“Cour des Revenants.Holland Academy #1” di Amanda Fall, Words edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Ci siam sorrisi e in un lampo
Ci siamo trovati con trent’anni in più
Ma son trent’anni rubati
All’invidia del tempo e sei sempre tu

Roberto Vecchioni

Ho letto questo libro sulle note del mio prof.

E’ strano non trovate?

In fondo si tratta di un gotico perfetto, diviso equamente tra sangue, morte e oscurità.

Lapidi e cimiteri, morte e demoni, nebbia che avvolge e sovrasta una Londra fumosa, partorita direttamente dia immaginazioni più tetre.

Eppure…

So che la Fall ha desiderato dipingere un affresco diverso dal solito, dalla dolcezza di libri in cui la fantasia è leggiadra e soave, dove l’ero non è spezzato o almeno non ci appare in tutta la sua disperata angoscia.

Lo so.

Ma mai, mai ho letto qualcosa di cosi intenso e commovente.

Di un’anima ferita, ridotta in brandelli che si accende id luce quando incontra occhi color cielo.

Cosi limpidi da non sembrare neanche di questo mondo.

Un altra anima che grida forte per essere vista.

Ecco.

La canzone del prof è adatta proprio a Cour de revenants.

Perché il cuore dei ritornati non è soltanto un famigerato covo ululante di demoni.

O almeno io l’ho interpretato in modo diverso.

Il cuore di ogni ritorno, è quello che non mostriamo al mondo.

Agli altri.

Indossando sempre la nostra maschera.

Vendetta, rabbia, o cinismo.

Sarcasmo o semplicemente una famelica voglia di rivalsa.

In questo affresco i protagonisti sono altrettanto anima che si sono perse.

Attenzione, non perduti.

Ma coloro che non sanno più, davanti a un bivio, che strada prendere.

E soli, indifesi iniziano a ringhiare.

Ma quello che forse, sottolineo forse, desiderano è il calore.

Che sia di un cantuccio caldo fatto di coperte o una mano capace di togliere l’inverno dal cuore.

Ed è quella parte cosi sognante e cosi cupa che mi ha letteralmente fatta innamorare.

Che ha fermato la mia brama di lettrice vorace, per farmi assaporare ogni descrizione, ogni dialogo, ogni piccola sfumatura.

Perché è questo signori miei il gotico.

Non solo ombre senza quasi un significato.

Ombre che vengono smarrite dal sole cocente.

Il gotico è quella parte del nostro io che sfugge dalla ragione che tutto spiega.

È il mistero, il sogno che sveglia durante la notte, che ci lascia tremanti forse, ma vivi.

E’ quel romanticismo che si cela in angoli impensabili del nostro percorso umano.

Lapidi, perché nella lapide è inciso il ricordo.

E noi senza ricordi siamo nulla.

Anche se questo risulta feroce se dilania le carni.

E’ quello il punto di partenza.

Pertanto, chi ama questo genere non teme affatto le ambientazioni classiche come cimiteri o i boschi cupi.

Sono in quegli antri che abbiamo nascosto parte di noi.

In luoghi in cui la corsa contro il tempo, contro noi stessi e contro quel mondo che ci vuole plasmare, è finalmente conclusa, quando viene inglobata in una idilliaca pace.

Nel bosco profondo, dove le parti più preziose di uno spirito ferito riposano, al riparo da occhi indiscreti.

Persino li, dove aleggia la paura come ombra sul lago, troviamo noi. Perché in ogni terrore notturno,noi possiamo fare amicizia con lati che il giorno non tollera.

Proprio perché sono veri, autentici, percorsi per crescere.

E in amori che non sono affatto tossici.

Ma che sono fondamentali per non cadere a pezzi, in quegli attimi in cui qualcosa ci trafigge e ci lacera.

Un attimo.

Un sorriso.

Un attimo.

Un eternità.

E mentre la lotta imperversa, alimentata da segreti che spero scopriremo piano piano, il mio cuore beve come un assestato la descrizione sublime delle vicende di Lena e di Elios.

Quando in un abbraccio che sembra non aver mai fine, trovano finalmente il loro posto nel mondo, mentre tutto il resto, vendette, odi, sangue, guerra e potere, non è altro che un rumore di fondo, indistinto e senza senso.

E cosi mentre accarezzo la pelliccia soffice di Ecate ( chi è lo scoprirete poi) una lacrima libera un anima intrappolata da troppe catene.

E mi sento finalmente meno rotta.

Portami via
Se ho freddo coprimi
Portami via
Se torno stringimi

Stringimi forte stasera
Ti sei primavera
Io sono l’inverno
Stringimi stringimi ora
Perché ho seri dubbi
Di essere eterno

Roberto Vecchioni

“Effetto strega. Scende la notte” di Juliette Cross, Newton Compton. A cura di Alessandra Micheli

E soltanto in certi giorni in cui la vita mi sta stretta, i sogni sono la mia consolazione.

Quando ti senti sopraffatta, quando forse sei soltanto stanca di indossare la divisa perfetta che il tuo oggi ti dona, puoi venire con me nell’Altrove.

Li dove puoi gettare ogni paura dietro di te, sicura che si trasformerà n arcobaleni con sotto irridenti lepricani a seminare monete d’oro che alla luce del giorno svaniranno.

O potrai smettere di indossare la tua maschera, rivelando la riverbero di un giorno che si colora di indaco il tuo volto ferito e sfigurato da troppo dolore.

Indifferente al giudizio altrui, perché qua, in questa landa strana e ricca di contrasti, regna la stranezza.

Essere imperfetto, sghembo o non adatto al mondo è il regalo che riceverai entrando attraverso la porta del sogno.

Vieni con me.

In questo viaggio cosi carnale eppure cosi mistico.

Dove le streghe non sono piene di verruche sul naso.

Dove i vampiri convivono con l’umano e gli donano un sorso, uno solo di eternità, avvolti in un abbraccio di estasi quasi mortale.

Dove i licantropi sono sboccasti ma desiderosi di farsi udire.

E noi, noi abituati a nascondere la coda magari sotto il vestito alla moda ci sentiamo finalmente a nostro agio, ringhiando, reclamando ciò che è nostro.

O soltanto trasformandoci fieri con il volto rivolto alla luna.

Vieni con me.

Qua l’amore non ha regole ne richieste.

Nasce da un odore, da un primordiale bisogno di appartenersi e riconoscersi.

Quando le anime si toccano e il canto della notte rassicura i cuori in tumulto.

Quando la bontà ti fa accarezzare la pelle irsuta di qualcuno che non è adatto a te, bandito dalla quotidianità perché pericoloso.

E che invece potrebbe portarti in un universo di arte, e bellezza.

Che ti guarderà con occhi stupiti, perché è cosi che le streghe si guardano.

Con occhi incantati, stupiti e meravigliati.

E il tuo lupo, quello che ti hanno insegnato a temere perché incapace di indossare un doppiopetto, ti prenderà per mano.

E ti farà semplicemente specchiare in una polla d’acqua piovana.

La, dove la dea del cielo ha lanciato i suoi baci al dio della terra. Nutrendolo con piccole gocce d’amore, vedrai il tuo volto radioso. Radioso ogni volta che seguirai le tue ispirazioni.

Ogni volta che ti lascerai andare alla bellezza del tuo essere cosi strana, cosi aliena la mondo.

E allora il lupo e la strega semplicemente sconfiggeranno il male tenendosi per mano.

E il male, il potere, tutto ciò che ci isola da questo mondo cosi sfumato, cosi contraddittorio, saranno soltanto lontani ricordi.

E una volta affrontato diventerà soltanto una raggrinzita figura destinata a spegnarsi da sola.

Vieni con me.

Qua convivono gli esseri fatti in una sghemba armonia.

E ti aspettano per insegnarti che non è il lupo che devi temere.

Ma chi pur regalandoti la comodità ti ingabbia e ti lascia languire.

Vieni con me.

E impara a lasciare che il pregiudizio scompaia.

E diventa orgogliosa della tua arcana bellezza.

“Una condanna di ombre e spine” di L.J. Andrews, Triskell edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Adoro il ticchettio delle gocce di poggia sul vetro.

Sembrano scandire il tempo con un ritmo molto più pacato, lento, senza affanni.

E il loro riverbero da al cielo quella sfumatura di acciaio che diventa quasi una coltre rassicurante e ovattata, capace di permettere alla tua mente di viaggiare libera, in altre dimensioni, in altre pieghe del tempo.

E con questa sensazione di serena eternità che poso il libro sul mio comodino.

Con un sorriso beato sul volto e un po di lecita rabbia, perché se la poggia mi insegna l’arte dell’attesa, il cuore avido di bellezza vorrebbe subito bearsi delle parole di Andrew.

E cosi in attesa speranzosa che l secondo ci metta poco per arrivare, sono qui per voi miei amati lettori.

Perché una condanna di ombre e spine vale davvero la pena di essere non solo letto, ma assorbito, divorato e inglobato dentro di voi.

Deve scorrervi nel sangue, deve far parte della vostra anima.

Deve farvi assaporare quella strana sensazione di sogno e magia che io oggi assaporo.

Non lo negherò.

I paranormal che amo io sono venati, quasi sempre, da una sorta di schizzo di oscurità.

Perché sono convinta, cosi come erano convinti gli antichi drudi, dal cui calderone deriva tutta la narrativa fantastica, che in fondo la luce si trova nel colore nero.

Del resto, tale colore, non è una sorta di assorbimento della stessa?

Cosi sono cresciuta in certe metafore alchemiche, che viaggiavano spesso se non sempre di contrasti, il bianco della neve, il rosso del sangue il nero di ali di corvo.

Queste sfumature nei racconti del Mabinogion diventavano parole. Come ci riuscivano?

E’ la magia dello scritto, magia che L.J. Andrews per chissà quale arcano incantesimo ha assorbito perfettamente.

E infatti, tutto il libro in-canta.

Sono frasi piene di ritmo, di poesia anche quando apparentemente si nutrono di realtà rendendo i personaggi profondamente carnali e reali.

Eppure dietro quell’apparente materia i fili di immaginazione intessono una sorta di fascinazione maliarda, che è tipica di scritti porte, porte vero l’Altrove.

In una condanna di ombre e spine tutta questa tecnica tattile e sensoriale viene posta al servizio di una sorta di retelling della bella e la bestia a sfondo gotico e romantico.

Intendo romantico secondo i canoni della corrente letteraria del XVIII secolo che ha dato, lo ripeto fino allo sfinimento, la traccia su cui altri autori si sono basati per creare la magia terna del fantasy. In questo “retelling” che però va persino oltre il retelling: centrale è la figura della maledizione, qualcosa che costringe gli altri a agire secondo una sorta di copione messo in scena per nascondere dietro la finzione verità incontestabili: che la terra e il re sono legate da un antico patto divino.

Senza il perduto sovrano la terra muore, muore perché il rispetto, la cura che la sovranità richiede sono annichiliti dalla brama di potere e dalla volontà di sfruttamento senza coscienza a noi tanto familiare. E cosi ecco un altro tema caro ai nostri romanzieri: il re perduto, ingabbiato, ostacolato da malefiche forze che venerano il caos.

Ecco perché questo libro ci risuona familiare eppure innovativo, antichi archetipi che sembrano freschi e giovani, colorano il testo non solo di bellezza ma anche di profondità.

La sovranità vilipesa e staccata dalla responsabilità verso territorio, popolo e governo, mette anche disordine in uno dei tre cardini fondamentali della sovranità stessa: ossia il popolo.

Che viene diviso, messo in caste, spaccando cosi la possibilità di una sorta di redenzione dello stesso.

La disunione crea terreno fertile per la degenerazione di un governo autocratico e dittatoriale.

Non vi risuona familiare?

È la prova di come, questo genere, sia non soltanto nato per divertire e far sognare, ma anche per raccontare, tramite i simboli il mal di vivere moderno.

In questa disgregazione,ogni suddito non è più persona ma oggetto.

Lo sono i servi che servono per garantire comodità e benessere.

Lo sono coloro dotati di poteri arcani che sono semplicemente usati come cavie per rendere il potere politico inattaccabile.

Lo sono le donne, qua pedine a ovlte consenzienti usate per accrescere fortune e potere.

Ed è la nostra Elise che romperà questa malsana catena luttuosa non solo di eventi ripetuti allo sfinimento ma anche di acquiescenza silente di valori non condivisi.

Elisa si ribella al suo stesso ruolo di pedina, mettendo, dunque, in discussione tutto il contesto sociale e sfaldandolo con la sua non adesione pezzo per pezzo.

E sapete in che modo?

Con la gentilezza.

Un solo gesto di gentilezza cambia totalmente le carte in tavola, fino alla rivelazione finale dove il re perduto..

No.

Non ve lo svelo.

Ma attendo con ansia il secondo capito di una saga che, non ve lo nascondo, mi ha davvero rubato il cuore.

“I vampiri di Marchwood-Hunted” di Shalini Boland, Newton Compton. A cura di Sissy

Shalini Boland è stata una vera rivelazione.

Parlare di vampiri non è mai così facile eppure lei ci è riuscita alla grande. Dopo I vampiri di Marchwood-Hidden eccola qui con un secondo volume ricco di colpi di scena e di misteri: I vampiri di Marchwood- Hunted.

Madison e Alexander sembrano aver finalmente trovato la pace e soprattutto il loro amore sembra più forte di qualsiasi altra cosa avendo superato l’ostacolo più grande: il fatto che lui fosse un vampiro.

Ma sarà davvero tutto così facile?

O forse no?
Quando una misteriosa sconosciuta di nome Nadia appare, Madison si trova coinvolta in una serie di segreti pericolosi che potrebbero mettere a repentaglio la loro felicità e la sopravvivenza stessa dei Vampiri di Marchwood.

Desiderio, tradimenti e rivalse rendono questo romanzo da leggere d’un fiato.

Madison in questo secondo volume tira fuori tutta la grinta che ha.

Tira fuori tutta la sua forza, la sua determinazione per non perdere ciò che è suo.

Perché nessuno può portarle via l’amore della sua vita.

Rispetto al primo volume qui sembra sapere ciò che vuole, sembra essere meno insicura, meno chiusa e urla proprio Girl Power.

La sua voglia di rivalsa, la sua voglia di essere la versione migliore di sé stessa è ben presente in questo secondo volume.

E non si può fare a meno di amarla.
Invece mi ha molto deluso Alexandre.

Nel primo sembrava un personaggio ben caratterizzato, ben analizzato pieno di segreti e di misteri da svelare ma in questo secondo volume è sembrato molto piatto e avrei preferito vedere di più su di lui, vederlo più sviluppato e speravo mi incuriosisse di più come nel primo volume.

Ho apprezzato il fatto che comunque ci sia una specie di caccia ai vampiri ma molto diversa dalle originali, cioè dalle solite che si leggono.

Il libro potrebbe sembrare confusionario siccome presente e passato si mischiano ma c’è un perché a tutto in questa storia.

E anche se inizialmente si può dire «Ma cosa sta succedendo» nel corso della storia ogni dubbio viene levato (o almeno quasi tutti)…

Niente è davvero come sembra…e sta al lettore scoprire davvero cosa succede.

Quindi pronti a scoprire questa storia?

“Dampyr, il canto della fenice” di Giusy Curro’ Self Publishing,Urban fantasy romance.A cura di Barbara Anderson

Per tutti gli amanti dell’urban fantasy romance, questo romanzo fa assolutamente al vostro caso.

Narrativa frizzante e giovanile, dialoghi veloci dove le personalità di ogni singolo personaggio emergono e si sviluppano nel corso della storia; ambientazione urban fantasy dove il mondo che ci appartiene viene infestato da creature mitologiche e fantastiche.

Presentazione dei capitoli bellissima, dai caratteri che riportano a un tempo lontano.

Ad ogni capitolo una canzone che potrete trovare nella playlist che l’autrice ha condiviso all’inizio del libro attraverso il qr code da scannerizzare con il vostro telefono e ascoltare.

Capitoli brevi.

L’inizio del romanzo ci catapulta immediatamente in un’ambientazione oscura, ricca di pathos e di solennità: un anziano al limite del decrepito accede in una grotta oscura, consegnando un sacrificio di sangue.

Un neonato viene consegnato nelle mani di un’oscura creatura che lo immerge nel sangue. 

Poco dopo da quella grotta esce un uomo giovane aitante e bellissimo.

Da quel momento inizia la caccia.

Altrove in un tempo diverso la giovane Christine sta compiendo 25 anni, l’età in cui bisognerebbe sapere cosa fare della propria vita, l’età in cui è il momento di iniziare a mettere la testa a posto ma la testa di Chris non è nel giusto stato emotivo: figlia di un padre siciliano e una madre serbo croata, rimasta orfana, è dovuta crescere in fretta, vive con la sua migliore amica Sonia e lavora in una libreria che si occupa di testi antichi e moderni tra cui anche restauro di libri antichi.

Adora leggere e legge tantissimo, tanto che spesso si addormenta leggendo e porta i personaggi fantastici delle storie che legge nei suoi sogni.

Chris sta aspettando quellasvoltache le faccia capire in che direzione andare.

Ha una spiccata fantasia, vive forse un po’ con la testa tra le nuvole. 

Legge di epiche avventure e trame tenebrose che l’affascinano moltissimo.

Vive con un libro tra le mani e gli auricolari nelle orecchie.

È corteggiata dal suo amico Tomas, un bellissimo ragazzo di famiglia altolocata che porta sempre una ventata di solarità e aria fresca con la sua simpatia, la sua bellezza e il suo corteggiare pressante ma non insolente.

Lui sembra di restare lì accanto a lei in attesa che si decida a fare quel passo che porta una bellissima amicizia a una relazione sentimentale. 

Ma Chris non è certa che lui sia quella persona, che lui sia l’uomo della sua vita.

Sì, è perfetto in ogni cosa; ma come dice Anthony Hopkins: “L’amore è passione, ossessione, qualcuno senza il quale non vivi”

Rischiare la certezza di una bellissima amicizia per qualcosa di incerto?

Chris non ama festeggiare i compleanni ma si troverà costretta a ricevere da Tomas un regalo che le cambierà la vita: due biglietti per il concerto dei Fenice Argus Apocraphe e dopo il lavoro si recherà controvoglia a un’apericena con le sue amiche.

Al lavoro nella libreria incontra un cliente che sta effettuando una ricerca su testi antichi e lei è stata designata dalla proprietaria ad affiancarlo nelle sue ricerche essendo Chris brava nel suo lavoro.

Incontrerà James. L’uomo affascinante, attraente ma freddo e distaccato, dal portamento gelido come la morte ma la bellezza intensa come la vita; inizia a sentire una strana attrazione nei suoi confronti anche se si rende conto di infastidirlo con la sua presenza.

Quando guardiamo una cosa più d’una volta scopriamo sempre qualcosa di nuovo. Lo stesso vale con le persone, i film o se rileggiamo un libro.

Dipende tutto dallo stato d’animo del momento.

James le apre un mondo oscuro e sconosciuto. Sono le nostre azioni a determinare il futuro, ci sono segni e premonizioni che cambiano la direzione delle cose e degli eventi.

James ha il profumo di altri tempi, ha un qualcosa di antico e di fortemente carismatico.

Ed ecco che Chris si trova combattuta tra due uomini: Tomas persuasivo, presente, avvolgente che rappresenta la certezza e James distaccato, galante, tenebroso e misterioso che rappresenta l’ignoto.

La storia inizia ad abbracciare mitologia e fantasia facendoci scoprire insieme a Chris la sua vera natura, la sua vera indole e la sua vera missione.

James è un Damphyr, il Re dei Damphyr.

I Damphyr sono creature mitologiche appartenenti alle leggende sarde, sono i figli nati da un’umana e da un vampiro; hanno i sensi amplificati, non sono sensibili alla luce solare e possono vivere anche senza nutrirsi di sangue. Hanno il compito di protezione contro gli spietati Strigoi e sono cacciatori di vampiri.

Chris conoscerà i componenti della banda Rock Fenice che si riveleranno i custodi della Fenice.

Chris affiancherà James e i custodi in una battaglia dove i mondi si scontreranno: uno per conquistare la sua supremazia su tutti i mondi e per sottomettere gli umani; gli altri per proteggere gli altri mondi e la specie umana.

Chris scoprirà che nulla va mai perduto delle persone che ci hanno amate e che ci amano e che l’amore dei nostri cari resta chiuso dentro di noi: ci parla, ci sostiene, ci protegge sempre. Cercava da tempo le risposte al di fuori ma erano dentro di lei. Chris non era una persona ma era una moltitudine.

Il sangue è legge, il fuoco è sigillo

Nel castello Sforzesco durante la festa in maschera per Halloween la battaglia tra i mondi avrà inizio e Chris scoprirà cosa fare nel momento in cui sarà necessario il suo intervento poiché è insito nella sua natura.

Avvincente, affascinante, spaventosa sarà la battaglia che si mostrerà ai vostri occhi; ci sarà morte, dolore, sofferenza, tortura ma soprattutto ci sarà la determinazione di distruggere il male per far trionfare il bene; per ristabilire l’equilibrio tra i mondi.

Lei è il bilanciere, lei è la Fenice.

Attraverso la trasformazione di Chris vivremo mito e fantasia in tutto il suo splendore.

Tra vincoli di sangue, armi oscure, sorcery.

Markus cercherà di trovare in James un alleato o se si dovesse rifiutare un acerrimo nemico.

L’immortalità che può sembrare bellissima perde fascino quando ci si rende conto di dover trascorrere da soli l’eternità.

Ci sono molti modi di morire e l’inferno ha molte forme.

In ognuno di noi coesistono la luce e il buio, il bene e il male ma questi necessitano di stare insieme attraverso l’equilibrio.

Una cosa è avere la consapevolezza di avere un piede nella favola e uno nell’abisso, un’altra è attraversare quell’abisso.

Chris attraverserà l’abisso più oscuro per poter vivere la favola più bella.

Primo volume di una serie ricca di avventura.

I personaggi della storia amano citare frasi di film e di serie tv.

Un romanzo assolutamente urban e sensazionalmente fantasy.

“Il Regno delle Bugie”,di Abigail Owen, Newton Compton Editori. A cura di Barbara Anderson

La vita di Meren è un’immensa bugia. Pur essendo una principessa, la sua esistenza è stata tenuta segreta sin dalla nascita affinché nessuno sapesse che la legittima erede al trono, Tabra, ha una gemella. Le due sorelle sono perfettamente identiche e Meren, nata per seconda, assume l’identità di Tabra ogni volta in cui si teme che qualcosa possa minacciare la vita della principessa. Quando la regina madre muore, il destino del regno di Aryd dipende dall’incolumità della nuova regina, Tabra. E così la gemella Meren si presenta alla cerimonia di incoronazione al suo posto, consapevole che tra le centinaia di occhi che la guardano potrebbe esserci qualcuno che non lo fa con benevolenza. Ma quello che accade va oltre ogni possibile previsione: una creatura fatta di oscurità la rapisce, portandola via con sé. Le ombre che brandisce, però, non bastano a spaventare Meren. È cresciuta preparandosi al pericolo, ha dovuto imparare a non averne paura. E a guardare oltre le apparenze. Riuscirà a salvarsi e a mettere al sicuro il futuro del Regno?

***

Ho gli occhi chiusi, respiro lentamente nell’attesa che questo viaggio nell’Altrove mi porti alla mia prossima destinazione.

Sento dei rumori di passi concitati su un pavimento di legno, sento dei lamenti, delle grida…

Sento qualcuno respirare con affanno. 

Non comprendo se sia io a respirare a fatica o se si tratti di qualcun altro.

La coda di un gatto mi solletica il volto.

Apro gli occhi e sono in un altro luogo, in un altro mondo, in un’altra oscura realtà.

Sposto lo sguardo verso quell’agitazione che proviene dal fondo di una stanza oscura illuminata dal riverbero di alcune candele; vedo una donna su un letto, vedo un’altra donna che le fa degli impacchi sulla fronte, che le stringe la mano e che cerca di incoraggiarla a completare il suo compito. Poi capisco cosa sta accadendo.

Sta nascendo un bambino!

Un libro appare improvvisamente tra le mie mani:

Il regno delle bugie”.

Che gioia! Che emozione! È appena nata una bellissima bambina; c’è una donna dall’aspetto austero che osserva il tutto e un’altra che sembra prendersi cura della partoriente, questa è Hesperia la ninfa della sabbia, che benedice i neonati del Regno di Aryd, vedo però anche oltre il suo ruolo grazie al potere dell’Altrove e so che si tratta persino di una spia e ciò che dovrebbe elargire alla nuova nata è una maledizione che invece trasformerà in una benedizione.

La Regina Aryd osserva con freddezza e distacco la nascita della principessa, sua nipote, una bellissima bambina.

Tabra è venuta alla luce e un giorno sarà lei la nuova Regina.

Eppure la madre continua a lamentarsi, sta accadendo qualcosa… sta venendo alla luce un’altra bambina!

Sono gemelle e come se ciò che era venuto al mondo per secondo fosse semplicemente il nulla; Meren, la piccola principessa inconsapevole nella sua innocenza, avrà un futuro segnato da un dovere che le impedirà di vivere la sua vita; vivendo non solo nell’ombra della sorella e futura Regina ma anche come ricambio, come sostituta negli eventi pubblici in cui la vita della futura Regina potrebbe essere messa in pericolo.

Indietreggio sconvolta da ciò che sta accadendo e con quanta freddezza la Regina abbia preso le sue decisioni.

Due principesse con due destini completamente diversi eppure legati allo stesso filo dell’obbligo e del dovere.

Sento un vortice di aria gelida che mi avvolge, mi sento come sospesa nel vento e mi ritrovo in in un’altra stanza, in un altro tempo.

Qui  giace il corpo defunto di una donna. 

Mi avvicino per cercare di capire e vedo giacere la Regina Aryd.

Tabra è la nuova Regina e Meren cresciuta come se fosse una principessa povera, nascosta agli occhi del suo regno dovrà continuare a proteggere la nuova Regina.

Il sacrificio di Meren non le impedisce però di voler bene a sua sorella, le due ragazze si amano e sono solo rassegnate al loro destino e ai loro ruoli.

Un oscuro Re Eidolon che ha sempre tentato di uccidere le regine di Aryd stavolta deve avere un nuovo progetto; infatti ha inviato uno strano dono e una proposta di matrimonio.

Meren non ha alcuna fiducia in questa strana proposta e così fa ciò per cui è stata addestrata, prenderà il posto di sua sorella il giorno dell’incoronazione e un ombra oscura la rapisce al posto di Tabra per errore.

Il regno inizia a svelare le sue bugie.

In un contesto di prigionia Meren inizia a conoscere più profondamente se stessa, i suoi desideri, il suo coraggio e la sua forza. 

Inizia anche a comprendere l’animo e i sentimenti del suo rapitore lo Shadowrith.

Meren ha un dono che è quello di manipolare la sabbia, Tabra sembra non aver ancora scoperto il suo dono semmai ne avesse uno…

Tra magia, amori proibiti e segreti nascosti i protagonisti sentono sulle loro spalle il peso del mondo e non hanno la libertà che tanto bramano.

Tabra è gentile, compassionevole e non sembra avere il carattere e la forza per essere Regina.

Meren nel suo ruolo di finzione sembra avere tutte le carte in regola per il ruolo che non le sarà mai concesso.

Meren sa quale è il suo ruolo nel suo regno: morire per sua sorella ma lei non vuole morire, lei vuole solo vivere la sua vita, ma è costretta a mentire a tutti perfino al suo migliore amico Cain.

Il rapitore della falsa Regina è un manipolatore e sa controllare le ombre, è il cattivo della storia? O forse anche lui come le due principesse è solo una vittima di un destino che gli è stato imposto?

Meren sogna una vita alla luce del sole dove non essere più un segreto da nascondere.

Sento che questa storia così tragica e dolorosa racchiude tutti i sogni che nemmeno ci rendiamo conto di avere.

Mi ritrovo in un deserto di sabbia, Meren muove le sue mani come se fossero ali di una farfalla, solleva la sabbia che mi avvolge come se fosse fatta di gocce di cristallo. 

Mi sorride con il suo abito da sposa e con la stessa velocità con cui sono arrivata in questo Regno… sparisco nel nulla mentre un cumulo di sabbia ricade rapido sul suo terreno.

Al prossimo Altrove.

“Regina di Luce e signore dei venti” di Giuditta Ross, Hope edizoni. A cura di Alessandra Micheli

Sapete la verità miei adorati lettori?

Io adoro sbagliare.

Mi piace molto quando ho torto e inciampo nell’errore, nella fallacia umana, perché significa che il mistero è ancora tutto da svelare.

Significa che ho ancora tempio per nutrire la mie curiosità, che il velo non è tolto ancora e ho tutta la vita, la vita che scorre, per provare a sollevarlo.

Mentre il mondo si bea nell’aver ragione e nello sputare sentenze, io navigo nelle dolci acque del dubbio, nell’incertezza e nella meravigliosa possibilità dell’imperfezione.

E questo è ancora più vero grazie ai libri.

Quando sono convinta di avere penetrato il loro nucleo misterioso, quando sono convinta che nulla più ha da svelarmi, le pagine prendono vita, mi deridono amorevolmente e chinano il capo davanti a me, invitandomi a entrare nel loro mondo di incanti, come una novella Alice.

E cosi titubante e un po’ terrorizzata, prendo la chiave posta sul tavolo di alabastro, e con mano tremante mi rimpicciolisco, fino a che non sono della giusta statura per entrare dalla minuscola porticina che da sull’altrove.

Perché quella del libro non è affatto un entrata maestosa, con architravi ricamati di ghirigori.

E’ piccola, scomoda e buia.

E’ brutta e sgraziata, spoglia e per nulla invitante.

E lo fa perché la soglia è messa quasi di guardia contro chi, la meraviglia, non può accettarla perché troppo preso dal suo razionale mondo fatto di rigide regole.

Io mi chino, con umiltà e riverita ammirazione e entro.

E dio che stupore miei lettori!

Tutto cambia.

Ciò che conoscevo si trasforma.

Ciò che credevo compreso diventa aria che sfugge libera intenta a far parlare le fronde degli alberi.

E se un autore, se un libro crea quest’incantesimo, allora è il mio libro.

Giuditta Ross, fin dal primo esordio è riuscita a ammaliarmi.

Ha intessuto un testo di note stridenti e dolci allo stesso tempo.

Ma credetemi, la sua bellezza, la bellezza degli eredi della foglia, non poteva essere certo compreso appieno in una città che oscura con il suo cemento il cielo.

Dove non si ode il frinire dei grilli, dove gli odoro sono acri e fastidiosi.

Per quanto io possa rifugiarmi in un mondo tutto mio, il contesto a volte mi impedisce di lasciarmi, totalmente andare.

E quel mondo, oscuro e luminoso, fatto di contrasti e di opposizioni capaci di creare un arazzo indimenticabile, sfuggiva alla mia mentre.

Non riuscivo mai, davvero, a a afferrarlo.

Occhieggiava, mi invitava e poi spariva all’orizzonte, lasciandomi addosso una sete inestinguibile.

Per questo motivo Alice, Alistar Mab e tutti i protagonisti di questa serie, erano rimasti come in sospeso dentro di me.

Perché non potevo davvero…viverli.

E adesso che solo il silenzio fa da colonna sonora alle mie solitarie camminate, adesso che il vento urla tra le fronde degli alberi, e l’erba si abbassa come se piedi delicati la calpestino, sono totalmente immersa in quel mondo che è reale e al tempo stesso, frutto di un’immaginazione senza confini.

Avventure e sensualità, dolore speranza tutto vortica in una danza sfrenata che non mi fa smettere di danzare.

E a ogni movimento crea di nuovo immagini che nonostante l’oscurità non smettono di essere radiose.

E Alice parla.

Con la sua voce simile a un tintinnio di campanellini, ma anche con rombo di tuono.

Ti parla.

Parla di come in fondo non è il nostro volto, la nostra appartenenza sociale, o di etnica a definirci.

Sono le nostre scelte.

E lei mezza vampira, mezza fata, mezza umana ci invita abbracciare ogni cambiamento. Anche con le responsabilità di regnare su un mondo fatto di contrasti.

Anche se ci sono rigidi confini.

Anche se noi vogliamo schematizzare.

Anche se Mab e Rain non dovrebbero amarsi.

Se una fata non può essere un vampiro.

Nel mondo,nel mondo che io vivo tutto è possibile, probabile e giusto.

Tutto può essere..il contrario di tutto.

In questo maestoso universo di piccoli contrari, il cuore riposa.

E finalmente si sente libero di essere oltre ogni regola.

In una libertà senza strutture capaci di ingabbiarlo.

Riposo il libro in grembo e lascio che il vento impetuoso spazzi via ogni dubbio.

Grazie piccola Giuditta, per questo attimo eterno che porterò sempre con me.

“Carestia” di Laura Thalassa, Hope edizioni. A cura di Barbara Anderson

SINOSSI:

Sono arrivati sulla Terra ‒ Pestilenza, Guerra, Carestia e Morte ‒ quattro Cavalieri in sella ai loro temibili destrieri, diretti ognuno verso un angolo del mondo. Quattro Cavalieri con il potere di distruggere l’umanità, giunti sin qui per sterminarci tutti.

Ana da Silva ha sempre creduto che sarebbe morta giovane, solo che non pensava che sarebbe successo per mano di Carestia, l’essere immortale che cinque anni prima lei aveva salvato.

Ammesso che il Cavaliere si ricordi di lei, non sembra però che gliene importi, perché, quando si trovano faccia a faccia per la seconda volta, Carestia ordina che lei venga pugnalata a morte.
Ana, però, non muore.

La crudeltà è l’occupazione preferita di Carestia e quei bastardi senza Dio di umani la meritano tutta. Il Cavaliere non riesce a dimenticare ciò che gli è stato fatto, finché un fantasma tornato dal passato lo mette all’angolo, giurandogli vendetta per la sofferenza patita di recente. Carestia ne resta affascinato e decide di portare Ana con sé.

I due sono attratti l’uno dall’altra, ma restano pur sempre nemici e niente potrà mai cambiare quel fatto. Non una gentilezza, e neppure due. E, decisamente, non qualche notte di passione. È comunque consigliabile che i due riluttanti amanti smettano subito, o ci penserà il Cielo a intervenire.

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Ci ritroviamo qui oggi sul nostro blog a parlare ovviamente di ciò che più ci appassiona e si tratta di libri!

Confesso che quando dal nostro blog abbiamo annunciato l’uscita di questo terzo libro della serie: “I Cavalieri dell’Apocalisse” io senza nessuna vergogna, senza nessun ritegno (lungi da me l’essere timida) mi sono precipitata dal capo del blog Alessandra Micheli per chiedere se fosse possibile per me occuparmi proprio di questo libro. Mi aspettavo di essere falciata con una mannaia vista la mole di romanzi che abbiamo da smaltire, e invece, ha esaudito la mia richiesta e grazie alla gentilissima cortesia della casa editrice e dell’autrice ho messo mani, occhi e cuore su questo romanzo.

Iniziamo subito col dire che la cover è assolutamente bellissima e che questo romanzo mi ha allietato ore della mia giornata, tenendomi sequestrata tra le sue pagine dall’inizio alla fine.

Ovviamente chi ama molto i libri, indipendentemente dalla sua fede religiosa o meno avrà messo mano alla Sacra Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento ed uno dei libri più belli e potenti di quelle sacre scritture è proprio l’Apocalisse.

L’ Apocalisse è quella designazione di scritture le quali contengono rivelazioni o profezie sui destini ultimi dell’Umanità e del mondo; per antonomasia, il libro omonimo di S. Giovanni Evangelista, ventisettesimo e ultimo dei libri accolti nel Nuovo Testamento. Il termine Apocalisse, deriva dal GrecoAPOKALYPSIS e significa: gettar via ciò che copre, svelare, rivelare. La rappresentazione dell’Apocalisse viene immaginata come 4 cavalieri che inviati da Dio scenderanno sulla terra nell’atto finale della giustizia divina.

Ed ecco qui che entra in ballo questa poliedrica autrice, dall’immensa immaginazione e abilità letteraria; la quale è riuscita a farmi leggere e innamorare di un romanzo fantasy romance.

Eh sì, io proprio io amante delle letture oscure, di thriller, horror e dark noir, che mi viene l’orticaria solo a sentir nominare il genere rosa (pur rispettando chiunque ne sia appassionato) ho proprio chiesto questa storia.

E fatemelo dire è un connubio assolutamente bellissimo di romance, dark, horror e fantasy; scritto talmente bene da far provare quella sensazione di rassegnazione per la fine del mondo, quell’oscurità che sentiamo imminente alitare sulla nostra esistenza anche oggi… terzo libro e terzo cavaliere (si può leggere anche individualmente ma sappiate che poi vorrete leggerli tutti!).

I cavalieri dell’Apocalisse sono 4 fratelli: Pestilenza, Guerra, Carestia e Morte. Ognuno di essi è dotato di un potere divino, sono spietati, giustizieri dell’atto finale della nostra esistenza. E in questo romanzo conosceremo più approfonditamente il terzo fratello: Carestia, anche chiamato : “il Mietitore”

E lasciatemelo dire è spietato, arrogante, crudele, una creatura antica, piena di segreti che un umano non potrebbe mai comprendere.

 Il Mietitore, un mostro dalla bellezza di un angelo capace di perpetuare la distruzione totale della mera esistenza dell’umanità; viaggia per il mondo e dove passa lui, tutto si distrugge, tutto si secca, tutto si esaurisce. Perché Carestia è affamato, affamato di tutto, non prova né pietà né compassione per la razza umana, che disprezza nel profondo della sua esistenza. Dall’aspetto di un dio minore in una missione terribile:  tra descrizioni di morte inflitta con assoluta freddezza, indipendentemente si tratti di uomini, donne o bambini, l’angelo giustiziere non avrà alcuna pietà.

Come può un Dio così misericordioso  inviare tutto questo dolore? Be ci sono stati dati secoli di possibilità per dimostrare di meritarci la nostra esistenza; ma tra egoismo, rabbia, cattiveria abbiamo sempre mostrato il peggio di noi e questo dobbiamo ammetterlo. Dio non ci punisce, ma invia i suoi Cavalieri a farlo e sono stati scelti, creati per compiere il lavoro assegnato senza margine di errore.

Nella storia incontreremo una prostituta, Ana, una ragazza allevata da una zia violenta, che non le aveva mai dimostrato amore ma alla quale era riconoscente per averla presa in casa dopo la morte dei genitori. Ana non aveva mai provato la gioia di una gentilezza, di un abbraccio, di una carezza, di una parola di affetto e (qui non vi svelo il motivo perché dovete leggere il romanzo per scoprirlo) all’età di 15 anni finisce in un bordello; sotto le ali protettive della maitresse Elvita che la introduce nel mondo peccaminoso della casa di tolleranza, Elvira l’aveva protetta, educata, e anche sfruttata ma Ana era piena di riconoscenza anche per lei.

Ed ecco che tra questa prostituta, sfacciata, irriverente, maleducata dalla lingua pungente e il Mietitore inizia un rapporto di odio, di rabbia ma anche fatto di riconoscenza e di un qualcosa simile ad un sentimento.

Riuscirà Ana a mostrare a Carestia che gli esseri umani sono ancora capaci di buone azioni, disinteressate? Riuscirà Carestia a comprendere la personalità della razza umana che tanto disprezza e odia? Perché Carestia prova così tanto odio per gli umani? Scoprirete di cosa siano stati capaci gli umani quando misero le mani su di lui catturandolo, scoprirete di cosa è fatta la misericordia divina nel momento in cui questa è stata prosciugata dall’aridità delle persone.

Vi troverete in Brasile e assisterete al potere di Carestia che è così affascinante, brutale e spaventoso da attrarre verso di lui nei mille modi possibili e immaginabili. Morire tra le sue mani può essere una morte rapida o una lenta sofferenza, dipende dal suo stato d’animo e dal suo insindacabile giudizio. Con la sua falce e la sua bilancia. L’unica giustizia è quella divina.

La scrittura dell’autrice vi farà venire i brividi, vi farà meditare sul vero valore della vita,  ma vi farà anche sorridere, ridere e sognare e sono rimasta allibita di come tra quei racconti di morte e distruzione io riuscissi a sentirmi complice di Carestia fino a considerare giusta la sua missione. Ho riso, tantissimo per gli scambi tra l’umana e il Cavaliere divino ho sofferto per tutto il dolore che Carestia stava assorbendo e di quanto fosse difficile per lui riuscire a perdonare non solo gli esseri umani ma anche se stesso.

Ana dimostrerà che la prostituzione non l’ha resa una persona inferiore o di minore valore spirituale poiché è capace di atti di amore e di compassione estremi, nella maniera più pura del mondo. Carestia, ha i suoi mostri racchiusi nel cuore, combattuto tra la sua missione e quel corpo così simile agli esseri umani che non sopporta di sentirsi addosso.

Ci sono scene feroci, ci sono descrizioni grafiche di morte e sofferenza, ma c’è anche tanto desiderio e quell’insistenza pazzesca di Ana nel cercare di trovare una debolezza anche nel Cavaliere; perché è sempre stato con il sesso che Ana si è sempre più sentita vicina agli uomini e alle donne.

Vi dico con tutta sincerità che mi sono assolutamente divertita tantissimo con questa lettura. Le battute coloratissime di Ana, l’essere così rozzo del Mietitore. La disperazione del mondo tenuta in pugno in una matassa di rovi piene di spine e un fiore che sboccia tra tutto quel groviglio di dolore.

Una lezione che insegna questa lettura è che bisogna sempre amare il prossimo per quello che è senza cercare di cambiarlo o di colpevolizzarlo per il modo in cui pensa o decide di vivere, usando comprensione, compassione e gentilezza. Vogliamo essere amati per ciò che siamo anche noi stessi e il nostro passato è un percorso che a volte abbiamo scelto di fare altre volte siamo stati spinti a percorrerlo per fuggire via da qualcosa di insopportabile.

Può un essere capace di tanto dolore riuscire a fare un piccolo gesto di gentilezza?

Dio è misericordioso e dà a tutti la possibilità di scegliere e decidere quale strada percorrere. Una possibilità che forse verrà data anche ad ognuno dei 4 cavalieri.

Leggetelo assolutamente io mi sono perdutamente innamorata del Mietitore e da oggi sollevo lo sguardo al cielo consapevole che arriverà quel giorno in cui vedremo tra le nuvole i 4 cavalli e i cavalieri con le loro sgargianti armature scendere per porre fine a ciò che non siamo in grado di apprezzare e proteggere: la nostra esistenza.

Il finale apre il sentiero all’ultimo della serie dei cavalieri dell’Apocalisse. Finale che non vedo l’ora di leggere.

Quando i sogni assumono il colore oscuro delle ombre e non necessariamente quello rosa dello zucchero filato. Perché il sentimento, l’amore, la passione, non ha genere letterario e ogni lettore è lì pronto ad accogliere il nuovo frutto di un emozione.

Grazie all’autrice e complimenti per l’immaginazione e la profonda ironia che ci ha regalato con questa serie straordinaria.