“Ti regalo la luna (ma non lo dire a nessuno)”, Kristan Higgins, Newton Compton Editori. A cura di Barbara Anderson

Ve lo dico con il cuore in mano questo libro è devastante!

Se qualcuno mi avesse detto che alla fine della lettura sarei stata felice mentre stavo leggendo le prime pagine vi garantisco che avrei preso a pugni chiunque avesse osato fare un’affermazione del genere.

Poi invece, insieme al protagonista apriamo la prima lettera della sua dolcissima, folle moglie e da quel momento, improvvisamente comincio a sentirmi stranamente bene.

Felice, riesco perfino a trovare la forza di sorridere alle sue battute, alle sue parole. 

Riesco a riprendere fiato, a respirare di nuovo. 

Così a ogni lettera, a ogni piccolo passo, attraverso il dolore, il lutto e l’amore Joshua riesce a tornare a respirare; seguendo un percorso non di guarigione ma di sollievo e di consapevolezza. Piangere per ciò che di meraviglioso si è perduto non può riportarci indietro la persona amata ma, essere grati per avere avuto la fortuna di conoscerla, di amarla, di sposarla, è qualcosa che ci farà sorridere per il resto della nostra esistenza.

Wow che botta ragazzi!

E fatemelo dire, ho letto anche io PS I love you dell’autrice Cecilia Ahern eppure questo romanzo personalmente non solo mi è piaciuto di più (mi perdoni Cecilia) ma mi ha anche fatto molto più male, ho praticamente riso e pianto dall’inizio alla fine.

Non so se si tratta di un approccio emozionale narrativo diverso o se forse sono riuscita a immedesimarmi di più nel dolore del marito per la perdita della moglie piuttosto che viceversa. 

Sapete perché? Perché so quanto mio marito mi ami e so come vivrebbe lui il suo dolore e solo immaginare di saperlo devastato per la mia scomparsa mi fa un male atroce.

Siamo sinceri, non tutte le coppie sposate si amano; per cui affrontare un lutto può essere diverso dal punto di vista emotivo, alcuni si vogliono bene, altri si sopportano per amore dei figli; altri restano insieme per convenienza economica ma l’amore è ben altro, l’amore è ben oltre.

Quando l’amore della nostra vita muore con lui vengono sepolti i sogni, le speranze, i progetti futuri, l’intimità, il sesso, il calore di un abbraccio, le risate che si fanno insieme, le discussioni per cui poi è ancora più bello fare la pace.

Perdere il proprio partner è un dolore violento, brusco, lascia un vuoto incolmabile, una voragine nel cuore, nell’anima, che ci fa diventare un buco enorme in un universo che non ha più ragione di esistere perché colui che quell’universo lo riempiva non esiste più.

Mio marito è la mia roccia, il mio migliore amico, il mio sacco da boxe, per cui quando sono arrabbiata con il mondo sta lì che mi lascia sfogare prendendo i miei colpi (non fisici ovviamente ma psicologici) e riesce a farmi sentire meglio, è colui che mi fa sentire unica e speciale.

Mio marito è stabilità, è amore, è sicurezza, è la mia àncora di salvezza.

Nel caso di questa storia i due protagonisti Joshua e Lauren si amano, tanto che si sono cercati, si sono incontrati e si sono innamorati.

Le coppie che si trovano e che si amano nel profondo diventano una musica all’unisono per cui l’uno starà bene solo se l’altro starà bene, l’uno sarà felice solo se il suo compagno, l’altra metà della sua mela sarà felice.

Si completano pur essendo diversi, (come pezzi di un puzzle nati per stare vicini, uno accanto all’altro, incastrandosi alla perfezione) si cercano anche quando sono arrabbiati o stanchi. 

Si amano di un amore che è fatto di baci, di carezze, di sorrisi e di lacrime e quando la malattia di Lauren arriva spietata Joshua si dedica ancor di più non solo corpo e anima a starle vicino, ad aiutarla, a seguirla, ad assisterla ma anche a cercare di trovare una soluzione.

Grazie alla sua professione scientifica, vorrebbe trovare il modo di farla restare anche quando la certezza che se ne sta andando via diventa reale.

Ci si arrende alla verità o ci si arrende alla vita dove la morte è una conseguenza inevitabile?

Lauren è una donna che ama la vita, allegra, vivace, spiritosa, piena di entusiasmo e di iniziative, suo marito è nello spettro autistico asperger e nonostante le sue difficoltà di socializzazione nei rapporti con gli altri ci prova; ci ha sempre provato a stare insieme e in compagnia, ma l’unico abbraccio di cui non poteva fare a meno era quello della sua Lauren: colei che lo aiutava a dare ordine alle idee e alla sua vita, colei che dava a lui una ragione per vivere, per esistere, per andare avanti e sarà proprio lei che gli darà la forza di andare oltreperfino alla sua terribile morte.

Eh sì perché la morte è orribile sempre, ma morire per la patologia che affligge Lauren è ancora più devastante, ancora più doloroso, non solo per chi la vive ma anche per chi l’assiste. 

La morte improvvisa strappa tutto senza anestesia, è un colpo secco, una botta improvvisa mentre morire per una morte annunciata diventa una lenta agonia, si vive nell’attesa inevitabile che ogni giorno sarà un giorno in meno e che ormai manca poco e mancherà sempre meno. In ogni caso la morte è bastarda e infame ma fa parte del ciclo della nostra esistenza.

Joshua e Lauren avevano vissuto da innamorati, erail loro modo di vivere, avvolti nella coperta dell’adorazione reciproca.

Con la morte di Lauren muore anche ciò che Joshua era stato. Un marito.

Lauren che sognava di diventare un angelo per poter salvare la gente, lei che scherzando riporta la battuta di Morgan Freeman o fai di tutto per vivere o fai di tutto per morire, lei che sognava di possedere un cavallo e invece alla fine si spostava su uno scooter per la mobilità attaccata alla bombola di ossigeno non per esplorare i fondali di un oceano caraibico ma per poter vivere ancora un altro po’; respirare ancora un po’ di aria nei polmoni e di amore nel suo cuore.

Quando il compagno muore finiscono anche le parentele? 

Si diventa ex generi e nuore, ex cognati? Cosa si diventa? Cosa resta? Ci si vedrà ancora sempre e si continuerà a parlare dei momenti felici? O ci si allontana ognuno preso dalle proprie vite? 

I funerali mi hanno sempre fatto riflettere: così tante persone arrivano per la funzione religiosa a dare l’ultimo saluto, tante persone che stringono la mano a te che sei rimasto ma che poi tornano alle loro vite, ai loro impegni, alle loro famiglie e tu resti solo con la tua disperazione, con il tuo vuoto e con il tuo dolore. 

Ti pensano, vorrebbero sentire come stai ma alcuni non sanno come affrontare il tuo dolore e alla fine resti solo, spesso distante da tutto e da tutti.

Ma forse è sola che vorrei restare, sola con ciò che mi resta di tutto il mio amore. Sola con i miei ricordi. Attraverso questa narrativa così profonda, così emozionante, ma anche così divertente (perché vi garantisco che vi farà sorridere proprio quando meno ve lo aspettate).

Il dolore sitrasforma, il dolore di Josh diventa altro, diventa quello che tanto Lauren sperava diventasse: oltre.

Senza fermarsi sul concetto di tutto quello che avremmo potuto essere ma fermandosi su tutto quello che siamo stati si trova la forza di superare la sofferenza, di farla diventare qualcosa di eterno; qualcosa che ci terrà compagnia per il resto della nostra esistenza e non importa cosa accadrà, chi incontreremo, se ci rifaremo o meno una vita; la vita con la persona che abbiamo amato resta dentro per sempre, mette le radici come un albero secolare che cresce nel nostro cuore dalle ceneri del nostro dolore, diventa germoglio, poi pianta e poi finalmente albero. L’albero che rappresenta la vita, l’albero che rappresenta il polmone del mondo; lo stesso polmone che sarebbe stato necessario a Lauren per poter continuare a vivere.

Josh elaborerà il suo lutto lasciandosi travolgere da esso e preso per mano dalla sua Lauren attraverso le lettere che le ha lasciato riuscirà a fare un passo alla volta fino a correre verso una nuova rinnovata felicità che non toglie nulla a quella passata ma che aggiunge un senso a tutta l’esistenza di quell’immenso amore.

Leggendo ho riflettuto sul fatto che la morte arriverà ovviamente per tutti solo che perché i fiori di ciliegio sarebbero un giorno caduti, non bisogna piangerli nel mentre sono ancora sull’albero.

Una cosa che spesso ho detto ai miei pazienti quando sono ormai verso la fine del loro percorso su questa terra, quando gli viene dato poco tempo per vivere: “sei ancora qui, non sei andato da nessuna parte, non pensare al dopo prova a concentrarti a vivere ciò che hai ora.” E non potete immaginare gli abbracci che mi vengono dati quando inizio a fare questo tipo di discorso che ovviamente ora ho sintetizzato in una piccola frase per motivi di tempo, di spazio e di attinenza con il romanzo.

Lauren lascia qualcosa di speciale, di immenso e anche di concreto con il suo progetto, con la sua passione, aveva scritto delle lettere a tutte le persone a cui aveva voluto bene e che l’avevano amata. Lasciando a ognuno di loro qualcosa: la cosa più bella della sua essenza. Un’anima dolce, buona allegra, un’anima che era ancora in vita anche dopo la sua stessa morte.

Confesso senza imbarazzo alcuno che quando ho iniziato a leggere questo libro ho quasi urlato

Perché, perché ho scelto questa lettura perché mi sto facendo così male?

Ho persino contattato la mia amica e editor chiedendogli come, come avrei mai potuto consigliare ad altri di leggere qualcosa di così devastante? Con quale coraggio avrei potuto farlo?

Poi lei mi ha detto di andare avanti, di non fermarmi e ho scoperto che la catarsi era quello che questo libro avrebbe concesso a chiunque avesse avuto il coraggio e la forza di leggere e ne sono grata ora di averlo fatto e ve lo consiglio di cuore ma siate consapevoli che il dolore di Josh diventerà il vostro dolore, che avrete bisogno di una scatola di fazzolettini, di qualche bicchiere di vino per poter arrivare alla fine che è meravigliosa, spettacolare e bellissima, ricca di amore, di coraggio e di speranza. Vale la pena così come vale la pena di vivere una vita per cui si dovrà morire.

WOW!

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