“Love each other” di Viola Raffei. A cura di Alessandra Micheli

Avete mai guardato la terra che respira?

Avete mai ispirato il suo profumo, che sa di pioggia e erba?

Se non avete mai avuto questa fortuna, non potrete mai capire cosa è la donna.

Potrete colorarla di tanti aggettivi che non saranno altro che concetti in cui rinchiudere la magia.

Perché la donna e ogni essere umano è soltanto, pure magia.

E in questo mondo in cui tutto è assolutamente razionale, tutto è dedito alla materiale compravendita la magia non può avere posto. Perché non potrete mai comprarla.

Cosi come non potrete mai comprare il senso della bellezza, il talento e ogni fonte che nasce e cresce nella regiona ctonia dell’immaginario. Potrete solo pensare di vezzeggiarla, corteggiarla, ma se non riuscirete a inspirare e piangere sulla sua essenza, non potrete mai riavere con voi l’altra parte del cielo.

E senza, non sarete altro che burattini disperati alla ricerca di una mano capace di spezzare i fili.

Incompleti, arrabbiati, incazzati contro non si sa cosa.

E chi è cosi non può che covare dentro un desiderio di vendetta verso una creatura che sembra appartenere la cielo.

Capace di portare in se la vita, capace di comprendere persino la morte. Di insegnare e persino di ridere vita a un corpo morente.

Cosi come racconta la meravigliosa favola della loba.

La conoscete?

Di notte questa donna lupo concentrato di ogni terrore infantile, va nei cimiteri alla ricerca delle ossa.

Le trova, le porta con se in un antro oscuro una grotta e…canta su di esse. Canta con una voce che ammalia.

Canta del sole che sorge tra le nubi, della morte che posa la falce e danza abbracciata alla vita.

Canta di erba e fieno.

Canta del dolore che sgorga in parole brillanti.

Canta di bambini sperduti rapiti dall’incanto di una ragnatela adornata con chicchi di rugiada.

Canta di amore e bellezza, ma anche di orrori e lande desolate.

Canta e laddove è tutto secco nascono i fiori.

Canta e la carne ricopre le ossa bianche. E rinascono persona che a loro volta imparano il canto arcano.

E altre ossa tornano a essere uomini o donne, bambini o anziani.

Tornano a vivere.

Ecco noi oggi siamo querelle ossa.

Siamo solo scheletri che camminano privati di volto, identità e persino il senso del tatto.

E senza questo strano miracolo non possiamo avvertire il calore di un abbraccio.

Siamo forse essenziali e perfetti.

Ma privi di carne privi di nervi, privi di tutto ciò che fa vivere.

Allora la loba che per tanti, coloro che delle emozioni hanno il terrore dipingono come strega cattiva, non ci sta e va a recuperare questi ghignanti ammassi di ossa e canta per loro.

E cosi come le sue figlie che la imitano.

Cosi ogni donna è la discepola della loba canta per voi, uomini e persino donne che preferite vivere nel regno delle ombre.

Canta e vi trasforma in esseri che sono soffici, morbidi, che sanguinano, hanno cicatrici ma che…esistono.

Possono essere abbracciati, sentono il calore del fuoco, si bruciano ma sorridono.

Per ogni sensazione che dalla pelle arriva alla mente, al cuore all’anima. Alcuni di loro suonano i tamburi nella notte e intonano inni.

Altri dipingono sogni e illusioni.

Altri ancora usano le parole per creare persone.

Che non sia quella indistinta massa senza colore, grigia smorta.

Ma una banda un po’ assurda di colori, forme e lineamenti.

Alcuni assomigliano a lupi, altri a ghepardi.

Ma sono tutti portati avanti d quell’istinto che non gli permette di accontentarsi di essere scheletri.

Each love other è scritto da una delle figlie della loba.

Che intesse parole seguendo l’esempio di quella madre eterna, quella che sogna baci sotto la luna e non botte atte a sfigurare il viso.

Che sogna la bellezza dell’orgasmo condiviso, non l’orrore della costrizione.

Che sogna bambine capaci di tagliare il cordone ombelicale che le costringe a ripetere i passi della mamma scheletro.

E a intonare il canto di mamma loba.

Viola canta sulle vostre ossa.

Voi uomini troppo vigliacchi per vivere.

Troppo pavidi per lottare per raggiungere la vostra dea.

E stringerla a voi.

Troppo stupidi per assurgere il ruolo di Re e di dio.

Capace con un matrimonio sacro, con quelle antiche danze a girotondo di dare vita costantemente alla creazione.

A tutti voi che della donna avete paura, perché avete paura di regnare.

Di essere responsabili.

Che non sapete che uno schiaffo in viso della parte nata da una costola, non sopra di voi o sotto di voi, ma accanto a voi.

È uno schiaffo alla vostra anima.

E cosi vi invito a leggere non solo di un amore che è redenzione, di cosa sia un vero uomo.

Ma sopratutto di un canto capace di dare finalmente un volto a volti indistinti, resi cosi da un potere corrotto che ha paura di vedervi Re del vostro regno.

“sono stata l’ennesima vittima di un uomo codardo che per sentirsi uomo deve sottomettere che per mettere a tacere una donna può solo ucciderla

Neanche con la morte la nostra femminilità tace.

Anzi urla con ancora più passione.

***

Per te

che mi hai insegnato a cantare sulle ossa

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