“Jake Livingston. La vendetta dei fantasmi” di Ryan Douglas, Fanucci editore. A cura di alessandra Micheli

Avevo davvero voglia di un libro leggero e spaventoso.

Uno capace di calmare quella mia anima sempre in corsa, in cerca dei pezzi sparsi della sua immagine, infranta oramai da tanti troppi mesi.

Eh si miei lettori.

A volte ho proprio bisogno di scappare un po’ da me, da quella mia ossessione a cercarmi, a definirmi a conoscermi di nuovo.

A scappare un po’ dal dolore, quello che non riesco più a accettare.

E persino dalla mia diversità, da quello strano modo che ho di sintonizzarmi nel mondo.

Io che amo il sogno e lo ritengo reale.

Che credo nelle dimensioni che si abbracciano e si baciano.

Che semplicemente guardo il cielo e so che le nuvole definiscono una strada, che prima o poi mi troverò a attraversare.

Io che non amo le costrizioni, le etichette, ne quel successo che diventa cosi importante per tutti.

Io che quando i giochi diventano da adulti, scappo e mi ritrito in quell’universo che sembra uscito direttamente da chissà quale altrove.

Non è facile essere diversi.

Ne a livello di sentimenti, di identità e persino di gusti.

Essere controcorrente sembra quasi una condanna.

Avere una sensibilità diversa ti fa apparire uno strano mostro, con una sintonizzazione fallata e inquietante.

E cosi a volte grazie a certi libri, dimentico ogni dramma piccolo o grande che vivo come accentuato.

E Jack Livingstone mi sembrava il modo migliore per scappare.

Cosi ho preparato la mia vaglia e mi sono messa in attesa della nuova tappa del viaggio.

Sapevo che si trattava di orrori, di fantasmi crudeli, e di quella strana ma necessaria adrenalina che offusca ogni mio pensiero.

Non c’è bisogno di altro se non di leggere, lasciarsi avvinghiare dal tetro e dal terrore.

E gioire per un istante almeno, di una totale libertà.

Ma non si scappa da se stessi.

Ne dalle verità che devono comunque portarti a un latro livello di comprensione.

Non si scappa da se stessi.

Non se sai che in fondo l’universo ti ama, cosi tanto da volerti felice e sereno.

E non si può esserlo se si mente, se si nasconde dietro un velo ogni piccola ferita, se si fa finta che non è infetta, che non sanguina e che non faccia male.

Un male cane.

E cosi dietro l’abile e fidatevi terrificante, ghost stories, Jake nasconde molto altro.

Cosi tanto altro, da farmi versa cocenti lacrime sulle pagine.

E le stesse hanno bevuto assetate proprio quell’univa, importante preziosa lacrima.

Allora il libro mi ha sorriso.

E mi ha detto di non preoccuparmi.

Che il viaggio mi avrebbe fatto si male, ma donato la vera libertà.

Che è quella di capire, comprendere affrontare i miei demoni.

E di demoni questo libro ne ha tanti.

Ha il demone del pregiudizio.

Quello che ti pianta un coltello nel cuore e lo gira e rigira feroce.

Perché ti incatena in una descrizione che ti limita e non ti appartiene.

Ti mutila e non ti rende facile camminare.

Perché ogni sguardo di disapprovazione segue ogni movimento, mai davvero giusto per le convenzioni e per quel ruolo che ti hanno appiccicato sulla pelle. Come si riesce a essere amanti di se stessi se quello stesso te diventa vanesio, indefinito e falso?

Non si può.

Ecco il razzismo, il pregiudizio è la peggior condanna che la società può produrre.

Frena il cammino di chi è limitato dallo stereotipo.

E nuoce a chi usa lo stereotipo stesso.

Perché a furia di pensare per schemi, perde di vista il mondo, che è bello perché cangiante e cosi complicato, complesso e meravigliosamente folle.

E se non resi più a vivere i colori, beh allora sei tipo morto.

E poi abbiamo il demone della violenza, quella che fa nascere dentro di te l’ombra della vendetta.

E solo quella diventa l’unica voce che ti rimane.

Rinchiuso in una gabbia, isolato dal resto del mondo, con la voce otturata da un silente pianto, cosa ti resta per farti udire dall’altro?

Lo sparo, lo schiaffo, il sangue.

Punire quella società che permetta la vita di quei demoni.

Anzi li nutre e li coccola.

E ce li scaglia contro perché la voce che grida da troppo fastidio.

Rischia di scegliere chi dorme, rischia di far tremare il cuore e se il cuore trema può ferirsi e lasciare che il rosso inondi la propria visuale.

E non è certo il rosso del sangue, della violenza.

Ma è il rosso dell’amore.

E forse è l’amore, la compassione e il dolore stesso a permettere non solo a Jake di frenare il male.

Ma anche a me di piangere sulle ultima pagine e di non rischiare di svanire, cosi come svaniamo di fronte ai torti e all’indifferenza.

E per questo grazie Jake.

Grazie perché hai accettato la tua diversità.

Ma soprattutto mi ha donato un arma che non ho mai avuto il coraggio in questi tre anni di impugnare: la speranza.

E se ancora quell’arma brilla di luce intensa, posso ancora salvarmi.

Per chi come me non si trova più.

Che la stesa luce che oggi mi guida possa brillare sul suo cammino

E per te, che lassù sei e resti la mia speranza.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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