Può una lettera cambiare le sorti di un’intera esistenza o anche di più esistenze?
Jack Bailey inaugura questa nuova collana Vintage War della Vintage Editore che con abile maestria prova a coniugare la piccola e la grande storia in un intreccio che spesso vediamo nei romanzi ma raramente sperimentiamo nella vita reale.
Siamo storia cari lettori, anche noi camminiamo dentro la pancia di questa Grande Madre, padrona del tempo e delle idee, maestra di vita, ci hanno insegnato. Ma un insegnante può dirsi bravo se i suoi allievi continuano a fare imperterriti gli stessi errori?
Il caporale John Bailey in servizio a Dachau, città tedesca nel Land della Baviera, a circa 20 km da Monaco, che vede il suo nome legato al primo campo di concentramento nazista, modello per tutti i campi organizzati successivamente, scrive delle lettere.
Sappiamo bene che era usanza dei soldati scrivere e che la corrispondenza era spesso l’unico modo che avevano per sopravvivere emotivamente ad un lavoro, un compito, una missione che li vede vittime e allo stesso tempo protagonisti della grande storia.
Non sempre è la scelta a determinare l’uomo e il fronte in cui ci si ritrova a nascere è spesso causa di immotivati e gravissimi errori. Quante volte me lo sono chiesta. Se fossi nata in Germania nei primi anni del ‘900, da una famiglia implicata con l’esercito. Se avessi ricevuto un’istruzione in stile “lavaggio del cervello”. Sarei stata comunque in grado di riconoscere l’orrore negli occhi e nelle menti dei miei educatori? Sarei stata capace di ribellarmi?
Alcuni lo hanno fatto è vero, ma gli altri? La maggior parte?
Se i cortili del mio quartiere fossero pieni di fiori sbocciati, di splendidi fiordalisi blu. Se mio padre fosse stato uno di quelli che ti raccontano le fiabe prima di andare a letto. Se ogni famiglia intorno a me avesse avuto cibo e vestiti a sufficienza e i bambini avessero avuto i giocattoli dei loro desideri.
Se i treni fossero arrivati in orario
Se ci fossero tanti posti di lavoro per tutti (o quasi tutti)
Pochi giorni fa discutevo e concordavo con il mio boss Alessandra Micheli sul fatto che non è la cattiveria il male dei popoli ma l’ignoranza. Ignoranza intesa come vero e proprio handicap dovuto alla carenza o alla totale assenza di conoscenza e di chiavi di lettura efficaci per interpretare in maniera sana la realtà.
Jack Bailey, figlio di John, trova una lettera datata 14 luglio 1946, una lettera che fa da ponte fra il presente di quest’uomo e un passato che ogni volta urla una musica diversa seppur ugualmente tragica.
È un romanzo storico? Forse, in parte. Quando un romanzo ha una precisa collocazione storica dovuta al tempo e al luogo è difficile non collocarlo “tra quelli che parlano della seconda guerra mondiale”. Eppure sarebbe riduttivo e anche molto secondo me.
È un romanzo che racconta di come la vita possa riscattarsi anche dopo la morte. In cui la possibilità di redenzione risiede anche nelle scelte degli altri.
Un figlio può scegliere di accettare i comportamenti di un genitore pur non comprendendoli pienamente. Oppure può rifiutarsi. O infine può provare a scavare nel passato per trovare delle risposte.
Scavare nel passato di un genitore diventa allora un modo per guadagnare o perdere tutto, una roulette davanti alla quale non possiamo fare previsioni.
Andrà bene o male per il nostro Jack? E per noi come andrà? Riusciremo a farci piacere questa chiave di lettura.
Personalmente ho amato questo romanzo in ogni sua parte. Nel capitoli brevi. Nella prosa musicale e a tratti quasi poetica. Nelle emozioni dosate. Nelle lacrime trattenute e in quelle che inevitabilmente hanno finito per bagnare la carta.
Nessuna eredità è così ricca come l’onestà
Ne sono convinta oggi più che mai dopo aver letto questa piccola perla che consiglio a ogni lettore che sia mai inciampato sul mio cammino. Vi farà male leggerlo ma farà bene alla vostra anima e di riflesso all’umanità intera.
Grazie a Vintage editore per questo piccolo gioiello che ha donato all’Italia. In questi giorni in particolare ne abbiamo proprio bisogno.
Consiglio per la lettura: se avete un portico vi consiglio di leggere all’aperto, così quando vi beccheranno con gli occhi rossi potrete dare la colpa all’allergia, al sole, al vento, a un insetto e nessuno sospetterà cosa sta succedendo dentro di voi.