Ogni casa ha le sue stanze, ognuna di esse ha una funzione, assiste a dei riti, ed esprime la personalità di chi le abita.
Per le stanze la quotidianità è uno rappresentazione dell’odierno, è un ripetersi delle consuetudini, è un rinnovarsi dei gesti di cura.
Le stanze racchiudono rimembranze, conservano speranze e comprimono sguardi.
Ognuna di esse è diversa, ci sono locali ordinati, dove ogni oggetto trova un significato, esprime vissuto in modo composto, altri invece sono un susseguirsi di cianfrusaglie, un’esplosione di voci e colori.
Le stanze seguono un tempo tutto loro, fatto di “suoni distorti”, in un “singhiozzo” che rappresenta il ritmo della vita.
È strana questa vita fatta di cambiamenti improvvisi che generano “panico nero” che lasciano senza fiato, senza amore e con la speranza costante che andrà tutto bene.
Sono forti i sentimenti che mi arrivano dai versi, sensazioni precise, circostanziate, che riconosco come donna, e mi ritraggono in momenti diurni quando “disegno linee imprecise” e in attimi notturni “quando prendo a calci il desiderio”.
DISTESE
Distese immense di sentimenti giacciono in me.
Ferme. Ghiacciate.
Di rado, tolgo il chiavistello, apro le finestre.
Faccio entrare il sole.
Al primo scioglimento
alla prima gemma verde
mi pento
il caldo mi dà noia
mi stanca
mi costringe alla reazione
delude le aspettative.
Meglio tornare alla calma perfezione
al bianco prevedibile di freddo.
Tutta la questione ruota intorno alle aspettative, con il timore costante di incorrere in delusioni, in stanchezze ripetute, meglio allontanarsi dai dolori… e dalle gioie.
C’è un pegno da pagare, e giorni che vanno deviati mentre “il giardino del bene” si accresce in silenzio, eppure nell’isolamento costante si rischia di restare isolati, circondati da una calma arida.
La poetessa si lascia sfiorare dalla vita, tornano spesso i momenti prima di dormire, quelli in cui i pensieri si sommano e creano consapevolezza, e per il buio è semplice trasformarsi in una coperta accogliete e rassicurante dove “trovi sempre le stesse cose”.
La fatica di essere forte, di dover affrontare il sacrificio, di tenersi stabile in prima linea è mestiere da donna, lo dichiara la Lojacono senza imbarazzo, mentre si chiede “quando finirà”.
QUANDO FINIRA’
Quando finirà
questo stupore nell’arrivare
dove non ci è concesso
dove la fatica è triplicata
il sacrificio non si può dire
meglio tacere
raddoppiare le ore
impastare il tempo fino a faro lievitare
così si fa una donna
uomo è un’altra cosa.
Una raccolta potente che non risparmia il lettore, che si sente toccato dalle emozioni dell’autrice.
Il linguaggio è forte, sentito, sferzante, mostra nella sinteticità dei componimenti la personalità della poetessa che seppur con estrema riservatezza, ci mostra le sue stanze.
Scrivere le permette di descrivere quelle linee che si incrociano e che disegnano stati d’animo e in questo orizzonte viene coinvolto il lettore che diventa partecipe di un disegno poetico.
C’è una sensazione più forte delle altre che mi contamina mentre giro le pagine: la familiarità, ogni stanza diventa dimora di riflessioni e in tante mi riconosco.
Sorrido della sensibilità che accomuna gli amanti della poesia che si riconoscono tra i versi e dove io mi affaccio con curiosità, incapace di resistere.