“Delitto in Cornovaglia” di John Bude, Vallardi editore. A cura di Patrizia Baglioni

Il reverendo Dodd, con metodo aspetta il lunedì sera per aprire un misterioso baule di libri insieme al suo amico e complice Dottor Pendrill.

I due hanno una passione in comune: i romanzi gialli che scelgono alternandosi e condividendo la lettura.

In realtà la questione non è così pacata come appare, tra i gentiluomini vige una sfida che prevede la ricerca di indizi e la loro interpretazione, per arrivare alla rivelazione del colpevole, prima della conclusione del romanzo.

Pendrill da uomo di scienza, ostenta il metodo deduttivo e si sente in vantaggio sull’amico più soggetto agli umori dello spirito.

E così mentre tutto scorre secondo un copione ben preciso e il vicario offre sigari Henry Clay che il dottore gentilmente rifiuta a favore della sua pipa, passano tra le loro mani le storie di Fletcher, Sayers, Agatha Christie, Wallace e Conan Doyle.

Il fatto è che nel piccolo centro di Boscawen non è che succeda molto e per animare le giornate un po’ di mistero va cercato tra i libri.

Così quando arriva una telefonata urgente per il dottore con la quale lo si avvisa di una morte violenta, forse un assassinio, le menti dei due sobbalzano all’unisono, risvegliate da quelle storie di solito fantastiche che ora sembrano essersi fatte realtà.

Certo un uomo di chiesa non potrebbe mai gioire di un reato, ma nel reverendo Dodd una gioia infantile si fa strada tra le preoccupazioni e l’indagine occupa fin da subito tutti i suoi pensieri.

La vittima è Julius Tregarthan, magistrato del posto non propriamente amato dai suoi concittadini per il carattere autoritario e poco incline all’indulgenza, che viene ritrovato ucciso da un colpo di arma da fuoco a Greylings, la sua residenza appena fuori Boscawen.

Ad indagare sul caso è l’ispettore Bigswell che subito sospetta di Ruth, nipote e unica abitante della residenza, oltre alla coppia di coniugi che da sempre si occupa della gestione della casa.

La giovane di venticinque anni mostra fin da subito un comportamento sospetto, ma Bigswell non è un novellino e lo vuole dimostrare ai suoi superiori già pronti ad interpellare gli esperti di Scotland Yard.

Il poliziotto utilizza un metodo d’indagine che l’autore ci dà occasione di seguire passo passo, ricostruisce i movimenti dei sospettati, i loro alibi e gli schemi di sintesi sul suo taccuino sono esplicativi di una strategia deduttiva attenta e rigorosa, simile a quella del dottor Pendrill.

Eppure qualcosa non torna, la sua teoria sembra precisa e le prove inconfutabili… ma non si incastrano.

Le testimonianze si sovrappongono e l’ispettore perde la via, forse non sono i fatti ad essere il problema, ma il metodo.

Magari il caso necessita di una conoscenza delle persone del luogo, del loro passato e della loro intimità, servirebbe una maggiore empatia e magari lasciarsi guidare dall’intuito, come fa il reverendo Dodd che non crede alle evidenze ma allo spirito umano.

Paradossalmente la cosa funziona e il religioso avrebbe anche il diritto di esultare, ma di mezzo ci sono le vite dei suoi confratelli e il loro destino, magari meglio lasciare il crimine nei libri, anche se il reverendo ha per sé una vittoria, piccola agli occhi di molti, ma immensamente grande per lui.

Un libro emozionante che riporta indietro nel tempo, quando il giallo era costruzione logica, sfida deduttiva e soprattutto definizione di giustizia.

Chiunque ami il genere o sia interessato a scrivere romanzi gialli dovrebbe leggere DELITTO IN CORNOVAGLIA che sembra raccogliere le istruzioni per costruire un’indagine appassionante, credibile, con il giusto senso dell’ironia e del dramma.

Ritroviamo nel classico le caratteristiche che ci aspettiamo, che non deludono mai e tra queste l’identificazione nei protagonisti, e allora io lo confesso, dal primo momento ho amato il reverendo Dodd, il suo acume, la riflessione silenziosa, la fiducia insondabile nell’indole umana e l’attesa che tutto si compia.

Che la professione gli sia stata d’aiuto è chiaro, ma la capacità di andare oltre il paradigma e il pregiudizio lo rendono originale e interessante “con il piglio analitico adatto.”

Altra protagonista indiscussa è l’ambientazione, le scogliere della Cornovaglia affascinano e creano l’atmosfera necessaria a viaggiare con la mente.

Tutto viene ricostruito nel dettaglio, non si fa fatica a immaginare luoghi e personaggi e alcuni dettagli restano vividi nella memoria del lettore come le intemperie e le incostanze del meteo che diventano significative nella storia.

Per John Bude questo fu il primo di molti gialli, egli lo tracciò con tecnica perfetta rivelando un talento che restò costante in tutta la sua carriera da riscoprire e conoscere.

Grazie quindi a VALLARDI EDITORE che ci restituisce queste storie in una nuova veste mantenendo inalterato il loro fascino autentico.

I classici hanno come sempre il potere straordinario di mantenersi giovani, leggerli è utile, istruttivo e divertente, un’esperienza unica.

A volte li incontriamo per caso, quando li lasciamo il nostro bagaglio è più ricco e il nostro sguardo colmo di gratitudine.

John Bude, pseudonimo di Ernest Carpenter Elmore (1901 – 1957), è stato un regista e produttore teatrale inglese, noto anche per aver scritto una trentina di romanzi gialli tra gli anni ’30 e ’50. nel 1953 fu tra i fondatori della Crime Writer’s Association. Delitto in Cornovaglia è il suo primo romanzo poliziesco.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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