Booktour “I segreti dell’amante del papa” di Alex Connor, Newton Compton. A cura di Jessica Dichiara

L’era oscura, così è stato dipinto tutto il medioevo, a parere di moltissimi studiosi e anche mio erroneamente, in quanto a questo periodo il futuro è stato debitore di cultura, arte, lingua e invenzioni come i mulini a vento, gli occhiali, la stampa e la polvere da sparo, solo per citarne alcuni.

È un pezzo della nostra storia che vedrà nascere le prime università e che toccherà il suo punto più alto con le scoperte geografiche.

Eppure ci è piaciuto da sempre identificare questo periodo come buio, quasi come se si dovesse uscire da esso per poter tornare ad illuminare la storia.

Tutta colpa di Petrarca mi verrebbe da dire perché in realtà è a lui che dobbiamo questa identificazione.

Secoli bui per il padre del Canzoniere che li contrapponeva alla luce ancora viva dell’antichità classica. Le Goff, grande studioso scomparso da poco, definiva invece il medioevo come “essenziale”, come un periodo in cui possiamo incontrare noi stessi e le nostre radici.

Ebbene, dentro questo grande pezzo di storia vi fu un secolo, uno solo, il decimo, identificato come il saeculum obscurum.

Forse fu più buio degli altri o forse fu semplicemente più misterioso e affascinante? 

In questo secolo, nell’assenza di un imperatore in grado di difendere la Chiesa, il papato restò in balia di feroci lotte tra le più importanti famiglie romane.

Fra queste, i Tuscolani e soprattutto le donne Tuscolani diedero prova di crudeltà e dissolutezza e mossero per anni i fili della grande storia.

Teodora, moglie di Teofilatto è una donna caparbia e impudica, ma anche un’osservatrice attenta e un’abile manipolatrice. Istintiva a volte, ma dotata di grande acume e capacità di gestire gli intrighi e le confidenze di un mondo aristocratico che le appartiene dalla nascita.

Con un particolare fiuto per gli affari e capace di confondere gli interlocutori con le parole è una figura chiave per il potere che ha saputo raccogliere nelle sue mani.

Tullia, primogenita di Teodora, bionda, delicata, esile come un uccellino, molto affascinante e allo stesso tempo timida e inquieta. Con un grande cuore, incline all’amore e alla condivisione.

Eppure mancava di malizia e questa carenza la sminuiva agli occhi della madre.

Più bella della sorella, ma anche meno furba. Capace di provare sentimenti veri e profondi, tuttavia non riesce a svincolarsi dalle dinamiche familiari a cui è legata dalla nascita.

Tullia assorta in preghiera, Marozia intenta a guardarsi intorno mentre faceva finta di prestare attenzione al parroco.

Marozia, figlia di Teodora è la vera protagonista di questi fatti che ci vengono raccontati da una penna armata di grandi abilità di seduzione. La

distanza tra lei e la sorella si percepisce in ogni pagina.

Astuta, agile ed energica questa giovane ipnotizza le proprie prede come una faina, ammalia e seduce con lo sguardo.

Marozia mente e nel mentire prova piacere, si arrabbia, scalpita e non cede.

È un personaggio con connotazioni estremamente negative e per questo, dal mio punto di vista, enormemente affascinante.

È ambizione personificata e supera la madre in abilità manipolative. Il controllo e il potere saranno la sua ossessione.

Affascinante il rapporto di invidia e gelosia tra le due sorelle così dissimili negli atteggiamenti eppure unite nella ricerca di una felicità che non sanno vedere e interpretare, dunque veramente complicata da raggiungere.

Ma c’è un’altra donna importante tra queste pagine e determinante in diverse situazioni.

Sorella Felicita, confidente di Teodora, è fredda e distaccata, rancorosa con il mondo intero. Una minaccia, così viene avvertita da Marozia.

Eppure Felicita a differenza delle donne Tuscolani non ha avuto scelta.

La Chiesa è la sua unica speranza e il mistero in un certo senso la sua salvezza.

Opportunista e fragile al tempo stesso, legata al desiderio di porre fine alle ambizioni irrealizzabili, all’umiltà forzata e alle speranze malriposte.

Donne protagoniste della grande storia in sostanza, a cui l’autrice ha dato voce e rilevanza perché per quanto sia impossibile farle diventare esempi positivi rimane in loro un comune denominatore: la forza.

La Roma di questi anni tormentati è una città ferita nell’orgoglio, difficilmente riconoscibile se paragonata a quella di qualche secolo prima, devastata dalle guerre e dalle invasioni dei goti, dei longobardi, dei persiani e degli slavi. Lo scenario dipinto dall’autrice appare nella bellissima traduzione di Tessa Bernardi come la versione apocalittica di un Olimpo di divinità cadute.

Non era facile questa traduzione perché il linguaggio usato non è propriamente quello storico e la narrazione raccoglie una visione molto romanzata delle vicende che le rende a tutti gli effetti più vicine alla quotidianità. L’attenzione ai dettagli è massima, al punto che diventa importante anche l’atto di mangiucchiarsi l’unghia del pollice compiuto dal cardinale.

Dettagli che rendono molto originale questo storico formato da brevi e intensi capitoli.

Amore, odio, erotismo, fiducia, segreti, omicidi sono ingredienti base in un thriller dissoluto e provocatore che non dimentica di farci sbirciare dentro le stanze private di nobili e religiosi, di farci origliare conversazioni strategiche e rivoluzionarie e di rimproverarci per i giudizi e i confronti.

Tra titoli, terre, proprietà, promozioni in ambito politico e ecclesiastico, non c’era niente che non fosse in vendita in quest’epoca ne tantomeno scrupoli da parte di chi ha fatto dell’adulazione un mestiere.

Questo ci porta inevitabilmente dentro il nostro tempo, senza calze di seta annodate ai polpacci, crocifissi d’argento, antiche icone sacre e coppe d’oro, ma con la stessa voglia di prevaricare gli altri, di manipolare, di arricchirsi ed esaltarsi per gli insuccessi altrui.

L’uomo insomma, al centro della scena con i suoi vizi e le sue poche virtù.

Vizi nascosti ancora oggi troppo spesso dietro una maschera di devozione, vizi sedentari come i libri, vizi che appartengono al potere e ai potenti che di essi sono schiavi pur apparendo come spietati approfittatori.

Virtù, la più bella che qui ho trovato, il silenzio. Il silenzio rimane a tutti gli effetti una virtù meravigliosa ancora oggi, virtù da apprezzare più di un gioiello prezioso.

Thriller storico, insomma, legato alle dinamiche di queste grandi famiglie, ma anche psicologico per le riflessioni proposte.

Riflessioni utili all’anima, perché nulla ci tiene attaccati all’umanità tanto quanto il peccato.

Quanto sei pericolosa, Marozia?

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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