Come Eva vinse la paura, Giuseppe Fassari, Auto Publisher. A cura di Barbara Anderson

La vita ci provoca ferite, queste ferite per essere lenite hanno bisogno di diversi rimedi.

L’esposizione alle difficoltà del vivere ci dà opportunità di crescita, di esplorazione ma ci rende anche vulnerabili alla sofferenza. La paura è necessaria, è un’emozione primaria che ci consente di proteggerci, di tutelarci fisicamente e psicologicamente; la paura ci allerta di un pericolo imminente mostrandoci i rischi e le difficoltà, una persona che non ha paura rischia di sottovalutare i pericoli e di mettere a repentaglio la sua stessa vita.

Da non confondere però con il coraggio, esso non è la mancanza della paura ma è il superamento della paura stessa; il coraggio viene quando si è imparata la gestione della percezione della paura: valutandola, analizzandola, affrontandola. Attraverso un’esposizione graduale alla paura si impara a gestirla e a controllarla.

Vi sarà capitato a volte di immaginare uno scenario terribile riguardo a una situazione per poi scoprire una volta affrontata che invece non era poi così terribile come avevamo immaginato.

Questo ci insegna a metabolizzare l’idea che spesso ciò che la nostra mente ci dice è più estremo e complesso dell’attuale realtà.

Viviamo in un’epoca storica molto complicata, dove la tecnologia, l’avanguardia, ci ha reso più forti dal punto di vista sociale, politico, economico ma indubbiamente siamo indeboliti dal punto di vista emotivo. 

La fragilità soprattutto dei giovani sempre messi a confronto con gli altri, l’esposizione mediatica, il dover essere sempre perfetti, sempre forti, il desiderio di essere accettati, amati e apprezzati, infrange la voglia di esporsi, la voglia di mettersi in gioco, di mostrarsi per quello che si è senza doversi necessariamente conformare a quello che la società richiede o sponsorizza attraverso la tv o i social networks.

Per quanto sia liberatorio e importante parlare delle nostre paure a chi ci è vicino mi duole ammettere per esperienza che l’unica persona che può insegnarti a gestire le tue paure sei tu.

Ci sono molti meccanismi di coping e non è sempre possibile prevenire le emozioni e la consapevolezza può essere di grande aiuto a sostituire i pensieri infausti con pensieri non più positivi ma più utili.

Dalla respirazione lenta e profonda, il rilassamento muscolare, la visualizzazione, il dirottare i pensieri verso altro. Bisogna sfidare i pensieri inutili.

La paura si accetta, si identifica, si percepisce, si affronta, si esercita.

Mi capita spesso nel corso della mia professione di occuparmi di pazienti che nel post operatorio hanno crisi di panico travolti dagli eventi e dal decorso postoperatorio. Spesso il panico, la paura, dà sintomatologie psicofisiche che il paziente stesso confonde con una complicazione post operatoria. 

Io di norma gli stringo le mani, gli chiedo di chiudere gli occhi e dico queste parole:

respira, siamo su una spiaggia, il cielo è azzurro cobalto, le onde si infrangono sulla battigia lente e ritmiche. Io e te ora siamo quelle onde… respira. Segui il ritmo del tuo cuore, del vento e del mare… inala attraverso il naso ed esala attraverso la bocca… i gabbiani sorvolano sopra le nostre onde, il sole riflette i suoi raggi sulla nostra acqua che placida scorre nel suo perpetuo andirivieni.

E funziona ogni volta, la saturazione di ossigeno si stabilizza, la tachicardia scompare, il tremore alle mani sparisce.

Come Eva vinse la paura è un romanzo straordinariamente bello, un romanzo di crescita, di formazione, è quel tipo di narrativa che riesce a curare; che insegna attraverso le avventure dei suoi protagonisti a gestire le nostre paure, a comprendere che la possibilità di controllo e gestione è sempre nelle nostre mani, nelle nostre azioni e nei nostri pensieri, siamo i piloti delle nostre emozioni, per quanto spesso il pilota automatico prenda il controllo sta sempre a noi rimettere le mani sul giogo e risollevare e riorientare la direzione dei nostri pensieri quando questi sembrano andare in avaria.

Giuseppe Fassari crea una storia che diventa medicina, che include fantasia, psicologia, spiritualità, narrativa, crescita, che ci fa riflettere ed emozionare, che ci sconvolge, che ci spaventa ma che riesce ad affascinarci moltissimo.

Immaginate un mondo dove ci sono sempre meno uomini, dove le nascite sembrano essere tutte al femminile; dove essere feconde diventa un dovere al servizio di una nuova società gestita da persone anziane che controllano, che cercano di risanare ciò che il corso degli eventi, da quelli ambientali a quelli socio economici, hanno quasi cancellato. 

La rigenerazione cellulare, il controllo delle nascite, la gestione demografica, quando ormai si è perduta la fede nelle leggi, nei governi e nella religione e ciò a cui rimane aggrapparci è la scienza.

La scienza diventa colei che ci protegge, che ci tutela, colei che risolverà il problema del pianeta, che farà in modo che tutto prosegua, che tutto si possa risolvere a qualsiasi costo. 

La storia inizia nel rifugio 123.

4 compagne: 3 sorelle insieme alla loro paura corrono verso la libertà, scappano da un luogo di controllo di possesso; si infilano in una botola nel bosco, come alice nel paese delle meraviglie che entra nella tana del bianconiglio, hanno paura ma se vogliono sopravvivere devono resisterle, controllarla fino a indebolirla.

Che fine avevano fatto Dio e tutti gli dei che il popolo aveva pregato e implorato? C’era stato un dio silente, uno volto altrove, uno indolente, uno sordo, uno dormiente e quando l’uomo rimase solo fu alla scienza che chiese aiuto e la scienza era lì pronta a diventare il nuovo Dio.

Cosa significa avere fede? Essere dio? Le tre ragazze convinte di essere in fuga verso le terre libere non sanno invece che sono appena entrate nella prima fase del protocollo; si stanno dirigendo verso quella che sarà la loro destinazione finale.

Per tutta la storia ho provato un’ansia crescente, un senso di paura, di sconforto, ma anche di eccitazione. Il male è senza dubbio uno dei seduttori più potenti.

In quel viaggio verso la libertà incontreranno ciò che era appartenuto al vecchio mondo; opere d’arte meravigliose dagli amanti di Magritte ai quadri di Van Gogh.

Il passato aveva visto una riduzione degli spermatozoi, un calo repentino di nascite maschili, a causa delle modificazioni alimentari, le vaccinazioni, il global warming, nasceva 1 maschio ogni 100.000 femmine.

In quella botola c’è l’ignoto, quell’ignoto  dà più certezze di ciò che queste ragazze conoscono fin da bambine, emozioni di ansia, di repulsione, di eccitazione, di speranza. Il futuro diventa un’opportunità da cogliere come lo sono tutte quelle domande che ci facciamo senza mai trovare le risposte.

E Giuseppe ci mostra seguendo le avventure avvincenti di queste ragazze alla scoperta della verità sul loro destino metodi di coping straordinariamente semplici e utilissimi.

Le ragazze stanno andando incontro al giorno sublime e non sapere di cosa si tratti ha provocato in me un’eccitazione e una curiosità irrefrenabile.

Siamo tutti soli in questo mondo sconosciuto e abbiamo tutti paura.

Avere fiducia in sé stessi e anche in Dio è un viaggio eterno e anche una conquista.

Quale è il futuro della vita? La speranza?

Le scelte che facciamo non sono mai giuste o sbagliate, sono delle opportunità.

Siamo tutti importanti e siamo tutti parte di qualcosa di immensamente grande.

Questo romanzo ha un potere eccelso che ci mette davanti agli occhi il vero valore della vita e tutto ciò che è necessario per affrontare tutte le difficoltà con coraggio e con la speranza che le cose possano cambiare.

Quando hai paura di aprire una porta, nel momento in cui metti la mano sulla maniglia per aprirla stai già superando la paura e cogliendo una nuova opportunità.

Non voglio raccontarvi altro ma questa storia è stata una scoperta meravigliosamente bella.

Grazie Giuseppe per averci raccontato attraverso un futuro distopico come queste donne non solo ricostruiscono sé stesse ma anche un nuovo mondo.

Abbiamo tutti la possibilità di cambiare il corso delle cose. Giuseppe con questa storia cambia il modo di vedere e di affrontare le difficoltà. Complimenti davvero e grazie per aver scritto un romanzo così speciale quando il talento letterario è al servizio della salute fisica ma anche mentale.

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