.

Pertanto esistevano lati dell’essere considerati, appunto, impuri, regioni dell’io adombrate dal velo, necessario, appunto per poter ditinguere accessi consenti e negati. L’uomo si sentiva si elargito del libero arbitrio ma al tempo stesso profondamente limitato nel suo esercizio.

Dov’era la libertà se non potevate esprimere a trecentosessanta gradi i bisogni e inconsci desideri?

Come potevate definirvi liberi se il lato oscuro andava controllato, silenziato o peggio negato?

E per quanto dotti filosofi, magi e saggi di ogni tipo ponessero al centro della riflessione ontologica il vero concetto di libertà (esplicato perfettamente da Gasber con libertà è partecipazione e quindi bene comune in cui rinunciare alle proprie egoismi particolari) l’uomo si sentiva sempre ingabbiato.

Ed eccoci qua al libro in questione.

Se vi domanderete “era necessario un altro libro di stampo lovrecraftiano?

Io posso rispondervi si.

Perché anche oggi avete bisogno di quei miti, magari riscritti, ristrutturati, adattati al nuovo millennio.

Perché siete ancora attratti, non negatelo, dalla promessa del Dormiente Chthulu e compagnia bella.

E sapete il motivo?

Persino a Wonderland esistono regole sapete?

Proprio perché il nostro mondo è espansione di quell’Altrove raccontato dalla Maat cosmica.

E quindi, ogni infrazione ai tabù viene punita con la perdita dell’accesso a questa dimensione.

Lo avete notato nei libri che abbiamo raccontato nelle giornate precedenti.

Basta un gesto contro la natura, contro il cosmo, contro il nostro appartenere all’Enneade divina ( perché è in fondo questo questo che siamo) perchè Wonderland cessi di esistere.

La follia, la bizzarria non è altro che espressione unica e inimitabile del sacro.

Che è ordine e armonia.

Anche nell’orrore esiste quest’armonia, in quanto questa storie raccontano le conseguenze proprio della rottura dei tabù.

Spaventano.

Non sono mai affascinanti.

Eppure.. il nostro Howie (Lovecraft) ha proposto una visione molto diversa…dove il male, la malvagità non è altro che assenza sfrenata di limiti.

Ecco che i Grandi antichi vi regalano la promessa di una strana resurrezione della materia.

Niente limiti.

Niente vincoli.

Niente morale.

Al di sopra di tutto una mentalità aliena in cui trovare uno strano e mefitico ristoro. Ecco che qualcosa di malvagio non fa che ripercorrere le stesse strade del solitario di Providence in una veste nuova, attuale e antica la tempo stesso, laddove è l’emergere del nostro amato dormiente l’unico sogno da cui forse non vogliamo davvero svegliarci.

E cosi i miti sono rinnovati e restituiti a voi, voi che vi sentite ingabbiati.

Voi che vi sentite stanchi del pensiero e della coscienza.

Voi che sognate ancora il momento

Sogno il giorno in cui usciranno dai flutti e stringeranno negli artigli immensi i resti dell’umanità insignificante, logorata dalle guerre… il giorno in cui le terre sprofonderanno e il fondo oscuro dell’oceano salirà in superficie, nel pandemonio universale.

Qualcosa di malvagio sta arrivando.

Ma stavolta non riuscirete affatto a allontanarvene..anzi correte tra le sue braccia, come ho fatto io, sprofondando nell’oscura malia di questo libro.

E finalmente eccoci arrivati a Halloween! Il nostro Stregatto ci condurrà nei luoghi più infestati dell’universo letterario. Iniziamo con “Il rito di Villa Triste” di Alessandro Pedretta e Stefano Spataro, DZ edizioni. A cura di Jessica Dichiara.

Il San Cristobal El Principe sono sigari cubani molto piccoli con aromi leggermente pepati e note dolciastre, accompagnate da una piacevole evoluzione e da una moderata forza.

Perché qualcuno potrebbe preferire un sigaro corto a uno lungo?

Il piacere non è univoco, non si può solo prendere ma si deve essere anche disposti ad accettarlo, a concedersi il lusso e il tempo di goderne. Non tutti abbiamo questa disponibilità, c’è anche che non ama prolungarsi troppo nei processi delle cose.

Villa Triste è il nome con cui venivano identificati diversi luoghi delle città in Italia durante la seconda guerra mondiale, dopo armistizio del 1943 e la nascita della Repubblica Sociale Italiana. Luoghi in cui i nazifascisti operavano le loro torture.

Luoghi dai quali provenivano urla che se drizziamo bene le orecchie sono ancora udibili nel profondo delle nostre coscienze.

Firenze, Roma, Milano, Trieste, Genova, Mantova, Biella, Pavia hanno avuto la loro villa Triste in cui si commisero crimini efferatissimi contro l’uomo e l’umanità.

Il viaggio di oggi nell’Altrove ci porta però nel 1999. Ci aggiriamo per le strade di Milano, dentro il cuore della metropoli, al fianco dell’ispettore di polizia Mario Koch, alla ricerca di criminali… ops no, no. Il nostro ispettore è un criminale.

In giro per Milano dunque le nostre tappe saranno dedicate alla ricerca del piacere e delle droghe e il nostro ispettore ovviamente non si fa nessuno scrupolo a utilizzare la propria autorità, la propria forza e la propria influenza per procurarsi ciò che vuole.

Aldo Cocini è felice. Non contento. Proprio felice. Lavora al Museo di Storia Naturale, neoassunto per aprire e chiudere il museo e dare una pulita alle teche e alle sale. Un lavoro poco impegnativo che ha ottenuto senza particolare difficoltà.

La vita di Aldo e la sua storia sono però invase da inquietudini e strane presenze, dubbi, spirali contorte di pensieri con cui deve convivere.

La storia ci porta a Villa Fossati a Milano, la Villa Triste degli anni della Repubblica Sociale. Una residenza in stile neorinascimentale in cui nel ’44 vennero torturati diversi partigiani e antifascisti, le cui urla arrivavano fin sulla strada.

L’ispettore Koch in questo luogo vivrà il proprio incubo a cavallo tra realtà e feroce, drammatica, spietata, fantasia.

Conosceremo insieme a lui il male estremo, quasi inconcepibile per l’animo umano. Vedremo rivivere un passato peggiore di qualsiasi fantasia e un nome conosciuto a chi ha navigato per interesse personale o per studio nella guerra.

Varcare le porte di villa Triste con questo romanzo sarà un’esperienza oltre la coscienza e la nostra naturale abitudine ad autosalvarci e autoassolverci.

Quanto bisogna sfidare il male per creare il bene?

C’è un canto intrappolato in queste pagine, un canto oscuro, tenebroso, apocalittico, una nenia intonata da facce senza bocche, un sorriso triste in attesa della fine.

Luoghi magici e luoghi stregati vi aspettano. Guardate! In quella porticina con una strana insegna troverete “L’emporio degli incanti” di Tanya Huff

È una notte senza stelle, fredda, strana, come solo una donna sa essere. Alzo gli occhi dal libro che sto leggendo e vedo i protagonisti fare il loro ingresso impavidi nella mia sala da pranzo. La prima a entrare non dovrebbe essere qui, lo so io e lo sa lei.

Dovrebbe essere Altrove, ma forse sono io che non sono più vicino alla finestra a spiare la notte, forse sono io che ancora una volta mi sono lasciata trasportare nel luogo in cui ogni lettore che lascia la porta aperta alla propria fantasia è stato almeno una volta.

Benvenuti nel mio Altrove dove la magia renderà tutto possibile.

Esistono diversi tipi di personaggi in letteratura con diverse caratteristiche e potenzialità. Uno di questi personaggi, secondo me uno dei più affascinanti, è “il personaggio invisibile”. Quello che c’è senza esserci veramente.

In questo caso sto parlando della nonna di Allie, protagonista e membro di questa insolita e molto femminile famiglia. La nonna è proprietaria dell’emporio. Anzi, potremmo dire in un certo senso che la nonna è l’emporio.

Tutto ciò che accade, che viene sentito e percepito, che viene fatto, poggia le basi sul giudizio di questo fantasma attivo nella storia in grado di scatenare tempeste e di tenere in sospeso contemporaneamente sia il lettore che i personaggi.

È il personaggio che alla fine della storia si lascia conoscere meglio, attraverso il suo negozio, con i suoi incantesimi, la sua comprovata originalità che trasuda dai ricordi di chi ha avuto, il piacere, il dispiacere o l’onore di avere a che fare con lei.

La magia nell’Altrove è questa volta una magia legata alla famiglia, legata al sangue. Una magia che non ci viene spiegata ma ci viene lentamente svelata, viene donata a noi che immaginiamo di esserci e di poterla dominare.

La magia in un libro rende tutto possibile. Cambia la realtà, blocca la forma, viene percepita a pelle e coincide con la voglia del lettore di indagare e affermare la propria potenza sulla storia. Può essere in un certo senso posseduta e sperimentata con l’immaginazione.

Allie è ribelle, giovane, attenta osservatrice e contestatrice impegnata, membro di questa grande e pazza famiglia, la famiglia Gale, che in un modo del tutto privo di razionalità finirà per adottare il lettore e trascinarlo in un mondo fatto di incantesimi e magia popolare.

Allie è donna, ed essere donna in questo romanzo è fondamentale, perché solo l’animo femminile qui può essere pienamente Altrove. Sono le donne in questa famiglia a possedere il potere. Sono superiori numericamente, sbilanciate, stravaganti ed eccentriche.

Impossibile non adorarle.

Carta e penna soprattutto all’inizio per segnare l’albero genealogico di questa famiglia un po’ pazza e un po’ magica che invaderà il vostro Altrove con ironia e luce.

L’ho invidiata, lo ammetto. Ho invidiato Allie, avrei voluto essere al suo posto con tutti gli intrighi e le follie che avvolgono la sua vita. Una parte oscura e solitaria di me avrebbe voluto poter contare su questa famiglia.

Poi ho pensato che non ho bisogno di vivere una vita non mia e che la follia sarà sempre parte di me, ovunque andrò e qualsiasi cosa farò. Avrò sempre un posto nella bottega degli incanti e nel cuore di chi non ha bisogno di giudizi.

Mi siederò raggomitolata come Joe nella piccola rientranza della porta, con la testa appoggiata al vetro e le braccia strette attorno alle ginocchia e quando mi chiederanno cosa ci faccio lì risponderò onestamente che non ho nessun posto dove andare e che adoro le ciambelle fritte.

Per il nostro evento speciale non poteva mancare un grande libro, un vero autentico capolavoro “Le streghe di Manningtree” di A.K.Blakemore, Fazi editore. A cura di Alessandra Micheli

Eccoci miei lettori.

Questa è la penultima fermata di questo treno assurdo in cui, coscientemente siete saliti. E siamo qua, nel cuore dell’Altrove.

Dietro questi cancelli arrugginititi eppure brillanti di luce lunare, troverete le custodi di questi giardini di incanto.

Sono loro. Amate, temute, desiderate e a volte invidiate.

Spiriti potenti di quelle donne tacciate, nei secoli del rito blasfemo per eccellenza: le streghe.

Loro signore della notte, sapienti manipolatrici delle energie del cosmo.

Loro eredi di Eva, tentatrici seducenti, belle o orribili a secondo del quarto di luna che ne illumina il volto.

Loro sorgono dalle tenebre, e con risate agghiaccianti gelano il sangue nelle vene dei probi e dei timorati di dio.

O almeno è questo che vi hanno raccontato vero?

Eppure siete nel regno del non sense, dove ogni concetto in cui avete creduto sino a ora, viene ribaltato.

Qua la morte è affatto malevola.

E’ un abbraccio soffice che profuma di cannella.

Gli spiriti non sono certo anime sofferenti ma altresì voci lontane di antichi echi.

Amore, passione o anche vendetta.

Profondamente umane, molto più di alcuni di noi.
Ecco che se osservate bene, la notte rischiare si volti vetusti, magari solcati da rughe o da ferite.

Ma non crudeli.

Queste donne qua davanti a voi sono le vostre antenate.

I polsi feriti dalle corde del pregiudizio.

Frustate dei pettegolezzi.

Rughe lasciate dal pianto silenzioso di chi doveva per forza occupare il posto vacante lasciato da una società che, per perpetuarsi nel nome di colui che è e mai cambia, doveva per forza dividere il mono in buono e cattivo.

Osservatele.

Tra loro ci sono differenze strane e bizzarre.

Donne troppo ricche.

Donne menomate da qualche segno del corpo, come nei o verruche o cicatrici.

Donne troppo belle.

Donne affatto conformi ai dettami estetici delle epoche.

Donne a cui erano stati rubati i sogni o al contrario donne che sognavano troppo. Donne che la senso di colpa non o volevano proprio crederci, perché la vita era un affanno continuo, troppo difficile per poter pensare di meritarsi povertà, irrispettosi comportamenti, e persino il ruolo di Maddalena pentita.

Pentita di cosa?

Perché il corpo seguiva ritmi della luna?

Perché conoscendo il segreto della vita erano avvezze persino ai misteri della morte?

Colpevoli perché desiderose della libertà sacra della coscienza?

O perché sognavano di trarre paicere dal corpo, dal sesso, dal cibo, dalla bellezza?

Osservatele.

Esse sono l’incarnazione del male assoluto: la ribellione.

Ogni donna descritta come strega era e resta capace di dire no ai dettami della società.

Al loro ruolo.

Mostrano l’orrore della paura dell’ignoto, quando corre attraverso la povertà e divide l’indivisibile.

Comunità che si sono appoggiate una con l’altro e che per meno di qualche frustrato rompono quella solidarietà contadina che oggi sogniamo come valore perduto.

Guardatele.

Dietro le figure lacere ma orgogliose, arrivano streghe da tutto il mondo.

Da Salem, da Triora e persino loro, quelle di Manningtree.

Protagoniste di quel ororrore che si è diffuso come un virus.

Che doveva per mantenersi trarre forza dalla creazione del nemico.

Dalla bestializzazione dell’altro, reso mostro e non certo nel senso antico del termine.

Le streghe di Manningtree sono oggi tutti coloro che servono al potere per mantenersi,. Per crescere e per giustificare la propria presenza.

In un mondo che resta binario come nel seicento.

Che resta diviso mentre il re che è sul torno diventa sempre più grasso e arrogante.

Non distogliete lo sguardo.

Le streghe di Manningtree vi stanno tendendo la mano.

Stringetela.

Sollevate orgogliosi lo sguardo e diventate davvero voi stessi altrettante streghe, altrettanti dissidenti, altrettanto ribelli.

Cosi come fu Giobbe quando litigò con Dio.

Cosi come fece Eva fregandosene dei divieti.

Cosi come fece Prometeo, rubando il fuoco a dei gelosi e crudeli.

E stringete la loro mano.

Affinché dal passato il presente possa trarre giovamento e possibilità di cambiamento.

Perché noi siamo creati non per mantenere lo status quo, ma per modificarlo.

Non per servire ma per custodire.

Non per essere poveri e in pasto ai ricchi che con noi si sentono migliori.

Per tornare davvero a sostare nel regno che vi spetta, lassù nell’Enneade del consesso divino.

Per noi, per le nostre sorelle di Manningtree.

Per figlie, nipoti e amiche.

Perché a noi il mondo binario non ci appartiene.

Perché è il momento di accorgerci che..esistiamo.

Che siamo parte del tutto.

Cosi come noi di Wonderland lo sappiamo oramai dalla nostra creazione.

Nulla esiste senza l’altro.

Niente nemico.

Niente deviante.

Niente schieramenti.

Soltanto il cerchio della vita che ogni giorno si sveglia nei nostri occhi.

Che questo viaggio ve lo faccia capire.

Pronti ora a proseguire?

Un bel giorno ti accorgi che esisti

Che sei parte del mondo anche tu

Non per tua volontà e ti chiedi chissà

Siamo qui per volere di chi

Poi un raggio di sole ti abbraccia

I tuoi occhi si tingon di blu

E ti basta così, ogni dubbio va via

E i perché non esistono più

E’ una giostra che va, questa vita che
Gira insieme a noi e non si ferma mai
E ogni vita lo sa che rinascerà
In un fiore che fine non ha

il Re Leone

***

Dedicata a chi resiste nonostante il male mascherato da finto bene.

A chi è in mano a quattro stronzi

che giocano con le bombe

alla faccia della gente innocente.

Eccoci alla penultima giornata del nostro evento. Stavolta lo Stregatto ci porta a conoscere loro, le Signore dell’altrove. E’ la volta di “La Barriera”, J.D.Horn, Amazon Crossing. A cura di Barbara Anderson.

Savannah è considerata un gioiello del Sud degli Stati Uniti, una città piena di bellezze, segnata da un passato ricco e non privo di stravaganze. Alcuni potrebbero anche dire che ha qualcosa di magico… Ma, ai non iniziati, Savannah mostra solo il suo lato positivo e i suoi modi gentili. Chi la conosce bene, però, sa che dietro lo sfarzo coloniale e il fascino da piccola città c’è un mondo in cui si tratta con rispetto la stregoneria, si teme l’Hoodoo e gli spiriti restano intrappolati sulla terra.

Mercy Taylor ha fin troppa dimestichezza con il lato soprannaturale di Savannah, visto che fa parte della più potente famiglia di streghe del Sud. Tuttavia, lei è nata senza poteri… Cresciuta senza poter praticare la magia, all’ombra della carismatica e dotatissima sorella gemella, Mercy è sempre stata comunque soddisfatta della propria vita. Ma quando una serie di avvenimenti, che culminano con la morte della matriarca dei Taylor, scava un vuoto nelle fondamenta mistiche di Savannah, si trova catapultata in un mistero che potrebbe distruggere la sua famiglia… e liberare forze oscure che le streghe Taylor hanno tenuto a bada per generazioni. Con La barriera, il primo libro della serie Le streghe di Savannah, J.D. Horn intreccia magia, storie d’amore e di tradimento in un fantasy affascinante, di ambientazione contemporanea dalle tinte Southern Gothic.

***

Ben ritrovati, carissimi viaggiatori dell’Altrove, abbiamo già compiuto numerosi viaggi durante questo evento straordinario e oscuro organizzato dal blog letterario Les fleurs du mal.

Ogni viaggio ci porta in altri luoghi, ci mostra realtà alternative e parallele, mette in discussione ciò che siamo, ciò che desideriamo che sia, ciò che possiamo raggiungere; semplicemente chiudendo gli occhi e immaginandolo.

I sogni più belli sono quelli che facciamo ad occhi aperti o quelli che facciamo attraverso le pagine dei romanzi che leggiamo.

Oggi abbiamo un biglietto per Savannah una sfarzosa cittadina che si trova negli Stati Uniti d’America.

Chiudete gli occhi, ascoltate il suono del silenzio, seguite quel vociferare che proviene da lontano, sembrano sinistri sussurri di streghe, ammaliano come le sirene di Ulisse, ci spingono a proseguire oltre, verso l’Altrove, oscurando le nostre paure, i nostri timori, ipnotizzati da qualcosa che ci affascina e ci attrae.

Nessun pericolo, tranquilli i nostri viaggi sono sempre (quasi sempre) sicuri, chi ha viaggiato insieme a me è (quasi) sempre tornato.

Savannah sembra una città bella e felice, colorata, ricca di positività, ma dietro quell’aspetto così pacato e rassicurante si cela un profondo rispetto per la stregoneria.

Ciò che non viene nominato a volte è più vivo e presente di ciò di cui palesemente si parla e discute, ciò di cui tacciamo è quanto di più profondo si nasconda di fatto nella nostra anima.

Quella ragazza che vedete con il suo cestino di erbe aromatiche è Mercy Taylor, non ha nessun dono, non sa usare la magia, non è capace di utilizzarla ma ha un enorme conoscenza del soprannaturale perché appartiene a una stirpe importante: le streghe potenti del sud.

La vedete? Lo sguardo fiero, il carattere impulsivo e spericolato, vive un po’ nell’ombra di sua sorella Maisie la quale invece ha il dono della magia, e viene educata e istruita dalla spietata matriarca Ginny all’uso del potere e alla protezione assoluta della loro stirpe.

Maisie è destinata a prendere un giorno il posto della matriarca.

Tranquilli, Mercy non ha nessun problema, vive felice e serena senza alcun potere senza nessun programma di protezione e controllo della sua stirpe.

Lei si accontenta di essere la persona che è senza cercare necessariamente doti segrete nascoste, non impone a se stessa ciò che ci si aspetterebbe da una strega, anche perché le streghe hanno diversi ruoli, diversi doni, alcuni più evidenti di altri, alcuni emergono, se maturano con il tempo, altri non si paleseranno mai.

Lei e Masie vedete? Sono identiche, sono sorelle gemelle eppure due individui diversi e distinti.

Un soffio di vento gelido ci avvolge come un piccolo mulinello gassoso e ci ritroviamo in un luogo in fermento: c’è agitazione tutto intorno; cerchiamo di restarci per fare spazio a chi accorre preso dal panico e dalla paura.

Ginny, la strega più potente, la custode dell’ancora, la matriarca Taylor è stata brutalmente assassinata!

Chi ha potuto uccidere una creatura così potente? Ed ecco che se ci mettiamo comodamente seduti ad osservare vedremo come la morte di Ginny inizia a destabilizzare gli equilibri di questa famiglia di streghe: bugie, inganni, accuse, tradimenti, sembra di vivere una saga familiare, una telenovela fatta di magia, di potere, di terrore e di coraggio.

Maisie è colei che prende il posto di Ginny, ha le capacità di farlo e ha il potere; ma Mercy ha ben altri pensieri per la testa.

La vedete. Laggiù divorata dai suoi sensi di colpa?

No non è stata lei ad assassinare la matriarca, Mercy è una strega buona, dotata di tutte le debolezze umane amplificate all’ennesima potenza.

Ciò che la sta distruggendo è l’amore.

Eh sì l’amore, quel sentimento meraviglioso capace di togliermi l’appetito, il respiro e anche la volontà. Capace di annientarci e di distruggerci.

Mercy è innamorata del fidanzato di sua sorella, Jackson, un amore che non è ammesso che non dovrebbe esistere e che non le può essere concesso.

Ma al cuore non si comanda lo sappiamo bene per esperienza diretta e allora cosa può fare una strega senza alcun potere per potersi liberare da questo enorme fardello?

Seguitemi:

Eccola qui Mercy che fa affidamento a ciò che non sa usare ma di cui conosce il potere e la forza: la magia, la stregoneria.

Quella spregevole e malvagia creatura che vedete davanti alla nostra Mercy è una maga Hoodoo. Mercy sta chiedendo una pozione d’amore.

Eh no, non per far innamorare Jackson ma per far sì che lei si innamori del suo migliore amico Peter; così da cancellare il suo sentimento per il fidanzato di sua sorella, avrebbe potuto usare un incantesimo per raggiungere ciò che desiderava invece eccola qui la nostra Mercy è disposta a rinunciare e a sacrificare i suoi sentimenti per amore della sorella, ma magia e sentimenti sono una pessima idea, una pericolosa combinazione.

Attenti a non far cadere il barattolo dei ricordi. È un contenitore carico di qualcosa di veramente potentissimo, state lontani dalle porte che tendono ad aprirsi portandovi in altri luoghi, potremmo perderci e non ritrovarci mai più.

Restiamo uniti e spostiamoci all’unisono, potremo inoltrarci oltre in questo mondo straordinario e scoprire la fondazione delle famiglie, le ribellioni interne, i conflitti, potremmo scoprire le diverse specialità magiche, potremmo persino risalire all’origine delle streghe.

Attraversiamo questo luogo che appare così contemporaneo ma che ha dei contorni fortemente gotici, che ci mostra la forza e la vulnerabilità delle streghe, che ci mette alla prova con sentimenti contrastanti, la barriera è quella che tutti prima o poi dovremo cercare di superare, di raggirare o di attraversare.

Mercy non ha nessun potere, il potere lo avete voi viaggiatori dell’Altrove e lo state stringendo nelle vostre mani: un libro capace di mostrarvi la verità, di farvi scoprire che ognuno di noi ha un suo talento, un suo potere e che una strega non ha bisogno di utilizzare la magia per conoscerne la forza e per poterla rispettare. Fidarsi di nessuno e sorprenderci quando la persona che ci tiene di più a noi è l’ultima persona avremmo mai potuto immaginare capace di volerci davvero bene.

Dobbiamo rientrare, il nostro tempo sta per scadere e la magia che ci ha portato qui sta per svanire.

Ci sono ancora molti segreti da rivelare, ci sono colpi di scena assolutamente inaspettati che dovrete scoprire leggendo.

Ci sono magie e alchimie in ogni azione e sentimento umano più di quello che possiamo realmente immaginare.

Spesso mi sono sentita una strega, spesso mi sono comportata come se lo fossi.

Mi piace pensare che ognuno di noi cela nelle sue origini il segreto oscuro di una lontana strega.

Vi fidate di me?

Posso fidarmi di voi?

Possiamo fidarci della magia?

Dobbiamo se vogliamo ora ritornare da dove siamo venuti.