Incontro con l’autore. Intervista a William H. Ribera.

Riprendono le nostre interviste alla scoperta di autori talentuosi e dei loro libri.

Perché la letteratura è un territorio vasto, non riservato solo elle élite acclamate dalla massa.

Ma soprattutto,il nostro intento più nascosto è quello di togliere una certa patina di evanescenza allo strano essere chiamato autore, per cercare di capire l’essere umano dietro le parole.

Oggi tocca a William H. Ribera, autore del libro soffitti sconosciuti, primo libro della trilogia fantasy Sentieri sconosciuti.

Andiamo a conoscerlo.

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A. Ciao Wiliam, grazie di aver accettato la nostra intervista. Iniziamo con ima domanda facile facile. Parlaci in breve del tuo progetto letterario, «Sentieri Sconosciuti».

W. Si tratta di una trilogia fantasy per giovani adulti, il cui primo libro («Soffitti Sconosciuti») è già edito in auto-pubblicazione su Amazon e il secondo volume («Resistenza») è in uscita entro il 2021, sempre su Amazon.

Il primo libro è un po’ una presentazione del progetto: con soli 14 capitoli ho intrecciato i destini di due ragazzi, che si muovono in parallelo in un mondo a loro sconosciuto: Sue è una ragazza che proviene da un mondo come il nostro, catapultata nel Mondo di Mame per sfuggire alla guerra, e per lei tutto il contesto simil-medievale e magico è nuovo e sconosciuto; Aykir invece è cresciuto proprio nel Mondo di Mame, ma non è mai uscito dalla villa in cui lo tenevano rinchiuso, per cui pur non essendoci lo stupore di un mondo del tutto nuovo, è totalmente ignaro dei meccanismi che lo muovono.

A. Nella tua presentazione ti definisci scrittore transgender. La mia curiosità è però relativa alla tua scrittura: questo cosa porta di nuovo e di particolare nella tua scrittura?

W.Direi l’essere il più possibile inclusivo. Nei miei romanzi cerco di rappresentare tutto lo spettro dell’identità umana, e questo include ovviamente anche quelle che per il pubblico sono le minoranze: persone transgender, omosessuali, o disabili; persone con la pelle scura, non-binary o altro ancora. Di particolare c’è questo: ciò che riporto, tento di spiegarlo in maniera breve e concisa, come la questione del genere slegato dall’orientamento sessuale, cosa che spesso viene confusa anche ai giorni nostri e in contesto non più medievale.

A. Cosa speri di comunicare con i tuoi romanzi?

W.Vorrei comunicare che c’è speranza per tutti. Che tutti meritano di trovare la propria strada, anche in sentieri che non sono battuti dai più.

A. Perché si scrive secondo te?

W.Ognuno ha i propri motivi, secondo me. Ad esempio, io scrivo perché non posso fare altrimenti; scrivere fa parte di me, come il fatto che ho gli occhi azzurri. Lo faccio sin da bambino, ho iniziato a 7 anni, e non mi sono più fermato. Scrivere mi ha dato una profondità che da piccolo spaventava i miei insegnanti, e da grande li compiaceva. Ma sarebbe una bugia dire che scrivo per gli altri: la realtà è che da sempre ho mondi e personaggi nella mia testa, e l’unico modo per farli uscire è metterli su carta – o su foglio elettronico. Scrivere è per me un bisogno esattamente come mangiare o dormire; scrivo per me stesso e pubblico perché gli altri possano riconoscersi in anche solo una parola di ciò che ho espresso.

A. Secondo te uno scrittore deve avere una cultura letteraria importante?

W. Secondo me no, non è obbligatorio. Va da sé che per scrivere bisogna leggere, e anche tanto, ma non definirei questo requisito “cultura letteraria importante”: chiunque può scrivere, dal bidello al professore universitario.

A. Che cultura letteraria deve avere uno scrittore, allora?

W. Come ho già detto, bisogna leggere. Che si leggano i grandi classici o i romanzi contemporanei, però, secondo me non fa poi questa gran differenza: semplicemente si avrà più varietà di stili a seconda di ciò che si recepisce dalla lettura. Ad esempio ho iniziato a scrivere leggendo un libricino per bambini sulle sirene; ho proseguito con «Eragon», «La Cronache/Le Guerre del Mondo Emerso», e altri romanzi contemporanei che non sto qui ad elencare; ho saltato a piè pari i grandi classici, uno su tutti «Il Signore degli Anelli», che mi era totalmente incomprensibile per via del linguaggio aulico utilizzato dal traduttore della copia di mia madre, un po’ datata.

A. Cosa pensi del mondo letterario contemporaneo?

W. A mio parere si è persa la scintilla che caratterizzava le nuove uscite delle grandi case editrici: escono libri su libri di personaggi famosi che non si sa cos’abbiano da dire, tutto fumo e niente arrosto, e si lasciano da parte nuovi esordienti che potrebbero promettere una letteratura di qualità più che di quantità.

A. Quanto conta il talento oggi nella stesura dei libri? Serve più arte o più seguito?

W.Nella stesura di un libro il talento conta poco; bisogna prima di tutto saper scrivere in italiano corretto, avere ben chiara la storia, ed essere coerente all’interno del testo. Che poi ci sia quel “pizzico in più”, dato dal talento… non può che far bene!

Personalmente i libri troppo “artistici” non mi fanno impazzire. Ma neanche quelli troppo commerciali, del resto… Direi che, come dicevano i latini, la virtù sta nel mezzo: bisogna avere talento e arte dalla propria, ma anche un discreto seguito per “sfondare” e vendere i propri scritti.

A. Cosa pensi del self-publishing?

W. Credo che sia un’ottima strada per chi si sa fare pubblicità ed è disposto ad investire sul proprio progetto. Con il self-publishing devi pagare un editor e della pubblicità, banalmente anche solo su Facebook o Amazon, cosa di cui si occuperebbe invece una casa editrice nel caso si venga pubblicati da essa.

Personalmente ho scelto la via del self-publishing perché l’ho reputato l’opzione migliore all’epoca – il primo romanzo è uscito nel 2017.

A. Quali sono i generi che si leggono di più, e quali sono penalizzati?

W. Direi che i generi narrativi che si leggono di più nel grande pubblico sono i romanzi rosa, forse contemporaneamente ai romanzi erotici che hanno avuto un boom dopo «Cinquanta Sfumature di Grigio». I più penalizzati sono decisamente i fantasy, che hanno avuto i loro anni di gloria nel primo decennio del 2000 e poi sono decaduti.

A. Cosa può ancora dare ancora leggere un libro, in un mondo così immediato come quello di oggi?

W. Proprio ciò che si cerca: un attimo di respiro in un mondo frenetico.

A. Un libro può essere una valida alternativa alla tendenza di oggi a non pensare?

W. Decisamente sì.

A. Leggere interessa ancora le giovani generazioni?

W. Purtroppo credo proprio di no, ma ci sono le dovute eccezioni per fortuna.

A. Cosa pensi davvero delle recensioni e cosa non sopporti in queste ultime?

W.Credo che le recensioni siano molto utili a capire cosa va o non va in un progetto; di conseguenza, ciò che non sopporto è quando nelle recensioni si fa vagamente riferimento a qualche difetto senza andare nel dettaglio, lasciandomi a scervellare su cosa ci sia da migliorare per davvero.

A. In una recensione ci sono limiti da non superare?

W. Sì, decisamente sì. Uno di questi è l’insultare lo scrittore per il prezzo del libro. Che colpa ne ha l’autore se i costi di stampa sono di 12€ a fronte di 18€ a volume?

A. Lasciaci con una frase che ti identifichi.

W. «Scrivo per lo stesso motivo per cui respiro – perché, se non lo facessi, morirei.» — Isaac Asimov.

Ringrazio William Hayden Ribera per aver sopportato la mia fastidiosa curiosità.

E vi incito tutti a scoprire la sua arte!

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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