“La notte delle ciliegie” di Daniele Occhioni, Augh! edizioni. A cura di Vincenzo de Lillo

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Ci sono libri che ti tendono trappole, ti illudono di averli squadrati, compresi o catalogati, ti fanno credere di essere tutt’altro, insomma, per poi, di colpo, mostrarsi diversi.


La notte delle ciliegie è uno di questi.


Per lunghi tratti sembra un libro come tanti, una storia, seppure ben scritta, banale: uno scrittore squattrinato che cerca l’ispirazione in una splendida città tra alcool cibo e donne, e invece poi, d’un tratto, l’accelerazione, il salto, e non solo per quanto riguarda il ritmo che diventa frenetico, ma per il tema trattato, uno dei più interessanti, bui e controversi periodi della storia sudamericana, quello dei desaparecido e dell’Argentina, dove ancora, a distanza di anni

…vittime e carnefici convivono sopra un terreno di verità sepolte.”


E proprio queste verità sepolte diventano le protagoniste della seconda parte del libro, intrecciandosi con la storia dell’italiano Gus e di Susana, figlia e vittima di questa terra tanto bella quanto difficile.


“I miei genitori sparirono nel nulla, rei di pensare in modo diverso dal credo del regime”


E allora ecco che tutto diventa più duro, crudo perché quella di Susana è una storia cupa

“Maledettamente reale. Che sa di sangue e mate. Di civili innocenti spariti nel niente. Di bambini fantasma.”


E a questi e a tutte le vittime dei regimi totalitari e dittatoriali non puoi che inchinarti e dedicare un pensiero e se potessi una vendetta, come vogliono fare insieme a qualche aiuto i nostri Gus e Susana.


Ma non vi dirò altro, non sarebbe giusto.


Non sarebbe giusto dirvi che le pagine vi porteranno in Sardegna, in Argentina e in Spagna, a Barcellona, dove con uno sguardo a Gaudi’, uno al sesso ed un altro alla cucina, sarete pronti ad affrontare le ultime furenti emozioni del libro.


Però ve l’ho detto lo stesso, sperando di aver fatto crescere la vostra curiosità per un autore ed un romanzo che sicuramente la meritano tutta.

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