“L’ombra” Daniele Marassi, Edikit. A cura di Barbara Anderson

Torno a voi con un’altra lettura appena completata.

E vorrei riportarvi per un attimo ai ricordi forse di quando eravate bambini.

Non so voi ma io spesso trascorrevo le serate nel lettone con mia madre che al buio e con la luce dell’abatjour sul comodino accesa proiettava con le mani immagini fantasiose sul soffitto; utilizzando l’arte delle ombre cinesi.

Il cane, il coniglio, l’airone…

Muovendo le mani attraverso la luce, l’ombra proiettava giochi di immagini che sembravano vive come l’elefante che sollevava la proboscide.

I miei sorrisi, le mie risate e mia madre che imitava il suono degli animali che creava nella penombra di una flebile luce.

Ricordo anche quando ero bambina che nelle giornate di sole correvo inseguendo la mia ombra come faceva Peter Pan. La sua ombra era persino riuscita a scappare e a farlo impazzire nel tentativo di catturarla, poi ricorderete fu la sua amica Wendy a ricucirgliela addosso.

Ecco, le ombre sono la parte oscura della nostra immaginazione ma anche la parte che fa luce su ciò che di più segreto abbiamo rinchiuso nel nostro io.

La nostra vera essenza, la proiezione di tutto ciò che abbiamo cercato di soffocare, intrappolare tra  i segreti del passato, tra i ricordi più difficili; perché è nella luce che vediamo il bello della vita, mentre nell’oscurità si racchiude tutto ciò che ci spaventa, che ci fa paura.

Le notti nelle nostre stanze da soli, l’ombra oscura di qualcosa colpito dalla luce dei lampioni fuori dalla finestra riflette immagini distorte, che ci spaventano come se fossero creature ataviche, mostri infernali, qualcosa che si muove nell’oscurità e che vuole afferrarci, come chiazze di inchiostro oscure su fogli bianchi che ci mostrano la proiezione esterna di ciò che giace silente nella nostra mente.

Avete presente il test di Rorschach? Quel test psicologico in cui le proiezioni delle macchie di inchiostro da parte dei soggetti vengono registrate e quindi analizzate, utilizzando interpretazione psicologica e algoritmi complessi?

Alcuni psicologi utilizzano questo tipo di test per esaminare le caratteristiche della personalità e il funzionamento emotivo di una persona.

Ed ecco cari lettori che questo libro non è altro che un insieme di luci e di ombre, che si amalgamano e che ci portano dalla luce all’oscurità più profonda attraverso qualcosa di profondamente forte.

Ciò che colpisce subito del romanzo di Marassi è il suo stile originale, carico di frenetica energia, di entusiasmante prosa e coinvolgenti personaggi che prendono forma dal suo inchiostro fino a diventare reali, reali come la sua immaginazione, come i suoi mostri, come le sue emozioni.

Ha la capacità di portarci nel vivo della frenesia, della quotidianità, prendendoci per mano, sorridendoci e trascinandoci in qualcosa di profondamente oscuro, malvagio, misterioso, inquietante.

Quanta serenità ci dà la luce, l’illuminazione che ci permette di vedere tutto ciò che ci circonda? Quanta inquietudine ci dà l’oscurità?

Le notti senza luna, il buio in una stanza?

Eppure nel buio, nell’oscurità, c’è la contrazione di tutti i colori, c’è la possibilità di spegnere il mondo esterno con le sue suggestioni, le sue stimolazioni, di metterci in diretto contatto con quanto più di vero ci sia nella nostra essenza.

Il buio fa paura non perché ci sono i mostri ma perché riaffiora il nostro inconscio, e subconscio. Perché scava nei nostri rimorsi, nei nostri sensi di colpa.

Il buio fa luce con la sua oscurità su un’anima accecata dalla luce della quotidianità, della realtà che può apparire contorta, distorta, annebbiata.

La luce quando è troppo intensa ci acceca ancora più dell’oscurità.

Avrete fatto caso a come, quando state per lungo tempo in una stanza buia dopo un po’ gli occhi si adattano e riuscite a vedere le cose intorno a voi, invece se guardate una luce intensa e forte non c’è possibilità di adattamento. Osservando troppo a lungo una fonte luminosa intensa come il sole per esempio si diventa ciechi.

Fa pensare vero, questo concetto? O forse state trovando la conferma sulla follia della Anderson? La blogger che scava in ciò che legge e che come un’archeologa della lettura cerca di entrare nella profondità di ciò che legge.

Ecco io mi considero un’archeologa di storie, di parole, di letture.

Amo entrare nella storia e nella mente di colui che quella storia l’ha pensata e poi realizzata su carta inchiostro.

Leggendo questa storia vi sentirete assolutamente coinvolti dalla dinamicità della scrittura.

Le descrizioni dell’aeroporto con quelle vibrazioni di vita di tutti i passeggeri che vanno, che vengono, che trascinano le loro valigie, che perdono il portafogli prima dell’imbarco, quell’agitazione, quella noia dell’attesa del momento dell’imbarco. La famiglia con i figli stanchi, annoiati, chiassosi, il passeggero che sta lasciando sua figlia che vive lontano e che sta pensando se invece di salire su quell’aereo sarebbe il caso di restare qui a vivere con lei, la coppia innamorata che aspetta un bambino e in cui lui all’avvicinarsi del momento dell’imbarco ha un attacco di panico, ha paura che l’aereo precipiti, in fondo ha avuto un sogno che potrebbe essere premonitore, ha lasensazione che qualcosa vada storto, sente di dover proteggere la sua ragazza e suo figlio, sente la paura che lo sta soffocando e l’incapacità di controllare le sue emozioni e le sue paure. 

Si aggrappa al coraggio degli altri alla speranza che sia solo suggestione, si aggrappa a chi gli offre una parola di incoraggiamento, si aggrappa al fatto che ha saputo di aspettare un figlio proprio durante quella bella vacanza e forse quella notizia che lo ha reso felice lo sta divorando dal peso delle responsabilità future.

La mente umana reagisce in maniera strana quando è messa emotivamente a dura prova.

Ci sono famiglie in ritorno dalle vacanze infernali con i figli pestiferi, ci sono professionisti che si spostano per lavoro e che stanno per tornare a casa. 

Ci sono anime, essenze di vita uniche e speciali, comuni e straordinarie.

Brigitte, Iztok, Marta, Tommaso, Flavio… alcuni dei passeggeri dei quali conoscerete un po’ la storia, delle loro vite, di tutte quelle piccole cose, le buone azioni che possono far diventare il mondo un mondo migliore.

Personaggi così vividi e reali che riuscirete a percepire ogni loro emozione, ogni loro pensiero diventerà la vostra personale emozione.

Loro sono le ombre su cui proiettare i vostri ricordi, i vostri desideri e forse, anzi sicuramente, anche le vostre paure.

In ognuno di loro riuscirete a identificare una piccola parte di voi stessi.

E tra le storie delle persone che si trovano su quell’aereo inizierete a vivere un’esperienza un po’ particolare che vi darà le vibrazioni della serie televisivaLost e del film horror Final destination.

Immaginario onirico, realtà. Destino…

Un cocktail forte quando si racconta una storia horror che si avvicina molto alla nostra vita quotidiana, un horror che ritrova l’ambientazione più cupa e sofferta nella realtà piuttosto che in luoghi immaginari e fantastici.

Conoscerete Bimba, la giovanissima ballerina che si prostituisce con i clienti del locale notturno in cui lavora, scoprirete i segreti più oscuri della sua vita del suo passato, la vedrete esuberante, spregiudicata ma la vedrete anche trasformata in qualcosa che si rinnova, in qualcosa di nuovo, di pulito ma che manterrà intatta la sua essenza di acerba volgare audacia.

Valentina è una casalinga che sta aspettando che suo marito torni dal suo viaggio di lavoro, è sempre sola in casa con due figli adolescenti, Luca e Susanna.

Ha una bellissima casa, soldi da spendere, ma a gestire i due ragazzi da sola fa fatica, è insoddisfatta della sua vita, si sente persa e i figli la fanno sentire sempre inadatta inadeguata, sempre una donna che non fa nulla, che sta in casa tutto il giorno, che non sa cucinare che non ha stimoli, né ambizioni;  chissà forse è la sua immaginazione, la percezione che lei ha di se stessa che le fanno proiettare queste parole in ciò che i figli un po’ ribelli, un po’ saccenti, regolarmente le dicono o le commentano a ogni cosa che dice e che fa?

Valentina è sull’orlo di un baratro fatto di depressione, di dissociazione mentale di stress.

Flavio è su quel volo e presto tornerà a casa e aiuterà a gestire questi due ragazzi fuori controllo.

Le deve prendere sue medicine, le ha prese?

Ciò che sicuramente prende di recente sono alte dosi di alcolici, che le danno la sensazione di poter trovare la forza di superare quella insoddisfazione.

Era debole? Era instabile? Era triste? Era infelice? Era sola? Isolata senza un lavoro, casalinga: le sue frustrazioni prendono forma fino all’apice della follia nel momento in cui viene a sapere che il volo su cui si trovava suo marito è sparito dai radar.

Da quel momento tutta l’oscurità più profonda avvolge Valentina riportandola indietro nel tempo, nel suo passato, in ciò che era stata, in ciò che aveva vissuto.

Il dolore di aver perduto suo marito, il suo amore, colui che preferiva il lavoro alla sua compagnia, colui che tutti adoravano perché era bravo, generoso altruista buono; colui che lei aveva amato per ciò che era ma che aveva anche odiato per come la sua perfezione la faceva sentire imperfetta.

Gli incubi di Valentina diventano ombre reali, ciò che stava volando verso di lei era qualcosa di pesante, qualcosa di insormontabile, il buio che la chiamava, che la faceva salire gradino dopo gradino su ogni scelta e decisione che aveva preso nel corso degli anni che l’avevano portata a essere la donna infelice e triste che era ora.

Nell’oscurità della sua anima verrà alla luce la presa di coscienza con la realtà, ciò che si scontrerà con il suo rimorso, i suoi desideri ma soprattutto con ciò che era da sempre la sua vera natura.

La vendetta, il tradimento. La punizione al marito per la sua continua distanza; le promesse che sarebbe rimasto a casa più a lungo la prossima volta, il rapporto con sua madre, quello con i suoi figli ma soprattutto il rapporto più importante che è quello con se stessa.

Un libro bello fatto di crescente suspense, dove la paura vi avvolgerà lentamente facendovi venire mille dubbi su quanto ci sia di vero nella follia e di quanta follia possa esserci nella verità.

Un romanzo che dovete leggere in penombra facendo attenzione a tutto ciò che si muove intorno a voi nella vostra stanza ma soprattutto ascoltando tutto ciò che da dentro inizierà a saltarvi fuori.

Un horror fatto di atmosfere oscure, profonde come le profondità dell’anima umana. 

Bello

Il valore di ciò che abbiamo o di ciò che siamo, lo apprezziamo solo quando lo abbiamo perduto.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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