“I giorni dell’illusione” di Paola Sironi, Todaro editore. A cura di Gaia Puccinelli

Nell’ultimo romanzo di Paola Sironi “I giorni dell’illusione”, la squadra Desbrujà rugne torna in azione per sbrogliare un’intricata matassa che ha continuato ad aggrovigliarsi sempre di più nel corso di otto anni. Le premesse del caso non sono le migliori: tutto quello che i nostri ispettori hanno a disposizione è uno scheletro ormai irriconoscibile ritrovato per caso in una cripta del XVII secolo, pochi effetti personali e le deposizioni delle persone vicine alla presunta vittima. Non una delle partenze più entusiasmanti, ma la nostra squadra avrà diverse piste da seguire, anzi ognuno cercherà di seguire la propria, metodo che il commissario Mastrosimone disapprova con ironia: “Quello che ho sempre ammirato di voi è l’atteggiamento obiettivo con cui affrontate un caso”.

Anche questa volta Caterina, Vilnev e Annalisa seguiranno ognuno indizi e sospetti che la “pancia” suggerisce loro, si scontreranno con muri e vicoli ciechi, ma non demorderanno; se qualche volta possono peccare per giudizi soggettivi sicuramente rimediano con la determinazione e la passione per la giustizia e per il loro mestiere, talmente grande da rinunciare quasi ad una luna di miele.

È proprio l’equilibrio tra pregi e difetti a rendere i membri della squadra così verosimili e vicini ai lettori: si può immaginare di trovarci al loro posto, si può credere di star seguendo la strada giusta per poi doverci sbattere il naso, in un caso così come nella vita di tutti i giorni.

Nessuno può avere subito tutte le risposte, l’importante è non affliggersi e continuare a cercare, fino a che la rugna non sarà sbrogliata definitivamente.

Ci sono rogne che però sono un po’ più difficili da affrontare e da risolvere e ce ne parla in modo delicato e allo stesso tempo penetrante l’ambientazione di questo libro, i nostri ispettori infatti si trovano a svolgere le indagini in piena fase tre della pandemia di Covid-19, cioè nell’estate del 2020, quando la mascherina era appena diventata per tutti l’accessorio fondamentale, ma già speravamo di poterla abbandonare al più presto.

Ai giorni dell’illusione era seguita una lunga estate euforica, che però non mantenne le sue promesse. Tornò l’autunno, e insieme alle foglie iniziò a cadere la fiducia nel futuro”.

Tuttora il futuro ha un senso di incertezza, non possiamo sapere come evolverà quello che stiamo vivendo, ma possiamo concentrarci sulle altre rogne, una alla volta, anche in squadra, come ci hanno insegnato i nostri eroi per arrivare alla soluzione definitiva.

Vorrei lasciarvi, però, anche altri due spunti di riflessione, per i quali dovrete tornare a rileggere la recensione dopo aver finito il libro perché al momento non posso che accennarveli con mezze parole:

cosa sareste disposti a fare per amore, riuscite ad immaginare di amare così tanto una persona da cambiare il vostro essere i vostri principi pur di proteggerla e di assecondarla?

E ancora: quello che siamo, le nostre azioni, sono davvero solo frutto di decisioni autonome oppure tutto ciò che nella vita sembra anche solo sfiorarci di sfuggita in realtà incide profondamente il nostro animo tanto da condizionare il nostro intero futuro?

La risposta forse non è così scontata come sembrerebbe.

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