“La Bestia” di Carmen Mola, Salani Editore. A cura di Jessica Dichiara

Oggi più che mai sento di dover dire che la libertà in tutte le sue mille facce è l’unica cosa che veramente conta nella mia vita. Ed è una libertà che ho conquistato con impegno e sacrificio, con costanza, con equilibrio tra cuore e ragione.

Non me la lascerò portare via.

Non permetterò a chi mente di intaccare con le sue menzogne la mia integrità, la mia dignità e il mio diritto a esprimere le mie idee.

Non continuerò a fingere che non mi importi, perché oggi queste pagine hanno infettato anche me facendomi capire che non voglio diventare come chi pensa di potersi permettere tutto senza pagarne il prezzo.

Oggi il virus peggiore dell’uomo è l’ignoranza.

1834. Il colera raggiunge Madrid. Isolamento, ghettizzazione dei malati, panico, zone rosse, scenari spettrali difficili da… no affatto! Non è difficile immaginare le strade abbandonate, le case assaltate da sciacalli senza scrupoli né timore per la propria vita, i governi incapaci di gestire i disordini.

È tutto troppo fresco nella nostra memoria per averlo dimenticato.

Ho vissuto la recente pandemia da “appestata”, sono stata caricata in ambulanza da persone completamente coperte tanto che era impossibile distinguere anche il sesso, ho sostato in sale d’aspetto fredde, vuote, sterili e ho temuto di non riuscire a rivedere i miei figli.

Non credo ci sia un tempo storico in cui il dolore per il distacco prematuro da un figlio sia avvertito meno intensamente. Le madri e i padri sono esseri umani strani, sono in grado di sentire dolore proprio al centro del petto ed è più forte del dolore che si può provare per se stessi.

La Spagna è poi infettata anche dalle guerre carliste che vedono contrapporsi gli eredi di re Ferdinando VII i quali si contendono la successione. Idee conservatrici e idee liberali si danno battaglia e a pagarne il prezzo è l’uomo a cui la vita viene tolta e privata di qualsiasi valore.

L’animo umano oscilla fra l’inquietudine e la rassegnazione. Dio diventa uno dei tanti capri espiatori e allo stesso tempo l’unico appiglio di un popolo devastato che non sente più il bisogno di curare i propri affetti.

La Bestia aggiunge lo scempio alla devastazione ed è impossibile non rimanere sconvolti davanti ai corpi smembrati di alcune ragazzine ritrovate letteralmente a pezzi e con un oggetto d’oro simile a una spilla con due mazze incrociate incise a rappresentare la croce di Sant’Andrea conficcate nella bocca delle vittime, dietro l’ugola.

El gato irreverente, alias il giornalista Diego Ruiz, è convinto che il fautore di queste atrocità è l’animale più pericoloso di tutti: l’uomo. L’unico essere a conoscere la pietà e la vera malvagità. Si unirà alla sua posizione la guardia Donoso Gual il quale gioca un ruolo di rinforzo.

Lucia intanto, ghettizzata fuori dalle mura di Madrid, cerca Clara, la sorellina scomparsa, e nel farlo incrocia la strada dei nostri investigatori un po’ improvvisati nei quali trova una spalla su cui poter contare, tra la guerra e il colera.

La storia di Madrid, con il suo carico di sangue e vite pagate, gioca un ruolo decisivo nella bellezza di questo romanzo che si riempie di luoghi vividi e drammatici che rimangono conficcati nell’animo di chi legge e segnano un solco tra la sofferenza subita e quella inflitta.

La Bestia per me è il Medioevo che non ci sta a essere soppiantato da nuove idee, nuovi orizzonti, sempre più laici e meno religiosi. Sono i lapilli di un vulcano che dorme al centro dell’Europa e che ogni stagione minaccia di ritornare con le sue credenze e le sue assurdità.

È un thriller a più mani che si uniscono nei punti chiave creando dei passaggi potentissimi che disperdono il loro fascino tra le pagine ricche di storia, cultura, esoterismo, potere, chiesa, borghesia, riti, bene e male e un anello d’oro con due mazze incrociate incise a formare una specie di croce.

Una nave dispersa in un mare di follia.

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