“Sedici racconti” di Fabio Belli, Scatole Parlanti. A cura di Alessandra Micheli

Scrivere è l’arte più sublime che la vita ci ha regalato.

Questa di vita, cosi intricata, difficile e cosi spavaldamente audace. Ci seduce e ci abbandona, smorfie diventano risate e poi scrosciano in pianto.

E’ tutta una strana giostra su cui siamo stati costretti a salire, anche se dentro di noi vorremmo soltanto goderci un attimo di serenità sdraiati a terra a giocare con le nuvole e le loro forme.

E invece dobbiamo girare, girare, restando non soltanto senza respiro, ma barcollanti senza più equilibrio.

E ci sono cose a cui aggrapparci, emozioni e sogni, ribellioni assurde a volte, ideali cosi lievi che un alito di vento può facilmente spazzarli via.

E a nulla servono i colti manuali sulla resilienza, se restare è possibile ma avendo l’anima a brandelli logoro vestito di chi è da troppo tempo esposto alle intemperie.

E persino credere a Dio diventa un impresa, se la morte, il dolore e la malattia ci aspettano sorridenti al varco, dietro l’angolo, quando meno ce lo aspettiamo.

Soltanto la scrittura salva.

Scrivere è catartico, è la salvezza nascosta dietro a parole che possono essere acuminaste come spade e lievi come un soffio di vento, quello dell’estate, diverso, molto diverso dalle tempeste.

E cosi quando qualcuno riversa dentro uno scritto tutto se stesso, bisogna averne rispetto, sommo rispetto.

E forse un pizzico di invidia.

Perché il nostro Fabio dopo aver dato a noi i suoi racconti si sentirà felicemente svuotato, felicemente però capace di essere riempito di altre emozioni, di altre sensazioni che poi riverserà su noi, ancora e ancora.

In questi scritti che ricalcalo stili tra l’onirico e il realismo a tratti magico, possiamo dunque scorgere il sommo tentativo di dare una propria interpretazione la reale.

Non sempre condivisa forse.

Ma che ci renda edotti di come ogni accadimento del vivere possa essere oggetto di mille diverse letture.

Di come dietro eventi apparentemente banali posso nascondere un intero mondo.

E non ci interessa tanto lo stile forse ne la prosa, ne la lucidità a meno della visione.

Quello che cattura e che deve poter catturare è la possibilità che descrivendo, raccontando, tessendo storie noi mettiamo ordine in questo circolo sfatto dopo la fola acclamante, ripulire il carosello che lascia tracce di mille e cento passeggi.

E cosi ogni titolo parlerà a voi.

Più o meno intensamente.

Alcuni racconti vi strapperanno un sorriso, altri una lacrima, altri un brivido.

Altri vi faranno arrabbiare.

Conservate ogni emozione.

E’ preziosa.

E’ il biglietto d’ingresso che porta dentro di voi.

Perché ogni racconto, in fondo e dell’uomo che parla e all’uomo parla.

Qua l’è il mio?

Quello che id me parla?

beh vi sfido a trovarlo no?

Altrimenti che lettori siete?

Un racconto weird on the road, ispirato dalla canzone Black Sabbath, dell’omonima rock band.

USA, 1968. In una comune newyorkese, si presenta Robert, sulle tracce di sua sorella Susan. È il punto d’inizio di un lisergico on the road lungo gli States, tra citazioni reali e attente della cultura e della società americane del tempo e squisite osmosi weird. Perché, nel cercare Susan disperatamente, incontreremo personaggi ed eventi a dir poco imprevedibili!

L’AUTORE

Lorenzo Davia (Trieste, 1981) è ingegnere, giramondo e topo di biblioteca. Suoi racconti sono apparsi in varie antologie. Il suo racconto Ascensione negata è arrivato secondo classificato alla prima edizione del Premio Urania Shorts, mentre Az-Zinds è stato finalista al Premio Italia 2020. Ha vinto il Premio Viviani 2019 con il racconto Il tempo che occorre a una lacrima per scendere. Ha creato con Alessandro Forlani il progetto di scrittura condivisa Crypt Marauder Chronicles per il quale è uscita l’antologia Thanatolia (Watson), finalista al Premio Vegetti 2020. Ha scritto le storie della Fata Mysella pubblicate in New Camelot e Le avventure della Fata Mysella. Assieme al Collettivo Italiano di Fantascienza ha pubblicato l’antologia Atterraggio in Italia. Il suo romanzo Capitalpunk è arrivato finalista al Premio Urania, al Premio Italia e al Premio Vegetti. Ha curato le antologie Pianeti dimenticati (assieme a Giorgio Smojver) e 2050 (assieme a Damiano Lotto). È arrivato finalista al Premio Stefano Di Marino con il racconto Lamento per protesi e spie. Il suo racconto Testimone vivente ha vinto il Premio Urania Short 2023.

·

Inseguendo L’Aura, Stefano Napolitano, Letteratura Alternativa Edizioni. A cura di Barbara Anderson.


Nel momento in cui Stefano Napolitano mi ha proposto questa lettura non sapevo cosa aspettarmi, ma il suo titolo mi aveva già nell’immediato trasmesso una sorta di richiamo.


Mi ha riportato in un attimo tra le braccia confortanti della poesia di Petrarca e per l’esattezza nel suo sonetto che troviamo nella sua opera Il Canzoniere.

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro, che pur voce humana.

Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.


E, nonostante questa mia associazione tra pensiero, aspettativa e poesia mi aveva dato una sorta di premonizione su cosa avrei trovato in questa storia, sono rimasta completamente di sorpresa.

Solo dopo aver terminato di leggere la storia ho compreso il senso della mia percezione iniziale.

L’Aura ha una dualità di significato così come tante sono le dualità che incontreremo in questa storia.

Il legame tra il protagonista Stefano e il suo stesso autore che in un certo senso gioca a essere se stesso.

L’Aura, la donna misteriosa e al contempo quell’energia sottile del corpo e della mente, quella forza vitale invisibile che emaniamo e che assorbiamo, quelle vibrazioni elettromagnetiche che riflettono lo stato mentale, fisico e interiore.

Il passato, il presente, il sogno, la realtà. La possibilità di fatue illusioni, di sentimenti in contrasto con l’eternità pura dell’essenza dell’amore.

Stefano Napolitano plasma le parole in una forma tale che le rende talmente poetiche ed evocativamente sublimi da renderle accessibili all’anima e al cuore.

Leggendolo ci si lascia andare e trasportare tra sogno e realtà fino al limite tra la vita e la morte; proprio lì in quel confine invisibile dove non sai più cosa sia reale e cosa sia immaginazione; là dove tutto si sospende e fluttua in un flusso energetico emozionale che ti solleva al di fuori perfino del corpo e della tua stessa anima.

La sua prosa è viva, pulsante, colorata e oscura, con sfumature che vanno dal gotico con le sue atmosfere a tratti cupe ma anche con i colori del bello, dell’amore, dell’amicizia.
L’autore sembra quasi liberare i suoi fantasmi interiori che si avvicinano ai miei prendendoli per mano e guidandoli così come Caronte il traghettatore trasportatore di anime.

Liberando i suoi fantasmi si sono liberati anche i miei.

La vita è seduzione stessa del vivere e da lì diventa tutto poesia, attraverso parole e passaggi, pensieri che si intrecciano all’anima del lettore in un abbraccio che a volte lo fa stare bene, altre lo fa stare anche male.

La musicalità del testo è percepibile, scorrono le parole, scorrono le storie dei protagonisti.

Stefano è un pubblicista che lavora per un giornale e ci mostra la sua critica al giornalismo di oggi e lo fa in maniera irriverente, schietta, sincera.

Stefano da ragazzo aveva subito un forte dolore, che lo aveva cambiato dentro e nella percezione delle cose del mondo.

Che cosa ci lascia il tempo se non solchi di amore nell’eternità della rabbia e del dolore?

La vita che tanto aveva da offrire a Stefano da ragazzo ma che poi era riuscita a togliergli tutto e in un certo senso perfino la sua stessa vita.

Il dolore ti cambia. Si dice che quello che non ti uccide ti fortifica eppure soffrendo un pezzo alla volta si muore.

Così si cerca di andare avanti tra ricordi, sensi di colpa, rimorsi e qualche rimpianto, ma si vive anche delle cose che preferiamo dimenticare e che incoscientemente allontaniamo dalla nostra consapevolezza per spirito di sopravvivenza, per poter andare in un certo senso avanti.

Lo spirito necessita talora di alleggerirsi e soffia via come un palloncino verso il cielo e attraverso dimensioni che non sono nemmeno più tue.

Come si sopravvive al dolore?

Come si sopravvive alla vita?

Come si affronta la realtà?

Ci sono meccanismi di fuga, meccanismi di difesa. E qui arriviamo al fulcro della storia tra sogno e realtà un po’ al di là della fisica, là dove mettiamo in relazione le leggi della meccanica quantistica alle esperienze del mondo macroscopico si arriva a deduzioni interessanti, tra cui il pensiero del pensiero, la realtà oggettiva e quella soggettiva.

La vita in queste pagine appare come un incubo, un sogno, un incantesimo che mi incanta, che mi chiama, che mi conquista e che mi turba.

Vivere la vita che ci appartiene, quella che era nel nostro destino, come se il cosmo avesse una mappa precisa delle nostre strade e del nostro dolore ma soprattutto di quel forte sentimento che è l’amore incondizionato.

Stefano ama scrivere storie, poesie, ama fuggire dalla realtà attraverso l’uso delle parole e la sua fantasia, e quando incontra questa donna misteriosa, dalla bellezza eterea ma carnale; le porte dell’impossibile e delle opportunità si apriranno.

Perso in una vita dove l’amore aveva smesso di esistere e di essere essenziale, seguendo solo l’attrazione fisica, evitando qualsiasi impegno con qualunque donna perché la sofferenza che aveva provato, la perdita, il distacco, l’assenza, erano qualcosa di insopportabile che non avrebbe mai più voluto sperimentare su se stesso.

Ma ci si può difendere dall’amore? Si può fuggire dal nostro destino?

Questa donna che appare e che scompare, in un viaggio ancestrale e onirico ma reale, fatto di ataviche resistenze e percezioni sublimi, un’esistenza che esplode in quegli occhi in cui se ti ci immergi perdi e ritrovi addirittura te stesso.

Torneremo indietro nel tempo: il tempo di Stefano da ragazzo, gli amici, il primo amore, la musica degli anni 70 e 80, le sperimentazioni di gioventù, il cinema, i romanzi di Lovecraft, l’horror, la fantascienza, gli spinelli, le feste a casa degli amici, il primo bacio, le differenze sociali, i figli di papà e i figli del proletariato.

Il quadro esposto a una parete della casa del suo amico esercita una forte attrazione su Stefano, una specie di Sindrome di Stendhal dove lo spettatore non entra nel quadro ma il quadro entra nella sua stessa vita.

Tra le note dei Tears For Fears, quelle di David Bowie, un tuffo nel passato che è stato anche il mio e l’atmosfera goliardica di gioventù, tutto inizia a cambiare i toni; diventa mistica, esoterica, oscura. Torino si trasforma, il mondo reale si distorce, la fantasia e l’immaginazione iniziano a definire le sfumature rendendole immagini sempre più nitide, come in un glitch elettromagnetico la realtà interferisce con la fantasia, la vita con la morte.

L’amore e la morte di fatto lo dice l’autore stesso arrivano sempre quando meno te lo aspetti.

In una vita fatta di fragilità c’è però una certezza per Stefano ed è la sua amicizia con la collega Lory che è da sempre accanto a lui, che lo ascolta e non lo giudica, che gli mostra un porto sicuro, un luogo dove attraccare la sua barca in balìa della vita e della morte. Cosa si sceglierebbe se posti davanti alla certezza dell’ignoto?

Bisogna trovare il coraggio di andare avanti, di arrivare proprio lì, al limite di quei confini invisibili, tra la realtà e la fantasia, proprio nel punto in cui i due spazi si scontrano e dove tutto diventa possibile.

Tra la confusione di Stefano nel comprendere chi sia questa donna e chi sia quell’uomo dal cappello nero e gli occhiali rossi che sembra spesso seguirlo;  si vive un conflitto interiore, una ricerca ma anche un forte impegno.

Può un sentimento uscire dalle pagine di carta e darci il sapore di labbra e il profumo della pelle?

Può l’inchiostro farci percepire il candore antico che sa ancora della vita di una donna che esiste forse ancora nella nostra mente?

L’atmosfera diventa sempre più spettrale, profonda, inizia a prendere forma un occultismo arcano, eppure chi nella vita ha incontrato l’amore lo riconoscerà sempre, in fondo spesso cerchiamo  le persone negli occhi della gente che incontriamo nel mondo; come se stessimo continuamente alla ricerca di qualcosa che ci è appartenuto e a cui siano appartenuti.

Una vita in sospeso, un amore che va oltre il tempo e lo spazio, i sensi di colpa,il senso di vuoto, di disperazione. La solitudine, il vedere ciò che ci fa comodo, vedere la verità che spesso abbiamo davanti ai nostri occhi e non vediamo.

Attraverso questo viaggio spirituale Stefano guadagna la consapevolezza di se stesso, non solo riesce a vedere quello che pensava non ci fosse, ma riesce perfino ad attraversare il limite tra realtà e fantasia, scegliendo un mondo alternativo dove poter vivere la sua meritata felicità.

“ due mondi multiformi e complementari armoniosi e di soave incanto”

Attraverso le parole poetiche ed evocative dell’autore mi perdo un po’ anche io nella speranza di ritrovare me stessa e tutto ciò che di bello ho in qualche modo perduto.

Una storia che ti scava dentro, che ti inquieta, che ti disarciona dal cavallo su cui percorri il sentiero della vita, dandoti al contempo quel senso unico dell’eternità.

Perché accontentarsi quando possiamo creare attraverso il nostro pensiero un luogo dove ci è concesso di essere felici?

Mi piace pensare che questo libro mi stesse in qualche modo cercando e che finalmente sia riuscito a trovarmi.

È uscito il libro di poesie: FIORI DI CALENDULA MARITIMA di ANTONINO STAMPA, con prefazione di Marco Zelioli

Pubblicata la raccolta poetica dal titolo “Fiori di Calendula maritima”di Antonino Stampa, con prefazione di Marco Zelioli, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2024.

Il titolo Fiori di Calendula maritima (pianticella salvata dall’estinzione che cresce solo in una piccola parte costiera della Sicilia trapanese) ci colloca subito nella terra di Antonino Stampa, alla quale lo scrittore ci trasporta attraverso i suoi occhi innamorati. Perché, come recitano i versi introduttivi, riecheggiando quanto Goethe diceva della bellezza: «La poesia / non è nelle cose, / ma negli occhi / di chi / le guarda». Ed è così che l’autore ci accompagna lungo le cinque parti che compongono l’opera. Le prime quattro (Come un battito d’ali, Noi e gli altri, Quel che lasciamo, Universo) sono tanto connesse tra loro che le poesie che le compongono sono numerate in sequenza dalla I alla XXXI; la quinta (Belice 1968-2018) è una sorta di poemetto interamente dedicato, a cinquant’anni dall’evento, al drammatico terremoto che colpì Gibellina e dintorni.

L’espressione è affidata a versi brevi, che evocano più che descrivere. Versi tanto spontanei quanto meditati: ad esempio, l’immagine di una tenda da sole basta a richiamare la siepe dell’Infinito leopardiano, e lo scrittore ne fa scaturire una asciutta meditazione sulla vita: «Scorrono ombre / sulla tenda / da sole. // Oltre, / nel limpido azzurro, / voli d’uccelli» (Oltre, poesia IX di Come un battito d’ali). Proprio con una citazione dell’Infinito di Leopardi si apre poi la lirica XXIX della sezione Universo: «Nero, / infinito silenzio / solitudine di spazi / ove smarrirsi…», quasi una personale nota esplicativa della citazione. Leopardi è citato anche nella breve ultima lirica XXXI(della stessa sezione), quasi a testimoniare una fonte d’ispirazione ricorrente.

Antonino Stampa ci offre un’osservazione disincantata della realtà, presentata in genere solo per accenni fugaci, come in una apparentemente placida contemplazione del reale: le parole del poeta, infatti, sono sempre lineari, non ‘aggrediscono’ il lettore con immagini disturbanti. Neppure quando descrivono (nell’ultima parte) le ore drammatiche del terremoto del Belice; né quando accennano ad autentici drammi dell’esistenza, come qui: «…Quanti / in ordinati governi, / ignorati, / senza lasciare traccia / nella nera terra / chiusero / una vita di stenti?» (poesia XXVIII di Quel che lasciamo). E nemmeno quando, con pungente ironia, ricorda: «…Non tingerti la canizie, / non questo / ti renderà giovane» (poesia XXV, ivi), perché: «Di Dio / è il futuro / dell’uomo, / forse, / il presente. // Giorno dopo giorno / affronta la vita, / più non è dato» (poesia XXIII, ivi).

Si può certamente sottoscrivere quanto considerato da Enzo Concardi nel presentare l’opera poetica di Antonino Stampa nell’ampio saggio I motivi lirici predominanti della poetica di Antonino Stampa: «Le opere poetiche di Antonino Stampa percorrono l’essenziale tragitto della condizione umana attraverso una meditazione spesso in solitudine sul senso del tempo, sulla presenza magica e simbolica della natura, sul mistero dell’Incarnazione, riferito alla storia come interprete della perenne lotta tra il Bene e il Male, sul senso della sofferenza».

Al di là della scorrevolezza quasi pacificante dei versi di Antonino Stampa, però, affiorano molti tratti di sofferenza da diverse liriche. Tratti quasi nascosti, ma non trascurabili; ad esempio in Siciliano (lirica XIII di Noi e gli altri), il cui incipit allude a sofferenze secolari, storiche, di vasta portata e non solo individuali: «Sono / di questa terra, / zattera a genti in fuga / nel vasto mare / o qui venute / per sete di dominio…» (il corsivo del testo è mio). La leggerezza dei versi fluenti, liberi da metrica e rime, quasi copre anche sofferenze più intime, forse taciute per timore del disinteresse altrui, come nella lirica XVIdi Noi e gli altri, che per intero recita: «“Ciao, / come stai?”. / “Bene…”. // Abbiamo l’obbligo / di stare bene. / Dovrei aprirti il mio privato, / forse quello dei miei familiari…? / E tu? / Ascolteresti attento, / qualche parola / di solidarietà. / Poi ti allontaneresti. / Per i tuoi urgenti impegni».

La sofferenza emerge più esplicita nell’ultima parte della raccolta, Belice 1968-2018, con undici Quadri di un terremoto e del prima e del dopo – come recita il primo dei due sottotitoli. Qui si palesa come condizione vissuta da un intero popolo, cui il poeta dà personalissima voce: si veda la poesia VI (Ruderi di Poggioreale) che chiude con questi versi struggenti: «…Il vento / fra i muri / urla, / piange nel mio cuore». Un’altra immagine, in particolare, può farci focalizzare su quanto dolore c’è in eventi come il terremoto che colpì il Belice; un dolore intenso, che il poeta sa rievocare con poche asciutte parole: «…il muro di una casa / aperta, / memoria / d’intimità perduta…» (poesia III, Gibellina nuova – Le tre piazze). Parole non tese solo a documentare quella sofferenza, ma «…perché ti si pieghino / i ginocchi / e ascolti nel vento / le voci di quanti / qui ebbero / forma d’uomini…» (poesia VIII, Gibellina – ‘Cretto sui ruderi’ di Burri); parole scritte soprattutto per ricordarla ai giovani – e ce n’è motivo – perché: «…Non hanno memoria / i giovani / immersi in un eterno / presente» (poesia X, Con arroganza).

Insomma, con Antonino Stampa siamo introdotti quasi con dolcezza (la dolcezza del suo linguaggio che scivola via leggero) nell’aspetto forse meno amato, ma più presente in ogni vicenda umana nel mondo: la sofferenza. Che resta tale, anche se la si guarda con animo pieno di speranza perché la speranza permette di collocare tutto il male del mondo all’interno di un disegno positivo, ma non toglie dalla vita la dura esperienza del dolore. Speranza non declamata con pur giuste asserzioni teoriche, ma sommessamente suggerita al lettore con l’immagine umile e concretissima del contadino che «…Apre il solco / e vi depone il seme / e in giugno / campi fecondi / di giallo grano / falcia nel sole, / quel pane / che Dio / con l’uomo ha diviso…» (poesia V di Belice 1968-2018): è la speranza che chi semina possa anche raccogliere.

Dobbiamo essere grati a chi, come Antonino Stampa, con suoi versi pensati «con voce scabra» (come egli stesso scrive nell’ultima poesia XI, Congedo) aiuta a meditare sul dolori e sui mali piccoli e grandi della vita, con una visione sofferente, sì, ma serena, consapevole che tali dolori e mali non dicono l’ultima parola sull’esistenza umana. Uno scrittore che ci dona i suoi pensieri con una poesia rara come i Fiori di Calendula maritima.

Marco Zelioli

______________________

L’AUTORE

Antonino Stampa è nato nel 1946 a Trapani dove attualmente risiede; laureatosi in Filosofia presso l’Università di Palermo, ha insegnato Lettere nelle scuole medie. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Marine. Trasparenze in frammenti (1995), Specchio nascosto (2002), Distesi silenzi del mare (2003), Nei gorghi del tempo (2012), Chiedersi (2014), E non distinguo approdi (2017).

Antonino Stampa, Fiori di Calendula maritima, prefazione di Marco Zelioli, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 84, isbn 979-12-81351-29-5, mianoposta@gmail.com.

“I bambini fortunati” di Tiffany Reisz, Hope edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Uno dei difetti peggiori dell’essere umano per me è lo snobbismo.

E’ proprio uno dei difetti che non riesco a sopportare, che scatenano i me le peggiori sensazioni negative.

E le reazioni di chiusura.

Immaginate cosa provo quando l’atteggiamento classista, viene diretto persino verso i libri.

Quello no, quello è un genere che non coltivo, quel libro ha la cover senza brillantini.

E cosi via.

E se posso essere drasticamente sincera come sono spesso, stavolta senza filtri ( non prendetevela con me è la perimenopausa) non fa di chi usa la bandiere del genereh un vero lettore.

Perdersi emozioni, sogni e persino incubi significa dare un bel colpo di spugna alla teoria darwiniana dell’evoluzione.

Stare nel proprio anfratto preferito non ci aiuta a maturare, crescere e perché no cambiare.

E non soltanto il carattere, ma persino il nostro metodo percettivo.

E cosi avere pregiudizi verso un libro o peggio un autore, è una cosa che mi fa dannare.

Non che io sia perfetta sapete?

Ma una cosa ho di buono in mezzo a un mare di difetti: sono consapevole.

Dei miei vizi e di poche virtù.

Dei limiti e degli stereotipi con cui purtroppo il vivere comune mi costringe a far amicizia.

E questo è il passo per fissarli negli occhi socchiusi e semplicemente salutarli e andare via.

E’ cosi che ho affrontato la Reisz.

Consapevole che non fosse habitué della mia comfort zone eppure attirata dalla suadente voce del libro, quello che si esprimeva con la trama e con l’abilità della Hope edizioni a scatenare curiosità.

Non mi son pentita di aver sfiorato il suo mondo, celato dietro pagine intinte di dolore, di rimorsi e di domande che io stessa, angosciosamente mi faccio ogni giorno.

Domande che sono alla base della mia ossessione per i thriller o gli horror.

Cos’è davvero il male?

Perché alcuni di noi nascono già sedotti dalla discesa verso l’abisso?

E davvero nasciamo conquista predisposizione, con il marchio tatuato a fuoco sulla fronte?

I bambini fortunati rispondono a questi quesiti che sono parte di noi, del nostro essere umani.

Per molti il male non è altro che un volto feroce, corna che sormontato un volto sulfureo con u ghigno agghiacciante.

E’ facile cosi riconoscerlo.

Se arriva un signore ben vestito che però non odora di Hugo Boss ma si zolfo e ti porge uno strano contratto da firmare con una penna d’oca da cui cola un inchiostro rosso, beh se lo firmi sei un po’ tonto.

E’ come se in una casa sperduta nel bosco, sinistri rumori che provengono dalla cantina e una fama demoniaca, decidi di scendere in quella stanza e di berti un bel te rilassante.

Ecco se fosse cosi ognuno di noi girerebbe al largo, almeno una persona sana e non in preda di istinti suicidi.

Ma il male non è cosi comprensibile.

Non è identificabile.

Spesso come direbbe la nostra Arendet, si cela proprio dentro gesti banali, in una tranquilla routine di perfetti burocrati.

Spesso si nasconde in distinti gentiluomini, perni della comunità che però nascondono la ferocia sotto l’apparenza bonaria di padri di famiglia.. e’ per questo che non si riconosce.

È per questo che è suadente e pericoloso.

Non è facile identificarlo.

Le pulsioni avvengono quasi nel silenzio complice e colpevole di comunità che ne hanno bisogno per diventare comunità.

Per stringersi attorno a valori mai condivisi, per fingere di aver ottenuta una perfezione fasulla.

Tutti a recitare una parte.

E poco importa se qualche parte del tutto si sacrifica.

Spesso sono dissidenti, devianti, pezzi rotti che se non servono più alla prosperità dell’utilitarismo, almeno posso fungere da doni in onore di qualche ctonia divinità.

Il male forse è ed la cosa che ci terrorizza, vive dentro di noi.

E’ come la malattia.

E’ un virus che danneggia l’intero organismo e il macrocosmo in cui esso è inserito.

E’ la parte di una mente che non funziona a dover, perché inceppata, perché vittima del blackout che corrode e corrompe ogni limite.

Ogni doveroso limite.

Questo libro è agghiacciante.

Per il tema che affronta e perché dietro la semplicità di eventi che non sono cosi “assurdi” si nascondo sublimi momenti di dolcezza e di poeticità.

Ma lungi dal rasserenare, rendono tutti gli eventi ancora più spaventosi, distorti e ghignanti.

E allora comprendiamo che non serve certo il diavolo o qualsiasi mostruosità partorita dalla mente del Dorè.

Bastiamo noi.

E quell’antro nascosto, incomprensibile strano e pericoloso che è la mente.

E’ li che qualcosa va in cortocircuito e si creano i mostri.

Ma spesso dietro al mostro c’è un essenza che grida la sua libertà. Liberarla?

O lasciarla soccombere?

Questo quesito non ha una risposta.

Non so se il fine giustificherà mai i mezzi.

Ma so che soltanto il fatto di averci riflettuto ha messo in guardia i sensori, quelli che sono posti a guardia dei meccanismi del limite.

E che ci possono, spero, preservare dal blackout.

E’ un thriller perfetto.

Un capolavoro assoluto da leggere e rileggere, senza stancarsi mai

Riscoprire la propria essenza: “Ciò che è rimasto” di Marco Verrillo

Siamo lieti di presentare Ciò che è rimasto, il nuovo libro dell’autore Marco Verrillo, un viaggio intimo e poetico attraverso la ricerca di sé stessi. È anche il nuovo volume della collana Ibrida di SP Scrivere Poesia Edizioni, appassionata e indipendente Casa Editrice Solidale, pesarese, ma trapiantata in provincia di Lecce avente come scopo primario la buona poesia e sostenere le principali Onlus italiane nelle loro battaglie.
In “Ciò che è rimasto”, Verrillo ci introduce alla storia di un poeta e artista che si ritrova intrappolato in un labirinto emotivo, alla ricerca della propria autenticità.
Attraverso dialoghi vibranti, prosa poetica e sottili contaminazioni con il dialetto napoletano, l’autore ci guida in una serie di micro-racconti che dipanano la storia di un uomo alla ricerca della sua identità.
Marco Verrillo trasporta il lettore in un mondo ricco di emozioni e riflessioni
profonde, dove ogni pagina è una scoperta e ogni parola un’esperienza. Con una
sensibilità unica e sotteso senso dell’ironia, l’autore esplora i temi universali
dell’amore, della perdita, della speranza e della rinascita, offrendo al lettore uno specchio per contemplare la propria esistenza.
“Ciò che è rimasto” è un’opera fuori dall’ordinario, che celebra la potenza della
resilienza umana e l’inebriante bellezza della vita stessa. È un invito a guardare dentro di sé e a abbracciare… ciò che resta, con tutta la sua imperfezione e bellezza.
Il libro è ordinabile presso http://www.scriverepoesia.it/shop e presto catalogabile presso centinaia di librerie indipendenti italiane.

asce a San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, nel 1978.

Già dall’età di 10 anni si appassiona alla scrittura di testi e poesie.

Presto si presentano le prime occasioni per far conoscere al pubblico i suoi scritti attraverso readings e letture. Alcune sue poesie vengono tradotte in lingua rumena e inserite in un’antologia italo-rumena intitolata Sentiment latin – Sentimento latino.

Nel 2004, presso la sala consiliare della città di Pomigliano d’Arco (NA) partecipa al Premio Internazionale città di Pomigliano d’Arco, con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica.

Ha pubblicato Cose che dicono niente (2011), Carni Raccolte (IVVI, 2020) e Le Forme di un corpo (pubblicazione indipendente, 2022). La sua prima collaborazione con SP è Hai disarmato il mio tempo (2022)


Il presente è già passato” di Federico Fabbri, Les Flaneurs Edizioni. A cura di Barbara Anderson.

Leggi più che puoi, ti salverà

Una citazione che da sempre mi accompagna nel corso della mia vita di lettrice instancabile e accanita e quando incontro romanzi come questo di Federico Fabbri, scritto con il cuore e con la testa, il mio pensiero sulla lettura che fa bene si trasforma in la lettura che fa del bene.

Sì, perché gli introiti della vendita di questo romanzo vengono devoluti totalmente in beneficenza  a sostegno di progetti per persone diversamente abili e alla lega Italiana Fibrosi Cistica.

Questo romanzo è un poliziesco ma non solo, è soprattutto un romanzo di formazione

Non ci mostra soltanto una realtà criminale, l’oscuro mondo delle sette, la delinquenza, la violenza, lo stupro, la corruzione, la malasanità, temi di forte impatto emotivo, sociale e culturale; che ci evidenziano una realtà purtroppo sentita.

Si tratta di una storia che segue l’evoluzione del suo protagonista, dei suoi personaggi, verso un’individuale maturazione e crescita personale. Una crescita che avviene dopo un percorso difficile di prove da superare, di errori, di scelte, di viaggi non solo fisici ma anche mentali.

L’introspezione psicologica del protagonista è forte, intensa e coinvolgente. 

In conflitto con la realtà e con la società, il protagonista vivrà i suoi cambiamenti che ci permetteranno di comprendere perfino i nostri.

Quando si affronta una perdita importante, quando ci si innamora, quando si trova l’amicizia o la si perde o non la si trova, ci si scontra con il mondo che ci circonda, con la nostra stessa realtà, così un qualcosa si deve rompere per poter permettere di andare avanti e oltre. Rompere con il passato senza però perdere il senso delle cose della vita e della nostra esistenza.

Il tempo che scorre, inutile negarlo, è fugace, il presente è già passato, il futuro sta in ciò che sto pensando in questo momento in cui sto scrivendo, ma ecco è già passato anche lui.

Nel passato risiede ciò che siamo stati, cosa abbiamo fatto o detto o pensato o vissuto.

Il poter valutare, analizzare, rivisitare il nostro passato confrontandolo con il presente è necessario alla continuazione di un filo di collegamento alla nostra storia, alla presenza della nostra esistenza.

Ma bisogna fare attenzione perché vivere dei ricordi e nel passato ci blocca, ci ostacola e il passato a un certo punto bisogna lasciarlo perfino andare via.

Il futuro è negli obiettivi che ci siamo preposti, nei sogni che vorremmo realizzare, nei nostri progetti, perché il futuro necessita di essere pianificato fino ovviamente a un certo punto, poiché non possiamo controllare, manipolare appieno cosa ci accadrà ma possiamo fare in modo che alcune cose accadano, si verifichino o che queste si possano evitare in base alle esperienze già vissute.

Anche concentrarsi troppo sul futuro ci può bloccare, provocare ansie e stress.

Quindi cosa abbiano di più concreto del presente? Che è qui adesso, ora, in questo esatto, preciso, effimero momento?

Il presente è figlio del passato e del futuro.

La vita è adesso come cantava Baglioni. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra passato presente e futuro. 

La storia che ci racconta Federico Fabbri è quella di Dario, un ragazzo che ha vissuto le difficoltà della sua adolescenza, con genitori sempre al lavoro con poco tempo a disposizione, una sorella, Laura che lo amava e lo voleva vedere felice, lui, un ragazzo spento dagli eventi catastrofici della sua vita, lei una ragazza piena di vita e di energia, di amore.

Lui che spesso aveva desiderato perfino morire, lei che invece aveva una voglia di vivere pazzesca.

Dario è un ragazzo solo, un po’ diverso dagli altri suoi compagni, lui ama la natura, ama leggere. Un sognatore, un ragazzo distante che prende le distanze da un mondo che in realtà vorrebbe avere più vicino. Il mondo si allontana quando ti allontani perfino da te stesso.

Citando un altro cantante, Mengoni, abbiamo tutti due vite: la vita che viviamo e quella che vorremmo vivere.

Dario isolandosi comincia a guardarsi intorno e a percepire che chiunque gli sia accanto non è all’altezza delle sue aspettative.

Una vita sociale gli avrebbe richiesto una violenza su se stesso; preferiva restare solo piuttosto che adeguarsi a canoni e stili di vita dei suoi coetanei.

La vita di Dario diventa sempre più difficile, la morte dei genitori, la perdita di sua sorella Laura, rimane solo con una nonna anziana a prendersi cura di lui.

La vita e la morte non sono poi così distanti, di fatto Dario era apparentemente vivo ma da tempo era un ragazzo morto dentro.

Eppure la morte di Laura lo rende diverso. Il suo dolore che prima interiorizza, poi diventa un mezzo, qualcosa da esternare al mondo; perché chi dall’esterno vede il nostro dolore spesso tende a guardarci con occhi diversi, così il suo dolore per la perdita della sorella lo fa diventare un ragazzo popolare al liceo, tra i suoi amici e coetanei. Quelle attenzioni che a lungo aveva allontanato ora erano diventate una necessità, tanto da trasformarlo in un ragazzo sfrontato, forte; quella maschera che aveva indossato era all’improvviso diventata la sua stessa pelle. 

Accade a tutti di mostrarci in un modo per non  mostrare il nostro vero volto tanto che nel recitare una parte che non ci appartiene alla fine rischiamo di diventare proprio la persona che non siamo.

Ma la popolarità è affetto? 

L’interesse degli altri è, di fatto, amore?

Dario inizia a vivere di apparenze, di numeri, di quantità umane ma dallo scarso valore emotivo e affettivo.

Che scelta aveva Dario?

Poteva riprendere la sua vita o restare all’interno della sua stessa estraneità?

Il futuro di fatto è una conseguenza del passato e del presente.

Tra i pensieri dolorosi e forti di Dario, la sua inadeguatezza, il suo malessere interiore, pone le basi per il lettore a una riflessione introspettiva, attraverso una prosa fortemente incisiva. 

Carpe diem come disse il poeta romano Orazio: cogli l’attimo, divertiti, goditi la vita finché puoi; incoraggia a una filosofia di vita centrata sul vivere il presente e ad apprezzare il valore di ogni attimo e di evitare di rimandare le cose perché tutto prima o poi finisce.

Il tempo deve diventare una clessidra con le ali.

La vita è un foglio bianco e siamo noi stessi a dover scrivere la nostra storia.

Si dice che il treno delle occasioni e delle opportunità passa una sola volta ma pochi si rendono conto che a guidare quel treno siamo proprio noi.

Dario ci mostra il senso delle parole:sempre e mai, due parole che possono dare o togliere tutto in un attimo e per sempre. Mentre affronta questi suoi tormenti interiori, incontra l’amore; un amore che verrà abusato, violato dal branco, dalla violenza, dalla corruzione, dal tradimento, dal potere. La sua Marika subirà qualcosa di terribile e Dario farà di tutto per salvarla, mentre lei resta aggrappata in quel punto dove tiene ancora rinchiusa la speranza.

Nella loro fuga, nel tentativo di allontanarsi da ciò che era accaduto a Marika ma anche da tutto ciò che li circondava e li minacciava, si ritrovano in un agriturismo gestito da un guru dal forte carisma il quale diventa il fulcro essenziale di Marika, con lui lei si sente libera, protetta e dimentica ciò che le era accaduto ma dimentica anche chi era stata, cosa sarebbe diventata e soprattutto dimentica perfino il suo amore per Dario e un ragazzo che ama, per amore, è disposto anche a rinunciare alla sua felicità.

Dario si arrende all’evidenza, si arrende alla sua realtà e resta di nuovo solo. Aveva il forte bisogno di avere qualcuno accanto; di essere compreso, accettato e anche amato; aveva bisogno di dare attenzioni e di riceverne in cambio eppure la vita lo aveva sempre colpito facendolo rimanere solo.

Ciò che Dario dovrà affrontare è qualcosa di disumano e di terribile, e solo attraverso l’arma della determinazione riuscirà a poter superare e a comprendere tutto ciò che gli stava accadendo.

Il suo coraggio nell’affrontare la ricerca della verità e della giustizia, la sua paura che diventa la sua forza, la sua solitudine che diventa il desiderio di non stare più solo. La sua follia che diventa una lucidità mentale straordinaria, una nuova forza, una nuova opportunità.

Non seguiremo solo la crescita personale di Dario ma anche quella di Marika, quella di chi viveva in quella comunità sotto il controllo del plagio, di un uomo egoista e spietato, vedremo come abbiamo sempre la possibilità di scegliere se essere infelici dove siamo o liberi altrove.

Arriverà un maresciallo che non si ferma alle apparenze e che ha voglia di scoprire la verità su tutto ciò che sta accadendo, il maresciallo Rigoni insieme al suo agente Denis Milanese ci faranno vivere un’esperienza agghiacciante, fatta di corruzione sociale, di egoismo, di criminalità, di violenza, di diversità di classe sociale e come il denaro può acquistare non solo le cose ma anche le persone, perfino la legge. L’integrità morale, la malasanità, la salute mentale, il disagio dell’essere vivi, di provare sentimenti ed emozioni e della nostra ricerca costante di un posto dove essere felici fino a scoprire che la felicità di fatto nasce esclusivamente dentro di noi. 

Senza avere nulla a volte si ha già tutto senza che ce ne rendiamo davvero conto. 

Da soli non si è nulla e insieme si può tutto.

Una storia forte, intensa, sofferente, con un finale che ci lascia un dolore permanente ma anche la consapevolezza che Dario finalmente troverà la sua libertà e tutto ciò che da sempre aveva rifiutato di ammettere di avere bisogno.

Federico Fabbri è riuscito a trasmettermi la bellezza poetica attraverso la sofferenza, gli errori e gli orrori di questa vita che non abbiamo scelto di vivere ma che abbiamo il dovere e il diritto di vivere al meglio.

La volontà di scavare dentro se stessi per riportare alla luce non solo chi siamo  ma anche chi meritiamo di avere al nostro fianco. 

Un poliziesco che indaga non solo alla ricerca della verità e del colpevole o dei colpevoli ma che esplora le profondità dell’essenza della nostra anima.

Un romanzo bellissimo e consigliatissimo.

Il blog consiglia “Bronzo assassino. Intrighi a Sparta” di Marco Bertoli, Nps edizioni. Da non perdere!



Tannatamuwatalla, Possente devastatore, era il nome con cui il padre lo aveva presentato al popolo, mostrandolo dalla terrazza della reggia di Troia.
Sorrise. Il suo ospite, per quanto avvezzo alla parlata dei popoli che abitavano le sponde del Mare Inospitale, aveva riassunto lo scioglilingua in Ettore, il Forte.

Sparta, 1208 a.C.
Il principe Ettore, erede al trono di Troia, guida una missione diplomatica per stipulare un trattato di alleanza con Menelao, wanaka di Sparta, ma si ritrova coinvolto in una serie di efferati delitti e di macchinazioni politiche.
In una lotta contro il tempo e la sete di vendetta dei bellicosi Achei, il primogenito di Priamo dovrà trovare le prove per scagionare Paride ed Enea dalle accuse di omicidio e salvarli così da una condanna a morte.
NPS Edizioni
Associazione culturale Nati per scrivere – Piazza Diaz 10, 55041 Camaiore (LU)
Un avvincente giallo storico in cui i personaggi del mito sono calati nella dura e passionale realtà della civiltà micenea.

Biografia:
Marco Bertoli è geologo in pensione. Ha pubblicato i romanzi: “L’avvoltoio. Delitti all’alba della scrittura”, “Gilgamesh. La storia di un eroe sumero”, “Eroina suo malgrado e altri racconti”, “Frammenti di vita”, “Delitti nella Storia”, “Il Cavaliere, la strega e…”, “Ivano. Il cavaliere del leone”, “1886. Quando le Lunatermiti invasero la Terra”, “La Streghetta e la Vampira”, “Morte a Pilakopi”, “La mula del maresciallo”, e “Miniera”.
Numerosi racconti hanno vinto concorsi e sono stati pubblicati in oltre duecentocinquanta antologie.
Con NPS Edizioni ha pubblicato la serie di gialli ucronici “I delitti del Reame Pisano”: “Percussor” e “La Signora che vede i morti”.

Titolo: Bronzo assassino. Intrighi a Sparta.
Autore: Marco Bertoli
Editore: NPS Edizioni Genere: giallo storico
Pagine: 280
Formato: 14,8*21 cm (cartaceo)
Prezzo: 15 euro (cartaceo) / 2,99 euro (ebook)
ISBN cartaceo: 9788831910-583.
Data di uscita: 1 novembre 2023
Copertina di Fabio Maffia
Disponibile su tutti gli store di ebook e di libri.
Ordinabile in libreria e sul sito NPS Edizioni.
Sito NPS: http://www.npsedizioni.it

“Oltre l’incantesimo della fiaba e del mito” di Veronica Gemignani, Giovane Holden edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Quando leggiamo poesia noi ci innalziamo al di sopra di un mondo che spesso diventa troppo stretto.

Troppo per anime che bramano l’infinito, come se esso fosse davvero casa propria.

E cosi quando la materia diventa una sorta di prigione, la parola che si abbraccia con la rima ci restituisce la giusta chiave per aprire queste dannate catene ai piedi.

E’ uno dei motivi per cui essa è ancora valida, quasi eterna, rannicchiata in qualche strano antro del nostro io.

Lo sappiamo.

L’ho detto tante volte di come questa musicalità insita nel verso, sia il modo in cui rendere questo nostro oggi meno soffocante e banale. Lo sapete, lo scrivo e lo ricordo in ogni istante.

Però mi mancava sola definizione della poesia, ed è quella che oggi vorrei donarvi.

Magari è soltanto una mia fisima.

Magari è soltanto un altra illusione.

Ma vedete, se il verso ha il potere di innalzarci in terra come se sia qualcosa di sacro, significa che ha il potere opposto.

No, meglio la capacità di ancorarci a terra senza però che questo ancoraggio sia pesante, claustrofobico come quello del reale.

La poesia è più che altro che una diversa sfumatura di interpretazione del reale.

Ammanta ogni azione, ogni ideale, ogni evento di questo mondo di una sostanza paragonabile alla polvere di stelle.

Diventa uno specchio in cui ognuno di questi elementi viene distorto.

La bellezza, quindi diventa bruttezza.

Il male bene, e la corporeità spirituale.

Ecco che grazie a questi colorati occhiali, tutto ciò che ci circonda assume un colore inimmaginabile ma desiderato, un po ciò che si augurava Shelley, quando in difesa della poesia proponeva essa come il sostituto migliore e più raffinato persino della filosofia.

Che al posto di tetre parole poteva regalarci sublimi momenti a cavallo tra i due emisferi presenti nel nostro io, cosi come nel mondo: natura e pensiero.

Ogni fatto colorato dalla poesia diveniva al tempo stesso sublime espressione della sacralità di qualcosa che si situa oltre le nuvole.

Ogni elemento del nostro vivere può essere ripensato tramite il verso. Persino il nostro esseri umani, in quanto noi nasciamo da un canto poetico.

Non lo vedete?

L’atto che da la vita è espresso in modo incantevole persino nel cantico dei cantici.

O nelle meravigliose parole di Peter Gabrieli n the blood of Eden.

E’ l’unione degli opposti in questo abbraccio confuso e disperato che crea qualcosa.

E noi siamo frutto di parole che si mischiamo a rime, a sospiri che diventano musica.

Noi siamo in fondo sprazzi di poesia.

Ed è bellissimo che essa torni a noi, capace di raccontare e raccontarci, meglio di un tomo accademico e pomposo.

Racconta di evoluzioni e involuzione.

Di persone che nella loro semplicità hanno segnato con dita feroci il tempo che scorre.

Cosa centra direte voi con questo libro?

Tutto.

Qua la poesia si sposa con il mito e la favola.

Perché in questi due narrazioni noi ritroviamo ciò che ho appena descritto, atti semplici, banali che diventano tessere di un mosaico che abbellisce il palazzo del nostro io, fili che intrecciati creano l’arazzo che adornerà la parete del nostro castello.

Noi che non crediamo più in quei racconti capaci di superare il tempo.

Noi che delle fiabe conosciamo soltanto la disillusione.

Che delle eroine dalle scarpette di cristallo, dai lunghi biondi capelli capaci di scendere dalla torre e baciare la terra ne siamo forse stufe. Troppo distanti da tempi che ci donano affanni e tensioni.

Che ci costringono a diventare guerriere senza scudo.

In queste rime sono loro a raccontarci qualcosa di noi, qualcosa che non hanno mai avuto il coraggio di donarci.

Esperienze condivise, raccontare dalla sublime eleganza del verso..

E cosi Cenerentola ha qualcosa da dire, insistente e decisa.

La sirenetta diventa molto più concreta della spuma in cui è costretta a manifestarsi.

Medea può fintamente dire la sua versione.

Tutto scorre, con quella forza che è si semplicità ma anche ardore. Oltre all’incantesimo della fiaba e del mito…

Ci siamo noi.

Forti e fragili.

Stufe della realtà tanto da diventare novelle Alici

mondo fantastico

porta d’accesso alla libertà.

Saggia curiosità

trionfa su realtà convenzionale

attraverso lo specchio, padrona di se stessa

non per capriccio ma perché si è riflessa

E con l’inno di ogni donna, che ha le palle di attraversa lo specchio e persino i luoghi impervi dell’io alla ricerca del suo paese delle meraviglie, che chiuso questo mio scritto,augurandovi di tornare con questo scritto anche un po’ bambine.

Perché solo cosi si combatte la strega che ci vuole divorare

Combatti la strega

malvagità si piega

alla tua fanciullezza.

Japan Days a Roma: tutti gli eventi di maggio a tema anime e manga

Talk su Godzilla, Star Trek, Kiss me Licia, Hayao Miyazaki, Star Wars, Sailor Moon, Lady Oscar, Yōkai, Giappone inedito, Dragon Ball, Akira Toriyama, Murakami, condottieri, assassini e sacerdotesse

Tornano il 25 e il 26 maggio i Japan Days organizzati dal Mercatino Giapponese negli spazi del Pratibus a Roma (viale Angelico 52) che ospiteranno per un week end intero l’evento più pop e colorato della capitale.

Sarà come sempre una grande festa aperta, piena di allegria che vi farà vivere un’esperienza unica, sospesa tra la cultura anime/nerd e la tradizione più classica del Giappone.

Tra gli appuntamenti imperdibili di quest’edizione della sezione TALK che ospiterà autori di spicco:

  • Sabato 25 maggio ore 11.30

Bancha (Giovane Holden Edizioni) con Micaela Giambanco

Un romanzo che fonde il fascino millenario della cultura giapponese con uno stile originale che fa dell’attenzione ai dettagli, sia descrittivi sia psicologici, un innegabile punto di forza. Micaela Giambanco pennella le parole come in un dipinto, vellutato e avvolgente, che si svela nella combinazione di incenso e tè.

Bio di Micaela Giambanco

Nata a Roma nel 1972 ha cominciato a viaggiare all’età di quattordici anni per approfondire la conoscenza delle lingue. Studentessa di karate ha mostrato un forte richiamo verso la cultura orientale e all’età di diciannove anni si è trasferita a Kurume, una piccola città di Kyushu a sud del Giappone per poter approfondire la disciplina. Durante il suo percorso ha poi avuto modo di lavorare e di approfondire la cucina giapponese che oggi è diventata una delle sue principali attività.

  • Sabato 25 maggio ore 12.30

Godzilla & Co. + Lost Trek con Marcello Rossi

Marcello Rossi, saggista, autore televisivo e direttore artistico italiano, farà un excursus sulla fantascienza giapponese. Con una laurea in Ingegneria Informatica e una carriera ricca di successi nel mondo della fantascienza, Rossi è una figura di spicco nel settore del fantastico. Nel corso della sua carriera, ha lavorato per Jimmy (Sky), producendo il programma dedicato al cinema di fantascienza, Wonder Stories. Ha anche curato l’edizione in home video di numerosi titoli classici del genere, tra cui Ai confini della realtà, UFO e Spazio 1999. Nel campo del doppiaggio, ha supervisionato i doppiaggi italiani di Star Trek – Deep Space Nine, Star Trek – Voyager, Battlestar Galactica e di tutti i film di Star Trek a partire dal reboot del 2009. Ha anche svolto il ruolo di consulente per la versione italiana di Syfy (prima Sci-fi Channel), un canale televisivo mondiale specializzato nel fantastico, dal 2003 al 2012. Durante questo periodo, ha realizzato numerosi programmi e ha scritto per tutte le principali riviste di settore. Ha poi collaborato con Roberto Baldassari per realizzare il primo documentario dedicato agli appassionati di Star Trek in Italia, intitolato Trek IT!, trasmesso in prima visione assoluta su Rai 4 il 3 maggio 2021.

Ai Japan Days, Marcello Rossi terrà una conferenza a tema Godzilla & Co. e farà anche un focus su Star Trek, introducendo al pubblico il libro Lost Trek edito da Avamposto editore e svelando chicche molto interessanti per gli appassionati del genere. Sarà un’occasione unica per approfondire il Giappone dal lato fantascientifico e per incontrare uno dei più grandi esperti del settore. Non perdetevi l’occasione di partecipare a questa straordinaria esperienza, dove la cultura del Sol Levante e alcune figure iconiche del cinema si uniranno in un connubio fantascientifico strepitoso.

  • Sabato 25 maggio alle 13.30

Genere e Giappone Femminismi e queerness negli anime e nei manga (Asterisco edizioni) con Giorgia Sallusti

Dagli anni Ottanta a oggi la cultura pop giapponese ha sovvertito i generi così come erano descritti nel nostro immaginario televisivo, dalle réclame di elettrodomestici giocattolo «per bambine» al canale successivo con Jun che entra nel robot di Venus Alfa per distruggere i nemici. L’esperienza del transfemminismo ha abbracciato un immaginario di resistenza – basti pensare allo slogan «fight like a girl» associato a Sailor Moon – che in Genere e Giappone si ritrova nella testimonianza di come la cultura pop giapponese di manga e anime sia diventata anche la nostra. Passando dal corpo mostruoso alle battaglie tra le stelle, dagli animali fantastici alle condizioni del lavoro femminile, questo libro è una collezione di scritti che vuole restituire un’idea plurale e queer dei fumetti giapponesi e anche una rilettura critica di quello che i manga ci hanno raccontato.

Bio di Giorgia Sallusti

Giorgia Sallusti è libraia, yamatologa, traduttrice. Laureata in lingue e civiltà orientali alla Sapienza, ha aperto Bookish, libreria indipendente specializzata in letterature del Nord Africa, del Medio e dell’Estremo Oriente. È autrice e voce del podcast Yamato (Emons Record). Ha tradotto Io, lui e Muhammad Ali di Randa Jarrar per Racconti edizioni, e traduce per Mondadori letteratura queer. Scrive di libri per «Il manifesto» e per «Altri animali», rivista di cui è anche editor, occupandosi di Giappone, oriente e femminismi.

  • Sabato 25 maggio ore 14:00

GDR Yokai! con Moreno Pollastri

Giappone, Epoca Reiwa.

In questi tempi di frenesia e disillusione, sempre meno spazio è lasciato alla reverenza verso quel mondo fatto di misteri e di brividi un tempo provati durante il crepuscolo.

Tuttavia, grazie all’indomabile ricerca di emozioni tipica dell’essere umano continuano a sopravvivere leggende e miti che alimentano la paura nel sovrannaturale. E finché l’uomo proverà PAURA, nel mondo esisteranno gli Yōkai!

Moreno Mopollas Pollastri, creatore del Role Play “Yōkai” e instancabile traghettatore di visitatori nel mostruoso mondo dell’avventura, sarà presente ai Japan Days di maggio per far vivere a chi lo desidera un’avventura mostruosa.

Se non ti sei mai chiesto cosa faresti tu nei panni di un Kappa dal muso di scimmia o dentro il sensuale corpo mutaforma di una Kitsune questa potrebbe essere l’occasione giusta per stare a vedere di cosa saresti capace.

Se hai voglia di avventura, vieni a giocare con noi. Corri, combatti e trama piani diabolici, circondato dalle opere più mostruose dell’Epoca Edo.

Yōkai! è un gioco di ruolo che permette di impersonare una serie di mostri appartenenti alla mitologia giapponese.

Vieni a giocare ai Japan Days e vivi una avventura con un Master d’eccezione: il creatore del gioco Moreno Pollastri!

  • Sabato 25 maggio ore 14.30

Star Wars: il mito dai mille volti (Golem Libri) con Andrea Guglielmino

Nel suo libro, Andrea Guglielmino ha voluto ripercorrere i principali capitoli di questo mito contemporaneo, rileggendolo con le lenti dell’antropologo e dello storico delle religioni per individuarne le analogie con i miti e il folklore dei popoli antichi. Un’ottica che svela aspetti inediti della saga e apre nuove prospettive di ricerca, e che non mancherà di stuzzicare la curiosità degli studiosi e di far discutere gli appassionati del Giappone, perché sviscererà i legami tra la saga e il Sol Levante.

Bio di Andrea Guglielmino

Spazia dalla saggistica alla narrativa, dal giornalismo alla critica cinematografica passando per le vignette umoristiche, l’illustrazione per l’infanzia, la letteratura ‘breve’ e le sceneggiature per fumetti. Ha pubblicato Cannibali a confronto – L’uomo è ciò che mangia (Memori 2007), Antropocinema – La saga dell’uomo attraverso i film di genere (Golem Libri 2015), vincitore del premio Domenico Meccoli ScriverediCinema 2015 e seguito, nel 2018, dallo spin-off Star Wars – Il mito dai mille volti. Lavora come vice Capo Servizio presso la redazione del portale di notizie cinematografiche CinecittàNews, daily ufficiale di Istituto Luce Cinecittà, e come redattore esperto presso la rivista 8 ½ – Numeri, visioni e prospettive del cinema italiano. Come fumettista collabora regolarmente con le case editrici Bugs Comics e Noise Press.

  • Sabato 25 maggio ore 15.00

Destinazione manga (Il Mulino) con Mara Famularo

Negli ultimi anni, in Italia come in molti altri paesi, i manga hanno conquistato sempre più spazio nelle librerie e sbancato le classifiche di vendita. Da lettura di nicchia sono diventati un fenomeno globale. Ispirano film e serie tv; piacciono agli adolescenti come agli ultraquarantenni. Facciamo il punto su questo fenomeno culturale e di consumo, per capire quali sono stati i primi manga ad arrivare in Italia e attraverso quali vie, quali i più letti, le serie più longeve, i generi e i lettori di riferimento. Scopriamo cosa vuol dire creare manga, quale mondo ruota loro intorno e come sono entrati nelle nostre vite. Un libro per chi li legge, li ama e vuole saperne di più, e per chi, incuriosito, non ha ancora le idee chiare ma vorrebbe averle.

Bio Mara Famularo

Mara Famularo scrive di fumetto sull’inserto della «Stampa» TuttoLibri e collabora con il magazine online «Fumettologica» dal 2015.

  • Sabato 25 maggio ore 16.00

Kiss me Licia con Nippon Shock Edizioni

Torna in un’edizione integramente a colori il manga che ci ha fatto sognare negli anni ’80 in versione animata e poi nei telefilm con Cristina D’Avena: Kiss me Licia di Kaoru Tada. Introdotta dal suo titolo originale, Love me Knight, questa edizione in 7 volumi è inedita in versione cartacea anche in Giappone. La Nippon Shock Edizioni ha voluto un formato A5 (15×21) proprio per dare respiro alle meravigliose tavole a colori che la caratterizzano e la cui realizzazione è stata fortemente voluta dall’editore giapponese per celebrare il suo successo quarantennale. Torniamo ad emozionarci con Yakko (Licia), Go (Mirko), Satomi, il gatto Giuliano e tutti i protagonisti della commedia romantica per eccellenza.

  • Sabato 25 maggio ore 16.30

La ragazza che amava Miyazaki (Einaudi Ragazzi) con Silvia Casini

Un libro che mette in scena l’amore per l’arte, per Miyazaki e per il Giappone.

Una storia che racconta come per realizzare i propri sogni non si debba mai smettere di credere nel proprio talento.

Una narrazione dedicata agli amanti degli anime ma anche a tutti gli appassionati di romanzi di formazione, d’amore e di amicizia.

Bio di Silvia Casini

Silvia Casini dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere, ha ricoperto il ruolo di project manager presso l’Istituto Internazionale per il Cinema e l’Audiovisivo dei Paesi Latini di Gillo Pontecorvo e Sandro Silvestri. Ha pubblicato tra gli altri: La cucina incantata – Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki (Trenta editore), 50 sfumature di caffè (Sonda edizioni), Indomite in cucina (Trenta editore), Lettere d’amore in dispensa (Magenes editoriale), Pulp Kitchen – Le ricette tratte dai film di Quentin Tarantino (Trenta editore), I dolci dello Zodiaco (Magenes editoriale), La cucina incantata illustrata – Le ricette tratte da tutti i film di Hayao Miyazaki (Trenta editore), Stranger Food (Trenta editore), Itadakimasu (Trenta editore) e La cocina encantada (Dolmen Editorial). Attualmente gestisce Upside Down Magazine, si occupa dell’ufficio stampa della piattaforma streaming WeShort, è consulente esterna di diverse case di produzione cine-tv come la Hop Film, è ghostwriter per l’agenzia Comon e scrive per Anime Cult, Nippon Shock e la rivista femminile Confidenze. Ha curato la sezione cinematografica della mostra Itadakimasu – Piccole Storie Nascoste nella Cucina degli Anime (Palazzo della Meridiana, dal 12 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024).

  • Sabato 25 maggio ore 17. 00

Il grande libro degli yōkai (Mondadori Electa) con Irene Canino

Spiriti malevoli o benigni, portatori di fortuna o di sfortuna: le origini, le storie e le leggende delle creature soprannaturali più amate della mitologia giapponese. “C’erano una volta gli yokai. Lungo le pieghe della storia si sono fatti strada, attraverso i secoli, spiriti e creature capaci di mutare e adattarsi allo spirito dei tempi. Questo cammino li ha condotti dal folto delle foreste incontaminate alle vie più affollate delle grandi metropoli. Li ha resi presenze insostituibili tanto nelle cerimonie di purificazione, quanto nelle festività dedicate ai bambini. Ne ha fatto i protagonisti di racconti sussurrati alla luce fioca delle lanterne e dei più famosi videogiochi. Li ha visti decorare con le loro insolite sembianze sia gli antichi rotoli buddhisti sia le custodie degli smartphone. Ecco l’incredibile viaggio compiuto dagli yokai. Un’evoluzione che dal terrore arriva al kawaii. Tutto ha origine nell’antico Giappone…”.

Bio di Irene Canino

Irene Canino è avvocato, blogger e scrittrice. Da anni si occupa della diffusione della cultura e della letteratura giapponese attraverso i suoi canali social e per mezzo del suo gruppo di lettura che conta migliaia di iscritti. Ha studiato lingua giapponese presso l’Istituto di Cultura Giapponese a Roma.

  • Domenica 26 maggio ore 12.00

Omaggio a Toriyama con Claudio Kulesko e Dragon Team07

Claudio Kulesko presenterà al pubblico Il più forte del mondo. La filosofia di Dragon Ball (Moscabianca edizioni).

Un bambino che vive da solo sulle montagne, impossibile da ferire con armi comuni. Un alieno inviato sulla Terra per sterminare la specie umana e conquistare il pianeta. L’ultimo baluardo contro minacce universali provenienti da mondi lontani, futuri distopici e dimensioni alternative. Goku è stato tutto questo, dalle evidenti citazioni al Superman delle origini fino all’ascesa cosmo-teologica degli ultimi anni. Da un arco narrativo all’altro, la più celebre opera di Akira Toriyama ha attraversato diverse fasi, ciascuna delle quali ha consentito di elevare il protagonista, i suoi alleati e i suoi avversari a nuovi livelli di potenza.

Con questo saggio ripercorrerete la vicenda della serie Dragon Ball, cercando di comprendere in che modo la storia, la natura, la tecnologia e l’esistenza umana si siano espresse nelle pagine del manga più influente di sempre.

Bio di Claudio Kulesko

Claudio Kulesko è filosofo, traduttore e scrittore. Tra le sue opere vi sono L’abisso personale di Abn Al-Farabi e altri racconti dell’orrore astratto (Nero, 2022), Ecopessimismo. Sentieri nell’Antropocene Futuro (Piano B, 2023) e la novella Al limite del Possibile (Zona 42, 2024). Ha fatto parte del Gruppo di Nun, con il quale ha scritto la raccolta di saggi Demonologia rivoluzionaria (Nero, 2020). Suoi saggi e racconti sono apparsi in numerose riviste e antologie.

Dragon Team07

Sul palco, assieme all’autore, ci saranno anche i cosplayer di Dragon Team07, un gruppo che nasce con lo scopo di riunire tutti i cosplayer di Dragon Ball all’interno delle più grandi manifestazioni italiane, attraverso attività divertenti con foto e video regolarmente pubblicati sui canali social.

Entrate anche voi a far parte di questa grande famiglia e scegliete da che parte stare: Villain o Eroe.

I vostri Super Saiyan preferitivi vi aspettano per questo evento imperdibile!

  • Domenica 26 maggio alle ore 14.00

A Tokyo con Murakami (Giulio Perrone Editore) con Giorgia Sallusti

Avreste mai pensato di bere un whisky con un uomo-pecora, o di mangiare un’omelette nel ristorante dove si pianifica un assassinio su commissione? Poniamo che vi troviate a Tōkyō per qualche giorno. La città è sterminata e voi avete in tasca i romanzi di Murakami Haruki. Che ne dite di chiedere allo scrittore di Norwegian wood di farvi da guida? Dalle pagine dei suoi libri ai vicoli illuminati della città, ai grattacieli, passando per i tentacoli sotterranei, con A Tōkyō con Murakami l’autrice Giorgia Sallusti vi trascinerà da un quartiere all’altro della capitale giapponese sulle tracce dello scrittore. La Tōkyō di Murakami ci porterà nelle librerie di Kanda e Shinjuku, nelle panetterie, a passeggiare per parchi e lungo i fiumi come il protagonista dell’ultimo romanzo, La città e le sue mura incerte, alla ricerca di una vera città che sentiamo pulsare sotto di noi. Andremo a correre coi Beatles nelle cuffie per le strade dei quartieri residenziali, e ci riposeremo seduti sull’erba davanti al Meiji Jingū Stadium durante una partita di baseball degli Yakult Swallows. Così, A Tōkyō con Murakami vi presenta la città come un universo in eterno movimento, alla ricerca di questa metropoli cangiante in cui esplorare gli angoli, gli incroci e le strade che Murakami Haruki ha intessuto in più di quarant’anni di libri.

  • Domenica 26 maggio ore 14:30

Guida verde Giappone (Touring) con Patrick Colgan e Francesco Comotti e contributo video di Laura Imai Messina

Tokyo e il monte Fuji sono la prima tappa di un viaggio che attraversa tutto l’arcipelago passando per Kyoto, Osaka, le Alpi giapponesi, Hiroshima, fino alle più lontane Hokkaido e Okinawa, tutte mappate dalla cartografia Touring con la proverbiale cura del dettaglio. Ma la Guida Verde dedicata al Giappone è anche una mappa emozionale fatta di paesaggi umani, odori, suoni, sapori, cerimonie, rituali, contraddizioni, e una raccolta di storie narrate da autori di intensa frequentazione giapponese.

Laura Imai Messina è la scrittrice rivelazione del 2020 con i bestseller Quel che affidiamo al vento e Tokyo tutto l’anno e racconta la sua esperienza del Giappone (paese dove vive e insegna) in una serie di Percorsi d’autore inediti, fra cui uno dedicato al Telefono del Vento di Bell Gardia.

Patrick Colgan, giornalista, viaggiatore e artefice del popolare orizzontiblog.it dedicato in gran parte al Giappone, consiglia itinerari, storie, culture ma anche sentieri e linee ferroviarie, specialità culinarie, ristoranti, taverne, negozi tipici da un capo all’altro dell’arcipelago.

Francesco Comotti, professore di lingua e civiltà giapponese che ha vissuto e studiato a Hiroshima, spiega culture, usi e costumi nipponici con approfondimenti sull’arte e l’architettura, gli ideogrammi e i manga, il cinema, il teatro, la letteratura e in generale sull’immaginario contemporaneo legato al Sol Levante.

  • Domenica 26 maggio ore 15.30

La cucina incantata illustrata – Tutte le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki (Trenta Editore) con Silvia Casini

Gastronomia e cinema sono due mondi capaci di offrire esperienze sensoriali uniche e indescrivibili. Chi ha compreso a pieno questa filosofia è il maestro Hayao Miyazaki, che con le sue storie è riuscito a incantare grandi e piccini. E se c’è una cosa che non manca mai nei lungometraggi di Miyazaki è il rapporto tra i personaggi e il cibo. La cucina incantata illustrata propone una serie di ricette tratte da tutti i film del grande regista in tre stuzzicanti varianti. Preparatevi quindi ad avere l’acquolina in bocca con la pancetta sfrigolante de Il castello errante di Howl e la torta Siberia di Si alza il vento. Miyazaki vi aspetta!

  • Domenica 26 maggio ore 16:00

Guida al sake (Trenta editore) con Alessandro Izzo

La parola “sake” è ormai conosciuta in tutto il mondo e non solo dai cultori del Giappone. Ma chi sa veramente che cos’è il sake? Come nasce e come si produce? Questo libro rappresenta un punto di partenza per tutti coloro che vogliono saperne di più su questa particolare bevanda, ma non sanno da dove cominciare. Una sorta di viaggio attraverso la sua storia, il suo ruolo culturale in Giappone e nel mondo, e la sua produzione. Terminata la lettura avrete tra le mani un passe-partout per il mondo del sake, uno spiraglio dietro la bottiglia che racchiude la comprensione di tutto il lavoro che c’è dietro la bevanda giapponese più famosa al mondo.

Guida al sake è un libro scritto da Lorenzo Ferraboschi della Sake Company. Sarà presentato da Alessandro Izzo, referente della SSA (Sake Sommelier Association) e della Sake Company.

  • Domenica 26 maggio ore 16:30

Giappone inedito: tutte le curiosità su Tokyo e sul Sol Levante con Antonio Moscatello

Antonio Moscatello, autore della Guida curiosa di Tokyo e del Giappone (Newton Compton editori) e di Breve storia del Giappone (Newton Compton editori), svelerà agli ospiti dei Japan Days chicche non convenzionali sul Sol Levante. Si sa… un viaggio in Giappone è un’esperienza indimenticabile che rappresenta il sogno di tantissimi appassionati. Ma come prepararsi adeguatamente, senza correre il rischio di perdersi nel vasto mare di informazioni, andando oltre gli stereotipi e le mete più famose? Antonio Moscatello, grande appassionato di cultura nipponica, offrirà quindi i migliori consigli di viaggio per visitare il Giappone e la sua capitale, Tokyo, fuori dai consueti itinerari turistici. Non solo… darà una panoramica su tutti i miti del folclore giapponese e tutti saranno invitati a compiere un viaggio nello spazio e nel tempo. Gli ospiti dei Japan Days infatti saranno condotti al fianco di mercanti e condottieri, assassini ed esteti, sacerdotesse e filosofi: un mosaico ricco e variegato di personaggi, epoche e leggende che mostrerà i mille volti del Sol Levante.

Domenica 26 maggio 17.00

Lady Oscar – Il vento della rivoluzione (Weird Book) con Laura Luzi

Lady Oscar – Il vento della rivoluzione è la prima ricerca in Italia su un case study nella storia della tv italiana. Laura Luzi ci svela la storia inedita di un anime che è diventato leggenda.

Il I marzo 1982 Lady Oscar approda in Italia sulla privata nazionale Italia 1. Ha un successo enorme e sferra l’assalto al tg delle 20 della prima rete Rai: un case study nella storia della tv italiana. La cavalcata trionfale del 1982 e come e chi ne prepara l’arrivo in Italia nel fermento delle televisioni private nazionali. Il making of della sigla de I Cavalieri del Re.

Giappone, 1979. Versailles no bara, un anime di livello superiore, che doveva essere di 52 episodi, come racconta il primo regista, Nagahama, ma viene ridotto per la difficoltà di mantenere gli alti standard, con il cambio di direttore, Dezaki, che arriva come una nave di salvataggio. Le preoccupazioni di Araki, il lavoro della Himeno. Un giovane talento, Hideyuki Motohashi, che non si sente adatto a disegnare shōjo e lascia il team, per poi tornare.

La prima trattazione approfondita dedicata al regista Nagahama. La sua decisione di puntare subito su Oscar, rendendola centrale, di spostare al I episodio il conflitto interiore nella scelta del tipo di vita. Un destino, quello dell’anime e del primo regista, in certo senso, segnato dai doppiatori: quello di André che desidera il ruolo, al punto da fargli consegnare una cassetta in cui interpreta il personaggio, quella di Oscar che ottiene la rimozione del primo regista. Il subentro di un direttore geniale, Dezaki, richiesto fin dal principio, e che tifa per il popolo, al punto da inserire il bardo, da modificare Alain, da rendere André soggetto dal cui punto di vista è raccontata Oscar, che, dalla guerriera vigorosamente urlante di Nagahama, diventa una ragazza forte, ma profondamente innamorata. I retroscena, alcuni indicibili, altri che emergono solo dopo decenni. Il tragico destino di una sceneggiatrice e del primo regista. L’episodio 24 bis, visionato, nella trascrizione dello staff, dello script, con la descrizione delle scene. Un viaggio, nato dalla ricerca, guidato dalla curiosità di chi vuole conoscere di più su questo anime e su chi vi è coinvolto.

Da segnalare anche due show cooking a cura di @pranzoakonoha che si terranno nell’area SHOWCASE:

  • Sabato 25 maggio ore 15.30

Okonomiyaki di Kiss me Licia

Uno show cooking tra cucina e anime in cui Sam di @pranzoakonoha vi mostrerà come preparare l’okonomiyaki, la specialità di Marrabbio, il padre della protagonista di Kiss me Licia.

  • Domenica 26 maggio ore 15.30

Onigiri del film La città incantata di Hayao Miyazaki

Uno show cooking tra cucina e anime in cui Sam di @pranzoakonoha vi mostrerà come preparare gli onigiri del film La città incantata di Hayao Miyazaki.

Bio di @pranzoakonoha | Sam Nazionale

@pranzoakonoha è un progetto che nasce a giugno 2021 per raccontare il percorso di Sam Nazionale, food influencer, alla scoperta della cucina dell’Estremo Oriente partendo dalle comunità asiatiche in Italia. Soprattutto nella concezione orientale il cibo si fa catalizzatore di storia, cultura, religione e arte: rappresenta quindi uno dei canali più efficienti per conoscere l’Asia. La community di Sam conta su Instagram oltre 44.000 follower: sul suo profilo è possibile scoprire attraverso autentiche ricette asiatiche pezzi importanti dell’immenso heritage culturale orientale, con un occhio di riguardo anche per il mondo manga/anime. Parallelamente all’attività social, Sam porta @pranzoakonoha in giro per l’Italia con show cooking e conferenze in mostre, scuole e eventi culturali, come la mostra Itadakimasu – Piccole Storie Nascoste nella Cucina degli Anime (Palazzo della Meridiana, dal 12 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024), di cui è stato curatore gastronomico.