
Jung aveva ragione.
Ma da vendere direi.
Aveva compreso tutto il meccanismo che regge la nostra apparente perfezione umana: ossia una corretta comunicazione con l’ombra.
Senza questa essa viene ignorata dalla coscienza e relegata in infere regioni, separata da un fiume ribollente e custodita da un Caronte sulfureo.
Eccola li la vedete?
Rannicchiata e incattivita, emarginata dalla luce si agita e si trastulla con il buio.
Fino a diventare totalmente folle perché, appunto..isolata.
L’ombra perde la lucidità e inizia a ingigantirsi, a prendere una strana corporeità dando vita all’altro.
E di altri nella letteratura ne abbiamo a iosa.
Altri crudeli, altri grotteschi, altri solitari, altri che tentano disperatamente di attirare l’attenzione.
E spesso con conseguenze nefaste. Incendi divampano nella casa perfetta della nostra mente, esseri deformi ghignanti iniziano a dominare la personalità effettuando la tremenda scissione stevensoniana.
L’altro è minaccia, l’altro è mancanza di limite o di eticità.
L’altro ci parla, ci deride, ci spinge verso il baratro della follia.
Genera mostri e e dilata la realtà fino a deformarla.
E noi siamo li inebetiti, pieni di odio verso qualcosa che non conosciamo e che si presenta sotto le sembianze del fato, del custode della soglia che decide di porci di fronte all’osceno dilemma: per liberarti della colpa, del dolore, della mancanza, della solitudine devi compiere il sacrificio. Posantrimia è il libro del fato, laddove in una notte come le altre, sullo sfondo di una corruzione che è insita nell’animo della modernità decide di bussare e prendere il sopravvento.
La vita del nostro protagonista supera il confine tra veglia e sonno e diventa un avventura che ha del surreale e del tragico. Una sola parola domina la vicenda: posantrimia.
Parola che ha una cadenza quasi lugubre.
Che è però la sua vera salvezza.
Cosa sarà mai la colpa?
Quale orrore ha condotto Mario sulla soglia dell’abisso?
Basta uno sguardo, uno solo per esserne rapito.
Eppure la redenzione è in una sola, autentica parola, bandolo della matassa capace di portarlo fuori dal labirinto del Minotauro.
Un libro crudo, e duro.
Difficile da digerire perché il continuo alternarsi di sogno e realtà lo rende claustrofobico e soffocante.
Pertanto, posso solo dire che è un viaggio…meraviglioso.
E se riuscirete a arrivare alla fine, comprenderete il vero male di questo buio secolo, laddove l’ombra cerca famelicamente il suo riscatto.