Review party “Delitto in riva al mare” di Antonio Lanzetta, Newton Compton

E’ strano come la natura stessa mi faccia da contorno alle recensioni.

Con un bel rosa il sole rubicondo sorride.

Con la narrativa nuvole lievi iniziano a adomobrare il cielo e dargli la connotazione di profonda nostalgia.

Ma con i libri di ambientazione gotica, beh il cielo si scurisce, il vento inizia a urlare sempre più forte e gocce picchettano, come dita scheletriche, i vetri della mia finestra.

E cosi basta far risuonare una musica piena di suoni stridenti, per sospendere il tempo e catapultarmi in un’altra dimensione.

Là nelle grotte tetre in cui spesso mi rifugio quando la vita diventa troppo pretenziosa.

Non mi aspettavo certo questo dal libro di Lanzetta.

Un thriller si, carico di pathos e adrenalina.

Omicidi e investigatori che dal male si fanno avvinghiare, che il dolore ingloba e imprigiona.

Ma non certo questa cupa sensazione che ora, mentre scrivo mi avvolge.

E’ un mantello caldo.

E’ il profumo dei fiori che hanno perso il loro splendore.

E’ il mistero e l’ignoto che danzano, come strane ombre create da un fuoco.

E’ questo istante in cui le immagini prendono vita.

E iniziano a parlare tutte assieme, con voci che si sovrastano che reclamano con arroganza la mia attenzione.

Lanzetta non scrive soltanto di male, di perversioni, di ferite vermiglie, il cui brillare abbraccia il sole.

Quello possiamo sopportarlo.

Ma è la sensazione strisciante di un altrove che irrompe persino in quei luoghi che noi abitiamo, quella realtà che,seppur adombra di orrore, possiamo però comprendere e gestire.

Possiamo gestirlo il delitto sapete.

Anche il più crudele.

Il più insensato.

Possiamo perché fa parte di un animo umano che è appunto troppo fragile e ci fa sedurre dalla promessa di potere, dalla vendetta, dalla cupidigia.

Possiamo davvero imparare a conviverci con questa debolezza.

Con queste ossessioni che appartengono alla materia.

Con questi disperati tentativi di sentire che esistiamo, mordendo, a volte con crudeltà, il mondo, la società e gli altri.

Possiamo comprendere.

Ma tra le pieghe di quel male che è definibile esistono solchi invasi di mistero. Laddove non su può assolutamente incuneare la razionalità.

Lembi di dimensioni che si strusciano, si sfiorano e irrompono con ossessiva fretta nel nostro oggi.

Con quel bisogno di se non mostrarsi almeno confermare che esistono.

I nostri protagonisti conoscono e sono invasi da questo cupo altrove.

Non è bello.

E’ agghiacciante perché non spiegabile.

E’ una mezzanotte eterna, come in attesa che l’ultimo rintocco decida l’entrate in scena di ombre, di qualcosa che non è possibile raccontare, ne descrivere.

E cosi pagina dopo pagina ci sentiamo prigionieri di quelle atmosfere cosi gotiche e cosi eleganti, nonostante siamo oscenamente contro natura, fino a cercare, quasi disperatamente un ancora di salvezza.

Nulla può proteggerci però dall’arrivo del numinoso.

Che stavolta non ha il volto colorito del sole, ma il ghigno sarcastico di un teschio che cammina fiero, sulle ceneri di una razionalità infranta sul mare dell’ignoto.

Un thriller che si colora all’improvviso della forza devastante del soprannaturale, capace di sedurre si ma anche di lasciare che brividi gelidi si annidino nella tua mente.

E che di vivano in attesa di scuoterti, famelici e irrispettosi.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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