“I motori della Rivoluzione”, Elena Forno, Buendia Books. A cura di Barbara Anderson

Nel corso della mia professione ho sempre avuto la responsabilità di un numero di pazienti in condizioni critiche, ho sempre il grande onore e privilegio di partecipare in maniera attiva alla guarigione o alla sopravvivenza dei miei pazienti in emergenza grazie al mio intervento e quello del mio team professionale.

Altre volte sono dovuta restare accanto a qualcuno alla fine del suo tempo in questa vita ed è quello il momento più immenso, più grande e più forte della mia professione.

Il momento in cui tutto ciò che puoi fare è solo esserci, restare accanto, tenere per mano qualcuno che sta per completare il suo ciclo in questa folle vita.

Sono le ore 22 di una fredda e gelida notte irlandese.

Mi è stato assegnato un paziente complesso, 75 anni, ex rettore universitario dalla personalità scontrosa, complicata.

Quello che viene definito un paziente difficile, ma ciò che è complesso per me nel momento in cui indosso la mia divisa diventa semplice, non mi spaventa, non mi crea nessuna difficoltà; così accetto senza problemi anche se nel momento in cui entro nella sua stanza l’accoglienza da parte sua è fredda, distaccata, infastidita.

Sono una personalità vivace e tendo a parlare molto, a sorridere tantissimo; ma so anche quando è il momento di tacere.

Così sorrido, mi avvicino, osservo i parametri vitali del monitor e chiedo se c’è qualcosa che io possa fare per lui. 

Mi risponde distare zittae mi fa segno con la mano puntando con il dito verso un libro sul suo comodino, accanto al platano di Breno, piantato a Brescia nel 1797, 30 metri di altezza, fiero simbolo della libertà.

Lo afferro, e ne osservo la cover…

I motori della rivoluzione, un mezzo antico probabilmente a vapore sembra sbuffare parole di pace, di poesia, di amore, di rivoluzione.

Con aria interrogativa guardo lui, steso sul letto, il volto pallido, quasi cereo, gli occhi infossati, la pelle indurita dalle rughe e dalla malattia. Eppure uno sguardo profondo ancora pieno di vita anche se tutto intorno a loro c’è rabbia, astio forse verso il tempo che scorre rapido, forse perché quando si ha la consapevolezza di essere arrivati al confine tra la vita e la morte nel pieno potere mentale e consapevolezza della realtà è normale che ci si senta rabbiosi rancorosi, lo sarei anch’io se fossi lì stesa al suo posto in questo letto.

Mi dice con voce ferma ma flebile: leggi!

Così inizio a leggere ad alta voce mentre il cielo è senza luna fuori da quella finestra. 

Il ritmo del battito cardiaco sul monitor è regolare, la pressione arteriosa debole ma stabile. Il suo respiro profondo, lento e intenso… fuori dalla stanza si sente il viavai dei miei colleghi durante una nottata frenetica mentre io qui con lui sono fuori dal caos, dal mondo e sto per leggere un libro che non mi appartiene; per un uomo che non mi vorrebbe nemmeno accanto a lui in questo momento.

E attraverso le pagine di un libro accade, una specie dimagia, una sorta di miracolo: io entro nel cuore di una storia che parla di storia, di eventi realmente accaduti, di personaggi speciali, unici, per mezzo dei quali sto camminando da sola attraverso il buio. 

Con l’unica musica che è quella del respiro dell’uomo che mi ha dato questa enorme opportunità di leggere per lui qualcosa che ha voluto senza alcun dubbio che io leggessi soprattutto per me stessa. 

Un dono che viene fatto da una persona che fino a poche ore fa nemmeno sapeva che io esistessi.

Leggo come se non ci fosse nient’altro al mondo che questa storia, leggo come se il tempo si fosse fermato per entrambi, leggo come se questo libro fosse una medicina, fosse la cura, fosse la risposta a tutte le domande che il mio paziente si è posto in questi giorni di sofferenza e di rassegnazione.

Io sto narrando qualcosa che non ho scritto, ma che diventa parte mia, sua e dell’autore che l’ha scritta.

La rivoluzione, chi e che cosa è un rivoluzionario? Una persona che sostiene senza paura un cambiamento radicale, le persone e le idee rivoluzionarie sfidano lo status quo; possono essere anche violente e disposte a sconvolgere l’ordine naturale al fine di raggiungere i propri obiettivi.

L’inerzia è il contrario della rivoluzione.

La rivoluzione nasce da un’idea, da un desiderio, nasce dalla consapevolezza dell’ingiusto, nasce dal rispetto dei diritti umani e della propria e altrui libertà.

La rivoluzione si trova nelle parole, nei libri, nelle canzoni, nelle poesie, la rivoluzione è nelle persone ma anche nei mezzi che hanno dato la possibilità alla rivoluzione di spostarsi, di muoversi, di raggiungere gli oppressi infondendo coraggio e sostegno.

Inizia il primo racconto, ambientato in America Latina 1976 in un carcere di massima sicurezza per prigionieri politici: una giovanissima ragazza, Violeta, è in un angolo tumefatto. Gonfia, ferita torturata massacrata di botte, abusata verbalmente psicologicamente e fisicamente, senza denti, coperta di sangue mentre immagina il rombo di una moto, sorride perché sente, sa che quella moto arriverà a liberarla, sa che non sarà lì in quel luogo amaro, che finirà i suoi giorni e inizia la storia di due studenti Argentini: Alberto e Ernesto che a cavallo della loro moto distribuiscono vaccini e libri, son due studenti atei e rivoluzionari che distribuiscono medicina e rivoluzione; perché la rivoluzione è la cura da portare alle minoranze disprezzate.

E poi si parla di Victor, la guardia del carcere addestrata e abilitata alla violenza…

Victor e Violeta, entrambi sono vittime del loro vissuto storico e politico; entrambi sono il prodotto del potere, delle ingiustizie.

Scopriamo la storia di Victor e quella di Violeta i quali sono uno il nemico dell’altro eppure… eppure qualcosa cambierà il corso delle loro vite; il motore che muove la storia, che ci racconta di come si può cambiare direzione delle cose anche a rischio della nostra stessa vita.

Don Paolo e la sua missione, suor Maria e il suo cuore buono, i bambini orfani che vengono aiutati, cresciuti ed educati alla storia del paese ma anche alla difesa personale.

C’è un tempo perfetto nella vita di ognuno di noi, quel tempo è nel momento in cui tutto è integro dentro e fuori di noi.

La prosa del romanzo è forte, dolorosa e intensa, a volte resto quasi con le parole strappate alla gola ma continuo a leggere mentre con la coda dell’occhio, vedo lui, il mio paziente che mi sta osservando, scrutando con interesse: un interesse che non pensavo nemmeno potesse avere.

I rivoluzionari hanno un piccolo ciondolo, un amuleto a forma di cuore per non perdere mai la tenerezza e per ricordarsi di fare sempre la cosa giusta fino alla fine.

Quei due studenti sulle loro moto con i sorrisi e la loro ribelle forza, di dare e di portare coraggio a tutti senza paura anche là dove la paura scorre nel sangue.

Il motore della moto che rimbomba nelle orecchie di Violeta e nel cuore di Victor dà un ritmo di forza e di coraggio ma soprattutto di speranza.

La seconda storia invece ci porta in Egitto dove incontriamo Khaled che vive con la sua famiglia in un cimitero tra i morti e tra i vivi, la storia di Khaled, della sua famiglia mentre si alzano i venti di rivoluzione narrata in un modo che sembra di ascoltare i racconti da mille e una notte… l’oriente la sua magia, la sua forza, il suo dolore, la sua povertà…

Khaled scopre il mondo attraverso le parole, i suoi sacrifici, quelli della sua famiglia che gli permettono di completare gli studi e diventa una guida turistica che si muove attraverso una vecchia ritmo gialla trasportando turisti ma anche la rivoluzione perché anche in questo racconto c’è un altro motore, una vecchia auto italiana in Egitto che accompagna i turisti per coprire missioni clandestine.

Ci racconta di quello strano inverno che volò via veloce come il vento del deserto e in cui in un attimo ci ritrovammo in una primavera di Rivoluzione(Rivoluzione del NILO DEL 2011)

Poi si passa alla Cina, due bambini figli di contadini che crescono come fratelli di latte, che sono amici d’infanzia e che restano amici anche quando le loro strade si divideranno… uno è Himoki e l’altro è Mao: MaoTze Tung, un’amicizia epistolare in cui due amici fin da bambini si scambiano opinioni, discutono. Litigano restando in contatto per anni.

Le lettere tra Himoki e Mao sono tra le mani di uno studente di lingue orientali lasciatogli dal nonno che in bicicletta trasportava le lettere tra lui e il suo amico prestigioso e potente Mao. 

Una ragazza al festival della gioventù rivoluzionaria di Lisbona si trova a chiacchierare con questo ragazzo cinese che racconta un sacco di fandonie per impressionarla e tra una sbronza, la menzogna e forse anche mille mila verità ci si ritrova seduti accanto a un testimone storico di tutto rispetto: lui è davvero il ragazzo misterioso che fermò i carri armati di Tienanmen? Chissà quanta verità in una, menzogna?

Hiroki il postino anarchico in bicicletta che credeva che le parole insieme alle azioni potessero cambiare il mondo mentre per Mao bisognava colpirne uno per educarne cento.

Si viaggia su un aereo e si scopre la storia del suo pilota che assunse un falso nome per ricostruirsi una vita… un evento realmente accaduto nel 1944 quando l’aereo guidato da Antoine cadde inabissandosi nell’oceano… e da qui si articola con la fantasia la storia di un uomo che invece non era scomparso o disperso nelle acque ma qualcuno che diventò qualcun altro per poter essere di nuovo se stesso.

E poi arriviamo in Irlanda negli anni dolorosi del Sunday Bloody Sunday lo scuolabus che trasportava e metteva in salvo i ragazzi irlandesi che combattevano contro gli inglesi e contro la deriva terroristica dell’IRA. Si parla dello spargimento di sangue durante una manifestazione pacifica la domenica del 30 Gennaio in cui i paracadutisti inglesi scesero portando morte e sangue sui manifestanti irlandesi.

E si parla di elfi dai capelli rossi, di cultura celtica, di soprusi, di ribellione, di resilienza… e poi si percorre la ferrovia sotterranea dell’Africa attraverso i racconti deliranti di nonno George affetto da demenza senile che inventa storie e ferrovie mai esistite. Una mappa speciale però che forse non è menzogna poiché la ferrovia sotterranea esisteva davvero in Africa, era composta non da binari di un treno ma da una rete di persone che cercavano di liberare quanti più schiavi possibili. 

Sospiro attraverso le pagine di questo libro che è pieno di emozioni di poesia, di amore e di magia. E sento che questo mio paziente oggi mi ha regalato un’opportunità.

Chiudo il libro e resto in silenzio mentre lui si volta verso di me e mi dice:

il motore umano di tutte le storie e che se smette di battere per qualcosa si spengono tutte le luci e le connessioni lo sai che poi scompaiono, quel motore è il cuore!

Lo prendo per mano e gli dico che: in un mondo in cui la morte è la nostra destinazione la vera rivoluzione è quella di vivere.

Mi tira verso di lui facendomi abbassare verso il suo volto con il mio; mi dà un bacio gelido sulla fronte e con le lacrime che sgorgano dai miei occhi come se fossero argini di un fiume in piena esco dalla stanza e vedo lui che guarda il soffitto e sorride.

Una magia questa lettura che conserverò nel mio cuore per sempre e che rileggerò ogni volta che avrò bisogno di ritrovare la forza, il coraggio e la speranza.

Buon viaggio Michael sulle ali di qualsiasi mezzo che possa portarti là dove tu possa trovare la pace e la serenità che meriti.

La destinazione finale dopo una vita di sacrifici e di emozioni. Un luogo che sia giusto e buono per tutti.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

1 commento su ““I motori della Rivoluzione”, Elena Forno, Buendia Books. A cura di Barbara Anderson”

  1. Sono molto felice di aver suscitato magiche emozioni con i racconti fatti di storie e di Storia. Elena Forno – autrice de ” I motori della rivoluzione”

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