
In queste 47 poesie, l’autrice Michela, ha voluto usare l’immagine figurativa del sole, spesso definito nella letteratura come l’archetipo della speranza che bacia il confine dell’anima in un battito di ciglia, come un filosofo e nel suo campo di studi, riflette sul mondo e sull’essere umano che si muove irrequieto nelle ombre malinconiche, indagando poi sull’esistenza umana che vivere circondata dalla natura indurita e nei problemi spinosi, invitando così con i suoi spiragli diramati ad analizzare e scandagliare le tante possibilità al limite della conoscenza, cercando una nuova …luce.
Un viaggio.
Un mantra.
Un inno.
Una fioritura.
Una regola di sopravvivenza.
Una disamina.
Un nuovo respiro.
Uno sguardo che infrange il silenzio.
Un incendio nella pelle.
Un’ escamotage dalla morte.
Una pretesa.
Un ricordo a disobbedire.
Una scoperta di se stessi, scavando nel profondo e strappare la radice e trovare quel fulgore, anche se fosse un bagliore pallido, per spazzare ogni soffocante strascico della zona ombrosa controversa, soffiare sull’aria viziata e proseguire così con una forte dinamicità di spirito giusto, verso il proprio cammino e finalmente acciuffare quella scintilla, quel chiarore, nella natura, nel cielo, nelle nuvole, nella terra, nell’amore.
Nel suo linguaggio, semplice, limpido, placido, scorrevole, ma di alta cultura, l’autrice è in grado di captare, come un rabdomante, tutte le essenze della vita per arrivare alla sponda del sole, in modo da lasciare un bel ricordo al lettore, come un eco, un rumore che scorre nelle vene e nella carne, da non voler rarefare come se fosse stata un’inezia lettura.