“La tele a Torino”, Aldo Dalla Vecchia, Buendia Books. A cura di Barbara Anderson

Signori e Signore Buonasera.

Oggi la mia recensione inizia proprio così, come gli annunci sui programmi televisivi delle famosissime Signorine Buonasera, ve le ricordate?

Erano sedute, i capelli acconciati perfettamente, un trucco delicato, un sorriso smagliante, sempre vestite in maniera sobria ed elegante, ci guardavano negli occhi rassicuranti, diventavano quasi parte della famiglia, io le ricordo come se fosse ieri e invece pensate un po’… 

La televisione italiana a breve compirà 70 anni.

Ohi ragazzi calma, calma ho un’età ma a 70 ancora non ci sono arrivata; quindi non fate i conti senza l’oste che sono ancora giovincella o quasi.

Però confesso, ricordo la mia prima televisione in casa, era in bianco e nero, un tubo catodico grande come un’automobile, lo schermo piccolo, dai bordi spessi, neri, il bottone dei canali (3) e i due dei volumi. 

Nessun telecomando perché in casa mia il telecomando ero io, che avevo all’incirca 6 anni ed ero stata addestrata al cambio canale e alla modulazione del volume.

Quando mio padre tornò anni dopo a casa con la televisione a colori mi sono sentita come quella pubblicità famosa che diceva: potremmo stupirvi con effetti speciali e colori ultra vivaci, ma noi siamo scienza non fantascienza, noi siamo Telefunken!

Ah la scienza! Quanti progressi ha fatto la nostra televisione?

Da una specie di termosifone gigantesco a schermi sempre più piatti dai colori sempre più nitidi, dalle immagini tridimensionali, ai programmi sempre più di intrattenimento… e pensare che tutto cominciò effettivamente con la radio. `

Ci riflettete mai sul fatto che la prima televisione veniva considerata radiovisione? La tv ha il potere di istruire e comunicare attraverso l’immagine unita alle parole e al suono, il potere di fare del bene o del male altrettanto vasto (Luigi Barmini).

Mi ricordo che la tv era la mia compagna, la mia migliore amica, la mia finestra su quello che accadeva nel mondo, era il tubo catodico che riusciva a far sedere tutta la famiglia davanti a quello schermo per poter vedere e divertirsi insieme: tv, film, spettacoli.

Ricordo Portobello, La Corrida, Lascia o raddoppia, Domenica In, ricordo i film di Bud Spencer e Terence Hill, ricordo il film Bulli, pupi e marinai, ricordo i film di Totò, ricordo i western di John Wayne…

Ricordo le risate con la famiglia, ricordo i pomeriggi seduta a guardare Bim Bum Bam con Paolo Bonolis allora giovanissimo; mentre mamma mi portava le fette biscottate con la nutella.

La televisione mi ricorda il calore della casa, della famiglia, mi ricorda la bellezza della comunicazione e dell’intrattenimento.

E a breve, esattamente il 3 gennaio del 2024 la televisione italiana compirà ben 70 anni.

Pensate a quanti cambiamenti da quel giorno. Fu proprio Mike Bongiorno che fece la prima trasmissione televisiva e da allora la tv ha contribuito a informare, condizionare i consumi, suggerire le opinioni politiche e culturali della popolazione globale.

Abbiamo assistito alla trasformazione delle trasmissioni da quelle a colori all’attuale digitale. Seppur ad oggi in combutta con il grande rivale che è internet, la televisione resta ancora parte integrante della nostra quotidianità.

E pensate un po’ la Anderson non solo la televisione la guardava, ma l’ha anche vista al di là del tubo catodico.

Io da giovane ho partecipato a dieci puntate di un programma televisivo, sono stata dietro le quinte, dietro le telecamere, ho vissuto quell’ambiente dalla programmazione dello show, alla realizzazione, al trucco, ai costumi… ho avuto la fortuna di partecipare a trasmissioni televisive da Domenica In come ospite insieme alle mie allora colleghe allieve infermiere, al Maurizio Costanzo Show, al programma di Corrado Tedeschi…

Pensate che avevo fatto i provini per entrare a Zelig ma l’attività televisiva non coincideva con i miei impegni professionali e scelsi la mia passione per la scienza della medicina piuttosto che quella della televisione.

Pertanto leggere questo libro è stato per me un tuffo nella memoria, nei ricordi, ho incontrato persone e personaggi che ho avuto la fortuna di conoscere di persona o anche virtualmente da spettatrice.

L’autore ci fa fare un excursus davvero bello all’interno dei piemontesi che hanno fatto la tele, quella che oggi ancora guardiamo, nonostante l’avvento di Netflix, di Sky, di Disney Channel, di Prime… la tv ha fatto storia e ha seguito un percorso storico evolutivo rapido e affascinante.

Con brevi capitoli l’autore ci mostra la preistoria sabaudia della tv, raccontandoci i primi esperimenti iniziali di trasmissioni.

Un dizionario di 83 piemontesi che hanno lavorato davanti e dietro le telecamere, che hanno contribuito al successo della televisione.

Piccolo schermo, grandi Signori. Dalle piacevolissime interviste a Raffaella Carrà e ad altri personaggi importanti. 

Ci porta poi all’interno del museo Rai facendoci vedere quanto forte è il legame tra la tv e la città di Torino fino a un piacevolissimo racconto finale.

Era il 1932 quando Mussolini in visita al palazzo dell’Elettricità di Torino si fece inquadrare dalle telecamere della Eiar la quale gli promise che entro 10 anni la tv sarebbe divenuta accessibile a tutti.

Le torri di ferro alte 80 metri collegate con fasci di linee telefoniche di 6 km all’uditorio operante nel palazzo della Sip, da dove nasceva la radiovisione.

L’arrivo della guerra mise in pausa il meraviglioso progetto che riprese poi alla fine della guerra stessa.

Se dovessi nominare un programma televisivo che ricordo e che mi ha dato tantissimo nominerei il primo in assoluto che fu il Mondo di Quark con il grande Piero Angela, autorevole e preparato alla diffusione scientifica, dalla personalità affascinante calma, pacata, un uomo intelligente che sapeva far innamorare della scienza, della natura, degli animali.

Ovviamente ricordo anche tutti i personaggi che l’autore di questa piacevolissima lettura nomina all’interno delle sue pagine ricche di informazioni, di chicche storiche: ricordo i primi talk show, ricordo le show girl, i ballerini, Carramba che sorpresa fino al primo Grande Fratello con Taricone. Proprio ieri sera stavo guardando un nuovo reality che si chiama the squid game challenge (per chi ha visto la serie tv una serie di giochi in cui chi perde muore e chi resta vivo, alla fine uno solo, vince un montepremi milionario) ovviamente qui oggi non muore nessuno ma il gioco ci mostra strategie, inganni, personalità individuali, ci mostra cosa si è disposti a fare per denaro, per amicizia, un esperimento sociale ancora puro, non condizionato dalle volontà ormai manipolatrici degli autori di molti reality show che per far spettacolo creano dinamiche forzate.

Perché leggere questo libro? Perché ci fa sorridere, ci fa ricordare, ci fa scoprire quanti personaggi sono entrati nella nostra vita facendone parte senza che ce ne rendiamo nemmeno conto davvero.

Viene la voglia di far visita al museo della radio e della televisione dove regna la multi sensorialità, dove si abbraccia il presente, si valorizza il passato, ci si apre al futuro.

La televisione arriverà a sorprenderci in futuro con ologrammi, intelligenza artificiale, la possibilità di poter aggiungere un’esperienza olfattiva a quella visiva e uditiva ma cerchiamo di non dimenticare tutti coloro che ci hanno portato dove ci troviamo oggi, ancora affascinati e stupiti davanti a uno schermo che sia piatto che sia tridimensionale che sia una proiezione laser. C’è stato un tempo in cui tutto iniziò proprio in una delle città più belle del Piemonte.

Immaginate ora il carosello che chiude le trasmissioni e anche questa mia recensione.

Ringrazio l’autore che mi ha fatto sentire veramente vecchia (scherzo ovviamente, ma mi ha fatto fare un tuffo profondo nei ricordi) e la casa editrice per avermi dato la possibilità di leggere questo libro e come sempre ringrazio Les Fleurs du Mal che mi da la possibilità di vivere passato, presente, futuro e fantasia attraverso tutte le letture che mi propone di leggere e recensire.

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