“Vite a credito” di Giuppy d’Aura, Writeup editore. A cura di Francesca Giovannetti

 

copertina vite a credito

 

 

Il primo aggettivo con cui si può descrivere questa opera è: spietato.

Privo di ogni filtro e pudore, l’autore butta violentemente in faccia al lettore una realtà cruda e difficile.

Un impietoso quadro del mondo editoriale dà la misura di un “sistema” che stritola e costringe i sogni di una gioventù speranzosa.

Ma speranza in cosa?

Principalmente nel veder riconosciuto il proprio talento, con la ferrea convinzione di possederne uno. Ma emergere è difficile quando la società si divide fra burattini e burattinai spregiudicati e ingannevoli, in un teatro composto da nobili decaduti e borghesi arricchiti.

La sensazione di soffocamento attanaglia il lettore dalla prima all’ultima pagina, ritrovandosi alla ricerca di una boccata di aria, come il protagonista.

Questa sottile e tenace ragnatela avviluppa sogni e sognatori, talento e volontà. La realtà è vischiosa come pece bollente e l’istinto spinge verso una via di fuga. Ma non sempre si riesce ad evadere nel modo in cui si desidera: si battono sentieri illusori di blandi riflessi di libertà, che si rivelano, alla resa dei conti, quasi più svilenti.

Questo libro è un inno alla lotta, non sempre vinta, ma sempre affrontata.

Piegarsi alle convenzioni conservando la propria dignità.

La vera domanda è: quanto ci è permesso cedere senza scomparire?

E quanto è permesso ribellarci senza perdere i privilegi conquistati?

Ah!

Eccola la realtà!

Eccoli i compromessi odiati e temuti che presentano il conto. Ed ecco ancora sogni e sognatori intrappolati in ragnatele, come mosche che freneticamente battono le ali.

Morire per rinascere, scomparire per riapparire vestiti a nuovo, giocando la prossima partita di poker cambiando carte, tavole e giocatori. Prendere a credito una nuova vita, con il bagaglio dei vecchi errori da trascinare dietro.

Amore, amicizia, fiducia, lealtà sono solo belle parole con cui riempire una mente illusa e manipolabile. La realtà è altro: è disincanto, spregiudicatezza, menzogna e tornaconto.

È vitale trovare il proprio posto nel mondo, è devastante l’affanno necessario, è deludente credere di averlo trovato ed essere costretti a un nuovo inizio; in un ciclo infinito di partenze senza scorgere un arrivo, se non nelle proprie speranze, troppo spesso disattese.

Uno stile crude ed essenziale, una forma impeccabile e minimale.

Ogni aggettivo, sfumatura o metafora si trova esattamente dove deve essere.

Pennellate di scrittura intense, brevi, decise.

Un romanzo da leggere, assolutamente.

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