“Quello lì, è un covo di streghe” di D.M. Elison publishing. A cura di Raffaella Francesca Carretto

Le vere streghe sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indossano abiti qualunque e fanno mestieri qualunque. Per questo è così difficile scoprirle.

Roald Dahl, Le Streghe

Quante volte una donna è considerata strega, cedendo alle credenze popolari, definendola strega sol perché libera, senza costrizioni, o forse senza legami, ma forte del suo status, o della conoscenza di sé, delle proprie capacità. Donne libere, forti e fragili al contempo.

Donne che hanno in sé potere, o a volte solo consapevolezza.

Quella che determina la facoltà di non fare scelte di comodo, o di ripiego, come a volte accade in talune situazioni, solo per inerzia, perché succede e non si può cambiare.

Ci sono dei momenti però in cui la parola strega assume altri significati.. e a volte avere a che fare con una strega, o anche il semplice incontro, o la conoscenza di qualcosa di nuovo, cambia in modo radicale un’esistenza.

Quello lì è un covo di streghe ci trasporta attraverso le sue pagine, in una storia particolare. Non ci sono le classiche streghe, quelle che la mitologia mostra come megere col calderone, perché una strega non è così. O almeno io credo non sia così.

Perché la letteratura, e non solo, ci ha fatto conoscere le streghe come figure spaventose capaci di tremendi sortilegi…eppure, oltre al folklore, ai pregiudizi e alla cultura popolare, dietro la figura della strega c’è molto di più, a mio avviso.

Nell’immagine della strega c’è molto, e forse c’è tanta fragilità anche. Non debolezza.

Donne e non streghe vere, magari. Che difendono altre donne. Che assumono i dolori del modo. Che cercano di sconfiggere un male radicato e forte. Donne, le streghe, contro l’invidia, la violenza, la superstizione…

Inizia in sordina Quello lì è un covo di streghe, raccontando di Anna, la protagonista, ma non la sola.

Anna è una giovane donna che, dopo gli studi, inizia a lavorare all’Agenzia del Demanio; è al suo primo impiego, in una grande città, in un ufficio dove le colleghe sono tutte donne capaci. E Anna creca di stare al passo con loro, perché non vuole essere quella a margine.

Lega con le colleghe, con alcune più di altre. Sente di far parte di un gruppo, anche grazie alla conoscenza della responsabile del suo ufficio.

La cosiddetta Mammagialla, ovvero Lilli Bomarzese

Chi è questa donna? Anna ne resta affascinata, dai modi, dal carisma.

Era stato bello parlare e ascoltare Mammagialla; quella sensazione di calore mista a piacere non fece che aumentare fino a stabilizzarsi a fine giornata quando tornò a casa sfinita […] averla immaginata come una carceriera licantropa ne aveva amplificato poi i lati positivi…

In effetti le colleghe, che la stessa Mammagialla descrive come “ottime professioniste, donne forti, ma delle vere stronze”, avevano portato Anna a credere che la donna fosse un mostro.

“Mi avete descritto ad Anna come una piovra con le zanne e le ali, come un fauno, oppure avete usato la versione orco irsuto con una tetta sola?”

Una goliardata, quasi un battesimo del fuoco, chissà.

Eppure, intanto che si prosegue nella lettura, la storia, che inizialmente non fa presagire a ciò che aspetta in seguito, si muove in un crescendo di informazioni che arricchiscono la trama, costruendola.

Ci ritroviamo a vivere la quotidianità di Anna, scandita dal lavoro, dalle serate con le colleghe e dal pensiero di Pietro, suo fidanzato, costretto in uno stato comatoso.

Le donne di questa storia si avvicinano, si confrontano, e si supportano.

Anna entra in confidenza con una collega in particolare, Tatu, con cui dovrà eseguire un lavoro in trasferta, anche assieme a Mammagialla.

Tatu e Anna legano, e si avvicinano, stringendo amicizia. E la presenza di Tatu sembra di sostegno ad Anna, soprattutto in una serata un po’ strana, quasi inquietante e resa tale dalle strane bambole rotte custodite in una stanza del suo appartamento.. quello che avrebbe dovuto condividere col suo Pietro una volta sposati.

Un rumore provenne dalla stanza delle bambole.

Una bambola, con la faccia sul pavimento, emise un suono e si mosse

Anna si ritrova a vivere con la sua collega Tatu un’esperienza fuori dal normale, al limite dell’incredibile, quasi un fenomeno paranormale, il che le terrorizza.

O forse è solo suggestione?

Forse è stanchezza, o lo stress accumulato. Tutto rende però Anna dubbiosa e guardinga. Troppe strane manifestazioni.. o magari possessioni, chissà

La trama si infittisce pian piano, attraverso le vicende che coinvolgono Anna e le sue colleghe. Cambia direzione, concentrando l’attenzione su Anna e Tatu, e la loro amicizia. Complice la serata precedente la trasferta per lavoro, Anna conosce Rio, il cantante “androgino” amico di Tatu. C’è attrazione, mistero, comprensione, complicità.

E tutto poi riporta l’attenzione di Anna alle streghe..

Perché anche Rio, come altri prima, insinua in Anna il pensiero che le sue colleghe siano streghe.

La storia prende un’ulteriore piega quando Anna, Tatu e Mammagialla sono in trasferta a Palermo.

Di fatto nel bel mezzo della trasferta avrà a che fare con un inquietante evento paranormale, che la porterà a conoscenza di fatti e situazioni a limite del surreale. Eventi paranormali, possessioni, stranezze, allucinazioni? Cosa che rende ancor più avvincente la lettura, coinvolgendo un semplice spettatore, come è il lettore, in una misteriosa successione di fatti incredibili che conducono quasi in un universo immaginario, fatto di legioni magiche, che racconta di vicende emozionali, di creature perse, distrutte, e che meritano giustizia e rispetto.

Una storia che affonda la sua trama in un mondo fatto di soprannaturale, e dove con lucido disincanto si racconta di paure, rimorsi e fragilità.

Non semplice racconto del mistero che indugia in una storia i cui protagonisti hanno una vita a sé, e che si conclude in un semplice finale, bensì una raccolta di sfumature magiche e immaginifiche. Forse visionarie.

Un racconto che nella sua struttura si presenta complesso, ben costruito, a volte destabilizzante per il continuo salto tra realtà, immaginario e allucinazione. Tutto rende la storia narrata forte e coinvolgente. Carica di quei fenomeni che creano un profondo senso di astrazione dalla realtà.

C’è ricerca, e lo si denota da citazioni e contesti.

C’è forza, nei protagonisti e nelle loro singolarità.

E c’è un finale di impatto per il lettore, e che dipana ogni nuvola, spiegando il perché di tutti gli accadimenti, rivelando un segreto ai limiti dell’irreale.

Una lettura intensa e forte, che punta con veemenza a far luce su delle quotidianità nascoste, su tragedie non dette e tragici segreti.

A chi sarà incuriosito e lo sceglierà, buona lettura!

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