“Lo strano caso della bestia delle nebbie” di Claudio Vastano, Saga edizioni. A cura di Alessandra Micheli

Amo la serie di Caspar Pestalozzi non tanto perché fa ridere.

Ma perché nella risata dona qualcosa di prezioso a tutti noi: riflessioni.

In un modo leggero eppure con una certa vena di dolce amaro.

Caspar è l’eroe di tutti i giorni, quello che non vorremmo perché politicamente scorretto e poco attraente.

Apparentemente svampito, sui generis ha un cuore cosi enorme che in ogni libro ci si innamora un po’ più di lui.

Sempre di più.

Nonostante le battutacce e le sue odiose mancanze di savoir fair.

Ma in questo libro..

Beh Caspar è cosi favoloso da avermi costretto (ti odio per questo Claudio Vastano) a versare fiumi di lacrime.

Mai, in quattro anni di attività, io mi sono sentita cosi coinvolta da un libro.

Mai mi ha toccato cosi nel profondo da non riuscire a trovare le parole giuste per recensirlo.

La bellezza dolce e al tempo stesso piena di grida di accuse, si rivela in tutta la sua forza nelle ultime pagine.

Cosi belle da averle dovute rileggere per altre mille volte.

E ogni volta mi colpiva la poesia emanata da questo strano personaggio, che rischia tutto per custodire i sogni di una bambina, la sua purezza e un innocenza cosi vicina a madre natura e cosi minacciata dal nostro schifoso cinismo.

Dai soldi, dal potere dalla nostra finalità cosciente.

Noi che in questo libro veniamo ritratti come veri demoni, feroci e brutali, menefreghisti troppo accecati dalla voglia di emergere.

Di lusso e di successo.

Successo a che prezzo?

Non solo la vita umana ma la nostra stessa anima. In questo testo non esiste più la coscienza.

Uccisa dal vero cancro che oggi, in questi momenti atroci si rivela in tutto il suo orrore: la nostra stolta arroganza che ci fa essere non più ospiti ma padroni. Padroni di deturpare montagne, di sacrificare la salute in nome del dio mammona.

Che se la ride.

Ed è storia di ogni giorno.

Di tagli alla sanità, di manipolazioni comunicative, di progetti portati avanti da multinazionali, mentre la terrà piange, trema e urla il suo dolore.

Animali mostrati come simboli di potere, strappati alle loro foreste, trofei di quest’essere che di umanità non ha più nessuna sembianza.

E cosi ci beiamo del progresso che fora il cuore delle montagne, convinti che ci porti chissà quali vantaggi.

Incuranti delle leggi del sacro, delle leggi del buonsenso.

E poi ci lamentiamo quando la terra, arrabbiata si scuote e ci avverte basta piccolo uomo, basta con il tuo insano percorso.

Oggi ci siamo fermati, colpiti al cuore da un qualcosa di invisibile come un virus.

Ma ancora non abbiamo fermato lo sguardo sullo sfracello che il nostro sistema ha portato al mondo e agli uomini.

Pensiamo non a imparare dai nostri errori ma da ritrovare le stesse deleterie abitudini di sempre.

E allora in uno scenario fatto di osceni compromessi, è solo l’animo puro di Casper e di una bambina, a salvarci dal baratro.

Perché ogni lacrima versata su questo libro è una purificazione in più che libera la coscienza dalle orribili macchie con ci l’abbiamo insozzata.

Se la natura si addormenta ferita, può rinascere nel nostro impegno di oggi, di domani e di sempre.

E allora oggi non c’è spazio per la risata e per l’ironia.

C’è solo spazio per la commozione e per la compassione.

E ogni emozione che questo libro riuscirà a procurare un gran bel colpo al muro della nostra indifferenza.

Finché un giorno saremo risuscita a recuperare la bambina in noi, capace di fregarsene dei pregiudizi e fare amicizia con il selvatico, il selvaggio senza temerlo.

Grazie davvero Claudio.

Ama la terra dove sei nato

amala e niente più

amala come la donna che ti ha partorito

ama tuo fratello e la tua razza

amala

e nulla più

ama il tuo sangue e non l’acqua fuori

Amalo

e nulla più


Acqua che scende dal fiume

Hai la mia anima profonda

il cuore non batte

Se è fuori di questo mondo


questo mondo che sogna

che ti afferra e ti mette all’angolo

che ti punisce con passione


quel mondo che sogna

in cui manca, manca amore

Nella terra del dolore

Rende il cuore fragile

Juanes

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