“Il castello sulla collina” di A.I. Cudil. A cura di Alessandra Micheli

Sapete cosa mi fa impazzire?

E’ quella convinzione che abbiamo di essere la specie dominante. Siamo cosi convinti che la possibilità che ci ha dato dio, di nominare il mondo coincida con la supremazia assoluta su tutto il cosmo.

E noi ci crediamo eh?

Che siamo i padroni di questa dimensione terrena, capace di scovare arcani segreti dell’universo.

Noi eh?

Noi che non riusciamo a vivere sereni in questa terra, a compiere con armonia questo viaggio, pensiamo di essere dei Titani.

Ecco questa convinzione mi fa impazzire.

E non so se ridere o arrabbiarmi.

Perché noi, noi la specie privilegiata, il popolo eletto, abbiamo soltanto una paura fottuta di uscire dalle nostre certezze limitanti. Restringiamo ogni concetto come se fosse la coperta di linus. Concetti sull’amore.

Sull’amicizia, persino sui nostri sogni.

Sogni che in realtà dovrebbero andare per conto proprio, sogni che per la loro etimologia non sono soggetti a nessuna volontà perché scendono direttamente dal mondo dell’Oltre.

Eppure mettiamo sti paletti anche a loro.

Ai progetti di vita.

Dobbiamo essere sempre fedeli a quella linea dritta.

Guai a seguire curve o deviazioni.

O a comprendere che quell’idea di vita, in fondo, non ci soddisfa più.

Perché a volta le scelte sono condizionate da un dolore latente, da un terrore notturno, o dalla non fiducia in noi stessi.

E allora camminare su binari prestabiliti, beh è rassicurante, peccato che la vita non può assolutamente essere rassicurante.

E’ magica e contorta.

E’ imprevisto e curiosità.

E’ crescita.

Ciò che vogliamo oggi non è lo stesso della nostra illusione di ieri.

Il tempo agisce su noi scolpendoci, cosi come il mare fa sui sassi.

Li arrotonda e li modella.

E li ricrea con al sua lenta calma, con quella forza costante.

E il nostro mare è non solo il tempo, ma persino l’amore.

Proprio perché è una spada capace di aprire brecce in muri apparentemente invalicabili.

E’ l’arma con la quale Dio ci vuole far crescere.

Deve farci evolvere perché ogni cambiamento è in fondo una sua crescita.

E cosi il nostro Wolfi ( lo so che odi questo nomignolo ma io lo adoro) irrompa sulla scena di questo prezioso libro con un passo sicuro.

Convinto che il suo mondo sia ormai retto da salde certezze. Convinto di aver tracciato la strada con una mano forte e ferma.

Assurdo vero?

Wolfrang non è altro che l’idea preconcetta di ognuno di noi. Stravolta dal ritorno alle sue origini, a quei sogni fatti di sole, di profumo di mostro selvatico, di vino e di gioia.

Di sentimenti che solo chi ama la terra sa comprendere.

Forti mie ragazze.

Eppure pronti a affrontare bufere, pioggie, grandini sapendo che, prima o poi la vita tornerà a sbocciare.

Ed è quello che accade.

Quello che mi strappa un sorriso.

Perché quando le certezze si sfaldano io lo so che è il momento in cui la vita inizia.

Ed è cosi la semplicità del sentimento più antico del mondo muove con grazia i suoi fili.

E ci fa sognare, divertire ma anche maturare.

Perché come Wolfi e Cecilia anche noi abbiamo avuto momenti in cui i nostri perfetti piani di vita sono naufragati.

E sappiamo.

Come lo scopriranno loro, che è il momento migliore che ci sia mai capitato.

Un vero dono.

tra vigne irrorate dal sole, esilaranti momenti, le frizzanti bollicine del vino, jet set, intrighi e passione, il castello sulle colline lascia il suo segno dentro di noi.

Rendendo la lettura un viaggio da cui è difficile poi tornare.

E cosi con un bicchiere di vino frizzante tra le mani, brindo alla bellezza della lettura.. quella magia che mi consente sempre di stupirmi di emozionarmi e di farmi uscire dalla mia comfort zone che è e resta soltanto una prigione.

Perché è solo lasciandosi andare che lo stupore ci fa diventare quegli esseri fatti più degli angeli e coronati di stelle e gloria.

Prosit!

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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