“Polvere di fata” di Barbara Poscolieri, Dark Zone. A cura di Barbara Anderson.

Lettura divorata in poche ore, quel tipo di romanzi che assorbi dentro l’anima rapidamente, che ti risucchia come un vortice impazzito, un tipo di lettura che diventa dipendenza, che ti sorprende, che ti travolge con la sua trama profonda e intensamente reale e cruda, che ti affascina con una prosa poetica, intensa, che ti emoziona, che ti turba, che ti fa vivere emozioni forti e intense.

La cover del romanzo bellissima: il bicchiere di Cointreau, le strisce di coca, e il titolo che sembra una scia lasciata dalla magica polvere di fata.

Una cover che ti porta direttamente in quel locale romano che sembra il paese dei balocchi dove luci musica colori, sesso e divertimento portano i suoi clienti nel girone dei lussuriosi dell’inferno.

Credete alle fate? Pensate, io sì, ci credo!

Abbiamo bisogno delle fate?

Beh se ricordiamo la favola di Peter Pan per poter volare erano necessarie due cose: la polvere di fata e un ricordo felice.

Chi ha bisogno di volare in questa storia che sembra a tratti una favola oscura non è Wendy; ma la bellissima e giovane laureanda in medicina Chiara, intrappolata nell’abisso della sofferenza, in una relazione senza futuro, senza più progetti, senza più destino, il suo ragazzo, Angelo non ha intenzione di avere una relazione a distanza e decide di restare con Chiara come amico, amico con benefici.

Continuano a vedersi e a fare sesso ma senza progettazione a lungo termine.

Condizione che Chiara sembra accettare inizialmente perché innamorata ma quando lui le dice che dormirà fuori casa la realtà la colpisce direttamente in faccia, la gelosia, l’idea che lui potesse vedere un’altra donna, la paura e la consapevolezza che lui non sia più suo la divora dentro, logorandola come se fossero dei vermi famelici che si nutrono direttamente delle sue viscere.

Quando il sole nel suo mondo sembra non sorgere più e si sente avvolta dalla delusione, dalla tristezza, dal gelo, niente e nessuno sembra poterle ridare quella sensazione di felicità, quella capacità di trovare un pensiero felice che riesca a farla volare di nuovo.

Finché non incontra un bravo ragazzo, Simone, bello, ricco, affascinante e proprietario di uno dei locali più popolari di Roma: l’Ocean dove le sue sale hanno i nomi dei cinque mari con un’ambientazione spettacolare che incanta gli occhi e intorpidisce l’anima strappandoci per qualche ora dalla realtà.

Ogni sala un sogno: l’Antartic room con i suoi ghiacci e le luci artiche, la salaIndian, la Pacific room e l’Atlantic, ogni sala una tipologia di musica diversa, ogni sala un oceano di musica e follia.

L’autrice ha una scrittura chirurgica, che intinge la punta di un bisturi nell’inchiostro e comincia a incidere frasi pensieri e parole che sezionano le porzioni più malate della sua protagonista, le più ferite, quelle che hanno bisogno di essere asportate poiché ella possa guarire e tornare a vivere la sua vita. Una vita che sta sfuggendo dalle sue mani.

Chi si avvicina la prima volta alla droga si pensa lo faccia per provare nuove emozioni, nuove sensazioni di euforia, per staccarsi dalla realtà, ma Chiara la prima volta che sniffò cocaina lo fece perché voleva farsi del male e continua a utilizzarla per lo stesso motivo.

Simone come un diavolo tentatore riesce con la sensualità, la persuasione e l’inganno a introdurla in un mondo fatto di perversione di peccato, di droga, di totale possesso e la cosa che più fa male al lettore è vedere come alcune persone diventino per altre come una droga di cui non si può fare a meno, per cui senza non si può più essere felici, relazioni tossiche che ci annullano, ci annientano, ci disintegrano. 

Per Chiara Angelo era la sua droga, il suo amore, la sua ossessione, Simone diventa la sua via di fuga, l’affascina con la sua sicurezza, il suo fascino, le sue attenzioni, la fa sentire la favorita del re e quando si trova all’interno dell’Ocean lei è per tutti la donna del capo.

Ma non l’unica.

Chiara sa di non essere la sola donna con cui Simone fa sesso ma ciò non la turba, eppure l’idea che Angelo frequenti altre ragazze la distrugge nell’anima, lei voleva essere per lui l’unica e la sola.

All’Ocean la polvere di fata è magica, e ti farà ridere perfino della tua tristezza.

Un passaggio bellissimo quando Chiara tira coca per la prima volta:

Chiuse tutto da qualche parte: buon senso, emozioni, paure e dubbi, li prese e girò con forza le mandate alla porta della loro prigione. Tanto non servivano più a niente. Prese l’amore e lo bruciò; prese la ragione e ne fece tanti inutili coriandoli, prese il suo presente e ci passo sopra i cingoli della disperazione.Sniffò e fece ancora più freddo.

La differenza era che non le importava più.

Da quel momento inizia il declino di Chiara che sprofonda nell’abisso oscuro della droga, del sesso e dell’abbandono totale a se stessa. 

Si lascia andare eppure cerca sempre di aggrapparsi a qualcosa di bello per poter risalire da quell’abisso oscuro, solo che ogni volta che pensa di aver toccato il fondo, sprofonda ancora di più.

Quando finisce un amore sembra che non ci siano più possibilità di vivere felici, può la vita ancora darmi i brividi di emozioni? Puoi avere ancora risate con cui cancellare il passato? Si possono trovare nuove braccia nelle quali perdersi e dimenticare?

Quelle braccia sono fatte di polvere bianca che la stringono e la accarezzano come fa il diavolo quando vuole rubarti l’anima e lei cade nelle grinfie del male e della disperazione. 

Diventa parte di quel peccato, si sente di essere come Simone: quella vita le piace perché la fa sentire diversa, lontana da tutto ciò che di lei non ama più e diventa una donna perduta come i bambini smarriti di Peter Pan; cerca persino di volare da sola, procurandosi la polvere di fata altrove, senza doversi sentire dipendente da Simone. 

Simone le dice che lei è sua e che anche se proverà ad allontanarsi da lui lei tornerà sempre e questa sua sicurezza la sconvolge e la turba perché lei non vuole appartenere più a nessuno eppure ormai appartiene alla droga, passando dalla coca agli acidi e nel frattempo cerca di nascondere se stessa alla sua migliore amica, al ragazzo che da sempre le fa una corte spietata, la sua vita notturna. Loro non sanno cosa e chi è diventata Chiara, loro non conoscono cosa è stata capace di fare per procurarsi la roba, loro non la conoscono o forse conoscono un fantasma, una ragazza che non esiterà mai più.

Quanto fa comodo una relazione occasionale quando ormai nell’amore non si vuole sperare o credere più?

Una relazione occasionale non contempla esclusività, fedeltà o sentimento, ci rende liberi, appaga per qualche ora e poi ti lascia un vuoto immenso, incolmabile, un senso di tristezza più grande di qualsiasi oceano.

Che cos’è che dà la forza a Chiara di fare le cose? Di andare avanti? Di ritrovare la felicità? Spesso non è la speranza come si potrebbe pensare, ma la certezza che felici non lo saremo mai più.

Attraverso la tristezza, il dolore, la disperazione, la rassegnazione, la vulnerabilità l’autrice ci mostra come la voglia di diventare altro fino a diventare invisibili annienti le emozioni.

Si diventa assenti, distanti da una realtà che ci fa male gettandoci in una realtà che ci distrugge.

La polvere di fata è fatta di luci e di stelle, è figlia dell’oblio e amante dell’inganno.

Chiara diventa una sirena che nuota in un oceano di tristezza, che attende un’onda anomala che la rivesti di menzogna.

A Chiara farsi del male la faceva stare bene.

Il sesso diventa la moneta con cui riesce a fare affari, a procurarsi la polvere spremuta dalla vita delle fate del giardino dell’inferno.

Spesso siamo noi stessi a concedere alle persone la possibilità di ferirci di farci del male, gli consegniamo la chiave del nostro cuore e della nostra vita.

Chiara non è sola, ha degli amici che le vogliono bene, amici ai quali nasconde una verità che sa che farebbe cambiare idea sul suo conto.

Quando la droga la porta dentro un caleidoscopio di colori psichedelici dove le allucinazioni le fanno vivere la sinestesia, amplificando in lei la percezione assoluta del mondo; scoprirà di danzare non con le fate ma con i demoni, la vera fata era lei, erano le ragazze dell’Ocean, piccole, fragili creature schiacciate dall’illusione di poter essere felici.

In questa storia ci sono angeli, ci sono demoni, ci sono fate. Gli angeli che cadono, i demoni che bruciano e le fate che ingannano.

Con questa storia l’autrice ci consegna delle chiavi, le chiavi delle porte che non vorremmo mai più aprire.

Chiara nel suo percorso verso l’annientamento di se stessa riuscirà a trovare la forza per resistere? Riuscirà a laurearsi in medicina? A dire la verità alla sua migliore amica? Riuscirà ad abbandonarsi a un nuovo amore?

Non prima di incontrare i suoi stessi demoni, non prima di aver fatto i conti con se stessa, con le sue scelte e con le sue decisioni; non finché non riuscirà a prendere consapevolezza di se stessa…

Chiara deve capire che per salvarsi non ha bisogno dell’aiuto di nessuno, perché nella vita ci sono cose che il tempo sistema e altre che solo la volontà potrà farlo. 

Una storia che è profonda, intensa, delicata e brutale allo stesso tempo. 

Vedrete che Chiara non è forse solo una fata ma anche una fenice che rinasce dalle stesse fiamme che la stanno distruggendo, è un inno alla vita, alla speranza e all’amore per se stessi.

Possiamo essere ciò che vogliamo senza permettere a nessuno di decidere per noi quale sia la nostra vera natura. 

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