Aprire un blog è diventato tecnicamente semplice. Poche istruzioni, impaginatura standard e si comincia. Ci sono blog per tutto: stile, moda, cucina, viaggi, blog per mamme, blog per papà. Una ricerca su google attraverso parole chiave e il mondo virtuale propone decine di scelte.
I blog letterari solitamente nascono focalizzandosi su un genere che può essere romance, thriller o noir e molti negli anni riescono ad ampliare l’orizzonte.
Cosa offre un blog letterario, su cosa ci informa e ci dà consigli?
È frequente trovare trafiletti sull’editoria, interviste agli autori, informazioni sulle uscite imminenti e date delle fiere del libro. Ma soprattutto recensioni di libri. Un blog deve acquistare visibilità e seguaci per attirare le attenzioni di case editrici e autori indipendenti. Necessita dunque di numerosi aggiornamenti, articoli e proposte. Nell’ascesa verso la visibilità è, dunque, un fattore importante anche la quantità, oltre che la qualità. Un esempio: se abitualmente faccio ricerche di carattere letterario, su autori, libri e case editrici, e mi appare spesso il nome di un blog, va da sé che questo rientrerà nelle mie preferenze future, quasi certa che scartabellando fra i suoi link, troverò ciò che cerco.
Spesso mi chiedono: come si fa a capire se un blog funziona?
Quello che ripeto è: se visiti un blog tutti i giorni per una settimana e ti appare sempre in prima linea lo stesso articolo, significa che il blog non è aggiornato, che pochi ci lavorano, che è trascurato. Perché l’impegno nel mandare avanti questa macchina deve essere costante, benché, ahimè, spesso non abbia ritorno economico. È scontato che la quantità da sola non basta; un esempio sono i blog letterari che copiano e incollano le sinossi da siti ben noti e con questa semplice operazione credono di aver “aggiornato” i contenuti.
La qualità e il valore di uno scritto io lo avverto a pelle. Come quando ero alle elementari e la maestra mi proibiva di usare “buono, bello, brutto e cattivo”, ugualmente, se in un articolo o in una recensione, noto un abuso di tali aggettivi, storco il naso all’istante. Proprietà di linguaggio, ampiezza del vocabolario, rispetto delle regole della grammatica e della punteggiatura. Questi sono i metri che mi fanno capire chi ci sta dietro a una recensione e a uno scritto.
Possiamo camuffare la nostra età per mezzo del trucco, di un abito, di un’acconciatura o addirittura con photoshop, ma la scrittura, come insegnano gli studiosi di semantica e linguistica, è quasi indenne all’inganno. I tratti specifici della scrittura sono legati al nostro cammino anagrafico e culturale. Se dunque non troviamo nel blog riferimenti anagrafici o breve presentazione di chi scrive, possiamo facilmente farcene un’idea analizzando gli articoli presenti.
Un blog che ha alle spalle una squadra composta da persone con bagaglio culturale e istruzione può raggiungere una certa credibilità. Ho usato la parola istruzione con cognizione di causa, senza timore di ricevere attacchi, in quanto sono arroccata sulla mia personale posizione tanto che non mi smuoverebbe neanche una sassaiola biblica. Tutti possono aprire un blog, come ho premesso, ma non tutti i blog sono uguali. Sono ferma sostenitrice di una splendida frase di I. Asimov;
“democrazia non significa che la mia conoscenza abbia lo stesso valore della tua ignoranza”.
Non significa che sia necessaria una laurea, ma una buona dose di conoscenze sì. Alcune delle condizioni indispensabili, oltre all’ovvietà della correttezza grammaticale, sono aver studiato e letto i classici, conoscere la storia della letteratura, saper collocare un autore in un periodo storico. Sembra scontato, ma non lo è, aggiungerei un “purtroppo”.
E così siamo arrivati a definire un blog attivo, vivace, competente. E quando si uniscono queste tre qualità, ecco qua che giunge un’ulteriore trasformazione.
Non più blogger ma influencer!
Parola usata e abusata con molta convinzione e un pizzico di tracotanza. L’influencer infatti, forte della credibilità, altro termine facile a scrivere, difficile da mettere in pratica, non si limita a offrire la propria opinione, ma attraverso i suoi scritti è capace di influenzare, come dice la parola, i gusti di chi lo segue regolarmente. Se l’influencer dice che un libro è da leggere, i suoi follower lo faranno.
Ora, ringraziando il libero arbitrio, ognuno è capace di fare le proprie scelte, ma è indubbio che il web, internet e i blog hanno come fine quello della divulgazione e un blogger considerato influencer ha le armi più affilate.
Ed è proprio qui che “casca l’asino”. Se avete avuto la pazienza di seguirmi non faticherete a capire. I giochi si fanno più grandi, le case editrici più conosciute si accorgono dell’esistenza di un blog e inviano i libri per ottenere una recensione. Onorato e orgoglioso di aver attirato l’attenzione di un nome famoso, il blogger/influencer ha una notevole decisione da prendere.
Sarà infatti ancora capace di esprimere oggettivamente la propria opinione o, cedendo alle lusinghe di una casa editrice titolata, scriverà sempre e solo in maniera positiva su ogni prodotto uscito con quel marchio di fabbrica?
Detto in parole più semplici: è possibile non cedere alla tentazione di non vendere la penna, con la consapevolezza che una recensione negativa porta come conseguenza l’essere tagliato fuori da una “venerabile” cerchia?
Chi usufruisce di un blog vede il prodotto finito, non conoscendo né i percorsi né le manovre che ci sono dietro. Come si valuta a questo punto la credibilità? Il mezzo c’è, ed è più semplice di quanto si creda, basta un poco di tempo e di pazienza. Se un blog esalta senza eccezione ogni prodotto che esce da una determinata casa editrice, non trovando mai niente, ma proprio niente, che possa scalfire la presunta perfezione, allora il mio consiglio è “dubitate gente, dubitate!”. Non è possibile, neanche per una casa editrice affermata, che ogni freccia vada a segno.
Quindi, se siete alla ricerca di un blog credibile, cercate anche qualche recensione non proprio idilliaca: evitate chi giudica negativamente un libro senza offrire nessuna spiegazione e riflettete su chi scrive invece una critica motivata e costruttiva. Questi blog non potranno fregiarsi dell’appellativo di influencer, ma potranno essere definiti con un aggettivo ben più apprezzabile: ONESTI.