Sarà la primavera che bussa con grazia alle porte del tempo e che allontana con fermezza un inverno grigio e cosi secco da aver inaridito i nostri cuori.
Sarà la mia voglia di sognare rinata, assieme alla rigogliosa natura che mi chiede di poter irrorare la mia veglia con immagini delicate e armoniose.
O sarà la vecchiaia che incombe e che mi riporta indietro negli anni, quando anche io sono stata una fanciulla sospirosa, in attesa del suo principe.
No, vabbè l’ultima immagine è ovviamente farlocca.
Non sono mai stata fanciulla, ne sospirosa.
Sono nata vecchia e incarognita mio lettore.
Però, posso assicurarti che all’amore ci ho sempre creduto.
Del resto una famiglia come la mia, con un padre e una madre che hanno gettato al vento le loro vite perché travolti dal vento della passione, come potevo non crederci?
Eh si.
La storia dei miei genitori è degna di un romanzo, perché entrambi hanno superato pregiudizio, l’uno dell’altra e persino convenzioni sociali, ferree, nonostante fossero gli anni settanta.
Al pari di Pihlip e Marianne, sono stati entrambi inseriti, malvolentieri, in etichette e ruoli prestabiliti, da cui hanno avuto l’indubbio coraggio di uscire, fieri e ribelli.
Perché passano i secoli, ma le convenzioni sociali no.
Si modificano, si nascondono, ma restano i paletti fissi entro cui facciamo scorrere una vita che, deve essere più social che privata.
E cosa ha provocato in me, bambina, innamorata già allora di esseri oscuri e dispettosi?
La consapevolezza di come doveva essere l’amore.
E non certo il principe azzurro, con il so depresso cavallo bianco, costretto a portare in sella un fanfaluco con la calzamaglia.
Ne il bello e dannato, strafottente e languido in sella a una moto, costretta a portare il peso di cotanta boria.
Ne il ricco miliardario che, in cambio di un benessere avrebbe posseduto l’intero dominio della tua essenza più pura, barattandola in cambio di agi e lusso.
Ma ..una persona normale.
Con i suoi difetti e i suoi pregi.
Con le sue paura ma altrettanto disposto a accantonarle per poter osservare davvero la donna capitata per caso al suo fianco. Edenbroke diventa, dunque un paradiso non soltanto per le descrizioni di una magione immersa in boschi, con rose che si arrampicano sul balcone per sussurrare parole di fuoco alla fanciulla in attesa.
Non soltanto perché piena non tanto di nobiltà quando ti gentilezza e semplicità, rendendoci edotti di come, la vera ricchezza sia quella del cuore.
Edenbroke è il paradiso perché restituisce libertà negate a chi non si sente a suo agio con le convenzioni rigide e sociali, che costringono la tua vita su binari prestabiliti.
La bellezza delle descrizioni, dunque, fanno da sfondo a una semplice e importante verità: l’amore è capace di liberare la nostra anima incatenata a tante troppe convenzioni.
Edenbrook in fondo non è che il simbolo di una primavera che non ha più paura di imporsi davanti a occhi attoniti.
Lo fa perché ha bisogno di quegli occhi spalancati, liberati da troppe lacrime trattenute, cosi come le nuvole grigie scrollano la loro disperazione sui campi nutrendoli e donando loro il regalo della bellezza.
E cosi accade nel libro.
L’invisibilità di chi si adegua a un ruolo sociale prestabilito e accettato, forse per vigliaccheria, avvolge con uno strano velo scuro, le prime pagine del libro.
Colora di una tinta cinerea la stessa protagonista, si insinua tra le pieghe del suo volto, cosi dolce eppure pieno di rughe di disperazione.
L’invisibilità rende Marianne quasi una macchia distratta su nu candido foglio che ha bisogno disperato di raccontare.
E’ per questo che la vita, cosi come è accaduto ai miei, diventa più forte di quell’invisibilità facendo irrompere nella sua vita apparentemente perfetta, un bell’uragano, inatteso e terrificante, che però non fa altro che prometterle una vita florida e libera come vigorosa e libera è la natura che tanto ama, se è capace di rinunciare alla tranquilla routine rassicurante che però colora di riflessi plumbei il cielo della sua anima.
Ed è in quel momento che Marianne si rivela. Nei desideri semplici scorgiamo abissi di un dolore inespresso, quello che soltanto un lutto, o una profonda mancanza possono causare.
La sua anima si rivela colorata, ma costretta a indossare il saio grigio della rassegnazione.
E mentre conosciamo la profondità della protagonista, ci accorgiamo che quella sua remissiva accettazione stona, stona con una passionalità a stento trattenuta.
E mentre lei si definisce, pagina dopo pagina.
Non riesce più a sentirsi a suo agio in nessun contesto.
Ha imparato a conviverci, è vero.
Ha impara a apprezzare una nonna, dura e coriacea, ha accettato a malincuore gli agi che la vitale offre a Bath.
Ha imparato a rinchiudere quel desiderio di libertà soltanto in un acuto e persistente senso di nostalgia.
Ma mentre Marianne si rivela cosi complessa, stridente con il confronto di una gemella perfettamente omologata lei diventa reale.
Il suo incespicare con coraggio, quel cercare di assecondare regole che sente imposte, ma anche l’arguzia di accettare imprevisti che le possono però consentire un minimo di libertà.
Tutto senza ammansire del tutto il tumulto che ha nel cuore, a cercare di tappare l’anima verso le grida disperate del proprio dolore.
E se si è costretta a vivere soltanto di nostalgici ricordi, si se e di vorrei, non si tira indietro e coglie al volo l’opportunità.
E l’opportunità si chiama Edenbroke.
Che accetta per avere almeno una possibilità di sentirsi padrona del suo destino anche se accettare la scommessa, ancora una volta significa realizzare i sogni di sua nonna.
Non i suoi.
Deve diventare una giovane elegante e raffinata, togliendo del tutto la parte del suo io che ci ha colpito all’inizio: la passione, la fantasia, la voglia di mordere la libertà.
Ecco che la sua prova è apprendere l’arte del vivere civile a Edenbroke.
Edenbroke che però rappresenta davvero l’immagine reale dei suoi sogni nostalgici.
Un incanto, cosi come suggerisce il nome.
Ed è quando accetta la “sfida” che il suo destino cambia.
Perché tutte noi se accettiamo le scommesse che il destino di pone davanti, possiamo dare un bello scossone e questa mortale tranquillità.
Un lavoro nuovo.
Il coraggio di porre il termine a una relazione tossica.
Il provare a aprirsi con persone con cui mai avremmo pensato di poter interagire.
Questo coraggio di dire si, si a ogni cambiamento pone lungo la sua strada…Philip.
Incontro burrascoso e fatale con…. l’uomo per eccellenza.
Anzi un gentiluomo.
Quello che persino a me, che sono coriacea e avvolta da una scorza infrangile, ruba una sospiro languido che sa di malinconia e di desiderio.
Eh lui, mie lettrici.
Non il solito protagonista, trito e ritrito, bello, dannato, corrotto, inavvicinabile, odioso ma irresistibile.
Non qualcuno per cui perdere se stesse nell’ardore di conquistarlo.
Non è superficiale o arrogante.
Non è sussiegoso o libertino.
E’ cavolo l’uomo che ogni donna vorrebbe accanto a se.
Simpatico e irriverente, sensibile e profondo, rispettoso della dignità altrui, incapace di sottomettere l’animo di una donna per chissà quali narcisistici obiettivi.
Profondamente legato ai valori.
Assolutamente incapace di comportarsi come il signore assoluto della vita degli altri.
Ed è questo il vero tocco magico del libro.
Questo è l’incontro che dovrebbe farvi sognare tutte.
Un uomo che non è soltanto capace di proteggere, ma che, sopratutto è capace di guardare Marianne nel profondo di se stessa, non la giudica anzi…e le chiede semplicemente di essere…quello che è.
Come direte voi, mie adorate lettrici, tutto qua?
Nessun ballo seducente, nessun bacio focoso, nessuna passione tumultuosa?
Oh anche.
Ma vedete io che oramai sono per voi una vecchia zia, vi posso assicurare che un uomo che vi guarda con curiosità e dolcezza, che vi vuole conoscere, che desidera che ogni lato della vostra anima possa essere accarezzato dalle sue forti mani, che non vi costringe su nessun piedistallo, che non vi idealizza ne etichetta, che vi considera una magica creatura che cresce, sogna e apprende, che vi ama perché siete capaci di diventare semplicemente libere, che anzi vi spinge a realizzare voi stesse… è il gesto d’amore più bello.
Cosi come è Marianna senza artifici, ne belletti, ne recite, ne moine, conquista Philip.
Perché è passionale, libera, buffa, fuori ogni etichetta.
È dolce ma risoluta, è forte e desidera essere indipendente, nonostante tutto.
È leale ma non troppo manipolabile.
Decide per se e non accetta nessuna costrizione.
Non vuole partecipare ai balli ma vuole semplicemente volteggiare da sola in mezzo a un campo di erba piena di rugiada.
Ecco che la storia d’amore colpisce, coinvolge e non lo nego, fa scendere una lacrime.
Di emozione, di nostalgia e perché no di rammarico.
E non solo perché vorrei che ognuna di voi avesse accanto a se un uomo come Philip…
Ma perché vorrei che ognuna di voi fosse, un giorno, una piccola Marianna.