“Le cronache di Aron. Il regno parallelo” di Roberto Donini. A cura Alessandra Micheli

In ogni fantasy che si rispetti il percorso dell’eroe spesso combacia con un periodo di stasi.

O come direbbero i sognatori di lieto fine e di benessere.

Tutti i torti, apparentemente, vengono riparati.

La felicità può brillare sulle teste degli eroi e lenire il dolore di vecchie ferite di battaglia.

Il male non è stato analizzato ma è stato quasi il gong del risveglio: serviva all’eroe per ritrovare la sua identità di guerriero, guarire un anima divisa tra insicurezza e coraggio e porre la propria spada al servizio della giustizia.

E questo comporta, come nel libro precedente una spada tra luce e oscurità, il recupero della memoria e sopratutto il simbolo eterno del aggiustare la propria spada spezzata.

O tirarla fuori da una roccia l’archetipo è sempre quello di risvegliare una sorta di spirito antico incapace di accettare i torti e capace, invece di porre la rabbia al servizio della giustizia.

Ma c’è ancora una lezione che il protagonista, che l’eroe campabelliano deve poter imparare: comprendere i meccanismi dell’universo e il ruolo dell’oscurità nel suo mondo interiore.

Ecco come si avvia il secondo libro.

Un sentimento di pace pervade l’inizio della storia, quasi un senso di beatitudine che, però, sembra abbracciare una certa staticità di gesti e eventi. Aron e Misha sono in grado di vivere il proprio amore e di governare su un modo tornato fertile e fecondo.

Ma il male, è stato davvero sconfitto?

Si può mai scacciare il male?

E il ruolo di questa oscurità è soltanto quella di risvegliare lo spirito eroico nei personaggi?

E’ questo che de e sperimentare Aron.

Deve comprendere che il fondamento di ogni mondo, di ogni universo è proprio uno strano equilibrio tra luce e oscurità, cosi come Donnini aveva suggerito nel primo libro, che la pace, il benessere debbono esse necessariamente bilanciate da qualche orrore in un altro universo, in un altro spezio tempo, diverso eppure profondamente vicino a noi.

Perché la stasi rassicurante dell’inizio possa durare, Aron deve sperimentare l’altra parte dell’universo o per dirla romanticamente alal Pink Floid l’altra faccia della luna.

Quella buia, quella priva di luminosità.

Aron cosi è messo di fronte a una scelta, no, non vi svelo quale , ma vi dono un’indicazione importante.

Ogni avventura di questo strano eroe facile da amare è in sostanza il racconto di ogni percorso psicologico per divenire umani.

E per farlo dobbiamo necessariamente fare capolino nel regno parallelo, perdere cosa riteniamo importante e forse tradire, noi stessi e gli altri.

Perché senza far conoscenza del buio sarà poi impossibile accendere e ammirare la luce.

Perfettamente in linea con gli archetipi del genere, Donnini ci regala un altra avventura di Aron stavolta più pensata, meno ricca di azione e più pregna di riflessioni.

 Deve esserci equilibrio fra le dimensioni… se nella nostra ora prevale il bene, in una qualche altra dimensione deve prevalere il male…”


E in fondo noi esseri umani, che lo vogliamo o no, siamo figli di questo equilibrio strano e sofferto.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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