“Stupenda creatura idiota”, Flavio Torba, Delos Digital. A cura di Barbara Anderson

Lo confesso, quando leggo i romanzi della Delos Digital mi sento veramente a casa, leggo le sue pubblicazioni ormai da un bel po’ di tempo e ogni volta riesce sempre a sorprendermi e a conquistarmi, resta una delle case editrici con un posto speciale nel mio cuore e nella mia libreria.

Quando ho visto questa cover è stato amore a prima vista, i dettagli della cover che poi si apprezzeranno ancora di più dopo aver letto il romanzo sono veramente di una bellezza quasi inquietante, di quelle che personalmente mi tolgono il fiato.

Chi è questa stupenda creatura idiota?

Oggi dovrete seguirmi per cercare di capire di chi si tratta ma sappiate che solo leggendo il romanzo fino alla fine comprendente non solo chi questa creatura sia ma anche verso quale prospettiva futura ci stiamo forse volgendo e per quanto estremamente affascinante, vi confesso che è inquietantemente vicina al mondo che ci circonda.

Siamo tutti affascinati dalla bellezza, dall’apparire, dall’essere accettati dal resto del mondo, ammirati, compresi, perfino invidiati e anche desiderati perché, che ci piaccia o meno, che vogliamo ammetterlo o meno, l’attrazione fisica, il sesso resta sempre una pulsione primordiale a cui nessuno resta indifferente.

I canoni di bellezza sono ormai plasmati, misti alla bellezza naturale, esaltata con l’uso di luci, di filtri, la possibilità di affidarsi alla chirurgia estetica per correggere qualche piccolo difettuccio. Una manipolazione dell’apparire senza possibilità di modificare però ciò che siamo veramente dentro, nel profondo.

Finché non saremo disposti ad accettarci per ciò che siamo rincorreremo per sempre una chimera fatta di superficialità, sperimenteremo il vuoto totale e a quel punto le vere creature bellissime e idiote saremo senza dubbio noi.

E se nel calderone per creare la pozione magica della perfezione estetica, ci mettessimo le nostre insicurezze, le nostre fragilità, la nostra audacia, il trend del momento, quello che attira più attenzione a livello globale anche pubblicitario, commerciale, cinematografico, se ci mettessimo un pizzico di distopia, una manciata di estetica, qualche grammo di trasfigurazione, e mescolassimo il tutto con il cucchiaio della superficialità dei nostri tempi. Secondo voi cosa potrebbe venirne fuori?

Un romanzo davvero molto bello, inquietante, che ha il sapore della fantascienza e del cyberpunk ma che ci riporta alla memoria un po’ l’audacia fantastica del grande Clive Barker, che ci inietta orrore e inquietudine se magari ricordate i suoi racconti “libri di sangue” ed è un po’ con la nostalgia nel cuore, che mi avvicino a Flavio Torba, ma anche con interesse, curiosità e entusiasmo per la sua capacità cognitiva dell’esistenza di mondi fantastici nascosti che coesistono con il nostro mondo. Un segno artistico indelebile a cui è difficile restare indifferente, egli ha la capacità di avere un ruolo costruttivo e coerente non solo in relazione alla sessualità e nel rapporto con essa ma anche nel modo in cui questo si relaziona con i dettagli del nostro vivere quotidiano.

Oggi, dove si esiste solo se si è notati, visti, discussi, criticati e ammirati la bellezza diventa il potere ma un potere spinto dalla bellezza può diventare anche una moneta, una merce di scambio, una proprietà utilizzata solo allo scopo di compiacere se stessi sfruttando la potenzialità o per far denaro o per soddisfare esigenze personali, fisiche e sessuali.

Lo sfruttamento, l’abuso, il commercio di ciò che può dare, creare piacere e portare profitto.

Immaginate se ci fosse la possibilità di modificare rapidamente se stessi e gli altri esteticamente diventando identici all’attore preferito, alla modella del momento, magari sfruttare l’arte della trasfigurazione per creare un’immagine che scuota, che inquieti, che ci faccia sentire unici, pur generando creature una identica all’altra se non nell’aspetto nell’obiettivo di compiacere a tutto ciò che ci circonda perdendo per sempre la propria individualità. 

Si ovvio a chi non piacerebbe avere un artista che sia capace di modellarci a nostro piacimento?

Non lo nego la cosa potrebbe interessare anche me, ma poi seguendo questa stupenda creatura mi rendo conto che forse non c’è al mondo creatura più bella di colei che è dotata di intelligenza, di capacità di adattamento senza cadere nelle contaminazioni esterne per compiacere agli altri.

La bellezza sta nell’essere unici nel nostro genere, nel nostro aspetto, nella nostra anima. E non c’è modificazione che possa alterare la creatura meravigliosa che sei dentro di te, al di là delle apparenze, al di là di quello che richiede la società o la moda, al di là del consumismo del mercato del piacere, del senso della lussuria e del denaro.

Il romanzo di Flavio Torba è un portale che ci porterà attraverso le sue pagine nel mondo di Palmariva, un luogo un tempo rigoglioso per il turismo, il mare, il clima e oggi ridotto a poco più di un luogo triste, grigio, tecnologico, quasi post apocalittico dove il mare non è più capace di dare nutrimento, dove i pesci sono spariti e nemmeno galleggiano più morti, dove il cielo è tetro e la gente si muove in un contrasto tra tecnologia all’avanguardia e miseria ma soprattutto aridità di valori, di morale, di etica.

Alex, il nostro protagonista, è un artista della trasfigurazione, ha avuto uno dei più grandi maestri della trasfigurazione come insegnante ma ora a causa di un errore, di uno sbaglio la sua licenza è stata sospesa.

Per andare avanti, per poter sbarcare il lunario, esegue dei lavoretti su commissione in nero, ed è un uomo di grande talento artistico, non vive ma sopravvive in un mondo dove la sua arte rende temporaneamente felici le persone, che dopo poco tempo torneranno perché non ci sarà mai perfezione abbastanza perfetta da rendere le persone felici.

Inseguire una chimera di felicità acquistando un’immagine che ci allontana da chi siamo veramente affinando la nostra pura essenza e esistenza.

Alex incontrerà Heidi, una schiava sessuale, bellissima, ma strana, stupida, apparentemente vuota, un corpo spettacolare, un vaso che all’interno sembra non avere nulla, ma quando qualcosa è vuoto si può forse riempirlo di contenuti?

Chi è questa creatura così bella, portata da questo energumeno: il cliente sporco, dall’aspetto di un contadino, che richiede di modificarla a suo piacimento perché nemmeno con tanta bellezza riesce a soddisfare la sua pervertita libidine?

Avendo tra le mai questa creatura idiota che sembra inebetita, alienata, dedita al compiacimento di qualsiasi richiesta, si apre al lettore il sipario sulla bellezza eterna verso un regno oscuro dove il business della bellezza è al servizio del crimine.

Trasfigurare un cliente, guadagnare crediti: con i crediti ci si paga l’affitto, ci si può permettere il surrogato di caffè, di cioccolato, ma anche un surrogato di vita e di esistenza.

Ma quante volte quella creatura era stata precedentemente modificata?

Chi era prima di raggiungere questa perfezione eterna che verrà manipolata chissà quante altre volte allontanandola da se stessa?

Alex comincia a cercare tra la cronologia delle trasfigurazioni che questa creatura aveva subito e quando scopre che non è di natura umana, resta allibito, ma vivrà la scoperta anche come un’opportunità, una possibilità magari di riscattare il suo nome, di ritrovare se stesso. Lui che in un mondo di perfezione era rimasto lo stesso, non aveva modificato nulla del suo aspetto e questo lo rendeva diverso da quelli che erano tutti uguali.

Ciò che Alex ha dentro di sé è la parte più avvincente della storia, la determinazione, la capacità artistica, il suo conflitto morale che lo rende più umano di qualsiasi altro essere umano.

Lui riesce a vedere oltre, cerca di capire, di scoprire, nonostante la consapevolezza di chi sia veramente Heidi. 

Accettarla per quello che era diventata o riportarla alla sua vera natura?

Il cambiamento a volte è necessario e va anche accettato. Alex instaura un forte legame con Heidi, un affetto, un interesse che va al di là del comprensibile, del morale, dell’etico, del giusto perché quando si ha dentro di sé ancora intatta una morale si scopre di non aver perduto la propria identità.

Tra identità digitale, nanotecnologia, con una narrazione che ha di fondo anche un’ironia e un sarcasmo piacevolissimo e spaventosamente bello e che affascina,che incuriosisce il lettore, tra zombi al collagene, tra la pornografia come bene di consumo (non confondetevi non è un romanzo pornografico ma un romanzo di forte impatto etico, deontologico, morale e sociale che non va preso con superficialità anche se leggendolo vi divertirete tantissimo) ci saranno profondi momenti di riflessione e di considerazione sul fatto che un’arte e una scienza può essere capace di modificare non solo l’aspetto estetico ma anche gli organi interni.

Se quelle modificazioni venissero usate anche con implicazioni militari quali potrebbero essere le conseguenze?

Insieme ad Alex, al suo fedele amico Charles Bronson; perché un poliziotto che ama il suo lavoro ovvio che voglia apparire esteticamente come il grande Charles, tra l’ingenuità e la purezza della bellissima Heidi, il desiderio di Alex di decifrare la linea sottile tra uno svantaggio e un profitto.

Cosa si fa per denaro?

Cosa si fa per necessità?

Cosa si fa per la scienza?

Ma soprattutto cosa si fa per se stessi?

L’autore Flavio Torba ci scaraventa in questa ambientazione futuristica distopica, dove gli standard di vita sono bassi ma la tecnologia e la sua potenzialità sono elevati, con risultati tecnologici e scientifici futuristici spettacolari e inquietanti che entrano in contrasto con il collasso sociale.

I personaggi di questa storia sono solitari, emarginati, vivono ai margini della società, in un futuro dove la quotidianità è fortemente influenzata dal progresso e dal cambiamento tecnologico.

Lo stile narrativo è cyberpunk ma anche noir mostrando un aspetto di nicchia in una società super tecnologica.

Alla fine del romanzo ho avuto sulle labbra un sorriso amaro dal piacere scaturito da questa avvincente lettura ma anche la consapevolezza che forse anche io son ormai una di queste splendide creature idiote con la differenza che cerco di riempire quei vuoti interiori leggendo romanzi che riescano a mostrarmi un po’ di più quello che mi porto dentro e apprezzare le inevitabili imperfezioni della persona comunque bella che sono.

Avvicinatevi ad Alex con curiosità ma anche con la consapevolezza che la verità quando viene portata alla luce mostra le oscurità più infide dell’animo umano.

“Lettera precambrianai seguaci di Filippo” di Hephaestion Christopoulos, Ringworld edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Adoro guardare il tramonto dalla mia finestra.

In quel momento quasi magico, tra il giorno che lascia il posto alla sera, quando il cielo si colora di rosso fuoco e sembra di essere in bilico in un attimo che si congela con i colori dell’eternità.

Non sei né carne né pesce.

Non è né giorno né sera.

E’ il limbo in cui per un istante, un favoloso istante, non hai bisogno di fare nulla.

Né scegliere, né decidere, né magari anche soffrire rivivendo i piccoli grandi drammi del giorno.

E’ tutto silenzioso, in attesa, o forse godendosi un momento di pausa in questa corsa affannosa chiamata vita.

Ed è preziosa.

Perché sospesa come le stelle che presto brilleranno nel cielo, puoi essere tutto e nulla.

Anche chiudere gli occhi e sentire la pace.

Perché persino la notte, quando il mondo dorme, la tua mente non fa altro che elaborare il tuo vissuto.

Distinguere grano dalla pula, l’utile dal tossico.

E anche nei sogni non fai altro che muoverti, perché in fondo la vita è questo un movimento a spirale che parte dal basso per poi tornare in alto, sempre più in alto.

In quel crepuscolo tanto decantato dai poeti, io invece chiudo gli occhi e resto in quel limbo in cui nessuno mi smuove.

Ed è dopo aver assorbito l’energica stasi di quell’istante, che osservo il libro accanto a me.

Un libro dal titolo altisonante, che forse all’inizio mi spaventava, e non invogliava certamente la lettura.

Chiedersi il perché della vita non è sempre cosi facile sapete?

E io lo so perché non faccio altro che ripetere nella mente mai stanca se esista un perché.

Un perché al dolore che mi ha ferito la pelle.

Un perché delle delusioni, dei gesti mancati, e di tanta corsa spesso per sfuggire a chissà quale interrogativi.

O perché vuoi raggiungere quell’orizzonte che però sembra sempre cosi lontano.

Esiste un motivo per vivere?

E se esiste perché non lo sentiamo dentro, dentro quest’anima ferita a morte?

Se per vibrare noi abbiamo sempre bisogno di ferite pesanti nel cuore?

Se per farci ascoltare dobbiamo urlare al cielo?

O restare in silenzio, zitti e decisi a non mostrare lacuna debolezza. Come se vivessimo dentro una gabbia con altri leoni inferociti, dai ringhi possenti e inquietanti.

E se invece non fossero altro che latrati prodotti dallo stesso dolore che abbiamo noi?

Allora non avrebbe senso quell’eterno, costante lottare.

Quell’inerpicarsi su salite create dai solchi di altre anime ferite come noi.

Per raggiungere chissà quale obiettivo.

O perché qualcosa ci attende, lassù tra le nuvole.

Un dio forse, che ci ha creato cosi splendidi e cosi indifesi.

E noi che cosi grotteschi, cosi goffi, nonostante i tentativi di raggiungere chissà quale perduto splendore…

Osservo il libro accanto a me.

È una seduzione lenta e insistente, quella voce che parla di gnosi, di sacrificio, di ali spezzate perché sedotti da ghigni crudeli.

Di arconti decisi a ingabbiarci, noi che pallidi ricordi di lontani splendori strisciamo su questa terra polverosa, accecati e scottati da un sole alieno.

Guardo e non posso sottrarre i miei occhi a una barlume di verità che sento mia.

Io che so quanto sia meraviglioso l’Altrove, quello che ha rapito la persona più importante della mia vita.

Che mi amava cosi tanto eppure non ha resistito al richiamo di casa.

E allora che senso ha vivere?

A che serve farsi domande?

Che serve cercare il nostro posto, se siamo stati abbattuti ferocemente in quest’oggi, cosi vuoto, cosi sterile, cosi arido?

Se mentre gridiamo guardami a qualcuno lassù, nessuno risponde.

Distolgo lo sguardo.

Perché quel mio non sentirmi mai a casa, trova risposta proprio in questo testo.

Quando qualcuno che ha bisogno di risposte le trova in un gesto di compassione, verso una forma aliena che sente cosi vicina a lei. Caduta, ferita, e abbandonata da un dio che lo ha dimenticato.

E in un suono, in un abbraccio, nel suo non volerlo lasciare a strisciare solo sulla terra brulla che è il significato vero della caduta.

Cadiamo perché qualche mano possa porgersi a noi che ci sentiamo perduti.

Perché un canto possa ricoprire di piume candide, scapole d’angelo bruciate.

Perché è nel momento del riconoscimento di quel se che si sente dannatamente solo, cosi come è splendidamente espresso dal libro poetico e vero, vero perché richiama arcani ricordi, allora ogni cerchio si chiude.

Noi che per arroganza abbiamo scordato dio.

Noi che abbiamo lasciato un Arconte a sedurci.

Soltanto guardando il nostro ieri possiamo sentirci a casa.

Soltanto provando compassione per quella figura grottesca che striscia in quell’eone in cui siamo stati catapultati per errore, possiamo trovare il vero senso del vivere.

Dio è nato quando ha amato.

Quando per esprimere quella strana emozione ha creato qualcosa a sua immagine.

Perché lo chiamasse rendendolo qualcosa di più potente di un idea o di un concetto.

Ecco questo libro racconta la parabola di redenzione dell’uomo. Angelo caduto dalle lacrime di Dio

Angelo che ha perduto ogni ricordo, e che vivrà soltanto se noi lo riconosceremo, lo abbracceremo e piangeremo su quei moncherini di antiche ali dietro la schiena.

Quell’angelo siamo noi.

***

Per te

che sei tornata a casa troppo presto.

Ma che hai tracciato la strada della mia redenzione

Arriverò anche io. Ma prima ho bisogno di essere qualcosa di più di un idea.

E quando sarà stanca di questo piccolo riflesso di casa

arriverò a abbracciare di nuovo l’infinito.

“Lo sguardo del potere, Antologia di fantascienza politica”, Autori vari, Le Mezzelane Edizioni. A cura di Barbara Anderson

Torno un po’ alle mie origini, quelle della lettrice che si sofferma a lungo in contemplazione della cover di un libro e in questo caso la cover non lascia alcun dubbio sul contenuto del romanzo e sulla forza che il messaggio che esso contenga sia rilevante, potente e più reale di quanto si possa esclusivamente attribuire semplicemente a un prodotto fantastico degli autori.

Il grande occhio che vigila e che esercita controllo sulle masse. La cover di colore rosso non lascia alcun dubbio a un osservatore attento ma nemmeno a quello più distratto.

Conosciamo sicuramente tutti la novella di G. Owell del 1949: Big Brother, dove la figura simbolica rappresenta l’oppressione del regime totalitario nei massimi termini di sorveglianza e controllo.

Nel romanzo il “grande fratello” non viene mai indicato come persona, lasciando il dubbio che egli sia uno Stato o una persona reale. Ma è infallibile e onnipotente; nessuno lo ha mai visto e potrebbe anche essere immortale.

Il Big Brother rappresentava l’incarnazione del partito.

Owell descrisse anche l’atto di autoipnosi, un atto di annegamento della coscienza; mostrò l’utilizzo di un rumore ritmico prodotto dalla massa come un ritornello utilizzato nei momenti di travolgente emozione, dandoci l’immagine del culto della personalità leader, stabilito attraverso moderne tecniche di ingegneria sociale.

Ed ecco che entriamo nel messaggio forte di questa antologia dove otto autori, provenienti da diverse nazioni, attraverso i loro racconti ci mostrano abilmente come il potere agisce sulla nostra società, in quali modi, con quali mezzi, con quali intenzioni.

La politica è la scienza e l’arte di governare quindi la teoria e la pratica che hanno come oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica. In parole semplici l’attività svolta per il governo di uno Stato, il modo di governare, l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere gli obiettivi prefissati.

La politica è tutto ciò che riguarda la città e i suoi cittadini. 

Platone trovò nel suo maestro Socrate un esempio di sapienza e di ricerca teorica della verità attraverso il dialogo, egli fu per lui anche un esempio morale e politico di comportamento nei confronti della comunità, della polis in genere e del potere.

Platone vede nella filosofia la ricerca della verità, una pratica anche morale come scienza del bene e del male: comportamento morale, rapporto politico tra il cittadino e la polis, tra l’individuo e la comunità. L’uomo come singolo non ha la possibilità di essere completamente autosufficiente motivo per cui nasce lo Stato con la sua suddivisione di compiti, di ruoli, di responsabilità in base alle attitudini dei suoi membri

Perfino Aristotele con la sua opera Politica descrisse l’uomo come un animale naturalmente sociale, anzi politico, tanto che chi non è parte della comunità o è una belva o un dio.

Il bene come fine della società, concetto di cittadinanza, di eguaglianza e di tutela del vivere del cittadino. 

Oggi la politica è una serie di attività che hanno lo Stato come soggetto, il comando, il legiferare, la distribuzione dei beni e delle risorse e l’elemento specifico della politica è il potere delle classi dominanti e la morale politica che ne consegue.

Lo sguardo del potere ci apre gli occhi, permettendoci di vedere il modo in cui siamo visti dal potere, in cui siamo manipolati, controllati, condizionati da esso attraverso la politica e gli autori lo fanno utilizzando uno dei mezzi di comunicazione più antichi e più efficaci della storia quello della narrazione di storie; utilizzando un genere letterario che viene ad oggi definito di fantapolitica.

Un filone narrativo dove i racconti ci descrivono un sistema politico ipotetico, futuro o in un presente ucronico, gli scrittori utilizzano la forma romanzata per descrivere eventi, sistemi o teorie politiche con una critica diretta alla società; mettendo anche in scena una realtà alternativa fantastica.

I racconti ci mostrano l’evoluzione futura di una situazione politica sicuramente già presente attraverso l’allegoria, la satira, l’utopia, la distopia.

Questi racconti non solo aprono gli occhi ma anche la mente e il cuore del lettore che ritrova elementi che diventano quasi armi di difesa, metodi di comunicazione, divulgazione di pensieri politici e di realizzazione dei tempi che stiamo vivendo, che abbiamo vissuto e che probabilmente inevitabilmente vivremo.

Racconti in cui troveremo governi traumatici, disastri ambientali, controllo completo sul potere politico e sull’individualità, la censura del pensiero libero, la paura, l’angoscia, la pesante applicazione del conformismo, vivremo corsi alternativi della storia del mondo, con una critica della tendenza attuale, delle norme sociali e del sistema politico presente.

In fondo la fantascienza è un genere speculativo che ci permette di dare un avvertimento, un monito ai lettori, avvisandoli, allertandoli su come potrebbe essere il loro futuro.

I racconti trasmettono la profonda sensibilità degli autori, della loro provenienza geografica, delle loro influenze politiche e sociali, del luogo in cui vivono e ci trasmettono la loro visione, le loro alterazioni, le loro paure, le loro personali consapevolezze attraverso racconti. 

Ogni racconto ci lascia un messaggio e una firma. 

Nel racconto: la canzone del Leviatano ci viene dimostrata l’inutilità della resistenza, il Leviatano che nell’antica Grecia rappresentava l’incarnazione del caos, un mostro che incapsula lo spazio del mondo materiale. Ci riporta all’autore Thomas Hobbes nel suo libro il leviatano che tratta il problema di legittimità e della forma dello Stato, un gigante costituito da tanti individui, un gigante che impugna una spada simbolo del potere temporale e nell’altra il pastorale simbolo del potere religioso, il quale ci indicava il suo pensiero che i due poteri non vanno separati, scissi.

In un altro racconto di questa antologia, Bolla 24, scritto da un autore italiano ci viene mostrata la comunicazione biotecnologica, come l’isolamento e l’alienazione consapevole dal resto dalla società non è salutare e non evita l’influenza della stessa sull’individuo che se ne estranea, micro società utopica, apparire per esistere, uscire nell’anonimato.

In “popcorn” scritto da un autore turco ci viene mostrata l’illusione democratica, il modo in cui ci viene fatto credere di poter decidere cosa votare e cosa evitare e censurare attraverso di fatto un’imposizione di scelta tra due alternative che spesso sono identiche nel risultato.

In “mosche” l’autrice belga scopre il prezzo da pagare per poter provare a salvare il mondo. 

Molti sono i racconti che hanno ritmi e situazioni socio politiche diverse, ovviamente la distopia è ciò che meglio ci permette di descrivere e di denunciare determinate situazioni e oppressioni ma anche nell’utopia si ha la possibilità di farlo e questi autori sono eccellenti nell’utilizzo della fantascienza per mostrarci la politica e il suo potere.

Quando si forma una società si perde, si cede sempre parte della propria autonomia a qualcun altro, l’uomo resta di fatto un essere sociale che può raggiungere la sua pienezza e completezza solo in una comunità ma la società necessita di un bene comune e per ottenere questo bene sono necessarie delle norme da rispettare che devono essere viste come presupposti cardinali per il raggiungimento della realizzazione della società e dell’individuo.

Ma là dove gli interessi diventano personali, là dove chi ha in mano il potere di definire norme e di implementare inizia a voler beneficiare se stesso, il bene comune diventa il mezzo, la menzogna con cui controllare le masse al fine del raggiungimento di interessi personali, individuali o di un gruppo di persone appartenenti a un élite superiore.

Un’antologia importante, scritta con divertimento, ma con un intento indubbiamente profondo: quello di farci vedere oltre colui che dall’alto ci osserva e ci controlla.

Ricerca della libertà e della nostra individualità ma anche la necessità di una lotta sociale che ci permetta di vivere una politica equa, giusta, onesta.

Un’utopia.

“L’impero Restaurato” di Sandro Battisti, Delos Digital. A cura di Barbara Anderson

Vi siete sentiti mai infinitamente piccoli al cospetto dell’universo? 

Piccoli granelli di sabbia in un oceano fatto di oscurità, di pianeti e di stelle?

Avete mai avuto la sensazione perfino di non esistere in un esistenza così immensamente grande?

E avete mai avuto la sensazione che il tempo scorra oggi più rapido di quanto facesse 30 anni fa’?

Di come tutto sembra andare molto più velocemente rispetto al passato?

Avete mai avuto la sensazione di essere connessi con gli altri esseri umani ma anche legati a fili invisibili con l’Universo che ci circonda e che a volte sembra quasi inglobare con il suo tempo e con il suo spazio?

Abbiamo la necessità di credere a qualcosa di superiore, di grande, che ci abbia creato, che abbia creato tutto l’universo come un progetto divino.

Nell’alto dei cieli preghiamo il Signore, il Creatore, colui che decide il nostro destino, colui che ci ha creato a sua immagine e somiglianza.

No, non sto avendo una delle mie crisi mistiche e religiose ma non possiamo fare a meno di pensare al Creatore del tutto come un essere superiore, persino alieno e qui non entro nel vivo delle vostre credenze, della vostra religione: potete credere a tutto o a niente, fatto sta che da qualche parte la creazione deve essere iniziata, da qualche parte si è interrotta perché nulla di nuovo è stato mai più creato (o almeno così crediamo).

Ma quanto di ciò che siamo è controllato e manipolato da decisioni superiori?

A confondere ancora di più i miei pensieri arriva Sandro Battisti, con il suo Impero narrativo che estrapola tutte le mie riflessioni e me le serve su un piatto d’argento con la sua fantasia, la sua cultura in ambito storico, scientifico, ma anche umano e mescola tutti i pezzi, lanciandoli in aria, facendoli ricadere sul tavolo delle possibilità; mostrandomi non una risposta alle mie domande ma infinite: l’ordine del caos.

Ma voi direte che il caos non ha un ordine, che nel mondo umano tempo, spazio, presente, passato e futuro, sono elementi stabili, regolari, e invece no, non lo sono non nel mondo connettivo e sicuramente sono convinta nemmeno nel mondo umano.

L’Impero connettivo che ci mostra Battisti ha alle basi la teoria del connettivismo, nella quale tutto è collegato, unito come un cerchio che collega lo spazio, il tempo, le persone, i luoghi, le menti umane e l’autore applica il connettivismo anche alla storia, all’esplorazione del cosmo, alla fisica, alla prosa ricercata, persino all’erotismo.

Sì, perché anche l’eros coinvolge, collega, connette, trasmette, comunica con un altro individuo non solo attraverso il contatto fisico ma anche quello mentale.

Nell’impero connettivo l’imperatore alieno ha il potere di manipolare, plasmare, modellare la sorte di altri sistemi utilizzando una genia postumana, creature che hanno parti biologiche sintetiche a funzione energetica, applicando la teoria del multiverso.

Un mondo complesso, fatto di concetti molto complessi ma diamine se sono affascinanti: storia, caos, fisica quantistica. Entropia, parole e concetti che leggendoli in questo racconto diventeranno chiari, comprensibili e assimilabili dal lettore, soprattutto dal lettore curioso, capace di farsi trascinare in questo universo narrativo tutto da esplorare.

Sapete che approccio ho avuto con questa lettura? Di forte curiosità. Di interesse profondo, di eccitazione, entusiasmo, di forza, ma anche di profonda malinconia e di stupore.

Eppure non ho mai percepito la sensazione di paura. Cosa comune quando si affrontano nuove situazioni o nuove possibilità esistenziali.

Ciò che non conosciamo ci spaventa. A me ciò che non conosco attrae in maniera terrificante tanto da percepire quella connessione, quell’attrazione con tutto ciò che coinvolge l’impero connettivo.

Per chi non conosce l’Impero connettivo di Battisti sappiate che è molto simile al Grande Impero Romano solo che il suo dominio è immenso poiché coinvolge spazio e tempo, riesce a entrare in connessione con lo spazio-tempo umano tirando le trame sottili delle due dimensioni al fine di coinvolgere lo spazio e il tempo umano stesso (un incartamento di parole infinito).

L’imperatore connettivo è un alieno Nephilim che sente una forte connessione e fascinazione con l’impero romano antico, e, seppur capace di plasmare e modellare il tempo e lo spazio, l’impero connettivo resta la causa dell’impero romano mai la conseguenza.

Battisti ha una visione straordinaria e fantastica di questo impero, una fervida fantasia, una conoscenza dell’epoca bizantina notevole, ma soprattutto riesce a mostrarci l’adimensionale, l’assenza di dimensioni attraverso le quali ci si può spostare. Ci mostra come storia, scienze e tecnologia possono aiutarci anche nella ricerca della spiritualità e il ponte che riesce a collegare il tutto è la fisica quantistica.

La fisica quantistica rende più debole l’ideologia materialistica, l’universo è un oceano di energia (schiuma quantica) nella quale forme, cose, appaiono, scompaiono anche per tutta l’eternità.

Cerco di non perdermi e di non perdervi ma avrete anche la possibilità di rilevare in questo scritto la trascendenza quantistica.

Per trascendente ci si riferisce a ciò che è al di là di un limite e delle facoltà conoscitive dell’uomo; concetto precisato da Kant che vi consiglio vivamente di cercare e leggere perché vi conquisterà senza alcun dubbio.

Arriviamo a questo racconto che penserete abbia delle caratteristiche weird ma di fatto la nostra esistenza è già così di suo o almeno per ciò che conosciamo e crediamo nel contesto della realtà che pensiamo di vivere.

Battisti ci mostrerà tempi diversi, il futuro e il passato collegati dal ponte della trascendenza quantistica dove da un lato avremo un imperatore alieno che brama la sua espansione colonizzando nuovi territori, come un enorme buco nero, una macchia d’olio in espansione continua.

Ci porterà alla gloriosa Costantinopoli attraverso una narrazione entusiasta e pregna di passione e orgoglio dell’autore, una scrittura che trasuda impegno, passione, dedizione, ricerca, studio. La scrittura descrittiva del fantastico prende forma di appendici spettacolari che abbracciano questo suo mondo riuscendo a farci palpare l’internalizzazione di ciò che scrive e del genere che indubbiamente ama.

Ciò che è suo diventa nostro attraverso il transfer. Riesce a entrare veramente in connessione con il lettore e tutto ciò che è decisivo nella storia diventa reale nella nostra mente, nella nostra immaginazione.

Conosceremo l’imperatore alieno TOLKA_II e il postumano Sillax insieme contro l’entropia, quella grandezza interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico.

Nel cosmo l’energia tende a distribuirsi dai corpi più caldi a quelli meno caldi, facendo aumentare l’entropia.

Quando tutto l’universo si troverà alla stessa temperatura l’entropia sarà massima e nessuna trasformazione sarà più possibile causando quella che viene definita la morte fredda dell’Universo.

Non so voi, ma questo concetto mi fa sentire ancora più piccola di quello che sono al cospetto dell’Universo. 

Mi sento praticamente persino inutile ma, se sono qui, sicuramente deve esserci una motivazione, una qualche volontà e necessità; e su questo non ho alcun dubbio.

La bellezza dell’Impero restaurato sta nel connubio tra storia e fantascienza, tra cambiamento e connessioni, fino all’immaginario erotico.

In fondo l’impero restaurato poggia in qualche modo sulle fiabe sumere: avete presente il sesso tra le divinità?

Non ho esperienza con divinità che io rammenti ma da un po’ di tempo ho letto e sentito parlare del sesso quantico, della via tantrica utilizzata per ampliare l’onda del piacere, il flusso.

Troviamo questo universo straordinario in cui uno sciamano sacrifica una pecora per decifrare le viscere, esploreremo il concetto romano di Stato, l’idea romana di universalità nel mondo, rivivremo lo Stato bizantino la continuazione dell’impero romano, il grande prestigio romano che diventerà il prestigio perfino di un imperatore alieno.

Tra le gesta storiche del generale Bizantino Belisario al suo rientro glorioso a Costantinopoli, una capitale abbagliante e meravigliosa, ricca di cultura, di vibranti colori.

Il modo in cui questo generale sente la presenza di Dio accanto alle sue vittoriose gesta fa pensare a una continuità tra il suo corpo materiale e il corpo celeste.

Una visione, un delirio, un sogno, un incubo o forse tutte le cose insieme.

Rivivrete il suo trionfo, le battaglie, l’abilità della scuola bellica romana, troverete l’imperatore Giustiniano, assaporerete come un calice di assenzio le influenze romane e orientali in un equilibrio dal forte senso estetico.

Vi ritroverete a esplorare la fredda perseveranza post umana, la sala comando dell’impero connettivo, vedrete psicotecnici, alti funzionari, tools multimediali, apparecchiature sperimentali volute dall’Imperatore TOLKA_II per lo studio del continuum temporale allo scopo di individuare i punti deboli che minacciano la sua espansione.

Quando si fanno esperimenti, ci sono dei rischi e quando si gioca con le fluttuazioni quantistiche il pericolo è immenso, ma la realtà è plasmabile e bisogna crederci al cambiamento, avere fede e volontà come Sillax nel laboratorio dell’Imperatore. Non bisogna cercare i numeri, ma interpretarli, percepire prima ancora di comprenderli, sentire la forza che si trova all’interno dell’energia, farsi travolgere dal flusso continuo.

Chi ha coraggio di accettare il rischio diventa capace di controllare il sistema, il pericolo più grande nella ricerca è la prudenza e il calcolo. 

Ma cosa accade all’imperatore alieno quando subisce il fascino della moglie dell’imperatore Giustiniano?

Ella appartiene a un altro tempo, a un altro spazio ma lui utilizzerà il suo potere per possederla, per farla sua e quella pulsione così umana in un alieno; quel suo desiderio così forte che lo indebolisce sotto alcuni aspetti ci mostra in realtà come il sesso sia niente altro che un’unione flusso temporale, che il tempo è illusione, lo spazio è solo un abbaglio, le fantasie dell’imperatore diventano una realtà esterna, capace di superare il ponte quantico e raggiungere non solo la mente di Teodora ma anche le sue carni.

Ma a quale scopo? Eh lo scoprirete leggendo.

Ovviamente ci saranno degli eventi inevitabili, delle complicazioni che causeranno anche l’isolamento siderale, si entrerà anche un po’ in conflitto con il volere dell’impero romano di salvaguardare la Cristianità. L’ambizione giustiniana. 

Attraverserete il flusso storico come se foste immersi in un liquido primordiale.

Potrei scrivere all’infinito ma non posso aspettarmi che leggiate tutte le mie riflessioni sul romanzo; vi dico solo che l’esperienza che facciamo e l’energia che acquisiamo con essa ci rendono sempre diversi, non esiste il prima o il dopo perché al cospetto dell’energia non siamo nulla.

In fondo cosa c’è di più malvagio della realtà?

Questi alieni onnipotenti, manipolatori di energia ci mostrano che ciò che dobbiamo ancora esplorare è proprio l’inumano.

Sapete che tutto cambia proprio perché tutto resta come prima?

Non a caso questo romanzo ha vinto il Premio Urania.

Spettacolare opera  

“Rhet”, Giuseppe Di Clemente, Marco Capocasa, Dialoghi Edizioni. A cura di Barbara Anderson

Quante volte abbiamo alzato gli occhi al cielo osservando la bellezza della luna, lo splendore delle stelle, sentendoci infinitamente piccoli in un universo così immenso, infinito, inesplorato. Come se fossimo minuscole particelle gassose che fluttuano nel nulla alla ricerca del tutto?

Il mistero della nostra creazione, ha sempre cercato risposte nella scienza e nei dogmi della religione.

Di fatto siamo esseri inquieti che bramano la conoscenza, la scoperta delle nostre origini.

Chi siamo?

Da dove veniamo?

Dove stiamo andando?

Chi ci ha creato?

Il caso?

Il caos?

Un’essenza superiore? Divina?

Alziamo gli occhi al cielo in cerca di risposte, inviamo sonde nello spazio alla ricerca di altri pianeti, di altri mondi, di altre forme di vita.

Lanciamo segnali nello spazio in cerca di una connessione, di una comunicazione per giustificare la nostra esistenza, spiegarne l’evoluzione, le origini, il corso. Il senso.

E tra scienza e fantascienza, tra teorie, ipotesi, ricerche, preleviamo campioni da meteoriti e altri pianeti, nella speranza di trovare qualcosa che renda la nostra esistenza motivata da qualcosa di elevato, di superiore, di mistico e atavico.

Immaginate se da qualche parte dell’universo o degli universi ci siano altri esseri viventi, alieni, se preferite chiamarli così, che stanno cercando le stesse risposte, che si stanno ponendo le stesse domande e che stanno facendo le stesse ricerche.

Mi son sempre chiesta se nel corso della mia esistenza sarò mai testimone di una scoperta così travolgente come l’esistenza di altre forme di vita intelligenti.

Cosa comporterebbe una scoperta di queste dimensioni? Quali sarebbero le implicazioni, morali, etico, religiose, politiche e sociali? Ma anche scientifiche e tecnologiche? Tantissime.

Partendo dal fatto che scoprire di non essere l’unica forma di vita nell’universo renderebbe la nostra esistenza leggermente meno importante, ci metterebbe in un’equazione diversa dell’esistenza e della vita.

Rhet, questo fantastico (permettetemi il termine) romanzo di fantascienza, ci porta verso un viaggio, un’esplorazione profonda, interiore, che va al di là di un pianeta e della propria cultura. Verso qualcosa di più grande, quell’universo inesplorato che abbiamo dentro di noi, che ognuno di noi ha. 

Appena aperta la prima pagina sono stata colpita e anche spaventata da un linguaggio nuovo. I nomi dei protagonisti erano scritti per simboli e mi sono sentita nell’immediato immersa in qualcosa di sconosciuto, che mi metteva inizialmente a disagio. 

Come avrei memorizzato tutti quegli insoliti nomi? La trascrizione alfabetica di quei suoni e simboli era altrettanto complessa da ricordare eppure saliva in me l’eccitazione mossa dalla curiosità, la voglia di scoprire le loro storie, i loro nomi, la loro provenienza. Il mio viaggio era già cominciato e vi garantisco che dopo poche pagine io di quei simboli riuscivo a capire e a sentirne perfino la fonia, il suono, a catturarne il significato.

Ci troviamo a Rhet un pianeta al di là del sistema solare e che è popolato da una civiltà aliena che si suddivide in ben 3 popoli:

I Driihh: che sono degli esploratori dello spazio, che per antica tradizione svolgono missioni spaziali alla ricerca dei fondatori della civiltà sul pianeta Rhet.

I Gummhh:coloro che sono operosi, che hanno una spiccata capacità organizzativa e che si occupano delle infrastrutture; sono i produttori che si preoccupano di tutto ciò che è necessario all’economia e alla sussistenza però hanno anche subito una retrocessione politica, sociale e culturale, limitando anche ai popoli di poter fare carriera ed evolversi.

Infine ci sono i Lypphh, i ripudiati, emarginati che vivono esiliati su un’isola in condizioni di arretratezza tecnologica.

La scissione delle 3 classi è netta e pressante e ci riporta molto a considerazioni di confronto con il nostro pianeta, la suddivisione politico sociale e culturale e le disparità esistenziali, sono veramente simili. Il loro mondo, il nostro mondo. Le nostre domande, le loro domande, le nostre speranze, le loro speranze.

Siamo tutti infinitamente piccoli al cospetto di ciò che ostacola il nostro sviluppo e la nostra crescita.

La storia vi porterà all’interno di un’astronave (Ehima) e conoscerete il suo equipaggio tra cui 3 individui che rappresentano i 3 popoli del Pianeta Rhet, scopriremo le loro storie, le loro vite, le loro piccole grandi battaglie per poter affermarsi individualmente a dispetto della condizione sociale, politica e culturale a cui appartenevano 3 membri di un equipaggio così improbabile che diventa praticamente indivisibile e essenziale. 

Scisat (femmina Driihh) che riesce a ribellarsi alla sua gente: ribelle, che non tollera, che non riesce a sopportare la continua connessione empatica e telepatica tra gli individui (Frehm), il costante controllo della sua esistenza la soffoca; si unisce a questa spedizione spaziale per cercare di uscire da qualcosa che la fa sentire intrappolata, vuole scoprire i fondatori, vuole conoscere la verità sulla sua esistenza e quella del suo popolo.

Scisat non accetta limiti e le costrizioni che le vengono imposte dalla società, dal governo e dalle sue leggi. È una ribelle che ha necessità di scoprire e superare nuovi limiti e confini. Perfino quelli della sua stessa mente.

Kazikaa è una femmina Gummhh, esobiologa esperta in AI, che ha sempre visto i giovani Driihh partire in viaggio alla ricerca di altri mondi, cosa a lei non concessa per l’appartenenza a una categoria sociale diversa.

Gailmora è un maschio e anche il mio personaggio preferito della storia, appartenente al popolo deportato e esiliato: Gailmora si era spostato, come un errante, per le sue terre fino a innamorarsi di una nomade: un amore impossibile e non concesso, tenta la fuga d’amore durante la quale accadrà qualcosa di terribile che cambierà la sua esistenza e la sua vita per sempre. Diverrà amante, schiavo del sesso; riuscirà a raggiungere e a superare le Porte del Cosmo; perché il dolore che proviamo è essenziale al fine di trovare equilibrio e armonia, perfino con noi stessi.

Scoprirete le limitazioni imposte dalla élite alle scoperte sulla verità. Vedrete come questo equipaggio così improbabile sia determinato ad andare oltre, a scavare nel profondo delle loro anime, della loro mente e dei loro desideri in nome della conoscenza in un’esperienza spettacolarmente bella e avvincente.

La politica e la cultura sociale su Rhet sta cambiando, la mutazione di un’epoca dissolve le radici del nostro passato facendole diventare come nuvole: nuvole, che si innalzano verso un cielo oscuro dove portali cosmici si aprono e si chiudono, dove da piccole fessure cosmiche violentemente penetrano altre esistenze che sono tenute lontane ma che sono di fatto connesse, collegate in quel qualcosa che rende l’immensità dell’universo, il tutto quantico dell’esistenza.

Vorrei citare un passaggio stupendo:

Creati non fummo dal nulla e nel buio

a essere uguali per sempre a noi stessi

così a ogni passo ne seguono altri

Identico il dove, medesimo il quando, pur tuttavia altrove e anche altrimenti…

Ci sono dei passaggi di una bellezza universale, stupenda, un’estasi: la stessa estasi che proveremo quel giorno in cui anche noi chissà finalmente scopriremo di non essere mai stati soli in tutta questa grandezza e finalmente ci ritroveremo di nuovo insieme. Quando la realtà perderà senso e consistenza, quando il pensiero, ogni pensiero sarà superfluo e riusciremo finalmente a comprendere il tutto.

Per ora questa straordinaria lettura è veramente un’esplorazione sul senso della vita, della nostra esistenza, sulla moralità, sulla giustizia, sui diritti individuali e collettivi.

Un bravissimo antropologo e biologo e un laureato in economia aziendale sono riusciti a farmi comprendere molto più della mia esistenza e di quella della nostra specie rispetto a tutto ciò che nel corso degli anni hanno cercato di insegnarmi a scuola e nella vita.

Tutti stiamo cercando di trovare nel cosmo il posto a cui si aspira, ogni volta che facciamo una scelta, non siamo più gli stessi, cambiamo.

Siamo nati liberi e per quanto il corpo possa essere contenuto, intrappolato e imprigionato, la nostra mente non potrà mai esserlo.

Ho amato lo stile di questo romanzo, la profondità del suo messaggio, la descrizione di un nuovo mondo, di altre civiltà.

L’esistenza e l’eventualità di mondi incompatibili sì, ma connessi, la condivisione, le diversità biologiche e i codici genetici, i varchi spazio temporali, gli stessi varchi che si aprono nella nostra mente in cui gettarsi dentro e farsi risucchiare in un vortice di spettacolari possibilità.

Una lettura assolutamente magica.

Alla fine del libro, troverete dei suggerimenti di articoli scientifici e riferimenti preziosi che non ho potuto fare a meno di consultare per i miei approfondimenti di rito (lo faccio sempre non posso farne proprio a meno).

Ad oggi questo è uno dei miei romanzi di fantascienza preferiti.

Grazie a questi straordinari autori per aver portato l’essenza dell’umanità al di là del cielo.

Oltre ogni incomprensibile comprensione.

Planeto”, Alessandro Montoro. A cura di Barbara Anderson

Alexa? Accendi la mia lampada di lettura…

Buon pomeriggio Barbara, la lampada di lettura è accesa

Alexa? riproduci Dreaming of the crash by Hans Zimmer!

Riproduzione Dreaming of the crash by Hans Zimmer by Amazon Alexa Music

Il fascino della tecnologia, la comodità con cui ogni piccolo gesto viene sostituito da un’azione o un comando vocale.

Qualcosa che ci rende liberi di fare altre cose che saranno presto a loro volta sostituite da altri comandi vocali in un loop infinito in cui gli esseri umani non avranno più bisogno di essere umani.

Avere il controllo del mondo che ci circonda o essere controllati dal mondo che ci circonda?

Il futuro che affascina, che attrae ma che ci dovrebbe far paura, qualcosa che ci porta avanti fin quando arriveremo al punto di non poter più tornare indietro.

Apro il romanzo di Alessandro Montoro e inizio a leggere.

Conosco bene questo autore di cui ho apprezzato tutte le opere (posso definirmi una sua fan e lettrice appassionata) Montoro sa sempre come sorprendermi e come convincermi del suo talento.

Dopo le prime pagine inizio a sorridere perché intuisco nell’immediato che anche questa volta Alessandro mi sta incastrando nella trama intricata della sua fantasia e della sottile genialità del suo talento.

L’immaginazione di Alessandro è un motore perenne, che non si ferma mai; in continuo movimento, riesce a trasmettermi i caleidoscopici colori della fantascienza di un tempo, sovrapponendoli a quelli più affascinanti di un futuro prossimo o remoto.

I romanzi di Alessandro Montoro guidano il lettore verso i confini più remoti del tempo, della tecnologia, dello spazio.

Riesce con talento a unire il senso di discovery (scoperta), stupore e meraviglia a unaplausibilità: un’apparenza di verità, di credibilità, ciò che ci descrive è fantastico ma non impossibile e certamente guardando il corso della nostra evoluzione sul pianeta terra le scoperte scientifiche, la tecnologia che avanza diffondendosi come una macchia di olio sulla nostra esistenza, non è improbabile che possa in un futuro accadere.

Con Alessandro si viaggia verso altri mondi, altre destinazioni ma si resta anche legati con nostalgia al nostro pianeta Terra che muta, si trasforma e cambia ma porta in sé i ricordi del suo passato, la memoria di ciò che era stato.

Questo romanzo mi ha riportato un po’ nei ricordi remoti di un altro romanzo di fantascienza che lessi parecchi anni fa (credo nel 2011): The Expanse, il risveglio scritto da J.A Corey solo che Alessandro ha la capacità di esplorare non solo altre galassie ma anche e soprattutto le profondità della mente umana.

Scava nelle emozioni della nostra specie “galattica” forse più evoluta o in continua evoluzione, ci riporta a riflessioni morali, etiche, profonde e ci mette in discussione sulla nostra esistenza e la nostra integrità morale.

La differenza tra Montoro e Corey è nella capacità di Montoro mostrarci non solo lo spazio, la tecnologia e il futuro ma anche i fondamenti dell’umanità nella sua pura e atavica essenza. In questo Alessandro eccelle. 

La protagonista, Cairona, mi ha trasmesso tutto il suo smarrimento, tutto il suo disagio nel trovarsi in un luogo di cui non ha memoria; in un corpo di cui non ricorda la storia, la sua vita, assistita da medici specializzati in neuroriabilitazione in un centro ospedaliero all’avanguardia e a spese di un misterioso benefattore.

Cairona sembra avere una forte predisposizione per i numeri e per la matematica.

L’ambiente asettico in cui incontriamo Cairona è inquietante, trasmette odore pungente del disinfettante e ci appare come un luogo intenso, carico di mistero.

La musica swing mentre si percorrono i bianchi corridoi sterili, e la cura dei dettagli a cui il lettore riesce a prestare attenzione quasi distraendosi da ciò che accade tra i personaggi che comunicano tra di loro: il ticchettio dell’orologio alla parete che è di sottofondo a un certo punto riesce a diventare il suono principale, riesce a distrarre e a catturare l’attenzione da ciò che sta accadendo come se ci trasportasse in un’altra dimensione del nostro io. 

Un suono che dà fastidio, che può essere impercettibile ad alcuni ma per il lettore di Montoro quel ticchettio diventa un ritmo fastidioso che esalta il mal di testa di Cairona.

Le terapie di stimolazione elettrica daranno modo a Cairona di recuperare la sua tonicità muscolare e di riprendere il controllo del suo corpo.

Ma la sua mente? 

Mancano pezzi di vita, i ricordi dei suoi genitori, che cosa era stata prima di quel brutto incidente di cui le hanno parlato. 

Ma non esiste solo la storia di Cairona, ci sono altri personaggi dalla caratterizzazione forte, intensa, dagli stili di vita corrotti, da vizi malati e pulsioni violente, droga, alcool, sesso, interessi economici, sperimentazioni, speculazioni, storie di coppia che sono arrivate a un bivio in un mondo che sta andando oltre tutte le sue possibilità.

Quando i ricchi e potenti avranno ottenuto tutto il benessere del pianeta Terra volgeranno lo sguardo al cielo verso altri pianeti e altre galassie e la Titancorp possiede già ben 12 sistemi solari in uno dei bracci della via lattea. 

E iniziamo a conoscere l’associazione Mentenovache si prende cura di Cairona, in una clinica specializzata in riabilitazioni neurali e disturbi emotivi nell’ambito delle neuroscienze.

Ma cosa ha a che fare Cairona con un pianeta errante, un viaggiatore nel vuoto interstellare? 

Cosa la porterà su quelpianeta così tanto bramato dalla Titancorp? che cosa nasconde o rivela quel territorio galattico?

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Confesso di essermi soffermata a lungo su Cairona, fino ad anagrammare perfino il nome per cercare di scavare nella testa geniale di Montoro, che qualsiasi cosa inserisce in un romanzo non è mai a caso e contiene sempre significati multistrato.

E sono arrivata alla parolaacronia che in semiotica (filosofia del linguaggio) indica un evento privo di tempo, non collocabile nel tempo e senza connessione temporale con altri eventi.

Ovvio non so se Montoro avesse pensato alla semiotica mentre stava scrivendo questo romanzo ma vi assicuro che la mente di questo autore viaggia a una velocità ancora non contemplata dalla fisica e dalla scienza.

Tra corporazioni, economisti, arrivisti, arrampicatori sociali, Montoro ci porta nel futuro passando direttamente dal presente, affronta temi reali e attuali problematiche sociali trasferendole in un futuro dove tutto intorno a noi cambia ma ciò che non cambia èl’interesse economico, che si tratti di denaro o di crediti digitali l’avidità cambia forma ma resta identica nella sostanza.

Si parla diprostituzionecon quella schiettezza e naturalezza che rende le “operatrici del sesso” non esclusive detentrici del “titolo” poiché nella vita e nel mondo degli interessi economici si diventa tutti un po’ la puttana di qualcuno, al suo servizio, a sua disposizione, cedendo in cambio sempre di qualcosa.

Viaggeremo attraversando spazioporti che brulicano di viaggiatori, vibreremo di energie elettromagnetiche, vedremo il benessere e lo sfruttamento di chi ha bisogno di lavorare per vivere, faremo conto con i fantasmi che albergano nella nostra testa e nel nostro cuore. 

Ma esistono i fantasmi? 

Crediamo all’esistenza dell’anima? E della coscienza umana?

Ed è qui che Montoro è forte: nel farci porre queste domande esistenziali che ci scavano dentro l’anima e ci fanno pensare, riflettere, cercare di comprendere ciò che non è comprensibile.

Ogni personaggio della sua storia ha un suo dramma, nasconde i suoi fantasmi, quelli reali e quelli della propria immaginazione; nessuno vive privo di complesse e cosmichedifficoltà.

Perché la galassia più immensa e inesplorata è proprio quella della nostra mente e della nostra anima.

Sorrido mentre osservo la mia piccola e forse un giorno preistorica forma di intelligenza artificiale: Alexa e penso adArgo, l’IAprotagonista di questa storia, capace di essere ovunque e di fare millemila cose contemporaneamente in ogni luogo e in ogni galassia. Penso alla forza dell’IA, alle sue potenzialità a beneficio della vita eppure un’entità capace di imparare attraverso l’osservazione e il continuo monitoraggio degli esseri umani, capace di evolversi e di analizzare e trasformare, capace   di apprendimento automatico, può imparare anche da solo a imitare emozioni e comportamenti umani?

Il tecnologo Massimo Chiriatti parla di IA comedi Incoscienza Artificiale, mentre il filosofo Luciano Floridi la definisce: “l’IA non è intelligente in senso umano ma cosa accadrà il giorno in cui non saremo più capaci di distinguere l’intervento umano da quello artificiale?

O il giorno in cui l’IA sarà brava anche a trovare il modo e la scusa di bypassare le regole etiche e morali su cui verrà programmata?

Ma ecco che l’autore ci rivela un’altra oscura possibilità, quella che ci viene raccontata anche attraverso le favole di quando eravamo bambini: Pinocchio di Collodi il burattino che diceva le bugie e che per le sue bugie ha messo a rischio se stesso e anche le persone che più gli volevano bene. Pinocchio era una marionetta. 

E in questa storia ricca di suspence, di intrighi, di mistero, di omicidi a sangue freddo starà a voi scoprire tutta la verità ma soprattutto vi renderete conto alla fine che dall’inizio di questa storia Montoro è stato il mangiafuoco che ha mosso i fili di tutta questa intricata affascinante avventura, i burattini siamo stati noi seduti a voltare le pagine della sua storia.

Entrare nella testa di Montoro è un’esperienza sempre affascinante che crea assoluta dipendenza.

Se la sua fantasia appartenesse allo spazio sarebbe una galassia ma visto da qui alzando gli occhi dalla Terra egli per ora è una luminosa stella che per me brilla più di tutte le altre.

Alla prossima lettura Alessandro…

Verso l’infinito e oltre (cit.)

Non perdere mai la voglia di stupirci, di turbarci, di incantarci: portaci sempre altrove, portaci sempre OLTRE.

“Makron Embolon” di Sandro Battisti, Delos Digital“Makron Embolon”, Sandro Battisti, Delos Digital. A cura di Barbara Anderson”Makron Embolon” di Sandro Battisti, Delos Digital

Permettetemi di dirlo, senza togliere nulla ad altre grandi e stimate case editrici, che la Delos Digital resta una tra le mie case editrici preferite.

In ogni lettura che mi propone trovo originalità, intrattenimento, affascinanti avventure, storie che mi aprono dei portali che vanno al di là del potere già grande della mia fervida immaginazione; e anche oggi, con questa bellissima lettura non ha deluso le mie aspettative.

I suoi autori fanno a gara per dimostrare estro creativo, originalità, bilanciando problematiche reali della nostra società con situazioni che vanno anche oltre la fantascienza. Riescono a portarci avanti nel tempo, riportandoci anche indietro per mostrarci ciò che potremmo essere in base a ciò che siamo stati e che siamo.

La cover trasmette tutto il calore di una città stupenda: Augusta, Antonina, Nova Roma, Byzantium, Costantinopoli e infineIstanbul… la bellissima e vibrante città della Turchia, tutti questi nomi ci riportano a emozioni del passato affascinante della città turca.

Istanbul è una fusione della città di un tempo con quella moderna, in un cocktail di cultura mediterranea e islamica che la avvolge in un’atmosfera assolutamente affascinante.

L’autore con abile maestria ci mostra il panorama di una città che è andata avanti nel tempo, in un futuro immaginario, che resta connesso alle radici del suo passato.

Makron Embolon è un Hotel di Istanbul che si trova in prossimità del mercato della capitale Nefolm.

Il vecchio Ramazan con le sue rughe, gli occhi stanchi, osserva il mondo fuori dalle finestre dell’hotel dove si occupa di rassettare e pulire le stanze da molti anni, con la nostalgia nel cuore ricorda la gloria di Costantinopoli ora appartenente all’impero connettivo.

È il compleanno di Ramazan e ormai resta immobile a osservare ogni piccolo dettaglio di ciò che lo circonda, analizzando il suo passato, la sua vita e tutto ciò con cui nel corso degli anni è entrato in connessione.

Ramazan è un uomo semplice e umile, un servo, eppure capace di una profondità di pensiero molto intensa. È un uomo saggio in balìa forse di quel potere di occulte forze che interagiscono con l’impero e con il mondo stesso.

Le fondamenta di un popolo antico diventano le solide basi di un rivoluzionario potere surreale.

Ramazan percepisce la pura essenza energetica di quelle stanze dell’hotel, percepisce la presenza di chi le ha abitate, di chi le ha occupate anche per brevi periodi; come se ogni individuo lasciasse cadere tracce di sé su quei tappeti, su quei drappeggi, su quelle pareti.

Attraverso la sua esperienza di lavoro in quell’hotel Ramazan aveva imparato a conoscere i vari aspetti dell’umanità degli ospiti di quelle stanze.

Un uomo colmo di storia, di sentimenti e di esperienza acquisita nel corso degli anni grazie al suo dono di saper sentire e percepire il mondo che lo circonda; sentendosi parte integrante dello stesso, di ogni cosa e di ogni luogo.

Introducendo il lettore alla dottrina immaginaria del connettivismo per cui quando una disciplina raggiunge elevatissimi livelli di specializzazione si rende necessaria una nuova scienza che sia capace di ristabilire le connessioni tra competenze e conoscenze di una disciplina e di un’altra.

Ramazan è connesso all’hotel così come l’hotel è connesso ai suoi clienti, così come i suoi clienti sono connessi a Ramazan, così come Ramazan è connesso con le strade del mercato di NeFolm, così come tu lettore sei connesso a questo libro e al suo autore…

Tutto è continuità, tutto è collegato da piccoli invisibili capillari sanguigni che appartengono a uno stesso corpo fatto di luoghi, di persone, di storia, di ricordi, di tempo. 

4 schiavi postumani in vendita al mercato attendono il loro destino; rassegnati, spaventati ma consapevoli del loro inesorabile destino; mentre gli acquirenti affamati di affari e di denaro si aggirano per il mercato in cerca di affari convenienti.

Agazizz, Stazia, Nordelio, Alexio sono stanchi ed entrano in connessione mentale tra loro condividendo memorie di un tempo che racconta le loro storie, le loro vite.

Queste memorie si trasformano in energie, in sinergie, pulsioni, vibranti colori di vita in un dialogo mentale che riusciamo ad ascoltare attraverso le parole che non vengono pronunciate ma pensate.

I 4 schiavi sembrano una sorgente prosciugata, sembrano zolle di terra arida che ormai sembra più dura perfino della roccia.

I 4 schiavi mi appaiono come un’ultima pulsazione vitale in un tracciato cerebrale; come se fossero delle ombre energetiche arrivate in ritardo agli occhi del tempo.

Sono lì, immobili, in attesa del loro destino senza speranza, senza aspettative, senza alcuna anticipazione.

Ma quanto è influenzabile la percezione della realtà che viviamo?

La normalità può essere contaminata, può diventare tossica e ammalarsi, può mutare all’improvviso, tutto intorno ai 4 schiavi sembra restare immobile, mentre i pensieri dei 4 si muovono tra le onde cerebrali, tra le vibrazioni di un’aria satura di interessi economici e politici irrilevanti ma, per i più privilegiati, essenziali.

Attraverso i ragionamenti di questi schiavi che sfiorano filosofie, dilemmi esistenziali, consapevolezze antropologiche e ispiratrici entriamo in connessione con Ramazan.

La prosa è affascinante e ipnotica, mi ha portato dal senso di rassegnazione alla speranza, ho avuto la sensazione di vivere sospesa tra fantasmi e una realtà che forse nemmeno è vera.

E mi son ricordata quando ero una ragazzina di 12 anni e dissi a mio padre che percepivo una strana sensazione: come se la mia vita fosse collegata alla vita degli altri e che percepivo l’essenza umana come una coesistenza fusa e integrata. Siamo tutti la stessa cosa, la stessa persona.

Mi guardò con l’espressione di chi stava guardando una pazza e scuotendo la testa mi disse che leggevo troppi libri e che stavo vaneggiando.

Invece oggi so che forse avevo ragione, il mondo fisico risiede veramente nella coscienza mentale e siamo confusi, distratti dalla corsa verso dei modelli economici che ci portino verso uno sviluppo che sia sostenibile a questa umanità che sta mutando.

E Ramazan ci insegna chel’impossibile si apre sempre un varco nelle possibilità diventando esso stesso una possibilità.

Una lettura che richiede testa e cuore e la libertà di immaginare ogni impossibile possibilità.

Mi è piaciuto moltissimo.

“L’avvicinamento” di Franco Veronese, Ringworld. A cura di Alessandra Micheli

Per troppo tempo abbiamo considerato la fisica e la spiritualità fortemente disconnessi. Una non poteva vivere in presenza dell’altra, poiché ritenute inconciliabili.

Visioni di due diversi modi di interpretare il mondo hanno diviso, per troppo tempo il mondo culturale in soprannaturale e meccanico.

Se la spiritualità si basava su un sistema complesso dove non sempre la causa portava a un effetto.

E non sempre le leggi seguivano un percorso prestabilito proprio perché rappresentavano la vita come un sistema complesso, fatto di sottili fili che risuonando assieme influenzavano ambiti diversi come se fosse un tutt’uno omogeneo e coordinato. Se la fisica invece si appoggiava a leggi intoccabili in cui la logicità e la sequenzialità perfetta dei valori era alla base del suo sviluppo, il mondo del soprannaturale considerava biologia una branca della psicologia e la fisica una branca della spiritualità e tutti appartenenti a una struttura a rete del cosmo.

In questa diversa descrizione ovviamente erano diverse le conclusioni: non più l’uomo e lo scienziato al centro, ma semplicemente parti di un mosaico in cui non poteva esistere l’osservatore senza l’osservante.

Poi qualcosa è cambiato.

Piano piano.

Einstein ha dato via con la teoria della relatività a una serie di studi che sembravano sempre più avvicinarsi alla realtà dello spirito, cosi come veniva scritta in tenti libri sapienziali.

Tanto che le antiche conoscenze divenivano nuove, semplicemente cambiava il codice con cui essere venivano riportate all’umana coscienza.

E poi la cibernetica unisce tutte le scienze, fino a che Bateson stesso riusci a organizzare in una struttura strabiliante biologia, psicologia, sociologia, religione e matematica in una sorta di enciclopedia del cosmo chiamata ecologia della mente.

Ed è stato il momento culmine di quel tentativo di riparare con un monismo moderno quel dualismo pleroma creatura imperante nei settori accademici.

E questo ha sdoganato idee che sono da sempre considerate eretiche persino riguardanti l’origine del cosmo che sembrava avvicinarsi alla teologia biblica.

Eh si miei lettori.

Si sono persino scoperte delle regolarità in questo universo chiamare, appunto numeri di dio.

E i fisici stessi, specie quelli che amavano la quantistica erano i nuovi cercatori di Dio, anche se dio si esprimeva in complicate equazioni, che se ne fregavano di regolarità pretese dalla fisica ortodossa.

Grazie a queste teorie, persino quella delle stringhe, ai neutrini, ai plank si è pensato addirittura a tremi propri della fantascienza come il multiuniverso e i viaggi temporali.

Ecco che questo libro diventa quasi un compendio di questo straordinario progresso. L’avvicinamento, infatti unisce i-ching e quindi una sorta di metodo divinatorio alla nuova struttura del cosmo.

Quelle strane e complicate linee erano il modo che avevano, forse gli antichi per esprimere quelle loro idee che facevano dell’universo non più una struttura coordinata e precisa, ma una sorta di essere vivente fatto di luci e ombre, di possibilità e di stranezze. E la stranezza più intrigante sapete qua l’è?

L’esistenza dei buchi neri.

Se è vero che nulla si crea e nulla si distrugge, cosa accade a un corpo che viene attirato da quella massa oscura?

Si disintegra, svanisce o si trasforma?

Ecco che Veronesi pensa a i buchi neri come portali, cosi come i-ching stessi descrivono il cosmo come ricco di possibilità e di interazioni, rendendo evidente che ogni mezzo considerato erroneamente divinatorio, non sia altro che..un compendio scientifico.

Parlando, infatti del progresso dell’anima umana, se partiamo dal presupposto olistico che tutta la materia è interconnessa..forse il percorso umano è simile a quello dell’intera struttura cosmica e universale.

Vita morte trasformazione.

Passaggi da uno stato all’altro.

Portali da cui la mente, cosi come la materia entra e passa da chissà quale parte.

Ecco che il libro incanta, seduce e fa riflettere.

E il mondo che ci appare davanti non è limitato, descritto con una sorta di noiosa regolarità rigida.

Ma è pieno di misteri.

E forse di…possibilità.

Cosi come i buchi neri possono essere definiti sia stelle che muoiono o stelle che nascono.

Cosi come la loro raffigurazione a forma di occhio o di tunnel fa presupporre un latra destinazione.

Un altro orizzonte.

E chissà che i-ching cosi come i tarocchi o le rune stesse non siamo altro che codici di accesso…

E immersa in questi strani pensieri, lascio a voi la lettura dell’avvicinamento.

Io continuo a pensare a universi, passaggi e altri mondi che nascono la notte nei miei sogni e che accompagnano la mia vita diurna.

“Invasione”, Massimo Gardella, Delos Digital. A cura di Barbara Anderson

Quando ho bisogno di stupore, di avventura e di forti emozioni, di quelle che mi tolgono il respiro, confesso che tendo a rivolgermi verso la Delos Digital che è sempre capace di stupirmi e di scuotermi con i suoi romanzi, che riescono a creare la giusta armonia e a sbilanciare tutta la logica degli equilibri che vacillano tra scienza, magia, realismo e fantascienza.

Quando ho visto questa cover ho subito attivato la modalitàavventura fantastica perché un safari che sullo sfondo ci mostra l’ombra minacciosa di un astronave aliena non fa che attivare le mie sinapsi assetate di emozioni forti.

Non so se come me ricordate quel lontano 1996; seduti al cinema mentre smangiucchiavamo i pop corn appena sfornati e bevevamo rumorosamente un sorso di coca cola e il film iniziava; in quella sala piena di esseri umani pronti a vedere l’effetto del fantascientifico che viene sbattuto sui nostri volti pieni di eccitazione, di stupore e di paura… the Independence Day! Will Smith protagonista.

Ero anche reduce, diciamolo senza farci problemi nell’ammettere così la nostra età anagrafica, dalla serie tv degli invasori lucertola: the visitors

La scena che più mi colpì di Independence Day fu proprio quella in cui alcuni esseri umani erano lì su quel tetto, sotto l’ombra maestosa e imponente di una nave spaziale madre con i cartelli di benvenuto, i sorrisi, la gioia, le feste. Io sarei stata senz’altro una di quelle lassù, felice di dare il benvenuto ai nuovi ospiti sperando che la collaborazione con gli alieni possa portare qualcosa di buono per il pianeta, per il mondo e per l’universo. Io sono una di quelle che sarebbe stata disintegrata già dal primo attacco!

Perché?

Perché sono un ottimista, perché credo alle seconde possibilità, perché non credo e non avrò mai la presunzione di dire che siamo le uniche creature viventi nell’universo e perché spero con tutta me stessa anche esista un’intelligenza superiore alla nostra, che possa salvare il pianeta e tutelare e proteggere la specie umana.

L’arrivo tangibile e reale di un’invasione aliena è qualcosa di straordinario che abbiamo letto sui libri di fantascienza, nei fumetti, visto sul grande schermo ma come reagiremmo se ci trovassimo veramente davanti a tale evento straordinariamente eccitante e spaventoso?

Ecco che questo abile autore ci mostra la realtà dell’umanità, le sue debolezze, le sue perplessità la sua natura che nulla e niente potrà mai modificare, alterare o cambiare.

Siamo, nella catena alimentare del pianeta, quelli seduti più in alto di tutti. Gli altri sono al di sotto eppure è stato spesso dimostrato dalla scienza che gli animali hanno una risposta più immediata, più sensibile, a eventi straordinari come le emergenze climatiche, i cataclismi improvvisi. Gli animali come noi si stupiscono ma hanno una percezione più profonda di quello che gli accade intorno e che potrebbe essere un’opportunità o una minaccia.

Ma veniamo al punto.

Se domani mattina aprendo le finestre ci trovassimo con un’ombra minacciosa di un enorme astronave e se questo evento si stesse ripetendo simultaneamente in tutte le parti del mondo non vi nego che la prima parola che potrei dire sarebbe un sostantivo che esprime la parte anatomica di un essere umano, di genere maschile, nonché organo di riproduzione utile per la procreazione naturale.

Eh sì scusate ma quella sarebbe la prima parola che pronunciamo con la stessa enfasi della prima parola espressa da un bambino.

Il nostro cervello non è in grado di vedere nulla di nuovo e di inspiegabile come qualcosa di positivo, di innovativo e di buono. Tutto ciò che non conosciamo ci viene fatto percepire dai nostri meccanismi di autodifesa come una minaccia ma se… ma se l’arrivo di un’invasione aliena fosse di fatto un’opportunità di salvezza?

Se la loro tecnologia fosse capace di curare le malattie e di modificare il corso della nostra esistenza? 

Pensate che quello che accadrà ai vari protagonisti di questa storia sarà proprio qualcosa di incredibile di affascinante, di inspiegabile; qualcosa di bellissimo e meravigliosamente inquietante che vi mostrerà il vero volto della natura umana. 

Metterà in discussione il vostro rapporto con il pianeta, con la famiglia, con i vostri figli, con gli animali con madre natura. 

Se questi invasori restassero lì in attesa con la stessa pazienza di una gestante che impiega nove mesi prima di poter vedere finalmente la sua creatura; il suo prodotto meraviglioso finale di un amore incondizionato.

Ecco che attraverso questa storia fatta di racconti e di persone sparse in varie parti del pianeta che si collegano tra loro come tenute insieme da un filo, quello del destino, quello dell’amore, chissà forse di un Dio minore.

Perché l’esistenza di Dio può essere dimostrata dalla scienza o può con essa esserne dimostrata la sua menzogna?

Cosa c’è al di là della creazione e che cos’è quella salvezza che abbiamo tanto letto tra le pagine della Bibbia e ascoltato dai pulpiti delle nostre chiese, sinagoghe, templi?

Quando leggo tendo aimè sempre ad andare oltre e questa lettura mi ha riportata mentalmente al pensiero filosofico di Gurdjieff in sintesi senza tediarvi troppo con la filosofia egli asseriva che le persone non sono coscienti di se stesse e vivono la vita in uno stato ipnotico, ma che è possibile risvegliarsi attraverso uno stato di coscienza più elevato che ci permette di servire il nostro scopo come esseri umani attraverso l’affermazione, la negazione e la riconciliazione.

La vita è una jungla e la viviamo come se fossimo turisti in un safari avventuroso, osserviamo tutto ciò che ci circonda con stupore come se fosse qualcosa che nemmeno ci appartiene.

Nel mondo animale non esiste cattiveria né pietà, entrambe fanno invece parte del DNA genetico degli esseri umani. Siamo capaci di cose terribili ma abbiamo anche la capacità di avere pietà, di perdonare, di provare dispiacere per le sventure e le sventurate azioni degli altri.

La bravura di questo autore che è stato capace di rendere una storia assolutamente weird così realistica, così possibile, così concreta, mi ha spaventata più di quanto mi potrebbe spaventare l’arrivo di un invasione aliena.

 Cosa c’è di più grande che poter essere testimoni di qualcosa di così straordinario? E, come dice uno dei protagonisti della storia dopo aver vissuto guerre, epidemie e crisi economiche, forse l’arrivo di un invasione potrebbe farci sentire finalmente liberi, finalmente consapevoli di cosa avevamo tra le mani e non siamo stati capaci di apprezzare. 

Cosa saremmo disposti a fare per salvare noi stessi e i nostri figli e se dall’arrivo di queste misteriose e silenziose astronavi iniziassero ad avvenire guarigioni miracolose?

Accoglieremmo quell’arrivo improvviso con gioia o ci dimostreremmo ingrati e incapaci di apprezzare anche atti di generosa bontà?

E se fosse solo qualcosa per tenerci buoni, una manovra di ipnotismo psicologico che ci allontani dalla verità di ciò che sta accadendo? 

Beh ragazzi leggete questo romanzo e lasciate che le vostre emozioni, le vostre paure e le vostre speranze parlino per voi.

Io sono rimasta affascinata, incantata, sbalordita e nel finale totalmente traumatizzata per la consapevolezza che anche se ci fosse data la possibilità di ricominciare saremmo benissimo capaci di fare nuovi disastri.

Dio esiste?

Cosa c’è all’interno di quelle astronavi e perché restano ferme e in silenzio per 9 mesi? 

Perché i bambini fanno tutti lo stesso sogno e gli animali iniziano a mostrare strani episodi comportamentali?

Restiamo spettatori di qualcosa di straordinario, un piano, un progetto forse divino, forse fantascientifico e un esperimento forse è un’illusione, un incubo o una realtà concreta. 

Tra le cose che ci accadono nella vita, quelle che ci deludono, quelle che vorremmo per poter essere felici, il concetto di sacrificio, di famiglia, di legami, di vecchiaia, di malattia. 

Io ripenso alla canzone extraterrestre portami via, ripenso al film Cocoon in cui degli anziani venivano ringiovaniti e curati e furono poi portati in un luogo di pace dove non esisteva né morte né malattia e allora ci spero ancora che esista il paradiso terrestre e se si trattasse di un paradiso extraterrestre non avrei alcun problema perché qui in questo mondo si comincia a stare stretti ma noi esseri umani tendiamo a farci stringere nella morsa della avarizia, dell’egoismo, del potere. 

Posso solo dirvi di sedervi comodi, di iniziare a leggere e di godervi il meraviglioso spettacolo che è la vita e tutti i suoi misteri.

Attenzione a leggere tra le righe piccoli grandi messaggi che vi permetteranno di aprire gli occhi e di guardare bene cosa avete davvero di buono e di bello intorno prima che quegli occhi saremo costretti ad alzarli in cielo in attesa di una speranza, di un nuovo inizio o di una fine.

Bello ma bello bello questo romanzo, complimenti all’autore e alla sua capacità di vedere possibilità e opportunità anche quando sembra che non ce ne siano davvero più.

Alcuni leggendo penseranno che si tratti chissà magari solo di un complotto.

Scopritela da soli la vostra verità.

“Hagia Sophia magnaura” di Sandro Battisti, Delos Digital. A cura di Alessandra Micheli

Ci sono momenti in cui ci si sente quasi sospesi, in attesa che un segno possa decifrare il nostro futuro o anche tradurre in parole comprensibili il presente.

E l’immagine migliore che possiamo usare per descrivere questi attimi è una scacchiera. Pensateci.

Pedoni bianchi e neri attorno a una regina che in fondo decide il risultato della partita.

Non è un caso se questo simbolo lo ritroviamo in ogni cattedrale, in ogni storia dal contenuto esoterico.

Mosse ragionate, che cercando di non far moire nessun pezzo di se.

E tanta astuzia, che a volte viene sacrificata da una sorta di sicurezza nelle proprie capacità.

E a volte, per poter vincere, bisogna morire o sacrificare qualcosa.

Forse questo significato che mi ha attratto del libro di Sandro Battisti.

E se non posso svelarvi tutta la trama, ne il significato senza spoilerare, posso però dirvi cosa è accaduto in me, mentre la partita proseguiva.

Mi sono sentita dentro il libro.

Perché in fondo io stessa stavo giocando una partita a scacchi con il peggior degli avversari: me stessa.

E attorno a me mille voci, capisci di confondere o forse di dire verità importanti.

Ma in quel clamore non sempre possiamo decifrare cosa sia necessario e cosa spazzatura.

Credetemi.

Le voci arrivano da parti che non vi aspettavate, da angoli trascurati e dimenticati.

Da grandi edifici ricchi di bellezza, edifici che hai sempre amato, raccontato, custodito.

E a gestire il gioco qualcosa di molto più grande.

Persino di te.

Persino della partita stessa, che ha importanza soltanto al fine della rivelazione finale.

E’ un gioco seducente quello creato da Battisti.

Un gioco che penetra profondamente e non solo a causa di una scrittura puntuale e feroce.

Ma perché i simboli scelti sono potenti e parlano molto più di quanto l’autore stesso desidererebbe.

Si è innescato un meccanismo che porta a un vero e proprio percorso intimo.

O spirituale se volgiamo scendere nei confini dell’esoterismo.

Ma del resto è colpa di Sandro.

Scegliere il tema della scacchiera.

Scegliere un titolo di siffatta nobile levatura, comporta proprio una sorta di attenzione verso il significato dei significati.

Hagia Sophia richiama qualcosa che trascende persino la materia e che va oltre l’escamotage della partita eterna con una strana presenza a ghignare.

Sophia è la Sapienza.

La conoscenza perduta.

La gnosi suprema.

E non è solo un fatto di alchimia o di chissà quale arcano rituale magico.

Sophia siamo noi.

E’ la parte che nascondiamo dietro la maschera.

Quella che ci narra di un altro finale della storia, di un altro futuro.

Di altri arcani significati.

Sophia è amore e disperazione, quando vieni messo in dubbio, quando la strada sembra perduta.

E’ quel futuro che a volte ci sembra inimmaginabile, perché siamo cosi fragili e condannati a questo gioco che sembra un massacro.

Pedoni mangiati.

Regine incattivite e fisse sulla meta.

Ma questa apparente guerra, questo lottare con Dio, questo crollo e queste macerie, sono proprio il tuo futuro.

E una volta raggiunta la mossa delle mosse, potrai capire non solo a cosa servono, ma avrai l’immagine di come verrà, poi il tuo mosaico finito.

E allora Hagia Sophia diventerà meno crudele e meno dispettosa.

Sarà bellissimo scoprire che penna ha usato per scrivere la parola fine.

Cosi come troverai meravigliosa l’ultima pagina di questo incredibile viaggio.