
E’ un libro incedibile quello della Cristiano.
Davvero difficile parlarvene miei amati lettori.
Innanzitutto è un horror di classe.
Nonostante il tema trattato, l’esistenza di una sorta di succursale dell’inferno in terra e nonostante alcune descrizioni perfettamente crudeli, in ogni parole, in ogni frase si ravvisa una discreta classe.
Eleganza rara degna di uno dei migliori maestri del classico.
Poe ad esempio.
La Cristiano ondeggia come una danza macabra in ogni archetipo di nostra conoscenza, usandolo e piegandolo ai suoi voleri.
Cosi come una oscura regina esce dagli inferi e gioca con la nostra mente persino con i nostri terrori.
E sopratutto…oltre alla crudeltà inserisce una sorta di ironico e graffiante sarcasmo, degno di una satire anche feroce di questo distratto mondo.
E sapete su cosa ironizza?
Sul sogno di ognuno di noi impegnati in questo mondo di inchiostro a emergere.
Non ci serve.
Non ci basta scrivere.
Vogliamo che le nostre storie siano..vere.
Che incidano sulla pelle di questa strana società e la lacerino, strato per strato per vedere cosa si cela dietro quella pelle che abbiamo imparato quasi a odiare. Perché ci toglie il gusto e la bellezza dell’interiorità.
E cosi ogni emozione viene sviscerata in questo patto tra noi e il demone delal scrittura. Un demone che si annoia e che ha bisogno, un po’ come oni delel sotire per esistere.
E cosi in una narrazione che assomiglia quasi alla Sherazade di antica memoria, la prescelta indaga i meandri dell’incubo, del sogno, della frustrazione, creando la storia nella storia.
Cosi come un racconto circolare che sembra non finire mai.
Cosi come una sorta di novello Jack The Lantern in cerca di un modo per gabbarlo il diavolo e per annullare la paura della fine.
Racconti su racconti, parole che viaggiano assieme a milioni di stelle ancorate al cielo delle emozioni.
Parole associate a sentimenti forti, intensi cosi familiari a noi che questo tempo cosi insensato tentiamo di riempirlo di tutto e nulla.
E forse allora servono solo le parole.
Forse a salvarci davvero dall’oblio del tempo vorace passiamo un istante a Hel’s Gate.
Porta sull’inferno.
O porta verso la creazione.
Perché in fondo cosa è mai la scrittura se non un atto in cui il pegno è l’anima stessa di chi le produce e di chi le assorbe?
Cos’è la creazione se non una dolorosa privazione voluta da un Satiro sghignazzante?
Cosa è mai quell’attimo se non un cruento sacrificio di emozioni, sensazioni, ricordi grondanti lacrime e sangue offerti in omaggio a una turpe divinità, chiamata talento?
Si crea per necessità, istinto, bisogno, ossessione o semplicemente desiderio di sfottere il tempo.
Di toccare con mano l’eternità, lasciare la propria impronte nel cosmo.
La scrittura è un demone feroce.
Si nutre di noi.
Si nutre dei nostri sogni e persino degli incubi.
Va calmato con racconti, narrazione, bellezza e incanto.
Ma che meraviglioso demone è!
Allora io vi consiglio di sedervi e lasciare che Hel’s gate vi porti laddove anche gli angeli esistano.
Questo patto è il più dolce e meraviglioso che potrete fare.