In occasione dell’evento “Il club di Aurora” organizzato da Elisa Costa, il nostro blog presenta l’articolo “Il rosa in Aurora Stella” .

Che il rosa sia uno di generi di maggior diffusione è un dato di fatto.

A cui noi amanti di fantascienza e horror, dobbiamo solo rassegnarci.

Il problema però, non è tanto nel genere, di indubbio rispetto, ma nella modalità postmoderna con cui oggi esso è sviluppato.

Diciamocelo.

Siamo ben lontani dalla penna di Barbara Cartland, di Liala, della Delly. E se non vogliamo andare troppo a ritroso nel tempo, siamo anche lontanissimi dalla bravura di Nora Roberts, di Sveva Casati Modigliani e di Sophie Kinsella.

In quei rosa, in realtà libri in cui la formazione ha il suo rilievo, intrecciata con altri elementi come il thriller, la storia e l’umorismo, c’era sicuramente la volontà di approfondire il soggetto umano tramite uno dei più celebrati sentimenti: l’amore.

Del resto come ci raccontò il nostro Dante, è l’amore che

Che move il sole e l’altre stelle

(Paradiso, XXXIII, v. 145)

E’ la passione che spesso scrive sulla pergamena della vita il proprio destino, tanto nefasto quanto brillante.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.

E neanche io, integerrima sostenitrice del noir e delle trame di sangue, posso restare sorda a tale poesia.

Una poesia che racconta davvero l’amore in ogni sua sfumatura, dalla tragica alla sublime, quella che spesso fornisce il meraviglioso mezzo di crescita personale, così come espresso dal cantico dei cantici:

Mi baci con i baci della sua bocca!

Sì, migliore del vino è il tuo amore.

Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza,

aroma che si spande è il tuo nome:

per questo le ragazze di te si innamorano.

Trascinami con te, corriamo!

M’introduca il re nelle sue stanze:

gioiremo e ci rallegreremo di te,

ricorderemo il tuo amore più del vino.

A ragione di te ci si innamora!

Cantico dei Cantici

E ancora

Belle sono le tue guance fra gli orecchini,
il tuo collo tra i fili di perle.
Faremo per te orecchini d’oro,
con grani d’argento.
Mentre il re è sul suo divano,
il mio nardo effonde il suo profumo.
L’amato mio è per me un sacchetto di mirra,
passa la notte tra i miei seni.
L’amato mio è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe.
Come sei bello, amato mio, quanto grazioso!
Erba verde è il nostro letto,
di cedro sono le travi della nostra casa,
di cipresso il nostro soffitto.

E sì, miei adorati lettori.

Questa sublime poesia è parte della Bibbia, del Vecchio Testamento per essere precisi.

E ben spiega come l’amore, quel sentimento beffardo e unico, sia il mezzo con cui molti si sono avvicinati a Dio, chi sublimandolo in amor universale, chi invece vivendolo e assaporando ogni sua sfaccettatura, dalla materiale alla mistica.

E allora capirete bene come leggere libri, in cui questo sentimento è banalizzato, storpiato, reso commerciabile, togliendo la sua dimensione incorporea, quel racconto di come le anime suonando e vibrando della stessa musica riescono a evolversi, dia mortalmente fastidio.

Dov’è la musicalità nei nostri scritti di oggi?

Dove sta il dolore e la bellezza in quell’affannosa ricerca di scultorei addominali, di turpiloqui vanesi e di ginnici irreali esercizi fisici?

Forse Yuri Chechi riesce ad apprezzarli.

Io no.

Non sono romantica, è vero e lo ammetto, ma gli scimmioni malati mentali non mi procurano emozioni, neanche se dotati di ehm interessanti elementi scenici.

Io vibro con parole come queste:

La festa appena cominciata
È già finita
Il cielo non è più con noi
Il nostro amore era l’invidia di chi è solo
Era il mio orgoglio la tua allegria

Ecco, semplicità, vita di ogni giorno.

Basta poco perché l’amato o l’amata riemergano dall’intricata foresta dei ricordi, con la sua aura prodigiosa e ammaliante.

E allora la nostra eclettica autrice, aliena da simili giochi di apparenza, ma dotata dell’occhio acuto, per la sostanza ( non è un gioco di parole) si chiede

Cos’è che attira in una storia d’amore oggi?

Per quale motivo tali storie, seppur banali e spesso pericolose nei contenuti, seducono molte delle nostre lettrici?

E’ il brivido la risposta.

Ognuno cerca, in un modo anaffettivo e privo di slanci emotivi, cosi improntato alla realtà virtuale e alla progressiva scomparsa del corpo, di sentire ancora un palpito. E spesso quel palpito viene scambiato con la trasgressione e con l’acme delle sensazioni tali da sfiorare anche la innaturalezza.

Corpi alienati da un mondo che corre, siamo all’affannosa ricerca dell’anima. Senza capire che, in fondo essa si nasconde sopratutto in un gesto lieve e semplice.

E allora è la banalità, il profumo delle cose semplici ( non a caso l’autrice paragona l’amore al pane appena sfornato, così scontato ma dal sapore conosciuto e sublime) di quell’ovvio non così ovvio che può essere d’aiuto per ritrovare noi stessi e il tepore di una casa per troppo tempo adombrata di nubi. E’ la casa del nostro io, a cui basta solo una carezza e uno scontato ( ma neanche tanto) abbraccio.

E allora :

perchè non mostrare i difetti e far innamorare i protagonisti proprio di quei difetti

Perchè non ritrovare la bellezza, non nella patinata protagonista uscita da una rivista di moda o del macho duro ma buono ( binomio pericolosossimo per le nostre giovani. Se sei duro e animalesco di buono hai solo lo srpay al peperoncino ragazze mie)

Aurora Stella 

Ecco che il libro, propinato come rosa, diviene una divertente ma necessaria crociata contro gli stereotipi.

E non solo nella narrativa rosa, ma nella nostra stessa società, contestando temi come bellezza, accettazione identità di genere e persino come e di cosa ci si dovrebbe innamorare:

La bella che diventa una bestia e aggredisce lo scippatore, l’attore da rivista patinata che rutta e produce amorevoli suoni intestinali come un coatto e mangia come un disperato. E perchè non prendere un po’ in giro il lettore con un bel finale alternativo dove questa coppia comunque di belli ricchi e strafighi (con qualche trascurabile difettuccio che vedono solo i gatti e i cani ) non diventi per davvero una coppia normale? L’eroe calvo e ciccione mezzo ubriacone e lei una virago altrettanto in sovrappeso che va vestita come una contadina? Perchè l’abitudine e la trascuratezza devono infestare solo la vita reale e mai i libri?

Aurora Stella 

Ma nonostante la verve beffeggiatrice di Stella c’è il vero romanticismo.

Quello permeato di una luce soffusa che, grazie all’ottica dello sberleffo, della svalutazione dei luoghi comuni tipici, rivede la luce dorata di emozioni scevre da ogni sentimentalismo.

Quelle che si innamorano cioè, non dell’apparenza, dei grandi gesti, delle eclatanti scene in cui domina un certo voyerismo del lettore.

Ma di sensazioni quasi scontate, quelle che si nutrono di fedeltà, di onore, di compassione di sé e per gli altri, di semplicità e di piccole grandi gesta eroiche quotidiane, che siano il salvare un gatto randagio o restare abbagliati dalla veracità spontanea di una donna.

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A cura di Alessandra Micheli.

Autore: Alessandra Micheli

Saggista per passione, affronto nei miei saggi e articoli ogni argomento inerente a quella splendida e misteriosa creatura chiamata uomo, cosi amata dall'energia creatrice: "che cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato" Salmo otto

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