Non si può restare indifferenti a un titolo così.
“Mi fidavo di te”, racchiude in quattro parole la delusione, la sofferenza, lo sconforto di chi ha sentito tradita la propria fiducia.
Ma che cos’è di fatto la fiducia?
È quella sensazione di essere al sicuro, la certezza di poter contare sull’altro così come quella di poter contare anche su se stessi.
La fiducia è un sentimento dinamico, in continua trasformazione nel corso della nostra vita.
La fiducia si costruisce, si scopre, si tradisce, si perde ma si può anche riacquistare.
In tutto ci vuole tempo, a volte molto, moltissimo tempo; è un sentimento di costruzione dove si deve edificare la propria fiducia sulle azioni, sulle parole, sui fatti, sulle scelte delle persone a cui teniamo.
Citando una frase del dottor Frank Crane (editorialista dei primi del 1900)
Puoi essere ingannato se ti fidi troppo.
Ma vivrai nel tormento se non ti fidi abbastanza
Insomma per avere fiducia negli altri bisogna indubbiamente avere fiducia in se stessi poiché bisogna lasciarsi andare, abbandonarsi alla volontà di credere nelle buone intenzioni dei sentimenti che ci vengono offerti, esposti.
L’autrice Marcella Nardi, tratta proprio di questo argomento: la fiducia, nel suo nuovo giallo thriller che vede le gesta dell’investigatore privato Roberto Pignatelli.
Il palcoscenico in cui si svolgono le azioni, le gesta e dove si intrecciano legami e sentimenti è la città di Taranto.
Il successo di una delle sue precedenti indagini, che vide un terribile serial killer assicurato alla giustizia proprio grazie al Pignatelli e alla sua agenzia investigativa, aveva fatto sì che le richieste dei suoi servizi aumentassero talmente tanto da dover richiedere extra aiuto nell’agenzia: una nuova segretaria, un nuovo investigatore, supporto per organizzare ed esaudire le richieste dei propri servigi da parte della clientela in aumento.
Ma Pignatelli non sempre deve risolvere casi di omicidio, spesso, anzi molto spesso, si tratta di mariti o di mogli che sospettano tradimenti, deve pedinare, scovare prove per rendere la rottura del matrimonio e il divorzio a vantaggio dei suoi clienti.
Si dice che un sospetto sia già una mezza certezza e quando un cliente ha un dubbio sul proprio partner la certezza che egli sia colpevole è quasi garantita…
Mentre il nostro investigatore annoiato cerca di seguire i consigli del suo socio e amico Angelo che gli consiglia di avere un approccio più umano e comprensivo nei confronti dei suoi clienti; qualcosa nel parco Cimino sta accadendo: una giovane donna chiama il numero di emergenza perché qualcuno la sta inseguendo; è trafelata, preoccupatissima per la sua incolumità.
Cerca di nascondersi, di fuggire e l’operatore dall’altra parte del telefono cerca di rassicurarla.
La polizia che sta arrivando, deve solo resistere un po’ più a lungo…
La tensione e il pathos crescente che si percepisce tra le parole di questa ragazza e dell’operatore del 113 ci mettono ansia, preoccupazione, ma anche speranza, le sirene della polizia sono vicine e Sofia De Florio verrà salvata…
10 passi…
5…
Scossa!
Così mi sono sentita in quella posizione di impotenza da lettrice che sta per assistere a una possibile tragedia ma che non può fare nulla per fermarla.
E ritorniamo nell’agenzia di Roberto Pignatelli che si occupa di tradimenti, di spionaggio aziendale, di qualche furtarello ma soprattutto che cerca di ritrovare un po’ anche la fiducia in se stesso.
Da quando sua moglie era morta, la sua vita non era più la stessa, la solitudine, l’amarezza e il dubbio che quella morte non fosse stata solo un incidente, la possibilità che la sua Veronica possa essere stata uccisa lo divora dentro.
Un caso che la polizia aveva chiuso da tempo ma non lui, non la sua coscienza, non il suo senso di giustizia, non la sua ricerca della verità.
Roberto oltre al lutto per la perdita di sua moglie si ritrova anche a vivere un lutto familiare: quei lutti dove nessuno è morto ma dove a morire sono stati i rapporti incrinati per le scelte che abbiamo preso e che la nostra famiglia non ha né compreso, né accettato.
La sua famiglia benestante non aveva preso a buon occhio né l’idea di Roberto di entrare in polizia, non aveva accettato la donna che aveva deciso di sposare e ancora meno aveva accettato il fatto che egli avesse deciso di aprire un’agenzia investigativa privata.
Era un uomo con una famiglia che su di lui non riponeva alcuna fiducia.
A volte le persone ci deludono, a volte siamo noi stessi a deludere gli altri. Succede.
Il tempo davvero guarisce tutte le ferite?
No, non sempre anzi a dire il vero quasi mai.
Abbiamo veramente bisogno dell’approvazione altrui per essere delle brave persone?
Citando il grande Holmes: non è mai troppo tardi per diventare ciò che eri destinato a essere”
Le indagini di Roberto Pignatelli si intrecciano tra quelle per scovare l’assassino di sua moglie e quelle per scoprire chi ha ucciso la giovane figlia dell’amico di suo padre.
Le indagini che seguiranno non sono solo quelle sul caso che deve risolvere ma sono anche le indagini che Roberto dovrà fare su se stesso, raccogliere indizi, valutare, riflettere, ragionare, constatare i fatti, confrontare ipotesi, intuizioni, sensazioni.
Roberto non è perfetto come non lo è nessun essere umano. C’è qualcosa di oscuro in lui perché c’è qualcosa di oscuro in ognuno di noi.
Abbiamo tutti un lato buono e uno malato, come si suol dire tutto dipende dalla parte di te stesso che decidi di nutrire e quella parte sarà quella che crescerà più in fretta e che diventerà più forte.
Roberto ha pensieri cupi, oscuri, tanto che già quando era alle calcagna del famoso serial killer egli stesso aveva detto che Roberto aveva insito in lui un criminale seriale.
Lui a questa cosa non aveva creduto anche se a volte… forse qualcosa di atroce non era più in stato embrionale all’interno della sua anima e della sua coscienza.
La rabbia, l’odio, la vendetta, il dolore.
I traumi, quelli che segnano la nostra vita e quelli che disorientano il nostro equilibrio mentale.
Le indagini di questo caso saranno davvero interessanti, vedremo i passi di Pignatelli e dei suoi collaboratori ma vedremo anche i passi del killer, del male che viene braccato da altro male.
Marcella Nardi ci mostra la dualità umana.
E tornando alla fiducia di fatto nessuno è mai completamente onesto con le persone nella propria vita. Tutti mentono, tutti celano segreti e cose che restano solo nostre.
Un investigatore privato però non può muoversi da solo, ha bisogno di contatti, di legami, di collaborazioni con la polizia e il suo passato da poliziotto gli ha lasciato qualche rapporto ancora solido all’interno del dipartimento.
La narrativa di questo romanzo è avvincente; c’è una dose di umorismo, di leggerezza ma anche una profondità di emozioni e di sofferenze non indifferenti.
La narrazione segue linee inquietanti, quelle del crimine che viene commesso, quelle delle vittime che lo subiscono ma anche del dolore delle loro famiglie.
I corpi delle vittime di questo nuovo serial killer hanno una firma particolare, c’è la precisione, il calcolo, l’organizzazione ma c’è anche la rabbia, la brutalità, come se si trattasse di due persone diverse che si accaniscono sulle stesse vittime.
O forse di un individuo con una doppia personalità.
Il Dr Jekyll e Mr. Hyde che rappresenta per eccellenza letteraria la natura della dualità umana.
Le persone più rispettabili e oneste possono segretamente avere un lato oscuro e immorale nella sua personalità.
Riuscirà il nostro Roberto Pignatelli a fermare questo serial killer?
Riuscirà a riconquistare la fiducia in se stesso?
Riuscirà ad accettare di non essere perfetto?
Riuscirà a chiudere con il suo passato e vivere il presente?
Prima di poter chiudere con il passato però bisogna conoscere la verità.
Riuscirete a scoprire l’assassino?
Ma soprattutto riuscirete a non leggere questo romanzo tutto d’un fiato come ho fatto io?
Ricordate, ciò che sembra finito forse deve ancora cominciare.