“L’età dell’oro”, Leo Giorda, Edizioni Ponte alle Grazie. A cura di Barbara Anderson.

Quando pensiamo ai romanzi gialli, ci vengono subito in mente i nomi dei grandi autori stranieri come la Christie che con le sue storie ci ha saputo conquistare intrecciando mistero e astuzia investigative. 

Ma come dice il detto: “moglie e buoi dei paesi tuoi”, così anche per la letteratura bisogna tenere gli occhi aperti e non necessariamente uscire dal Bel Paese per trovare romanzi gialli capaci di darci le stesse emozioni di quelli stranieri.

Ed eccoci qui davanti a un palese esempio di giallo all’italiana.

Antonio Masella, il vecchio ubriacone, arriva in ritardo e sbronzo raggiungendo gli altri compagni di pesca al tramonto della bellissima Sperlonga, si addormenta sulla sua sediolina e al risveglio stordito dai fumi dell’alcool e dai vapori del sonno si allontana dal gruppetto per alleggerire la vescica.

Ritorna dagli amici correndo con le braghe abbassate urlante e spaventato.

Il mare aveva riportato alla riva il corpo di una giovanissima e bellissima ragazza morta con due pesi legati ai piedi.

Da qui inizia l’avventura dei nostri eroi. Adriano Scala soprannominato Woodstick, una specie di Sherlock Holmes del Tuscolano (quartiere romano) che grazie alla sua capacità intuitiva, grazie alla sua perspicace deduzione e istinto diventò famoso per aver risolto un caso di bambini che venivano uccisi da un serial killer. 

Maestro di scuola elementare, era diventato la star del paese.

Ma si sa che con la visibilità nel mondo dei mass media e dei social si rischia di dare modo alla gente di infangare la nostra reputazione; così il povero Woodstick dopo aver partecipato a una delle numerose interviste tv viene smascherato dall’intervistatore che rivela che Adriano usa droghe per attivare i suoi poteri deduttivi.

Ogni sostanza psicoattiva avvia un effetto peculiare su di lui, l’alcool gli mette allegria e gli stupefacenti invece gli amplificano i suoi poteri deduttivi. 

Ma per un maestro di scuola elementare questa rivelazione da parte del presentatore porta a conseguenze disastrose.

Adriano perde il lavoro a scuola e resta disoccupato e anche un po’ incazzato perché la gente non comprende, non sa scindere e soprattutto non ha nessuna gratitudine per i servizi fatti nel caso dei bambini del mattatoio.

Woodstock nella sua quotidianità era lento come una lumaca eppure quando si trattava di risolvere un caso era veloce nel pensiero logico e deduttivo, perspicace e coraggioso.

Rimasto solo, divorziato, con una figlia e a vivere a casa di sua madre ha una nuova compagna Flavia che poi è sempre stata la sua migliore amica.

Il rapporto sentimentale non va alla grande anche perché la sua vita in generale sta andando letteralmente a rotoli.

Quando meno se lo aspetta Adriano verrà contattato da una mamma disperata: Rebecca Bagnuproveniente da una nobile e ricca famiglia napoletana; la quale ha degli agganci camorristici. La donna disperata chiede a Woodstock di scoprire cosa sia accaduto a sua figlia, la quale sembra essere morta per suicidio. Ipotesi a cui la madre si rifiuta di credere.

Woodstock accetta l’ingaggio per necessità economica in primis e in secondo luogo perché indagare su casi irrisolti è qualcosa che lo attrae e lo affascina.

Per ironia del destino, della sorte o della sfiga Adriano si troverà affiancato all’ex vicequestore del commissariato di San Giovanni: Giacomo Chiera che Adriano si accolla su richiesta della bella Marisa (la nuova fiamma di Giacomo). Giacomo era un poliziotto aggressivo e violento e come Adriano aveva perso il lavoro a causa del suo modo di essere e per aver commesso degli errori nel corso della sua professione.

Due uomini al margine della propria esistenza, che si ritrovano vicini in situazioni pericolose, una vicinanza che però li renderà amici nonostante le loro ovvie differenze caratteriali e morali.

Attraverso una narrativa frizzante, fresca, che mette il lettore di buon umore; l’autore ci mostra la vulnerabilità dei giovani in cerca di attenzioni, di rispetto, di comprensione al di fuori del loro nucleo familiare, che non li ascolta, che non li capisce. Si affidano a degli impostori, manipolatori capaci di fargli il lavaggio del cervello e di portarli a gesti assolutamente devastanti.

Nella ricerca della verità sul caso della giovane Lavinia: l’idealista ribelle, scavando tra le sue frequentazioni, le sue amicizie, tra cui il bravo ragazzo Federico, vedremo come questi giovani vanno in cerca dell’età dell’oro, un paese dove tutto è bello, dove tutto è possibile e dove tutto può realizzarsi. Adriano e Giacomo scopriranno qualcosa anche sul loro conto, mostrandosi per come realmente sono, senza artefatti, senza filtri, senza maschere.

Tra avvincenti e sorprendenti plot narrativi, tra emozioni e sentimenti dei protagonisti che all’inizio sono due anime ferite che hanno solo voglia di riprendere in mano la propria esistenza, attraverso il dolore di una madre per la perdita di sua figlia, con dialoghi appassionanti e puliti che ci fanno sentire parte integrante della storia e delle loro emozioni, tra il mare di Sperlonga, vedremo che non sempre chi sembra buono poi lo è, che alcune persone non sono malvagie ma hanno una freddezza e una personalità spietata che va al di là del male. 

Attraverso la manipolazione e il fanatismo si affronta il tema del suicidio e del plagio con schiettezza e brutalità ma con una delicatezza narrativa intrinseca che mostra rispetto per la vulnerabilità umana.

Una lettura che fa a tratti sorridere ma che, per la delicatezza dei temi trattati, fa riflettere e preoccupare.

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