Sarà l’estate.
Sarà questa sera speciale, cosi calma, cosi fresca con quei profumi di glicine che arrivano da chissà quale giardino. Saranno le stelle che fanno capolino in quel cielo che, al crepuscolo si è tinto di arancione dorato.Sarà quel senso di libertà che avverto, ogni estate puntuale dentro le ossa..ma stasera miei lettori voglio proprio viaggiare.
E con la fantasia.
Verso mete esotiche, sconosciute ai più, dove il mistero ha creato la sua segreta alcova.E cosi che mi accingo a leggere le grandi scoperte archeologiche che hanno cambiato non soltanto la storia, ma anche e sopratutto la nostra percezione della stessa.
Che hanno modificato, sostanzialmente e in modo irreversibile, persino l’idea che noi avevamo dell’evoluzione e dell’umanità.
E in quei monumenti, quelle meraviglie uscite direttamente da una fiaba eppure sentinelle custodi della macina del tempo, ritroviamo la ribellione umana, quella che ha sempre tentato di andare oltre il consueto, di osare, di proporre alternative allo status quo e di abbracciare quel senso di infinito.
Petra, ma anche il palazzo di Minosse, cosi come Agkor Wyatt sono li a testimonianza di una grandezza che abbracciava e deve abbracciare ogni dimensione umana, quella che unisce spirito e materia.
Perché in quell’elenco di Manzo noi non abbiamo soltanto la bellezza, ma anche quel delizioso senso di ribellione che permise a prometeo di rubare il fuoco agli uomini, e a Eva di conoscere, finalmente il bene e il male e diventare davvero simili al creatore.
Ecco che in tutte questa storia, perché sono storie noi possiamo acquisire un po’ della stessa magia di esploratori, temerari, fortunati che si sono imbattuti in reperti dimenticati, che hanno dato corporeità ai miti, togliendoli dal loro status di mere fantasie.
Che hanno osservato mummie che raccontavano una storia diversa dell’evoluzione o grotte in cui la maestria dell’uomo preistorico di parlava di quel bisogno spasmodico di trovare un senso religioso nel cosmo.
Possiamo osservare torbe dimenticate, riportate ai fasti dell’elogio umano.
E costruzioni che solo a osservarle mozzano il respiro, con quell’elaborata tecniche che ancora oggi desta dubbi, perplessità e fa sognare.
Ecco io in questa serata profumata ho bisogno di sogni reali, di possibilità concrete, di capire quanto il mio appartenere a questa razza che sembra sempre i bilico sull’abisso in realtà sia motivo di orgoglio.
Perché ci sono giorni in cui tacciarmi dell’appellativo umano, non mi crea altro che imbarazzo e disagio.
Stasera no.
Ho osservato, sono stata accompagnata lungo una strada brillante fatta di meraviglie.
E una volta chiuso il libro, ho forse fatto pace con la mia natura.
Magari tornerò a odiare l’uomo al prossimo Telegiornale.
Ma stanotte lasciatemi…
questo orgoglio disperato d’esser solo un uomo.
Vecchioni.