“Unholy trinity” di Barbara Bottalico, Delos Digital. A cura di Alessandra Micheli

Ti avverto mio lettore, questo è un libro dove le coordinate a cui sei abituato, quelle che mappano l’intero percorso letterario…sono state sovvertite.

Regna l’assurdo e la poesia, convivendo insieme in un armonia troppo lontana dai nostri limitati sensi.

Quindi se hai coraggio e osi andare laddove anche gli angeli esitano..beh eccomi al tuo fianco.

A tua disposizione mio messere.

Innanzitutto qua si parla di anime.

Ma non di anime immortalate in eventi capaci di cambiare l’intera esistenza.

Non c’è la guerra escatologica, di forze contrapposte e ferocemente schierate da una parte all’altra.

Ci sono si angeli lucenti e angeli oscuri ma..non sono affatto in contrapposizione.

Sono pedine di una grande scacchiera, chiamata vita, dove pigramente energie eterne muovono le pedine con abili e intricate mosse.

Prima un pedone, poi una regina.

E perché si gioca?

Perché in fondo è il divertimento il motore di questa strana esprienza.

Dio che si sentiva forse troppo solo decise di piangere di nostalgia.

E dalle lacrime, piccole gocce d’acqua che a contatto con il terreno si sono scisse in mille goccioline tutte differenti hanno forse creato la vita.

Tieni a mente quest’immagine mio lettore.

Ti ho in pratica dato un enorme indizio.

Perché vedi unholy trinity, non parla come in un primo momento può credere di anime ferite, spezzate, doloranti e disperate. Nossignore.

Vedi le anime di cui racconta sono forse ferite.

Forse si ricuciono con estrema abilità.

Ma in quelle cesure, in quelle piccole spezzate storie non esiste affatto dolore. Ma una grande forze.

Perché noi abbiamo il terrore di farci male, di cadere a terra e frantumarci.

Di essere brandelli di cuore, anima e essenza.

Come se il fatto sesso di perdere parti di noi sia la condanna peggiore in assoluto.

Però..

Eh si esiste un però.

Cosa vi ho raccontato prima?

Che siamo goccioline scese dagli occhi di un dio che si sentiva solo. E se non avesse pianto, se le gocce non fossero cadute frantumandosi in terra, forse non saremmo nati noi.

Piccoli ribelli parti di un immensità di cui sentiamo la nostalgia ma che al tempo stesso ci ha permesso di vivere, sperimentare e crescere.

Perché quando evaporeremo beh torneremo più ricchi, densi e pieni di energia di nuovo alla sorgente.

E piccole gocce ingrossate da tanti mari, da tante burrasche, formeranno un mare ancora più immenso, più profondo e più brillante di quello che abbiamo lasciato.

Noi sogniamo di essere interi.

Di non vagare più spezzati in cerca di parti di noi.

Ma per farlo, beh non dobbiamo proprio vivere.

Perchè brandelli di essenza li spargiamo un po’ di giro.

Respiri.

Ricordi.

Emozioni.

Persino l’amore.

Quando tocchiamo in fiore e abbracciamo con lo sguardo il paesaggio del nostro cuore.

Ecco spezzati significa non sempre sconfitti sapete?

Significa che un anima bella è come un diamante.

Per essere davvero se stesso deve poter rifulgere su ogni lato dell’energia del rubicondo sole.

Per diventare spiaggia, devi essere granello.

E per essere mare, devi poter cadere da un occhio desideroso di un incontro, che piange perché si sente solo.

La Bottalico crea un piccolo gioiello con una grazia che appartiene al vero weird, quello che nonostante qualche accenno di necessaria oscurità, parla alla nostra più nascosta essenza.

E ci fa sognare di strade senza direzione, di te folli con personaggi improbabili, di magia follai e tanta bellezza.

Forse un po’ storta e sghemba, ma sembra bellezza è.

Per te

che hai saputo insegnarmi che un anima non è forte se resta integra.

Ma è forte perchè ha saputo spezzarsi e ricomporsi, più e più volte.

Tienimi per mano e stammi accanto ogni volta che mi pezzo, fidandoti di me, perché sai che alla fine risorgo sempre.

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