
“La fame della foresta” è un racconto horror di Debora Parisi, edito Delos Digital.
Debora è una studentessa universitaria di giorno e cacciatrice di leggende e mitologie di notte.
Da piccola ha pubblicato un racconto nell’antologia del concorso Carla Boero, organizzato dall’associazione culturale Arcizeta. Dal 2019 ha pubblicato i racconti “Il Bosco” e “Il drago della foresta” (Historica Edizioni, Antologie Racconti dal Piemonte, Fiabe e Favole), Il caso del basilisco, Fuga da Malaperla e Il gatto nero (NPS edizioni, Antologie Bestie d’Italia volume due e tre, Streghe d’Italia), La freccia d’oro (Fanucci, Antologia Astro Narrante: Sagittario) e Io sono Lilith (Mezzelane Casa Editrice, Antologia Guerriere). Gestisce un blog chiamato El micio racconta, un canale youtube intitolato Antro del Drago, che tratta di diversi argomenti, tra cui recensioni di libri e folklore.
La trama
Un gruppo di soldati sovietici rimane bloccato tra le montagne finlandesi, discendendo lentamente in un incubo di follia e cannibalismo, manipolati inconsciamente dal Diavolo della foresta.
Gradualmente diventeranno delle bestie, servitori della misteriosa entità dei boschi.
La storia è ambientata nel 1941 in Finlandia. “La fame della foresta” vede protagonista una squadra di soldati sovietici che rimane bloccata tra le montagne, al freddo e in mezzo alla neve, in particolare del loro comandante, Viktor.
I soldati dovranno vedersela con il gelo e la fame e poco a poco compiranno una discesa nella follia, arrivando anche a episodi di cannibalismo, il tutto istigato da entità maligne superiori che sembrano dimorare nella foresta vicina.
La fame della foresta
È un libro molto forte, perturbante, agghiacciante e alcune scene di stringono lo stomaco.
Da un certo punto di vista mi ha ricordato Tim Curran, in Hive, nuova uscita di Saga edizioni, per l’angoscia e per la follia che si insinua nelle menti, in questo caso dei soldati, a causa sia delle loro condizioni, ma anche al fatto sovrannaturale.
Horror e un pizzico di sovrannaturale si mischiano, dando vita a pagine inquietanti e terrificanti.
Lo stile dell’autrice è scorrevole, attento, secco, con poche descrizioni di ambientazione per focalizzarsi di più sulla psiche dei personaggi e sul progredire della narrazione, ma ottimo per i racconti.
È scritto bene e raggiunge il suo scopo.
Delos ancora una volta mette la palla in buca e ci ricorda, di tanto in tanto, che l’ombra e l’oscurità sono lì, pronti ad avvolgerci e a insinuarsi in qualsiasi breccia di dubbio, paura o necessità.
Perché a volte, abbiamo anche bisogno del buio, per riconoscere la luce.