“L’Ottavo Mondo” di Rossana Balduzzi, Diarkos editore. A cura di Alessandra Micheli

Non pensavo che lo avrei mai detto.

Ma gli anni passano cosi veloci, come fulmini in un cielo abbastanza sereno, immobile quasi scontato.

Poi una mattina ti svegli e il cielo è completamente diverso.

Ci sono nuvole che sostano pigre.

Sprazzi di azzurro che non avevi mai notato prima.

E allo specchio trovi rughe sul volto e sorrisi stanchi di chi troppo ha visto e chi troppo ha vissuto.

Anni che pesano sulle spalle con i loro carico di emozioni e esperienze, tutte dentro il tuo zaino che improvvisamente diventa pesante.

E’ la vita che passa e che all’improvviso si fa sentire, decisa a non parlare più con voce sommessa, con voce pacata.

E cosi davanti a un universo mortale che decide di non cambiare mai, questa mutazione ti fa sentire un alieno, vecchio di cent’anni, depositario di un sapere che la modernità rosicchia piano piano.

Ecco che ci siamo noi e gli altri, quelli che il tempo pensano ancora di poterlo gabbare, che considerano la storia soltanto un attimo do noi che si inframezza delle possibilità da raccogliere con mano aperta e fiduciosa.

E mentre i tuoi occhi vedono altrove, il resto si crogiola nella sua pigrizia, in quel costante non vedere e organizzare il mondo secondo le proprie prospettive limitate. Forse questo libro che appare il solito mistery forse racconta qualcosa di veramente simile a quell’anima che non sonnecchia più, ma diventa piano piano consapevole. L’ottavo mondo è quello del buio, della notte che proietta sulla caverna strane e inquietanti ombre.

La notte dell’oblio umano e divino.

La notte che ci fa dormire, inconsapevoli della bellezza e della meraviglia del reale.

E chi vive in quell’oscurità se all’improvviso si trova catapultato nel mondo dei colori, impara a amarlo sempre di più.

Impara a non poterne fare a meno.

Brama tutto lo spettacolo per se.

Non si rende conto che questo piano d’esistenza è bello perché il colore è fatto di un insieme di pigmenti.

Non si rende conto che il cielo è immenso perché creato da minuscole particelle.

Ne che il mare in cui ci perdiamo con lo sguardo è formato da mille gocce diverse.

Chi si trova a beneficiare di tanti doni, o diventa Santo o peccatore. Il santo si riconosce quale infinitesimale parte del tutto.

Il peccatore si sente dominatore del tutto, perché capace di vederlo e bramarlo.

Ecco che la ricerca del passato non equivale soltanto a definire il futuro.

Ma a comprendere l’errore del passato.

Misteri che si rivelano durante la ricerca hanno troppo e tutto a che fare con l‘essenza stessa della vita.

Non importa che tipo di entità noi rappresentiamo.

Importano le scelte.

Importa come ci raccontiamo.

Importa come accogliamo un mondo che non è possesso di nessuno.

E’ soltanto un’anticamera da cui poi arrivare al centro dell’immensità.

Raccolti da un essenza a cui noi stessi apparteniamo.

Ecco che l’ottavo mondo è molto di più che una bella avventura che si dipana nei secoli e che rende reale l’impossibile.

È la parabola dell’uomo, che da élite deve sentirsi semplicemente parte di un progetto nato dalla lacrima di dio.

Che deve diventare semplicemente goccia.

Smettere di bramare.

Smettere di divorare.

Smettere di nascondersi.

E imparare a amare.

Perché se qualcuno ci ha fatto arrivare in questo quadro fatto di città dai grattaceli altissimi, fino a sfiorare il cielo, di boschi ombrosi, di laghi cristallini, lo ha fatto perché innamorato.

Non solo di noi, ma della vita stessa.

Iniziato come un thriller mozzafiato, permeato di oscurità e orribili segreti, il libro di Rossana diventa, nello scorrere della lettura il racconto migliore della discesa o dell’ascesa umana.

Nel mito ritroviamo semplicemente archetipi che possono parlare all’essenza della nostra più profonda umanità, facendo della parola non soltanto bellezza ma persino monito.

Non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato

Alfa

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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