Country Zombie Apocalypse 1 e 2, L. Filippo Santaniello, Delos Digital. A cura di Barbara Anderson

Un horror pulp a colpi di dentiera, di tranciateste e di ironia!

Ragazzi che storia e che frizzantissima, orribilmente meravigliosa, avventura.

Ho appena finito di divorare con uno di quegli appetiti letterari insaziabili questi due racconti lunghi che non posso fare a meno di consigliarvi perché sono assolutamente fantastici!

Non fatevi ingannare dal titolo del romanzo però perché qui non siamo ad Atlanta, Georgia o Washington D.C come nella famosissima storia di the walking dead.

All’inferno c’è il tutto esaurito e i morti tornano sulla terra per spargere il morbo, per divorare la carne fresca e sanguinolenta degli ancora in vita e seminare terrore e disperazione ovunque.

Siamo in Italia e se seguite le immagini del mio drone mentalmente potrete riconoscere il bellissimo paesaggio umbro.

Siamo a Terni, eh sì, avete capito bene, il morbo quando ammorba non si limita purtroppo solo ai confini americani e vedere le prospettive nazionali di un evento così apocalittico è decisamente interessante non trovate?

Ovviamente qui non abbiamo il fighissimo Rick Grimes, il mio preferito Daryl Dixon, la cazzutissima Carol Pelet o lo spietato Negan.

La squadra vincente e altrettanto figherrima di questa storia è composta (rullo di tamburi per creare un attimo di pathos):
Al centralino: Nonna Clotilde.

Al tranciateste: Nonno Igino (ottantenne tutto sprint ad elevato tasso alcolico nel sangue)
Al il nipote di Nonna Clotilde e Nonno Igino, ragazzino appassionato di fumetti e film horror e collezionista di animali morti sotto spirito (mica si collezionano solo farfalle o figurine eh?)
Infine lo straordinario Resident Ivo il factotum della squadra chiamata Al crepuscolo.

State ridendo vi vedo eh?

Be sappiate che con questa storia riderete molto, ma rifletterete anche di più; la prosa è avvincente, frizzante, piena di scene violentissime e altamente grafiche.

Vivrete l’orrore sì, ma con uno stato d’animo goliardico perché lo stile narrativo di Santaniello ci permette di esorcizzare le nostre paure più grandi. Tra cui quella in cui dopo un vaccino la gente muore e torna nelle vesti adorabili di zombie a causa di un terribile, contagiosissimo morbo.

I morti viventi, i the walking dead di noialtri, qui si chiamano i ritornanti che di fatto ci sta tutta perché nascono, crescono, si vaccinano muoiono e poi ritornano.

Come vi avevo già anticipato la storia è a tutto splatter, c’è il pulp del pulp in un clima tutto stile Quentin Tarantino!

Le avventure sono assolutamente accattivanti, i dialoghi esilaranti e inaspettatamente coloriti e irriverenti (ho adorato il rapporto nonno e nipote).

Non fatevi però ingannare dall’apparenza perché seppur questa lettura vi possa sembrare leggera sappiate che è dura e brutale.

Mio padre quando ero piccola e avevo paura dei morti (di quelli che però restano sotto terra) mi diceva sempre che è dei vivi barbare’ che devi aver paura non dei morti e pensate un po’ questo concetto si applica anche nei confronti dei morti che ritornano perché in questa storia chi fa più paura sono i vivi non i morti ai quali si spacca la testa, si mozza e il problema è risolto.

Il terrore quello vero è quello della discriminazione, quello anche delle tragedie che spesso la vita ci riserva e che arrivano inaspettate.

Bellissimo il contrasto tra la vecchiaia e la gioventù, là dove l’anzianità viene vista come un fardello pesante da trascinarsi dietro qui viene vista come saggezza, come esperienza, la gioventù di Al come entusiasmo, determinazione e forza fisica.

Quando due forze si uniscono vengono annientate tutte le debolezze in eccesso e questa coppia nonno e nipote è assolutamente incredibile.

Cosa fa l’apocalisse? Ovviamente ti cambia la vita, quella che conosci, ma farà meno paura se la affronti con il dovuto rispetto. Il cambiamento anche quello più horror è sempre un’opportunità.

E tra le stalle, i verdi campi umbri, gli ulivi, i fienili e le bocce di Ivo che non sono le stesse bocce che piacciono a nonno Igino, tenetevi pronti a vivere il grottesco, il terrore quello puro che però diverte e riflette perché quali sono i veri mostri?

Guardiamoci intorno ad oggi e vedete quanti zombie vivi si aggirano tra noi? Privi di emozioni, di sensibilità, privi di generosità, altruismo e riconoscenza, privi di senso civico?

E Resident Ivo? Chi è questo ragazzone gigante come una montagna che si esprime con suoni gutturali e che prima dell’apocalisse era il ritardato del paese?

Il disabile che invece è rimasto orfano e accolto da Al e dai suoi nonni ci mostra come Ivo non sia disabile ma diversamente abile perché se ci sono dei ritornanti in giro fareste carte false per averlo al vostro fianco.

La fortuna che cos’è se non come ci dice lo stesso autore il talento combinato all’occasione? Ed ecco che si mette in risalto e si sensibilizza sulla disabilità, sul rispetto dei diversamente abili e la comprensione che non ci sono limiti ai talenti nemmeno quando all’apparenza sembra di non aver nemmeno l’intelletto.

Originale, surreale, ogni personaggio è un membro di quella che un tempo era una vivace comunità e mentre si combattono i ritornanti si deve fare i conti con il passato, con i vecchi rancori, con il lutto, con il perdono quello che dobbiamo dare agli altri ma anche quello che meritiamo noi stessi.

Al e il nonno hanno avuto le loro difficoltà motivo per cui il nonno combatte con l’alcool casalingo i sensi di colpa, il rancore e il gusto dolce della vendetta.

C’è talmente tanta umanità in questa storia, tanta fragilità, amore e sentimenti che vi sarà impossibile non vederli.

E poi c’è anche Otto, il cane da caccia del nonno e Aceto il bastardino di Al, il bloody builder Sandrone e tantissimi personaggi che vi entreranno tutti nel cuore (in senso non solo figurato perché molti di loro sono diventati degli zombie).

Nel frattempo che vi accingete a leggere queste avventure vi consiglierei di procurarvi: un attrezzo per immobilizzare, un attrezzo per tagliare la testa, un retino da pesca per raccogliere la testa mozzata.

Bisogna farsi trovare sempre preparati ad ogni eventualità.

Io per sicurezza mi sono perfino procurata una Katana come Michonne.

Complimenti al talento di questo autore che non mi ha fatto solo leggere una storia ma mi ha fatto vedere un fantastico prodotto cinematografico tutto vissuto nella testa senza maxi screen e senza effetti speciali. La specialità sta tutta nel suo stile.

E come sempre Delos Digital non mi delude mai.

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